Il fascismo è un dono di natura

Generali di casa nostra. Anna Maria Guideri riflette sul tema dell’eterno fascismo

l’autenticità del generale Vannacci

Il caso del libro xenomofobo – e non solo – del generale Vannacci ci riporta ancora una volta all’eterno ritorno dell’uguale e cioè, all’annoso problema del fascismo eterno, ormai non più strisciante, ma lampante al di là di ogni irragionevole dubbio dei pochi negazionisti rimasti. In questa occasione, dato l’uso primordiale del linguaggio che non fa del generale un natìo della nobil patria (ma della peggior specie), riemerge la querelle sul tema del politicamente corretto il quale si presta, a seconda dei casi, ad essere ulteriormente sviscerato e aggiornato. Intanto, vista la levata di scudi della destra in difesa del diritto alla libertà di espressione, occorre notare che la parola libertà esce molto più spesso dalla bocca di chi la offende che da quella di chi la difende. Vannacci, il cui nome suona (stranamente?) come un dispregiativo, ha usato un diritto costituzionale – la libertà di espressione – per calpestarlo. Ha usato uno strumento della democrazia contro la democrazia stessa e questo è intollerabile. Nadia Urbinati su Domani definisce militanti dell’autenticità coloro che rivendicano la libertà di espressione per offendere e discriminare. Essi mescolano, nel calderone del politicamente corretto, il lecito e l’illecito, il rispetto e l’offesa confondendo il tutto e rovesciando i termini della realtà nella quale il rispetto suona come ipocrisia e l’offesa come tributo alla verità. Scrive Nadia Urbinati: Il politicamente corretto è il galateo della nostra società e della dignità di ogni persona. Il politicamente corretto è anche politicamente democratico. L’autenticità tanto ostentata non è altro che falso coraggio al riparo di un contesto ampio di complicità più o meno apertamente riconoscibile. La complicità a cui accenna la Urbinati è ampia e ben radicata. In altri tempi sarebbe stato impensabile un evento letterario così fascistoide il cui autore fosse un servitore dello stato democratico che ha giurato sulla Costituzione! Un sondaggio effettuato in occasione dell’uscita di Un mondo al contrario rivela che più della metà degli italiani, variamente distribuiti per età e territorio, ha idee fortemente discriminatorie riguardo al genere, alla provenienza, all’etnia e all’orientamento sessuale delle persone. E’ il condensato del pensiero fascista che è stato inavvertitamente assorbito grazie al fatto, come sostiene Umberto Eco in Il fascismo eterno quasi trent’anni fa, che l’ideologia fascista è culturalmente inconsistente, non ha un vero impianto filosofico ed è costituita di stereotipi facilmente attrattivi per le grandi masse e adattabili a tutti o quasi i totalitarismi esistenti. La sua inconsistenza è alla base del suo trasformismo e della sua capacità di penetrazione e di adattamento e può presentarsi, di volta in volta sotto le mentite, innocue spoglie del buon senso della tradizione, della difesa della sacra triade Dio-patria-famiglia, dell’identità nazionale contro le minacce della sostituzione etnica ad opera dei migranti … Un elenco di rivendicazioni che suonano legittime e corrette nella forma, ma che nella sostanza risultano scorrette e inammissibili perché veicolano messaggi xenofobi, razzisti, sovranisti, maschilisti. Il discrimine fra il politicamente corretto e il politicamente scorretto sta nel merito, non nella forma. Un linguaggio è scorretto quando offende la dignità delle persone e non c’è autenticità che tenga. Ed è corretto, non solo quando è rispettoso dell’altrui dignità, ma anche quando la difende, se pur con estrema durezza, da chi e soprattutto se, ad offenderla sono coloro che detengono il potere. Valga per tutti, l’esempio di Roberto Saviano. E’ invece sempre scorretto quando è ipocrita. In tal caso si può parlare davvero di un linguaggio al contrario che vuole spacciare per autentico positivo ciò che è autentico negativo in quanto lesivo dei diritti umani e civili. Il libro di Vannacci che tanto ha contribuito a surriscaldare il clima di questa torrida estate, non è che il naturale approdo di una sistematica azione demolitoria della memoria storica contro i simboli più rappresentativi della nostra democrazia nata dalla resistenza: il 25 Aprile, il 1° Maggio, la festa della Repubblica … e di recente la sconfessione della sentenza sulla strage di Bologna da parte del politico di destra Marcello de Angelis governatore del Lazio. Per non parlare dello sdoganamento della violenza verbale sessista e dei comportamenti incivili nelle sedi istituzionali. Il fascismo deve la sua straordinaria permeabilità e fortuna, non solo alla sua debolezza culturale (vedi U. Eco), ma anche, secondo un’analisi più psicologica che politica e sociale, alla natura umana, facile preda dei vari imbonitori di turno. Nel profondo del suo essere la natura umana è fascista e, in mancanza di una solida formazione culturale democratica, si manifesta per quella che è. E’ naturalmente refrattaria al contagio del dubbio e del pensiero. L’autenticità tanto sbandierata da Vannacci e dai suoi numerosi sodali, è fascista. La democrazia è un’ardua conquista della cultura e della civiltà, perciò è una costruzione artificiale. Il fascismo invece è un autentico prodotto naturale, è nato spontaneamente senza bisogno di ricorrere alle diavolerie della fecondazione eterologa: il fascismo è un dono della natura … e del buon Dio!

