Della vecchiaia

da Facebook segnaliamo questa poesia senza versi di autore che non vuol palesarci

La strada è piena di insidie. La cera non è sufficiente per non udire . C’è sempre una voce che chiama per nome. Distintamente, nel frastuono, acuta, riconoscibile tra mille. La notte non basta per nascondere: dallo scuro dei sogni sbuca uno o una che ti ha conosciuto da sempre: bimbo, giovane, maturo uomo arrivato o sconfitto; ti riconosce, ti chiama, allarga le braccia per stringerti, come fosse ieri. Senza colpa, tu che in leta via ambulasti et perfecte amasti costringi qualcuno ad arrestare il passo.
Guai a girare la testa e a guardare negli occhi quello che è stato!

Gia.Ro

libertà

Da Facebook riportiamo
Enrico Lucchesi
Ecco un pensiero di mia figlia, infermiera di rianimazione a Careggi.
la libertà è quella cosa che spesso tiriamo per la giacca per portarla dalla nostra parte. Perché conta la libertà personale, quella di ognuno di noi e di cui ognuno di noi ha il suo personale concetto.
Giusto.
No. Affatto. La libertà è un concetto preciso. Definito. Poi ognuno le può dare le sfumature che preferisce, ma il concetto di fondo è uno soltanto: si è liberi entro il limite della libertà altrui. Che è sacra quanto la nostra.
Io per esempio vorrei essere libera dalla paura. Quella paura che ho incollata addosso da anni ormai, e che si chiama covid 19.
Vorrei essere libera – ora dopo tre dosi di vaccino, e con un tampone ogni 10 giorni – dalla paura di essere un pericolo per le persone che amo e che voglio proteggere da quello che io vedo ogni giorno mentre faccio il mio lavoro.
Voglio essere libera dalla fame d’aria che fa annaspare i miei pazienti. Da questo compito immane di dare fiato ad altri giorni a cui siamo chiamati da anni ormai, e che ci sta soffocando un po’ alla volta.
Vorrei essere libera di sedermi con la mia coscienza e il mio cuore a contare i danni di una valanga di morti che mi sono passati sotto le mani in un tempo brevissimo.
Con le facce di tutti quei pazienti le cui storie erano diventate parte della mia. Le cui mani hanno cercato le mie. I cui occhi hanno incrociato i miei dietro a visiera e mascherina.
Perché nessuno di noi sara più lo stesso quando tutto questo finirà.
Chiedete a chiunque. Ognuno di noi ha una storia da raccontare, dagli attacchi di panico sulla porta di reparto, agli svenimenti per il caldo dentro la tuta; dal pianto incoercibile di certi giorni, alla morte che ti senti sempre intorno.
E non liquidatemi dicendomi che ce lo siamo scelto. Certo abbiamo scelto di essere infermieri, ma abbiamo vissuto qualcosa di disumano. E ci stiamo di nuovo barricando dentro ai nostri reparti, liberando posti che domani saranno occupati da qualcuno con polmonite da sars-cov-19. Ci stringiamo ai nostri colleghi perché siamo stanchi.
Allora per Natale vorrei regalarmi e regalarci la libertà di non avere più paura. Di non sognare più la notte i nostri pazienti deceduti. Di dare pace alle emozioni sfinite, ai cuori che ci fanno male più delle gambe.
È qui che entra in gioco anche la vostra libertà.
Nessuno può essere obbligato a sottoporsi a un trattamento sanitario, lo dice la costituzione che quindi vi benedice liberi di non vaccinarvi.
Ma la vostra libera scelta di non vaccinarsi si scontra col limite del contagiarsi, di ammalarsi e di aver bisogno di cure e quindi con la libertà mia e di chissà quante altre persone di non avere più paura.
Oltre che con il diritto di mille altre persone di curarsi per altre patologie che non sono il covid, ma che abbiamo dovuto dimenticare perché nei nostri ospedali non ci sono posti letto per tutti, sale operatorie per tutti, medici per tutti e infermieri per tutti. E allora qualcuno rimane indietro…ma non lo sceglie.
Vaccinarsi invece può essere una scelta.
Pensateci.
E pensate anche a quanto è davvero libera la vostra scelta di non vaccinarvi? Libera da preconcetti, libera da falsità, libera da ignoranza (nel senso di ignorare, non in senso offensivo), libera dalla paura.
E pensateci…alla fine vogliamo tutti la stessa cosa: che questo incubo in cui siamo piombati finisca.
Ma non finirà se ognuno usa là propria libertà “a cane sciolto”.
Io sono stanca. Sono stanca soprattutto della paura, non del lavoro, non delle tute, non del sudore…della paura che si infila dentro di me ad ogni tampone che faccio.
E ve lo sto chiedendo per favore. Vaccinatevi e vaccinate i vostri figli.
È legittimo avere dubbi. È legittimo avere paura. Informatevi. Fatevi aiutare per trovare i canali giusti di informazione. Fate lo sforzo di fidarvi della scienza, fate lo sforzo di limitare un pochino la vostra libertà (se così la pensate) in nome della libertà di tutti.
Perche non si può solo recriminare. Bisogna fare là propria parte e ascoltare chi la pensa diversamente.
Io lo faccio quotidianamente di ascoltare i motivi di chi ha deciso di non vaccinarsi e spesso sono le ultime parole che sento uscire dalla bocca di quella persona prima che sia intubata.
Pensateci.
Ve lo chiedo per favore, sottovoce, senza polemiche, senza giudizio.
Ve lo chiedo in nome della libertà perché torni ad essere un patrimonio di tutti, e non solo di pochi a danno di molti.
Pensateci.
Vaccinatevi.
Per favore.
un bel messaggio di vita quotidiana di una donna che ogni giorno combatte per gli altri e per i tanti operatori sanitari che hanno dato la loro vita con straordinario altruismo e dedizione senza mai tirarsi indietro…..
Grazie Beatrice Pelini
Commenti: 5
Enrico Lucchesi
Beatrice …. figlia di Valerio Pelini

