L’importanza di essere responsabile (amg)

responsabilità senza sogni e sogni senza responsabilità

Un luogo comune non è altro che una ex verità che il tempo e l’abuso hanno svuotato del suo significato originale rendendolo un involucro verbale generico e retorico, buono per tutte le occasioni. Questa breve riflessione ha tratto spunto dall’intervento di Ludovico Arte, Preside dell’Istituto tecnico per il turismo M. Polo di Scandicci, in occasione dell’iniziativa Più Campi tenutasi il 21 Maggio nella limonaia di Villa Montalvo indetta dal PD locale con la partecipazione dell’Amministrazione Comunale. Il Preside, interpretando il comune sentire, o meglio, un luogo comune molto sentito, ha imputato al PD la colpa di avere perso il contatto con le nuove generazioni perché troppo responsabile e di buon senso, mentre i giovani vogliono sognare … per finire, guarda caso, proprio tra le braccia dei più grandi sognatori di professione come la Lega e Fratelli d’Italia … loro sì che li fanno sognare i giovani! –. Stiamo attenti a non trasformare il legittimo auspicio di intercettare il mondo giovanile rivedendo in modo autocritico contenuti e forme comunicative della politica, con un approccio giovanilistico ruffiano e intriso di luoghi comuni di sicuro, ma anche di fuorviante, effetto. Il punto che mi preme qui sottolineare non è tanto la fondatezza dei rilievi fatti dal Preside, in parte condivisibili, ma quanto il PD sia superato perché troppo responsabile e, in quanto tale, vecchio. L’equazione La responsabilità sta ai vecchi come il sogno sta ai giovani è francamente forzata e stucchevole.

La responsabilità e il buon senso come fattori limitanti, cause di perdita di consenso, cascami della vecchiaia dai quali è bene guardarsi e soprattutto è bene tener lontani i giovani? Questo ricorso all’artificio di una contrapposizione – sogno/responsabilità – come a due categorie incompatibili ed endemiche al conflitto generazionale, lo trovo veramente – questo sì – superato, un vero luogo comune, un ferrovecchio meritevole di rottamazione. Come se il sogno per realizzarsi non avesse bisogno di essere supportato dal senso di responsabilità e questo non avesse bisogno, a sua volta, della spinta motivazionale – propulsiva? – del sogno; un tempo si chiamava utopia. Credo che la sana tensione rivoluzionaria che molti giovani coltivano non possa trovare spazio rinunciando al senso di responsabilità con il suo corredo indispensabile di conoscenze e di competenze adeguate. Quale antinomia può esserci per un pilota aeronautico tra il volare alto ed essere in possesso di tutte le qualità umane e le competenze tecniche necessarie a svolgere bene il suo lavoro? Più alta è la meta, più grande dovrà essere il senso di responsabilità per raggiungerla. I giovani hanno bisogno di volare, ma non come Icaro con le ali di cera.

Per ritornare al PD credo, contrariamente a quanto sostenuto dal Preside, che il suo limite non sia quello di essere troppo responsabile, ma semmai quello di non esserlo abbastanza in ordine al ruolo che ricopre e ai valori che dice di voler rappresentare: una responsabilità senza sogni? Questo è probabile. Se c’è un deficit – come pare – di convinzione, di coesione e di coraggio, il primo a risentirne sarà proprio il senso di responsabilità. Se la governabilità – da perseguire comunque, viste le alternative – in tempi tanto difficili, esige mediazioni anche al ribasso, è anche vero che l’impegno politico di un partito sedicente di sinistra dovrà spendersi molto sul piano culturale ed etico per sostenere e diffondere i suoi valori fondanti. Se la responsabilità, anziché essere un adattamento rassegnato o opportunistico alle logiche della governabilità, è il frutto di un convincimento difficile ma alto, come quello di salvare la democrazia minacciata dai rigurgiti fascistoidi, allora sarà resa credibile e attrattiva non solo per i giovani, ma per gente di ogni età. La passione e l’onestà intellettuale di chi se ne fa coerente portavoce, suggeriranno anche le forme comunicative più adeguate per arrivare al cuore dei più. Questo non è l’essere, ma il dover essere. Utopia? Forse, ma è certo che se non c’è senso di responsabilità, non c’è utopia che tenga!