Anna Maria, 29-08-2023

Notte di San Lorenzo 2023

A Michela Murgia
di Anna Maria Guideri
Piango la morte di Michela Murgia, una grandissima perdita, ma anche un lascito umano, culturale, politico di incalcolabile valore. Per ricordarla sempre

Nel cielo smarrito
di questa notte d’Agosto tu sei,
fra tutte le stelle cadute,
la più luminosa.

La morte ti ha rubato il respiro,
ma non la voce;
ti ha spenta, ma non vinta.

Fiera come nessuna,
hai fissato negli occhi la vita
e la morte da pari a pari
e sono loro che hanno abbassato lo sguardo.

Hai spezzato le loro eterne catene
con le tue sapienti parole,
chiavi d’accesso ad un possibile altrove
di libertà, coraggio e dignità.

Hai usato parole vere
e smascherato parole finte,
hai mostrato la complessità
dietro l’ovvietà.

Hai sgretolato la roccaforte dei luoghi comuni,
dei pregiudizi, dei giochi di potere …
Hai svelato l’infinito potenziale creativo
delle diversità, la loro insolita bellezza,
la forza invincibile della loro alleanza.

Hai reso solare ciò che era notturno,
vincente ciò che era perdente.
Hai strappato all’ingiustizia
la sua maschera ipocrita
e al dolore il suo senso rivoluzionario
e una magica gioia.

Il tuo disarmante sorriso attutiva
l’impatto con l’arma affilata delle parole.
Non alzavi la voce, non ne avevi bisogno:
erano le tue idee a gridare
dentro le tue parole dure e lucenti
come il diamante …

Ed ancora riempiono
il silenzio innaturale del tuo addio.

Tu, testimone del tuo tempo,
messaggera di un tempo che non vedrai,
vivrai per sempre
come parola disincarnata.

Anna Maria, 10-08-2023

MOTTI DA LEGARE 25

di Anna Maria Guideri

1 – L’uomo senza identità, per non sentirsi nessuno cercherà di essere qualcuno diventando massa.
2 – Fascismo: un nemico al giorno toglie il democratico di torno.
3 – Giorgia Meloni: delenda virago.
4 – Adattarsi: uniformare le nostre aspirazioni alle reali possibilità.
Non adattarsi: lottare per avere le possibilità di realizzare le nostre aspirazioni. In medio
stat virtus.
5 – A ciascuno il suo: Dio per incarnarsi scelse Gesù Nazareno. Il diavolo per incarnarsi scelse … Ignazio La Russa.
6 – Sinistra: “Dobbiamo stare dalla parte degli ultimi…” Destra: “ma chi ve lo fa fare?”
7 – Il governo Meloni ha abolito il reddito di cittadinanza: poltronisti contro divanisti?
8 – La crisi politica che stiamo vivendo va oltre ogni immaginazione … forse se avessimo avuto un po’ di immaginazione, l’avremmo evitata…
9 – Chi crede nella virtù della ragione al punto da volerla imporre agli altri, di fatto non ce l’ha.
10 – Possiamo rinunciare personalmente ad un diritto, ma non ad un dovere.
11 – La sinistra odierna dà l’impressione di puntare al minimo, la destra invece sembra puntare al massimo.
12 – Più le idee sono sbagliate, più hanno bisogno di persone eccezionali per essere credute: ammazza quanto è eccezionale la Meloni!
13 – Piero Fassino ha difeso il suo stipendio parlamentare in perfetta buona fede: è un aggravante!
14 – Meloni: Il femminicidio è una piaga sociale … con donne come lei sarà difficile sanarla .
15 – Renzi è a favore degli emigrati … arabi.
16 – La cosa più difficile per l’essere umano è superare se stesso … non è vero, Salvini ci riesce benissimo … ma è un essere umano lui?
17 – Con un governo così anormale è normale che tutto sia anormale.
18 – I maggiori responsabili della crisi ambientale sono coloro che ne pagano meno le conseguenze.
19 – Meloni : Non vogliamo più vedere morti nel Mediterraneo … non c’è problema, di mari ce n’è tanti!
20 – Vox ha perso! Finché c’è Vox c’è speranza!
21 – Istruzione: da don Milani a Donna Meloni … l’assonanza non è vicinanza.
22 – Tutte le guerre dividono tranne una. Quale? Quella contro i migranti.
23 – Se si vota PD sarà merito del PD … no, della Meloni!
24 – Meloni e la non conferenza stampa: la stampa non c’è più, la stampa non c’è più!
25 – La perdita di autorità porta all’autoritarismo.
26 – M5S: la sinistra in potenza. PD: la sinistra impotente.

