Nella città di Futurlandia, e già questo nome è indicativo, il sindaco aveva chiamato a raccolta i propri cittadini nella piazza principale del paese per spiegare un atto importante del consiglio. Questa modalità fu decisa dalla maggioranza per dare un segnale di vicinanza e doverosa trasparenza a tutta la cittadinanza. Vi erano state delle polemiche per il ritardo con cui non era stato approntato il bilancio consuntivo che per legge, doveva essere redatto ed approvato entro il 30 Aprile di ogni anno.
Fu un fatto innovativo possibile anche perché gli amministrati raggiungevano grosso modo la modesta cifra di 30000 persone, ma restava sempre un coraggioso ed apprezzabile gesto politico, che doveva essere apprezzato, tanto più che la parola “trasparenza” era sempre risultata quella più usata nel dibattito consiliare e quella più sconfessata nelle applicazioni pratiche. La novità fu che vicino al modesto palco, da cui avrebbe parlato il sindaco, accanto ai vigili erano presenti due robot lucenti ultimi acquisti della amministrazione che andavano ad infoltire la già cospicua dotazione di cui essa disponeva.
In uno scambio di opinioni con il suo segretario particolare, il primo cittadino si rallegrò del fatto che l’affluenza alla sua iniziativa avesse raggiunto livelli impensabili anche se il suo stretto collaboratore continuando ad osservare la piazza non mostrò altrettanta soddisfazione. Iniziato il comizio con un retorico saluto alla cittadinanza, il sindaco entrò in merito alle questioni elencandole con dovizia di particolari. Giardini perfettamente curati e puliti, semafori intelligenti che avevano fatto diminuire gli incidenti stradali, realizzazione di un servizio di video-vigilanza integrale in grado di coprire la totalità del territorio, e per la lotta al crimine parlò di qualcosa di simile a “Robocop”in arrivo a giorni nel numero di quattro unità da affiancare alla polizia comunale.
Un nota a parte la riservò alla raccolta dei rifiuti non più differenziata perché era risultata un aggravio delle tariffe per i cittadini e questa scelta aveva favorito la costruzione del termo-valorizzatore. Ubicato vicino al confine della città era in grado di fornire energia della quale ne fruivano le aziende ed alla cittadinanza promise che “ci saranno per voi piacevoli riscontri per il riscaldamento invernale”. Ringalluzzito da una serie di applausi, che provenivano proprio dai presenti sotto il palco, proseguì la sua maratona oratoria: -Tutte queste innovazioni sono state possibili perché abbiamo fatto una scelta precisa e cioè la robotizzazione dell’organico di collaboratori che ci ha fatto risparmiare ben 170 unità e la differenza tra la vecchia e nuova forza lavoro, come potete vedere nel bilancio che vi ho inviato, è rilevante. I robot lavorano ininterrottamente con qualsiasi condizione meteorologica, non hanno le ferie annuali e non conoscono le feste previste nella nostra repubblica e ciò significa che hanno una resa immensamente superiore- .
Il sindaco fece un riepilogo voce per voce del bilancio consuntivo e dato che non si registrarono obiezioni a quanto esposto, egli volle far intervenire gli operatori commerciali in settori importanti dell’economia locale. Prese la parola il rappresentante della categoria albergatori che elogiò la scelta della robotizzazione portando dati reali nell’esercizio dei cinque maggiori alberghi della città. -Devo dire con sincerità che avevo delle perplessità in merito all’uso dei robot in ambito alberghiero, ma la società a cui ci siamo rivolti ci ha fornito un prodotto utile e confacente a quanto richiede il nostro ambito. I clienti sono rimasti contenti che dopo la porta girevole si trovino un robot dello stesso genere, come sembianze, in grado di accompagnare loro alla reception impugnando subito fermamente il bagaglio.
