Finita la fanfara dei funerali a Berlusconi raccogliamo le osservazioni “a caldo ma sbollentate” di amici e lettori di Stoccafissi e Baccalà.
Questa ce l’ha inviata Enrico Tendi. Siamo aperti ad altri interventi
Quando nel ’94 Berlusconi vinse le elezioni sentii una forte stretta al cuore. Quando perse con Prodi nel ’96 mi illusi: andai in bicicletta alla manifestazione in piazza Santa Croce, pensando che fosse finita. Nella mia testa Berlusconi è la personificazione di tutti i mali: non si deve pagar le tasse, non ci sono regole, se sei una donna che vuol star bene sposati un ricco, sei stato fascista? è una ragazzata…..la sua televisione è il paradigma di tutte le idiozie. Non ho mai visto striscia la notizia o il grande fratello perché mi sembravano immorali. Considera che, anche prima che socialista ho un imprinting mazziniano. Il babbo, da vecchio vecchio, quando andava in bagno diceva che andava a fare Berlusconi. Se Adam Smith dice che il mercato è più morale della politica, dice una stupidaggine. Se Berlusconi ha dominato gli ultimi trent’anni i risultati si vedono. Mai siamo stati così in basso. Nella mia opinione lo stato deve, è opportuno che sia ed è necessario che lo sia, uno stato improntato ai valori morali della equità sociale e della giustizia, come mirabilmente sancito nella nostra Costituzione repubblicana. I suoi rappresentanti, dal presidente della repubblica all’usciere di un qualunque ufficio pubblico, devono essere di esempio per tutti. E ora, che ci sono loro, si vede dove vogliono andare. Arrivano i soldi? Aboliamo i controlli. Poi tutte le pippe sulla colpa delle sinistre. Ho sentito Occhetto che raccontava del suo dibattito con Berlusca. Quando ha detto che avrebbe fatto 1 milione di posti di lavoro, che poteva dire, povero Occhetto, brava persona, quando dice che porterà le pensioni minime a 1000 € che dire? Rilanciare? E’ il popolo che deve essere abituato ad usare il proprio cervello, ed è quello che Berlusconi ha cercato di impedire. Onore a tutti quelli che dicono che da vivo era un emerito stronzo. da morto, parce sepultis.
un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Nella città di Futurlandia, e già questo nome è indicativo, il sindaco aveva chiamato a raccolta i propri cittadini nella piazza principale del paese per spiegare un atto importante del consiglio. Questa modalità fu decisa dalla maggioranza per dare un segnale di vicinanza e doverosa trasparenza a tutta la cittadinanza. Vi erano state delle polemiche per il ritardo con cui non era stato approntato il bilancio consuntivo che per legge, doveva essere redatto ed approvato entro il 30 Aprile di ogni anno.
Anna Maria Guideri propone questa
“Ode in morte di Silvio Berlusconi con un occhio rivolto al 5 Maggio di Alessandro Manzoni”
Ei fu talmente ignobile … ed ora ci ha lasciato; è lì che giace immobile, ormai senza più fiato … Così percossa e attonita l’Italia al nunzio sta: da morto B. imperversa di canale in canal.
E chissà quando un simile portento criminale lascerà in dote ai posteri l’impronta digitale?
Vermi striscianti al seguito, proni in codardo omaggio, versano finte lacrime senza nessun coraggio di dir la verità sull’uomo più bestial.
E sono i saltimbanchi a reti unificate a tesserne le lodi del tutto immeritate …
E sono i giocolieri, i nani e le olgettine, i servi puttanieri, giornalisti e veline … i tipi multilingue, razza che non si estingue.
La corte dei miracoli per arraffare l’osso, estende i suoi tentacoli e a Silvio salta addosso: anche se ora è morto per loro è già risorto!
E son molti i politici, anche quelli avversari che lo lodan per meriti del tutto arbitrari e di fronte alla morte stanno dentro la corte perché hanno paura di far brutta figura.
Dal cemento i miliardi a go go guadagnati; dalla Loggia agli azzardi, ai legali comprati; alla speculazione, al calcio mercato, dalla mafia in politica …
Di tutto ha provato: la stampa, la televisione, la condanna, l’assoluzione … La sua storia è assai lunga … minorenni e bunga bunga…
A volte nella polvere, a volte sull’altar.