Anna Maria, 05-08-2023

I deboli e i forti

sulla eroica impresa di Alain Elkann contro i feroci lanzichenecchi
di Anna Maria Guideri

Il pennarmato

Una volta tanto e contro ogni aspettativa, nel caso Elkan versus lanzichenecchi, mi schiero decisamente dalla parte del più forte e cioè, dalla parte dei lanzichenecchi. Qualcuno potrebbe obiettare che non sono loro i più forti, che anzi, il più forte non può essere che il signor Elkan, detentore di ingenti beni patrimoniali e culturali. Un pedigree di tutto rispetto il suo, razza pura e padrona, alto lignaggio … E invece no. Chi è al tramonto – ed Elkan lo è – non può che essere il più debole a fronte di chi, come i lanzichenecchi (che ci piaccia o no) sono la specie emergente. Essi, impermeabili a Proust, alle penne stilografiche, agli abiti di lino, al bon ton … felicemente ignari che esiste un mondo altro al di fuori dei night, del calcio e dell’imbrocco, dove possono essere colpiti? Qual è il loro punto debole? Quale patrimonio materiale e ideale devono salvare? Quale orgoglio di casta, quale visione se non quella di vivere il più freneticamente e spensieratamente possibile? Sono forti perché indifferenti e perciò, invulnerabili: forti della loro brama di vivere liberi e selvaggi e incuranti. Elkan invece sa bene cosa rischia di perdere con l’invasione dei lanzichenecchi. La sua invisibilità agli occhi dei compagni di viaggio è suonata come una campana a morto per il suo mondo privilegiato. Un mondo che lui non può difendere impugnando, nell’era del digitale, l’arma impropria della penna stilografica! A rigor di logica dovrebbe suscitare un moto di pietas e di solidarietà un signore agé, raffinato e spaesato, accerchiato in un vagone di prima classe, da un’orda di lanzichenecchi, ma non è così. Il perché è presto detto: per la sua totale mancanza di senso dell’umorismo, di autoironia; per essersi offeso di essere stato ignorato, malgrado Proust, la penna e l’abito di lino … Ma come si sono permessi quei ragazzini in maglietta e scarpe da ginnastica di non notarlo e come hanno osato esprimersi in un modo tanto sciatto e scurrile? Se il mondo della civiltà e della cultura si avvale di esponenti così privi di spirito e di leggerezza, si capisce bene perché sono calati i lanzichenecchi, dopotutto ce li meritiamo!