Espletate le formalità il robot, facendo strada, li conduce fino alla camera e si congeda con un inchino dopo aver chiesto di che cosa necessiti l’ospite. Si elimina con questa procedura quella abitudine seccante della mancia che a volte i clienti, restii a darla, avevano confessato il loro disagio di fronte a una persona che stazioni, in maniera petulante, in attesa di qualcosa che non è dovuta- . Un giudizio lusinghiero sull’utilizzo dei robot venne anche da chi rappresentava la ristorazione, con i necessari distingui, “in quanto il nostro operare è diverso da quello descritto dal rappresentante degli albergatori che conosco e stimandolo colgo l’occasione di salutarlo. Comunque anche la sostituzione di un cameriere con un robot in grado di portare il carrello, chiedere se i clienti hanno altri desideri e successivamente sparecchiare la tavola ha comportato un risparmio di cassa notevole.
Inoltre la gente o per curiosità o per affezione, in genere le famiglie con bambini, scelgono i ristoranti con i robot anche solo per toccarli” disse concludendo applaudito dal sindaco. Tutto sembrava filare però finito questo discorso, un cittadino chiese di parlare condizione prevista nello statuto comunale: L’uomo per un attimo carpì l’attenzione dei presenti e tiratosi su le maniche si guardò attorno. Avrà avuto una cinquantina di anni, calvo, di altezza media e piuttosto robusto ed impugnò come una mazza il microfono guardandosi intorno; dopo un’ attimo di titubanza iniziò a parlare: -Mi chiamo Mario e ce l’ho anch’io ho due bambini ma non li porto a vedere i robot al ristorante perché non me lo posso permettere in quanto faccio parte di quegli esuberi costosi come ha detto il sindaco.
Ho voluto solo puntualizzare- affermò guardandolo con un’ espressione astiosa -faccio adesso una domanda al sindaco e gli chiedo come mai se c’è stato un disavanzo in attivo nello scambio, come ha detto lei tra forza-lavoro vecchia e nuova, non ha pensato a costituire un fondo per coloro che, non per colpe soggettive, ma per lo sviluppo scientifico, si sono ritrovati dalla sera alla mattina in mezzo alla strada? È bene che si sappia che ho ricevuto dalla sua amministrazione un sms per comunicarmi il licenziamento. È uno schifo!- concluse visibilmente infuriato. Si creò un certo imbarazzo e cominciarono in quel momento a comparire striscioni, cartelli; per la prima volta la folla cominciò ad agitarsi. Il segretario particolare borbottò: -L’avevo detto. In questa folla c’è qualcosa che non mi convince. Non sono tutti interessati al bilancio dell’Ente”.
Il sindaco nel tentativo di riprendere in mano la situazione minacciò maldestramente di ricorrere alla polizia, che per conto proprio aveva unità robotiche addestrate al contenimento di disordini di piazza già dislocate sul territorio. In questa situazione un uomo facendosi largo con vigore tra la folla chiese il microfono al sindaco che però fece però resistenza. -Sindaco gli faccia spazio! Lei ha parlato più di un’ora ora tocca alla gente- urlò una voce che raccolse inopinatamente qualche applauso. Dopo un comico e breve tira e molla, l’uomo riuscì ad impossessarsene e prese ad arringare alla folla dalla strada ma consigliato a salire sul palco, perché sarebbe stato più chiaro, non se lo fece ripetere.
Scavalcata la transenna dopo una rincorsa salì con un balzo sul palco cominciando il suo intervento: -Io non ho avuto modo di andare in qualche hotel della città oppure fuori ed essere accolto da certi robot costruiti con sembianze umane. Quello che non hanno detto i rappresentanti di categorie, che hanno a che fare con attività turistiche, è la cifra degli esuberi dovuti all’avvento dei robot. Sono circa 50 nella nostra realtà senza contare quelli che hanno operato in piccole e medie fabbriche che astutamente oggi non sono intervenuti. Se si escludono le persone inferiori a 14 anni la nostra realtà, come disoccupazione, è in linea con il trend nazionale. Oramai tutti gli anni ripartiamo da una base del 20 per cento di disoccupati fissi e non si vedono segnali che si inverta questa situazione; anzi aumentano anno dopo anno.