Fu vera gloria? Ai postumi l’ardua sentenza! Noi chiniam la fronte al Massimo Fattor che volle in lui del grande mal lo spirito la vasta ombra mostrar.
un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Da tempo una parrocchia era entrata in uno stato di fibrillazione a seguito di animate discussioni e l’oggetto del contendere non erano le questioni di principio come l’interruzione della gravidanza o la genetica oppure l’eutanasia, bensì la gestione economica ritenuta scriteriata dai fedeli e gli scandali di natura sessuale verificatisi di cui si mormorava nella zona.
La chiusura da parte del vescovo, rispetto a richieste di confronto con i fedeli, per affrontare i problemi di questa canonica, ebbe la conseguenza di evitare qualsiasi contatto con la stampa con la speranza che, non dando a certe rimostranze alcuna rilevanza, tutto si sarebbe esaurito senza clamore; egli però non aveva tenuto conto della esasperazione che serpeggiava tra i presenti. -I panni sporchi si lavano in casa- aveva detto una volta il prete al termine della sua omelia domenicale a cui seguì un “vogliamo sapere; basta con questa strategia del silenzio” urlato da un tizio dal fondo della chiesa subito applaudito da molti fedeli. A seguito di questa rimostranza il sacerdote pensò bene di finire subito la sua omelia, che si era protratta oltre ogni previsione.
Essa era divenuta un problema e più di una persona aveva mostrato il desiderio di andare ad ascoltare la funzione religiosa in un’altra chiesa, perché le sue omelie erano notoriamente verbose e prolisse generando noia e sbadigli tra i presenti. Su questo aspetto il prete aveva ricevuto un amichevole consiglio da chi nella diocesi era preposto alla comunicazione religiosa. Una volta verso la fine della sua omelia. il sacerdote, constatando che essa fosse disturbata da un fitto parlottio ed alcune persone si fossero addormentate, decise arbitrariamente di interromperla “per redarguire questa caduta di interesse”.
Suscitò un brusio che diventò clamore e dopo contestazione mentre alcuni si erano già allontanati con un pacchetto di sigarette e l’accendino in mano. Un’ altra volta, venendo cronometrato, raggiunse il tempo di quaranta minuti. -Oggi ha fatto il record! – . -Ma che fa? – . -Una conferenza signora- . “Vogliamo sapere col massimo di trasparenza” divenne in breve lo slogan dei contestatori a cui se ne affiancarono altri come “Eminenza vogliamo trasparenza” ed anche qualcuno particolarmente caustico “Sesso, coca e rock ne abbiamo piene le bollock” che fece imbestialire il vescovo.
Cominciò un tiro alla fune tra un manipolo di fedeli, che aumentavano di giorno in giorno nel sottoscrivere puntualmente dei comunicati, e le gerarchie ecclesiastiche ed una Domenica la messa vide una partecipazione ridotta perché molti fedeli, tra cui molti giovani, si erano radunati sul sagrato della chiesa ed avevano dato luogo ad una sorta di comizio. La situazione diventò pesante quando a seguito di una serie di assemblee, con discussioni ferventi promosse dal corpo di fedeli, fu presa la decisione di fare una contro-omelia sul sagrato della chiesa.
Un gesto simile di ribellione inconsueta suscitò scalpore e di questa situazione cominciò ad interessarsene la stampa. Fu un gesto dirompente che, annunciato tempestivamente ai giornali cittadini, ebbe molto spazio sui quotidiani locali e sollecitò anche l’interesse delle emittenti radiotelevisive. Interviste, comunicati, servizi televisivi convinsero il vescovo a prendere una decisione. Con un comunicato venne fatto presente che “a causa di impegni inderogabili già programmati non sarà possibile per la prossima Domenica essere presente alla funzione religiosa rimandando però alla successiva festività la mia presenza per incontrare il corpo dei fedeli”.
Come disse il grande comico mignon Paolo Rossi:
“Bisogna ammettere
Che il Cavaliere ha i numeri …
Ha trovato il vuoto
L’ha riempito col nulla
E ha fatto il pieno”
Per questo post ringraziamo Il Fatto Quotidiano per i pezzi gentilmente concessi
Alla cerimonia funebre innumerevoli sono le manifestazioni di affetto e di sincero cordoglio. La parte migliore del corpo elettorale é con te.