Anna Maria Guideri, 06-08-2023

À la recherche des tarallouches de Foggià

Alain Elkann, ha scritto tanti libri, ha inondato La Stampa dei suoi articoli, ha generato due gran fidipa ma anche fidipu (per gli amici quei fiòl d’un Elkann), insignito della Légion d’honneur, commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (seppur nastrino semplice) … e poi mi casca su Proust. Seguono articolo e qualche commento su Facebook (Francesca Borrelli, Giorgio Cappozzo, Lorenzo Mei e la Biblioteca delle Oblate di Firenze)

Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”

l’articolo di Alain Elkann a La Repubblica (quotidiano del gruppo Gedi di cui è Presidente il figlio John)

Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola “lanzichenecchi” eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendo andare da Roma a Foggia, sono salito su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Il mio posto assegnato era accanto al finestrino e vicino a me sedeva un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’iPhone con cuffia per ascoltare musica. Intorno a noi, nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano. Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l’orologio.
Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica.
Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni.
Intanto il treno, era arrivato a Caserta. Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno, ma invece è così. Non ho mai rivolto la parola al mio vicino che o taceva ascoltando musica o si intrometteva con il medesimo linguaggio nella conversazione degli altri ragazzi.
A un certo punto, poco dopo Benevento, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo, uno di loro ha detto: «Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a cercare ragazze nei night».
Un altro ragazzo più piccolo di statura e con il viso leggermente coperto di acne giovanile ha detto: «Macché night! Credetemi, ho esperienza. Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci. La spiaggia è il posto più figo e sicuro per beccare».
Quella conversazione sulle donne da trovare era andata avanti mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust. Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo. Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi.
Per loro chi era costui? Un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava. Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla.
Avevano paura di quei ragazzi tatuati che venivano dal nord, lo si capiva dall’accento, o erano abituati a quel genere di comportamento?
Arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome.
Per loro chi era costui? Un signore con i capelli bianchi, un marziano venuto da un altro mondo

Francesca Borrelli su Facebook

Caro direttore, mi trovo in vacanza fra Roma e Foggia e forse perciò mi ha tanto colpito il bel reportage di Alain Elkann; ma sul momento ho lasciato cadere l’opportunità di solidarizzare con le sue rimostranze; anche sul lino di oggi che, lo so bene, non si sgualcisce più come quello di una volta.

Oggi però l’articolo – sulla Repubblica – del direttore dell’Istituto di cultura di New York, nonché professore emerito all’Università della Pennsylvania Fabio Finotti, mi ha dato forza e vorrei fare mie le sue parole. Perché mi sembra valga la pena, in questo decadimento di valori che ci circonda, fare eco a chi si spende per dare alle cose il nome che meritano.

«La letteratura – si domanda Finotti – può dunque ancora scandalizzare, muovere le coscienze»… La letteratura? Mi sono detta: ne parlerà dopo; ma no! Si riferiva a Elkann, e già questo è un contributo a situare il protagonista nel suo giusto ambito. Me ne sono rallegrata perché in questi giorni volgari social animati dai soliti lanzichenecchi mi sembrava lo mettessero in dubbio. E poi specifica, Finotti: «chi dice Io in un racconto non è lo stesso di chi dice Io nella realtà».

E dire che, in un primo momento, non avevo capito si trattasse di una finzione, credevo che Elkann parlasse sul serio. Non a caso il mestiere di critico ha procurato a Finotti una cattedra negli Stati Uniti. Sarà – dice lui – l’ABC della analisi letteraria, ma anche il fatto che Elkann si incarnasse tanto nell’Io che scrive quanto nei suoi antagonisti (letterari, si capisce) ovvero nei lanzichenecchi, non lo avevo afferrato. Eppure credevo di avere letto anch’io Bachtin (che però forse non è il Bakhtin di cui parla lui), ma se pure lo avessi letto di certo lo avrò malcompreso e infatti a me la cattedra negli Stati Uniti non l’hanno data.

Quel che però mi ha colpito al cuore, e perciò voglio rendervene parte, è il senso di disordine e sciatteria che Finotti ha scovato nel vestito «molto stazzonato di lino blu» del nostro protagonista: perché è evidente che lì è mancata una mamma, e anche le donne di servizio non stirano più come quelle di una volta. Ma la malinconia derivata dal fatto che lo scrittore (sempre Elkann) si affida non a mezzi elettronici, bensì a una passata di moda penna stilografica? Vogliamo parlarne? A me ha strappato un singulto. Quanto mai azzeccata mi è sembrata, dunque, la similitudine fra Elkann e lo scrittore crepuscolare, da Thomas Mann a Bassani, «uomini che nascono e muoiono senza che il mondo si accorga di loro, se non per disturbarli, per distrarli dal loro destino».

