Il riarmo (in)sostenibile dell’Europa di Gianandrea Gaiani (19 maggio 2025, Analisi Difesa)
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Abstract
Il saggio di Gianandrea Gaiani analizza la nuova spinta al riarmo dell’Unione Europea, fortemente promossa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, come risposta strategica al conflitto in Ucraina e al mutato scenario geopolitico globale. Secondo Bruxelles, rafforzare l’industria della difesa europea è oggi una priorità non solo militare, ma anche economica e industriale.
Tuttavia, l’autore evidenzia come il progetto di riarmo europeo sia, nei fatti, altamente problematico e potenzialmente insostenibile. Le cause principali sono di natura economica e strutturale: gli enormi aumenti nei costi delle materie prime, dell’energia e della manodopera specializzata rendono estremamente onerosa qualsiasi espansione produttiva. A fronte di un triplicato costo degli armamenti rispetto al 2021, anche l’aumento dei bilanci per la Difesa non garantisce un effettivo aumento della capacità militare.
L’articolo mette inoltre in luce la fragilità di un sistema industriale militare europeo frammentato e dipendente da filiere poco efficienti. L’UE, pur invocando maggiore cooperazione e appalti congiunti, non dispone ancora né di una politica estera comune né di forze armate unificate, rendendo l’integrazione militare un obiettivo ancora lontano.
Infine, Gaiani confronta i costi dei sistemi d’arma occidentali con quelli russi e cinesi, sottolineando le enormi differenze di prezzo: un Leopard 2A8 costa quanto sette T-90 russi, un Pzh-2000 tedesco quanto dodici MSTA-S russi. Questo squilibrio evidenzia il rischio che, malgrado i grandi investimenti, l’Europa non riesca a competere efficacemente né sul piano quantitativo né su quello strategico.
In sintesi, il saggio solleva un allarme realistico: senza risorse adeguate, riforme industriali profonde e un accesso stabile all’energia, il riarmo europeo rischia di rimanere un progetto ambizioso, ma economicamente e politicamente insostenibile.
SINTESI BY CHATGPT
Ecco una breve presentazione e una sintesi analitica del saggio “Il riarmo (in)sostenibile dell’Europa” di Gianandrea Gaiani (Analisi Difesa, 19 maggio 2025).
📌 Presentazione
Il saggio di Gianandrea Gaiani, pubblicato su Analisi Difesa, esplora le difficoltà politiche, industriali ed economiche che ostacolano l’ambizioso progetto di riarmo dell’Unione Europea, promosso anche dalla Commissione Europea sotto la guida di Ursula von der Leyen. Attraverso dati concreti su costi, capacità industriali e confronti internazionali, l’autore denuncia l’insostenibilità dell’attuale strategia europea di rafforzamento della difesa, nonostante le pressioni geopolitiche e il contesto della guerra in Ucraina.
📎 Sintesi analitica
1. Le intenzioni della Commissione Europea
Von der Leyen ha recentemente ribadito la necessità di una “forte industria della difesa” come elemento chiave sia per la sicurezza europea sia per la competitività industriale. La Commissione punta a sostenere il settore con semplificazioni normative, cooperazione industriale e investimenti, annunciando il prossimo “pacchetto Omnibus sulla Difesa”.
2. Ostacoli strutturali e finanziari
Nonostante la retorica europeista sull’integrazione militare, la realtà si scontra con problemi profondi:
- Mancanza di forza lavoro specializzata
- Accesso difficile e costoso a materie prime ed energia
- Elevati costi di produzione industriale
- Assenza di una vera politica estera e di difesa comune
La deindustrializzazione europea, causata anche dalla rottura con la Russia e dall’impennata dei costi energetici, impedisce il passaggio a una produzione militare di massa.
3. Esplosione dei costi militari
I costi di armi, munizioni e materiali sono triplicati tra il 2021 e il 2024. Alcuni esempi:
- Un proiettile da 155 mm arriva a costare fino a 4.000 €
- Le bombe Mk 82 costano fino a 20.000 €
- Un carro armato Leopard 2A8 europeo costa 29 milioni, mentre un T-90 russo 4,1 milioni
- Il semovente Pzh 2000 tedesco costa 17 milioni, il MSTA-S russo solo 1,4 milioni
- I caccia F-35 e Typhoon superano i 150 milioni, mentre un Su-35 russo può costare anche un terzo
Il risultato è paradossale: l’aumento del budget militare non si traduce in un aumento reale delle capacità offensive, ma serve solo a compensare i rincari.
4. Confronti internazionali e paradossi
Il Regno Unito, pur aumentando la spesa al 2,3% del PIL, ha dovuto dismettere mezzi e ridurre gli effettivi. La Germania punta all’esaurimento strategico della Russia in Ucraina, ma affronta costi molto più elevati dei suoi avversari per ogni sistema d’arma.
🧩 Conclusione
Gaiani mette in discussione la sostenibilità del riarmo europeo, mostrando un’asimmetria strategica ed economica: l’UE appare incapace di costruire una difesa comune efficiente sia per limiti politici che industriali, mentre i competitor (Russia, Cina) ottengono molto di più con costi significativamente inferiori. Il sogno di un’Europa militarmente autonoma rischia quindi di restare una retorica senza fondamento operativo.