La leggenda del santo corruttore
Il Fatto Quotidiano14 Jun 2023 Marco Travaglio
Agli innumerevoli delitti commessi da vivo, B. ne ha aggiunto un ultimo da morto. Il più imperdonabile: averci lasciato questa corte di vedove (non le due vere e quella finta: tutte le altre), prefiche, leccaculi, paraculi, piduisti, terzisti, parassiti, prosseneti, camerieri, servi sciocchi e soprattutto furbi che da due giorni lacrimano per finta (solo lui riusciva a piangere davvero a comando) a reti unificate, devastando quel po’ di informazione e di dignità nazionale che gli erano sopravvissute. Il giorno di lutto nazionale e i sette di lutto parlamentare, più che a B., sono un omaggio a Fantozzi e ai funerali della madre del megadirettore naturale conte Lamberti, immaturamente scomparsa all’età di 126 anni. Ora mancano solo la Coppa Cobram di ciclismo da Arcore a Pinerolo e la statua del de cuius all’ingresso del fu Parlamento, con inchino forzato e craniata incorporata per i cari inferiori. Le cascate di saliva che tracimano da ogni canale tv e da ogni giornale regalano perle inimmaginabili persino nei suoi anni d’oro. L’ex conduttore Mediaset intervista su La7 il suo editore ex Mediaset su quanto era buono e democratico l’editore precedente che stipendiava entrambi prima che lo mollassero perché era troppo buono e democratico. L’ex direttore del Corriere Paolo Mieli si pente in diretta dell’unico scoop della sua vita, sull’invito a comparire del ’94 a B. per le mazzette alla Guardia di Finanza, accusa i pm di non averlo torchiato a dovere per estorcergli le sue fonti che lui avrebbe senz’altro spiattellato in barba alla deontologia professionale, e comunque si scusa pubblicamente per aver pubblicato una notizia vera. Renzi, un Berlusconi che non ce l’ha fatta, saltella da una rete all’altra per leccare la bara a distanza, sperando di ereditare qualche briciola dal desco del caro estinto, peraltro invano (a parte i processi). Il rag. Cerasa, un Sallusti che non ce l’ha fatta, dipinge sul Foglio col pennino intinto nella bava il leader più estremista e populista mai visto in Europa come “argine all’estremismo e al populismo” e, siccome era culo e camicia con Putin, pure come “seduttore atlantista”. Attori, registi e soubrette “de sinistra” spendono capitali in necrologi piangenti per l’amico Silvio, sperando che pure gli eredi si ricordino degli amici. Francesco Gaetano Caltagirone svela finalmente chi fa i titoli e gli editoriali del suo Messaggero, firmandone finalmente uno al posto dei soliti nom de plume: “Un uomo che ha lasciato un’orma profonda”. Più che altro, un’impronta digitale. E un vuoto incolmabile nelle casse dell’erario.
Un grande statista che ha saputo interpretare i valori più genuini del popolo ed incanalarli nell’alveo di una grande visione politica e morale.
Sandra Vegni da Facebook suggerisci “Da un amico ‘poeta’”
Lutto nazionale
Sì, è morto il caimano, un artista dell’imbroglio. C’è chi brinda, fiasco in mano, chi rispetta per cordoglio.
Io che sono un elefante no, non perdo la memoria: sarò forse inelegante, ma non scordo la sua storia.
Che per me fu troppo lunga: troppo spesso fu al governo, fra festini e bunga bunga, per l’Italia fu un inferno.
Trenta volte fu a processo: per il fisco, per tangenti, corruzione, mafia, sesso … Ma con mille accorgimenti,
avvocati e prescrizioni, lui rimase sempre in sella, non conobbe le prigioni. La morale? Sempre quella:
con tivù ed i giornali, leccaculo ed i milioni, andò in culo ai tribunali rimanendo fra i coglioni.
C’è chi dice: “che grand’uomo, gli dobbiamo devozione, funerali in piazza Duomo!”: mezza Italia in commozione.
Ma non basta cattedrale, fra le scelte scellerate: anche il lutto nazionale! Son finite pagliacciate?