Nessuno, prima d’ora, infatti, conosceva il nome di Elkann, un uomo qualunque, oserei dire, uno di noi, nella cartella di cuoio del quale si nascondevano liriche traslazioni di una realtà in cui io è un altro, a rischio di passare inosservate. Qui, nel vortice delle allegorie che avvicinano lo scrittore Elkann alle vette della letteratura mondiale, anche la prosa di Finotti si impenna a rasentare il culmine della verità.

Concordo dunque sulle conclusioni, passando per l’ovvia evidenza che chi ha deciso, in questa chiassosa gazzarra dei social, di schierarsi con i giovani (sempre lanzichenecchi) lo ha fatto per una scelta di campo intellettuale e non sociale. Ben detto. Non resta che unirsi alle amare conclusioni: per questa volta è andata bene, e ancorché ignorato, lo scrittore Elkann se ne è tornato a casa senza nemmeno essere stato aggredito: «perché ha osato essere diverso dagli altri». Lui e la sua stilografica. Ma è stato un caso e dunque è vero: «Meglio che non ci provi più».

Giorgio Cappozzo su Facebook

È ARRIVATA LA RISPOSTA DI UNO DEI RAGAZZI DEL VAGONE DI ALAIN ELKANN

– Qualche giorno fa io, la Luciana, il Michele e il Filippo stavamo sul treno per Foggia, che peraltro aveva già accumulato tipo 50 minuti di ritardo per un guasto alla linea elettrica. Vabbè, insomma, se ricordo bene parlavamo di calcio perché il Michele parla solo di calcio e di figa e siccome aveva parlato di figa fino a Benevento nell’ultimo tratto aveva deciso di parlare di calcio. Io e la Luciana partecipavamo ridendo molto, mentre il Filippo con le cuffiette ascoltava tutto un flow che gli ha spedito la Barbara che poi non è partita con noi. Comunque stavamo così, a farci i cazzi nostri quando un tizio, con pantaloni lunghi e una giacca blu che ci siamo detti ma guarda quello, qui fanno 50 gradi e lui non suda, sarà un replicante e giù a ridere, insomma questo tizio comincia a dire delle parole in francese, così, ad alta voce. Teneva un libro aperto (in un’ora non l’ho mai visto girare la pagina), guardava fuori dal finestrino come a contemplare la vastità dell’eccetera eccetera e poi diceva cose in francese come se avesse scoperto la ruota e sorrideva, ci guardava, diceva una parola in francese e sorrideva, ma non cambiava pagina. Poi ci siamo rimessi a parlare di figa e di come avremmo potuto rimorchiare in spiaggia, cose così, e il Michele ha detto che conosce un locale fuori Foggia che si chiama il Night, un nome di merda che manco mio nonno, però vabbè si chiama così, e la Luciana, forse per distrarci dal monotema sulla figa ha indicato il signore di lino che in quel momento stava tirando fuori da una borsa di pelle tipo quella del mio pediatra un sacco di quotidiani di carta, in varie lingue diverse. Li tirava fuori dalla borsa e ci guardava, ci guardava e sorrideva, li sfogliava ci guardava e sorrideva, tanto che la Luciana stava per dirgli ma che cazzo guardi? invece il Filippo l’ha bloccata e ha detto guarda che penna figa che c’ha, quella è una stilografica. Che a noi poi quando mai c’è fregato delle stilografiche, invece il Filippo ha la passione per queste cose antiche e ha detto guardate che quella penna costa più di tutto quello che spenderemo in vodka lemon questi 10 giorni in Puglia. Il signore in lino deve aver capito che il Filippo apprezzava perché si è messo a scrivere su un quadernino tipo diario e darei il mio iphone per sapere cosa cazzo c’ha scritto, forse ha fatto solo dei disegnini, oppure avrà scritto la parola francese, o il mattino ha l’oro in bocca come il Nicholson in Shining quando impazzisce. Comunque, troppo divertente, mentre pensavo a queste cose, e la Luciana si era già stufata, il Michele aveva ripreso a parlare di rigori e il Filippo a riascoltare la musica, il signore in lino si è alzato per scendere, si è fermato a un metro da noi guardandoci come a dire non mi riconoscerte? non lo so, mi sono fatto questa idea, aveva l’aria di chi voleva essere riconosciuto, celebrato e invece noi ci siamo fatti i cazzi nostri e lui prima ha detto una cosa tipo “lanzichenecchi” che la Luciana dice che è una parola che si è inventato, e poi è uscito dal vagone anche un po’ in fretta. Credo che abbia anche scureggiato, perché ho sentito come un rumore di porta che scricchiola ma nel vagone le porte sono solo a scorrimento, dunque, dai, era una scureggia.