Motti da legare 7

1 –Differenze: Socrate morì per difendere il vero, i NO VAX muoiono (e fanno morire) per difendere il falso.
2 –Gli autori dei femminicidi: “Noi amiamo e l’odiamo le donne.
3 – Non si è mai parlato tanto di cultura come in questo periodo in cui dilaga l’ignoranza.
4 – Draghi non ha fatto sparire il virus: duro colpo per i credenti!
5 – “La Meloni ha il coraggio di dire quello che pensa.” Sarebbe meglio non ce l’avesse!
6 – Cacciari: più che la verità poté la visibilità.
7 – Il frastuono dei no vax supera ampiamente le loro ragioni, ma non le loro farneticazioni.
8 – Renzi non risponde alle domande: dritto di replica.
9 – Le piazze no vax sono espressione di un libero dissesto.
10 – I no vax: “Non vogliamo arricchire le case farmaceutiche …” meglio arricchire le imprese di pompe funebri!
11 – Credibilità e influencer. Renzi aveva promesso che in caso di sconfitta avrebbe lasciato la politica; non l’ha fatto, ma nessuno ci aveva creduto. Fedez aveva annunciato il suo ingresso in politica; non l’ha fatto, ma tutti ci hanno creduto.
12 –“ Pensare solo per sé uccide …” gli altri.
13 – Lanciamo una petizione per mettere il burqa obbligatorio a chi ha il coraggio di insultare mettendoci la faccia.
14 – Campagna antivirus: facciamo tutti un green pass avanti!
15 – A volte la nostra ignoranza nuoce più agli altri che a noi stessi, così come la cultura, in certi casi, può danneggiare più i colti che gli ignoranti …(vedi come si è ridotto M. Cacciari)
16 – Selvaggia Lucarelli è stata aggredita durante la manifestazione dei NO green pass : testata giornalistica.
17 – “La politica ha fatto molti passi per i diritti delle donne…” sì, anche gli assassini li hanno fatti!
18 – Più il villaggio è globale, più aumenta il separatismo.
19 – Le donne e i loro assassini: le belle e le bestie.
20 – I cattivi maestri sono coloro che si innamorano delle proprie idee e ne sono così gelosi che non le lasciano nemmeno se scoprono che sono demenziali.
21 – Scioglilingua rivisitato. Sopra la panca il NO VAX campa, sotto la panca il NO VAX crepa.
22 – “Gli italiani vogliono Berlusconi al Quirinale perché non hanno memoria … “ Al contrario, lo vogliono perché se lo ricordano bene!
23 – “ Renzi avrà tanti difetti, ma ha coraggio …” A volte la più grande prova di coraggio è quella di vergognarsi.
24 – No vax? Ma vax!
25 – Berlusconi Presidente della Repubblica sarà il difensore dell’ordine prostituito.
26 – Non è il vaccino che divide, sono i morti: c’è chi li vede e chi non li vuol vedere.
27 – NO VAX pensiero/ da nebbia offuscaaato,/ NO VAX ti posa sui vili e sui grulli/ dove dormono ignari i cerveeelli/ il sooonnooo della ragion …