L’altra faccia della luna, sono tanti, per fortuna, alzerà un bel boccale per un … rutto universale!
La morte è considerata, nella nostra cultura moderna, una fase di tregua e di catarsi dal passato vissuto di chiunque, qualunque personaggio esso sia stato. Quando muore un potente l’evento è una ghiotta occasione di confronto acceso tra i pro e i contro, e si presentano argomentazioni di una partigianeria che sfiora il surreale.
Ne discutono con il consueto acume Monsieur Lapalisse e Monsieur Cambronne
Lapalisse
Monsieur Cambronne, lei che è sempre severo ma giusto nei suoi giudizi, può aiutarmi a dirimere alcuni dubbi che si affollano alla mia mente? Il tema è di quelli che potremmo definire esistenziali, forse ontologici, e che riguardano tutti, il povero e il ricco, il sapiente e il deficiente, l’onesto e il malfattore, l’altruista e, come ama ripetere lei, la merda. Insomma la morte è la grande livellatrice sociale, è il paradiso comune/comunitario/comunista in cielo che ci redime dall’inferno in terra. Le pongo quindi alcuni semplici quesiti: 1. postulato A. Siamo tutti eguali di fronte alla morte livellatrice d’ogni differenza. La morte è il destino comune che assolve ogni comportamento che ognuno di noi ha avuto nella vita. La morte ci rende tutti eguali. Ma è proprio vero ciò? Non c’è differenza tra chi ha condotto una vita povera, magari anche onesta, nonostante tutto, e che ha sempre sofferto, che si è sacrificato per la famiglia, i figli e pure per la comunità dei suoi simili, e chi invece ha rubato, ingannato, gozzovigliato, beffato (e qui ci vorrebbe Dante per proseguire) il prossimo, sempre, comunque e a prescindere, pensando, come direbbero gli epigoni della sua scuola espressiva, Monsieur Cambronne, solo ai cazzi suoi? Basta la morte per redimere un delinquente? E soprattutto come la mettiamo con il fatto che lui in vita ha goduto e gli altri, anche grazie a lui, han patito? La livella che cosa ha livellato? 2. postulato B. Tradizionale. Per molte teosofie e religioni tutti facciamo parte di un disegno superiore basato sulla giustizia e sulla valutazione dei ns comportamenti in vita che condizioneranno la ns vita successiva. Che sia extraterrena come quella dei crstiani o dei mussulmani o nuovamente terrena (almeno in progress) come per la metempsicosi … Allora è sufficiente la semplice morte per cancellare i comportamenti ignobili in vita e far meritare all’empio la dignità di una reincarnazione di livello superiore? E se il comportamento del soggetto (anima) è stato semplicemente ignobile, meritevole pertanto di un reincarnazione ad un livello animistico inferiore, o semplicemente all’inferno dei cristiani o in quello arzigogolato degli islamici, perché mai in post mortem si dovrebbe fingere che niente sia successo e rendere tutti gli onori al malfattore e non ricacciarlo nel brago da cui è emerso? Pertanto, caro e saggio Monsieur, che ne pensi del teatrino pubblico che è stato imbastito per esaltare le virtù di un personaggio che ha dimostrato nei fatti, e nella giurisprudenza di tutta la sua vita di non avere virtù alcuna per il prossimo ma solo un’ossessiva attenzione al proprio egotismo? Perché la cosa dovrebbe interessare la comunità tutta e non solo i suoi sodali in crimine? E’ sufficiente un bello spettacolo mediatico per assolvere un’anima e redimere una vita di mmmerda?. Alla faccia du C..zzo…. come direbbe il tuo amico partenopeo Masaniello. Dacci il tuo parere anche perché i sodali occupano (seppur indegnamente) le più rilevanti istituzioni pubbliche. Hanno il quasi monopolio della comunicazione me non quello della della verità. Confidiamo nella tua comprovata saggezza
da
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Silvia, una signora di poco più trenta anni, di statura medio alta, carnagione chiara e capelli rossi, si era trasferita, a seguito del suo matrimonio, in un appartamento di recente costruzione nella media periferia della città e questo le comportò di attenuare progressivamente quei rapporti di amicizie, che avevano caratterizzato la sua infanzia e la sua prima gioventù nella vecchia residenza paesana, dove si era sposata.