Lorenzo Mei su Facebook

L’altra faccia di Alain.
L’altro giorno con alcuni amici ho preso un treno per Foggia. Non c’era posto in seconda classe e quindi abbiamo dovuto spendere un sacco di soldi per prendere i biglietti in prima. L’aria condizionata non funzionava bene, ma a un certo punto è entrato un vecchio vestito come Fantozzi e Filini quando arrivano a Ortisei. Infatti puzzava di sudore a un livello immondo. Volevamo dirglielo, ma non ce la siamo sentita di parlargli per non offenderlo. A un certo punto ha tirato fuori da una borsa di pelle alcuni giornali, un vecchio diario tutto sciupato e una penna. Appena ha tolto il tappo è uscito mezzo litro di inchiostro, al che il vecchio ha cominciato a gridare cose come “Pev mille balene”, “Accidempolina al mondo” o “Pevdincibacco”. Alla fine, dopo aver scritto alcune righe in un’ortografia imbarazzante, ma anche in questo caso non ce la siamo sentita di dire nulla, si è messo a leggere un libro molto grosso, ma restava sempre sulla stessa pagina per ore, ricominciando quelle imprecazioni strane. Il massimo lo ha raggiunto a Caserta quando ha chiamato il controllore pretendendo che il treno non si fermasse perché non ne vedeva l’utilità, e dicendo di voler interloquire direttamente con il fuochista. Mentre stavamo lì a parlare tra noi o ad ascoltare alcuni podcast, lo vedevamo osservarci in modo strano, specie quando abbiamo parlato di Because the night di Patti Smith e di come la generazione del CBGB abbia influenzato il punk. Sì è addormentato, ma quando siamo arrivati a Foggia si è svegliato di soprassalto ed è corso via senza salutare nessuno. Non abbiamo fatto in tempo a dirgli che aveva preso la borsa del capotreno al posto della sua. L’abbiamo aperta, c’erano un calamaio, un orologio a cipolla e una boccetta di metallo con scritto “cordiale”. Se qualcuno lo conosce gli dica di passare agli oggetti smarriti.

Biblioteca delle Oblate di Firenze su facebook

Per leggere “𝐋𝐚 𝐑𝐞𝐜𝐡𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞” di Proust in totale tranquillità non salire 𝘀𝘂𝗹 𝘁𝗿𝗲𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗙𝗼𝗴𝗴𝗶𝗮, rischiando di incontrare avventori chiassosi, vieni invece direttamente alla Biblioteca delle Oblate.
Ambiente confortevole, vista sulla Cupola di Brunelleschi, avventori silenziosi con orologio al polso e occasionalmente anche penne stilografiche. 𝐆𝐚𝐫𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚 𝐋𝐚𝐧𝐳𝐢𝐜𝐡𝐞𝐧𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐟𝐫𝐞𝐞.
Se invece ami leggere in vacanza, sul treno o sull’aereo a sprezzo di possibili disturbatori, possiamo prestarti lo stesso “La Recherche”, anche in lingua originale, per poter portare ovunque con te il piacere di leggere le vicende evocative di Marcel e Albertine.
Città di Firenze – Città di Firenze Cultura