Anna Maria Guideri, 25-05-2022

PICCOLI HITLER CRESCONO (amg)

E’ da un po’ che il fantasma di Hitler si aggira per l’Europa – di fatto non se n’è mai andato del tutto – ma l’attuale guerra russo-ucraina lo ha rilanciato alla grande ponendolo al centro del contendere fra le due parti che si rinfacciano reciprocamente ascendenze dinastiche riconducibili all’illustre predecessore e capostipite della progenie nazionalsocialista. Nei salotti buoni televisivi si fa un gran parlare di Hitler e di chi, fra i due nemici– Putin e Zelensky – ne sia il legittimo erede. Siamo forse invasi da una moltitudine di ectoplasmi hitleriani, oppure siamo un po’ a corto di argomenti per poter valutare ed eventualmente attribuire con una certa fondatezza la responsabilità di tanta violenza a chi se lo merita? La caccia all’Hitler di turno è diventata una specie di gioco di società, un diversivo semplificatore e, paradossalmente, dirottatore dell’attenzione generale dalla tragedia che il popolo ucraino sta vivendo. Una specie di antidoto che ci aiuta ad espellere quel poco o quel tanto di pulsioni hitleriane che a nostra insaputa abitano dentro di noi. C’è sempre un Hitler da qualche parte – Saddam Hussein, Milosevic, Bin Laden, Putin, Zelensky … – sui quali scaricare il nostro bisogno di odio e di riscatto a buon mercato e ai quali attribuire tutte le colpe dei nostri guai e dei nostri errori passati, presenti e futuri. Hitler è sempre l’altro, è il mostro che si reincarna all’infinito, è il male assoluto che ci fa sentire buoni, che ci restituisce l’innocenza perduta, che ci riconcilia con noi stessi. Lui, a differenza di noi, ha avuto il coraggio di manifestarle apertamente le sue spaventose pulsioni, tanto da costituire, nell’immaginario collettivo, l’astrazione metafisica di ciò che di più terrificante si può annidare nel cuore umano … degli altri, non nel nostro! Il male del mondo dipende da Hitler e dai suoi cloni, mica da noi! Il nostro istinto ci guida verso il truce estinto che compie, in nostra vece, le azioni più efferate deturpando, come nel Dorian Gray , il ritratto della nostra opaca coscienza. Al suo confronto tutti gli altri colpevoli,– compresi noi – impallidiscono e le nostre cattiverie personali non sono che balbettamenti da dilettanti allo sbaraglio. Finché c’è Hitler c’è speranza! Concludo con un neo-verbo che a mio parere, riassume grammaticalmente ciò che ho voluto dire.

Verbo HITLERARE, indicativo presente, prima coniugazione
Io Hitler
Tu Hitler
Egli Hitler
Noi Hitler-iamo
Voi Hitler-ate
Essi Hitler-ano

Anna Maria Guideri, 13-05-2022

Una persona qualunque che parla della guerra (et)