Anna Maria Guideri, 23-12-2021

Il covid è un problema didattico?

(Le parole per dirlo)

In un momento di grave crisi e di incertezza per la nostra vita presente e futura ci consola sapere che, tutto sommato, il diavolo non è proprio brutto come lo si dipinge e che la chiave per uscire dalla pandemia più che nella vaccinazione sta nella comunicazione. A giudicare dallo spazio che i vari salotti televisivi dedicano al deficit comunicativo dei politici, dei medici e degli organi di informazione, sembra si tratti più di un problema didattico-pedagogico che sanitario. A seconda dei casi, la comunicazione sul covid viene definita carente, paternalistica, contraddittoria, confusa, strumentale, parziale, inattendibile … Senza voler minimizzare gli errori e l’inadeguatezza di una comunicazione costretta a reggere il passo con la velocità del contagio e delle varianti, mi sembra proprio che si guardi il dito e non la luna. E’ mai possibile che chi non si convince a vaccinarsi con i 130mila e passa morti e con l’intasamento delle terapie intensive, possa convincersi con l’ars oratoria di buoni comunicatori? Quali parole potrebbero essere più eloquenti dei fatti per chi è già convinto che il covid è una gigantesca bufala montata dai poteri occulti della Spectre mondiale? In barba agli scettici che si attengono scrupolosamente all’evidenza dei fatti – che dovrebbero parlare da soli – molti confidano nel potere taumaturgico delle parole sensate e bene ordinate … Convincere i no vax non sarebbe una questione emergenziale, ma un problema grammaticale. Basta saper trovare le parole giuste, il modo giusto … basta saper spiegare bene come stanno le cose e gli irriducibili saranno indotti a più miti consigli sottoponendosi, come mansuete pecorelle, alla vaccinazione conquistando, per la gioia di tutti, l’immunità di gregge! L’insistenza – innocente o pretestuosa(?) – sul tema del deficit comunicativo rischia di mettere in ombra il vero dramma che stiamo vivendo: il virus che muta e acquista velocità e capacità di contagio. Mentre ci si balocca con le parole come soci dell’Accademia della Crusca e si indugia ad imporre l’obbligo vaccinale a tutti, il virus procede sordo alle nostre sottili disquisizioni sull’arte della comunicazione. E’ proprio il caso di dirlo: fatti, non parole!