Di questo passo io vi chiedo: per quale motivo una coppia dovrebbe pensare a mettere su famiglia essendo sicuramente disoccupata nel giro di dieci anni? E poi ci si lamenta che non ci sono nascite. L’uso dei robot comporta anche questo problema. È l’ora di ribellarsi e lo ridico: ribellarsi è giusto- urlò ricevendo una caterva di applausi e, stimolato da ciò e dai cartelli comparsi, che sventolavano nella piazza, scese dal palco a pugno chiuso. Fu questo il segnale di un cambiamento di umore nella piazza e la folla, come una barca priva di ormeggi, cominciò ad ondeggiare e tra chi fu spinto e chi indugiava, le persone ammassandosi, fecero risaltare degli spazi vuoti sull’asfalto immediatamente cancellati dal fluttuare della gente; il panico fu inevitabile. Mentre il sindaco lasciò la piazza e riparò in luogo più sicuro grazie ad un’ auto di rappresentanza, la polizia, avendo di fronte gente che sfuggiva da tutte le parti, cercò di fermare coloro che avevano cartelli, però fu più difficile del previsto. I manifestanti che evidentemente si erano organizzati confluirono ai giardini comunali cominciando a concordare la loro risposta: -Allora sia chiaro: mirare solo ai robot- . -Ma se non abbiamo nemmeno una pistola? – .
-Abbiamo la benzina- affermò uno mostrando una cassa di bombe molotov. I robot non sono immuni dalla benzina e se li distruggeremo non sarà omicidio perché non sono esseri umani- . Al massimo ci potranno fare una multa per danneggiamento di cose o apparecchiature- . -Mi sono informato anch’io da un legale ed è così- interferì un altro manifestante- . -Ci siamo anche noi- disse il portavoce di un gruppetto sopraggiunto al momento, con una cassa di bottiglie piene di benzina. -Chi siete? – . -G.N.L, cioè Gruppo Ned Ludd- . -Sì abbiamo sentito parlare di questo gruppo- venne loro risposto confermandone così l’accettazione alla manifestazione di contestazione -ed anche per voi deve valere la regola di riservare le nostre attenzioni solo ai robot- . Il risultato fu che dopo tre ore circa di battaglia in città, una sessantina di persone, con orientamenti politici diversissimi tra loro, misero fuori causa tre quarti dei robot riducendoli ad un ammasso di rottami. Al termine degli scontri nel tornare ognuno verso casa, salvo ovviamente quelli fermati dalla polizia, ad un certo punto una persona di circa cinquanta anni, accelerando il passo si affiancò ad un’altra, grosso modo coetanea, dicendo: -Chi l’avrebbe detto che ci saremmo ritrovati insieme a manifestare. Fino ad ora ci siamo sempre trovati gli uni contro gli altri. Come te lo spieghi questa situazione che può sembrare assurda?- . -Quando c’è in ballo la sopravvivenza delle persone costrette a vivere a livello di indigenza resta difficile restarne fuori. A tutto c’è un limite ed i bisogni fondamentali non possono essere rimossi; anzi diventano sempre più impellenti. Le differenze tra noi due ci sono perché sulla ricerca delle cause sicuramente divergiamo- . -Giusto!- affermò l’altro -vedi siamo come le cavallette. Improvvisamente ci aggreghiamo divoriamo una piantagione e poi ci disperdiamo. Ti sembra poco? È la nostra rivoluzione- disse prima di scatenarsi in una serie di ingiurie contro tutti e tutto. -Come immagine può essere suggestiva ma non è così e ne riparleremo; ricordati che i robot potrebbero essere lo strumento per liberare parte del mondo dal lavoro oppure potrebbero diventare strumento di dominio totale sul lavoro; dipende da chi gestisce questo processo. -Allora perché abbiamo messo nel mirino i robot? – . -Ascoltami un attimo: se quello che è stato risparmiato fosse stato messo a sostegno delle famiglie dei disoccupati pensi che ci sarebbe stata una dimostrazione? Ciao io devo voltare alla prossima a sinistra- . -E io invece va di là dalla parte opposta. Sono già vicino a casa- aggiunse l’altro. Mentre si svolse questo dialogo la polizia aveva fatto il resoconto della giornata al sindaco facendolo sbottare: -Proprio oggi che potevo celebrare la mia apoteosi ho avuto la più grave delle mie sconfitte- si rammaricò smarrito ed amareggiato.
Gino Benvenuti