MOTTI DA LEGARE 24

di Anna Maria Guideri

1 . Chirurgia onomastica lombrosiana: GHIGNAZIO LA RUSSA.
2 – Egemonie culturali. L’Italia, da patria dei melomani a patria dei meloniani.
3 –Modello di sviluppo economico: più ci si vuole salvare, più ci si ammazza.
4 – Femminismo meloniano: la RAI è mia e me la gestisco io!
5 – Sacrifici immediati e vantaggi differiti e incerti, ecco perché la cultura ambientalista è così impopolare.
6 –Giorgia Meloni ha domato il cavallo della RAI: il cavallo di troia!
7 – Nella migliore delle ipotesi il PD per salvare l’Italia ha perso se stesso; nella peggiore, ha perso sia se stesso che l’Italia!
8 – Ma dovrà essere solo la Lega a beneficiare del flop di Vox in Spagna? PD, demose da fa’.
9 – Salvini e le salsicce: Ebbene sì, anch’io mangio … siamo noi che non si digerisce!
10 – Per i catastrofisti la più grande catastrofe è togliergli la speranza nella … catastrofe!
11 – In politica chi scommette sul peggio vince. Il meglio è meglio, ma il peggio è meglio!
12 – PD: non si può sconfiggere una destra vera con una sinistra finta.13 –Perché il male ha meno dubbi del bene? Perché sennò sarebbe il bene!
14 – Paradossi. Se la sinistra vuole sopravvivere deve augurarsi che non si raggiunga mai la giustizia sociale.
15 – PD: un partito non è un movimento, però bisogna che si muova!
16 – Alle prese con la giungla informatica: trovare la verità dietro l’ovvietà.
17 – La sinistra è spacciata a metà.
18 – Con la cultura non si mangia e non si vincono le elezioni. Con l’ignoranza si vincono le elezioni, ma chissà se poi si mangia?
19 – Giorgia Meloni sarà credibile nella misura in cui non manterrà le promesse fatte in campagna elettorale.
20 – Cervelli all’ammasso mediatico: demenza artificiale.
21 – Alla maggioranza dei cittadini non gliene frega niente dei diritti civili delle minoranze, gli interessa il lavoro e la sicurezza. Vale più l’indifferenza della maggioranza o la sofferenza delle minoranze?
22 – Meloni: Io sono per dare a tutti la libertà di dimostrare ciò che valgono … ma non è colpa mia se noi fascisti siamo più bravi!
23 – Pnrr: il problema non è non avere soldi, ma averli.
24 – Armi di distrazione del governo Meloni: indurre la sinistra ad occuparsi dei diritti di pochi, mentre lui si occupa dei privilegi di molti …
25 – Di Battista: Rifiuto tutto della Meloni … ma il PD è peggio..
26 – Siamo un paese di fascinorosi.

Anna Maria Guideri, 05-08-2023

Mala tempora

Della guerra d’Ucraina poco ormai si parla, dopo le iniziali prese di campo che hanno visto contrapposte opinioni e passioni veementi. Sarà la stanchezza, certo è un lusso che ci possiamo permettere noi che non viviamo il conflitto sulla nostra viva pelle. Corrado Cirio affida a Facebook qualche riflessione

La guerra in Ucraina sta cambiando radicalmente il nostro mondo.

Le conquiste sociali e civili dei ultimi decenni del 900 sono ormai insostenibili freni alla costruzione del nuovo assetto di potere, con l’impero americano alle corde, che ricompatta le sue colonie nella logica di uno scontro con il resto del mondo.

O di qui o di là, e questo passa attraverso la destrutturazione dei poteri democratici, della libertà di pensiero, delle spese per il walfare.

Governi europei vassalli, sistemi informativi da Grande Fratello, economia mondiale schiava dei decisori imperiali, che dettano regole, impongono sanzioni, sequestrano beni, cancellano trattati. Criminalizzazione del dissenso (Francia, Israele, noi, non più solo paesi dell’est).

Totale indifferenza per l’opinione pubblica, cavallo di battaglia per mezzo secolo della narrazione imperiale americana, oggi totem completamente svuotato.

La situazione può solo peggiorare, visto il deficitario quadro strategico proposto dalla direzione dell’impero, che esclude ogni concetto di multipolarita’, quindi di condivisa governance mondiale, e si affida sempre più alla forza bruta.

Mala tempora.

Corrado Cirio, 1 agosto 2023

Cinque vestiti

Anna Maria Guideri, ispirata dal guardaroba di Ignazio La Russa, ci propone questi versi da interpretare sull’aria di Quattro vestiti cantata da Milva
Per i meno agè il link alla canzone di Milva

E lui si mise il vestito più bello
del triste padre di un figlio assai fasullo
chiamato Apache come un pellerossa:
è il figlio di Ignazio La Russa.

E lui si mise il vestito più grigio
per intonarsi al ruolo d’avvocato
e per difendere il figlio che è accusato
di avere una ragazza violentato.

E poi del giudice mise la toga
ed accusò la ragazza per la droga
e pronunciò infine la sentenza:
mio figlio è un campione d’innocenza!

E si mise un vestito abusato,
uno sfregio alla democrazia:
è Presidente indegno del Senato …
forza compagni, mandiamolo via!

E poi si mise il vestito più nero
nascosto dietro il ruolo da statista
ed è quello il suo vestito vero:
è l’uniforme dell’eterno fascista!

Anna Maria, 29-07-2023