Da ragazzino, quando Trieste fu ricongiunta al resto del paese, andammo a visitare quella città. Non mi ricordo un granché di Trieste. Mi ricordo invece della sosta che facemmo a Redipuglia. Quelle enormi gradinate segnate dalle lapidi con i nomi, quell’ossessiva scritta PRESENTE mi impressionarono molto. Il babbo mi disse che c’erano più di centomila morti, presenti in quel cimitero. Presente voleva dire allora che erano li, dentro quelle gradinate. I miei nonni erano stati costretti a quella guerra, e poi il mio babbo di nuovo in guerra. Fu mandato in Albania, dove rimase per circa due anni. A casa portò una scheggia di bomba che, raccontava, si era conficcata, poco sopra la sua testa, con lui ed i suoi compagni sdraiati a terra, conficcata in un albero. La conservo ancora. Io pensavo che, al massimo tra dieci, quindici anni, sarei dovuto partire anch’io per l’inevitabile conflitto che sarebbe scoppiato. Invece non è stato così. E m’è andata bene, perché il babbo aveva avuto, qualche anno prima di quel viaggio a Trieste, una buonissima offerta di lavoro in America, e magari un viaggio in Vietnam mi sarebbe toccato, ed avrei visto da vicino vicino, quella guerra contro cui ho potuto solo urlare. Piano piano le tensioni tra i due vincitori si placavano, si stava sempre meglio, si diceva mai più, si visitavano i luoghi degli orrori, si diceva anche che solo un pazzo come Hitler poteva aver scatenato una guerra così. A tener ben presente che cosa fosse davvero la guerra, i cimiteri a noi vicini: quelli americani, nella via per Pontassieve ed ai Falciani, e quello tedesco, sulla strada per la Futa. Ma anche le immagini, ancora chiare, dei ponti distrutti, il suono dei passi su quello di legno costruito dove è ritornato il bel ponte a Santa Trinita; Por Santa Maria e Borgo San Jacopo piena di macerie. E poi Livorno, dove stavano gli zii e dove passavo gran parte dell’estate, e dove le case a terra erano di più di quelle in piedi.

E ora ritorna questa storia che solo un pazzo, etc. Sarebbe bene rendersi conto che questa consolante menzogna serve solo a giustificare i conflitti. Noi non avremmo voluto, ma, purtroppo, quel pazzo ci ha costretto. O lui o noi. Ci siamo solo difesi. E si riparla di eroi. Tutti quegli eroi che, a prezzo (o a disprezzo) della vita, sono morti per la nostra libertà. Le guerre sono straordinarie fabbriche di eroi; tutti morti, nessuno che possa dire che preferirebbe esser vivo che un eroe, quasi sempre involontario. Parlano di eroi quelli che la guerra l’hanno cercata e trovata, quei pazzi li, che poi sono quelli che guidano i paesi. Per dirla in breve, quelli che comandano. E sono sia quelli che al comando ci sono andati senza il permesso del popolo che guidano, sia quelli che ci sono andati con il beneplacito dei cittadini. Disquisire sulle colpe e le ragioni dell’uno o dell’altro, è assolutamente inutile. Discutiamo su come metter fine a questa guerra che diventa ogni giorno più feroce. Dicono: qual è l’alternativa a mandare armi all’Ucraina? I corni reali del problema sono: vuoi che la guerra continui e arrivi una guerra totale nucleare o fai di tutto perché finisca?

Sono una persona qualunque, scrivo queste parole perché mi sembrano di buon senso, ma a cosa possono, potrebbero, servire? Probabilmente a nulla. Però mi accorgo che parlando in giro con la gente comune sono sempre meno quelli che caldeggiano la guerra, quelli che sfoderano grandi ideali, parlano di dignità dell’uomo, di difesa dei diritti inviolabili della libertà e di fatto fanno gli eroi con la pelle degli altri. “Difenderemo la libertà fino all’ultimo ucraino.” Dice Stoltenberg, che ucraino non è.

E allora penso che ogni voce in più, anche la più piccina, sia una voce di protesta, e un voto di meno per i duri e puri. E invito tutti a far sentire, in ogni ambiente, la propria voce di dissenso. Chissà…

Enrico Tendi, 8 maggio 2022

MOTTI DA LEGARE 10 di amg

1 – Putin e la censura: chi si crede depositario della verità è disposto a negarla fino all’ultimo pur di affermarla.

2 – Querelle: quella ucraina è resistenza o no? Quando uno resiste, resiste.

3 – Democrazia: “Tutti hanno diritto di esprimere le proprie opinioni… “ anche coloro che non ce l’hanno.