Anna Maria Guideri, 20-12-2021

Usa go home

Da Facebook proponiamo la segnalazione di Andrea Montagni

Nel pomeriggio del 10 dicembre 1981, unità del Battaglione Atlacatl dell’esercito salvadoregno , creato nel 1980 presso la US Army’s School of the Americas , arrivarono nel remoto villaggio di El Mozote dopo uno scontro con i guerriglieri nelle vicinanze. L’Atlacatl era un “battaglione di fanteria a schieramento rapido” appositamente addestrato per la guerra di contro-insurrezione . È stata la prima unità del suo genere nelle forze armate salvadoregne ed è stata addestrata da consiglieri militari degli Stati Uniti La sua missione, Operación Rescate (“Operazione Rescue”), era quello di eliminare la presenza ribelle in una piccola regione del Morazán settentrionale dove l’FMLN aveva due campi e un centro di addestramento.El Mozote consisteva di circa 20 case su un terreno aperto intorno a una piazza. Sulla piazza si affacciava una chiesa e, alle sue spalle, un piccolo edificio detto “il convento”, il sacerdote se ne serviva per rivestire i suoi paramenti quando veniva in paese per celebrare la messa. Vicino al paese c’era un piccolo scuola.Al loro arrivo nel villaggio, i soldati scoprirono che, oltre ad essere pieno di abitanti, il villaggio era anche pieno di contadini che erano fuggiti dal territorio circostante e vi si erano rifugiati. I soldati ordinarono a tutti di uscire di casa e di entrare in piazza. Hanno fatto sdraiare le persone a faccia in giù, le hanno perquisite e interrogate sui guerriglieri. Hanno quindi ordinato agli abitanti del villaggio di chiudersi a chiave nelle loro case fino al giorno successivo e li hanno avvertiti che chiunque fosse uscito sarebbe stato fucilato. I soldati rimasero nel villaggio durante la notte.La mattina dopo, di buon ora, i soldati hanno riassemblato l’intero villaggio nella piazza. Hanno separato gli uomini dalle donne e dai bambini, li hanno divisi in gruppi separati e li hanno chiusi nella chiesa, nel convento e in varie case.Durante la mattinata, hanno proceduto a interrogare, torturare e giustiziare gli uomini in diversi luoghi. Verso mezzogiorno, hanno cominciato a prendere le donne e le ragazze più grandi in gruppi, separandole dai loro bambini e uccidendole con le mitragliatrici dopo averle violentate. Ragazze di appena 10 anni sono state violentate e, secondo quanto riferito, i soldati si sono vantati di quanto gli piacessero particolarmente le ragazze di 12 anni. Infine uccisero i bambini, prima sgozzandoli, poi appendendoli agli alberi; secondo quanto riferito, un bambino ucciso in questo modo aveva due anni. Dopo aver ucciso l’intera popolazione, i soldati diedero fuoco agli edifici.I soldati quella notte rimasero a El Mozote ma, il giorno dopo, si recarono nel villaggio di Los Toriles e compirono un’ulteriore strage. Uomini, donne e bambini sono stati portati via dalle loro case, messi in fila, derubati e fucilati, e le loro case poi sono state date alle fiamme.Morirono 1000 persone tra uomini, donne e bambini.Il villaggio di El Mozote non era in alcun modo collegabile alla guerriglia del Farabundo Martì. Gli abitanti erano di religione cristiana protestante e distanti anni luce dalla ideologia della teologia della Liberazione… e dalla commistione delle comunità cristiane di base con la guerriglia comunista. Ma erano indios e contadini…

La Confessione

A detta dei più anziani abitanti dei borghi della vallata, con una punta di orgoglio, la loro pieve è sempre visibile, anche quando dalla pianura, specialmente nel periodo autunnale, una leggera nebbiolina si spande avvolgendo tutte le case che come un presepe degradano fino al torrente. Si narra che solo una volta in antichità la chiesa fosse inghiottita completamente dalla nebbia e ciò fu il preludio di una terribile pestilenza che spopolò tutto il comprensorio. Vista dall’alto a volte, sembra che sia sospesa nel vuoto perché la nebbia riesce a lambire la parte superiore del bassorilievo che circonda il perimetro, ingoia la piccola scalinata, e si ferma a pelo del lastricato davanti all’ingresso. Nel bar centrale della più grande frazione c’è in proposito una spettacolare gigantografia in bianco e nero che risale ad un inverno degli anni ’50. Oggi ricorre la festa della fine di quell’epidemia e pertanto tutti i borghi che fanno riferimento alla pieve sono in fermento. Anche Camilla decide di visitare la chiesa non tanto motivata da un sentimento di devozione, quanto dai discorsi degli abitanti del luogo scelto come villeggiatura, ormai da tre anni consecutivi.

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