4 – J. Conrad: “La Russia, un impero del nulla …” Un nulla che può distruggere tutto.

5 – Putin: mi si nota di più se sono amato o se sono odiato?

6 – Ucraina: meglio essere inermi o in armi?

7 – Putin vuole essere il depuratore eticologico dell’occidente.

8 – Dilemma: aumentano le armi perché aumentano i conflitti o aumentano i conflitti perché aumentano le armi?

9 – “La Russia non ha raggiunto i suoi obbiettivi” … ma in compenso ha distrutto quelli degli ucraini.

10 – M. Cacciari: cogito EGO sum!

11 – Dove fallì il covid , riuscì Putin.

12 – La democrazia non è il bene, è il male che si può scoprire, denunciare, sconfiggere.

13 – La guerra è un controsenso che sembra avere più forza di qualunque senso.

14 – Non c’è niente che ispiri la diffidenza come la differenza.

15 – Democrazia: com’è difficile essere all’altezza dei propri ideali!

16 – Di Battista era contro l’Unione Europea ed ora, con la guerra in Ucraina, si lamenta che non ce n’è abbastanza.

17 – Se si pensa che pagando il gas alla Russia si finanziano le armi che uccidono i civili ucraini fra cui donne e bambini, con quale coraggio accendiamo i nostri termosifoni?

18 – “Se il colpevole è chiaro, non sono chiari gli innocenti” (V. De Luca) … ma sono chiare le vittime!

19 – Salvini umiliato pubblicamente dal sindaco polacco: il vento ha cambiato direzione e gli ha restituito tutta la sua m … a!

20 – “La prima vittima della guerra è l’intelligenza … “ anche la prima vittima del covid!

21 – I negoziati sono lenti, ma in compenso le bombe sono molto veloci.
22 – Salvini e Meloni, in tempi un po’ meno sospetti, hanno elogiato Putin perché non è un comunista. Vuoi scommettere che ora, con l’invasione dell’Ucraina, è diventato comunista?

23 – “Putin non vuole la pace.” Errato, la vuole: la pace eterna per il popolo ucraino.

24 – L’uomo moderno non è all’altezza delle tragedie di cui è l’autore.

25 – Viva i tabù?! La guerra dovrebbe subire un default culturale come l’incesto, andare nudi nei luoghi pubblici, defecare sulle strade affollate …

26 – Accidenti al meglio: c’è chi esporta la democrazia come gli Stati Uniti e chi, come la Russia, la asporta.

27 – Risparmi sulla sanità: sono state varate le miserie sanitarie.

28 – Cosa unisce di più i popoli, avere in comune un ideale umanitario o un nemico da odiare?

29 – Unione Europea: più di Altiero Spinelli poté Putin.

30 – Da che pulpito. Cabras, M5S: “Il Parlamento non è un luogo di cerimonie dove uno Zelensky parla e tutti stanno zitti … “ Infatti il Parlamento italiano è un luogo dove molti parlano per insultarsi, testimoniare e votare il falso (vedi Ruby), dove si offendono i Presidenti della Camera (vedi Boldrini) , dove si oltraggia il tricolore, si sventolano cappi, si comprano i deputati, si spernacchiano i vecchi senatori …

31 – Autolesionismo occidentale. L’occidente non è certo un giglio immacolato, ma a furia di sputarsi addosso ha finito per convincere tutti – o quasi – che fa schifo e il più convinto è Putin!

32 – Fine di un amore. Silvio Berlusconi a Putin: addio Rubli rubacuori!

33 – Tutti siamo contro la guerra, ma non tutti siamo d’accordo su chi è il responsabile della guerra.

34 – Uccidere un tiranno non è la cosa più difficile, è molto più difficile uccidere le sue idee.

35 – Fra due litiganti – la Russia e l’America – il terzo – l’Europa – non gode.

Anna Maria Guideri, 3 maggio 2022