MOTTI DA LEGARE 29

di Anna Maria Guideri

1 – Per quanti danni possano fare le divisioni della sinistra, non ne faranno mai quanti ne può fare alla democrazia l’unità della destra fascistoide.
2 – Fascisti al governo: il riscatto degli oppressori.
3 – E’ l’ora di finirla di farci gli affari nostri, facciamo quelli degli altri. Socialismo? No, capitalismo!
4 – Fabio Volo va a ruba. Ci sono autori che vanno a ruba fra gente che non ama leggere.
5 – Calenda a volte vota per il governo Meloni perché valuta il merito dei provvedimenti, della serie dimmi cosa fai e non mi importa chi sei. Alternativa: non m’importa cosa fai perché so chi sei e mi basta!
6 – Atreju. Perché prendere un eroe nordico come modello di F.lli d’Italia quando avevano a portata di mano Dante Alighieri?
7 – Calenda: Io non sono per la Meloni … ma le cose che fa la Meloni io le farei molto meglio!
8 – Ci sono poteri forti e poteri democratici. I poteri democratici non sono forti perché la democrazia si basa sui diritti e non c’è niente di più difficile che farli rispettare.
9 – Berlusconi ha avuto tutto dalla vita fuorché la dignità.
10 – Mussolini c’est moi! A differenza di molti, Meloni non cita Mussolini … Lo fa per modestia per non peccare di narcisismo.
11 – Il rischio con il populismo è che può essere confuso con il popolare.
12 – Violenza di genere: violenza degenere.
13 – La sinistra ha una visione culturale molto aperta … A cosa serve essere aperti se la gente non vuole entrare?
14 – Carisma declinante. Se volete convincere la gente a mangiare la carne coltivata e le locuste ditele che a Salvini non piacciono.
15 – La Meloni quando fa la Meloni sbaglia, quando fa Draghi non sbaglia: tanto valeva tenersi Draghi!
16 – Da giovani abbiamo bisogno di credere, ma non si sa in chi e in che cosa. Da vecchi si rinuncia a credere perché si conosce il chi e il cosa.
17 – Quando si ricevono apprezzamenti dagli avversari non è mai un omaggio alla nostra forza, ma una prova della nostra debolezza.
18 – Provvidenziale. Se non ci fosse il male del mondo come si farebbe a sfogarsi?
19 – Meloni e Salvini vogliono le stesse cose, ma fingono che siano diverse per fottersi a vicenda.
20 – Meloni: Va tutto bene, lo rivendico con orgoglio … Parole al vanto!
21 – Calenda: Il problema non è come si sconfigge la destra, ma come si governa il paese. Come pensi di governare il paese se fai vincere la destra ? Solo se sei di destra!
22 – Fantomatico centro. Essere moderati in un tempo di immoderatezza equivale a dare risposte moderate a problemi smisurati..
23 – Promettere e non mantenere. La Meloni forse è fessa, / non mantiene la promessa,/vince ma contro se stessa!
24 – Scioglilingua. Se la democrazia deliberativa non delibera, sarà l’antidemocrazia a deliberare.
25 – O Mussolini vestito di nuovo/ coi tacchi a spillo e gli orecchini,/tu sei la Giorgia uscita dal covo/con i fascisti repubblichini.
26 – La democrazia è la cosa più bella che … non c’è!
27 – Il limite dell’ideologia è che prescinde del tutto dalla psicologia.
28 – Vannacci: Noi siamo la normalità e chi non è come noi … peste lo colga!
29 – L’essere umano è troppo piccolo per farsi carico del male del mondo … ma non abbastanza da non esserne la causa.

Anna Maria Guideri, 27-12-2023

Ninna nanna della Guerra

di Trilussa

NINNA NANNA DELLA GUERRA

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe dun impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;

che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d’ assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

il buon presepe

Una segnalazione da parte di Stefania Andreini

Auguri con il nuovo presepe più inclusivo e laico. Non contiene animali per evitare accuse di maltrattamenti. Non contiene Maria, perché propone l’immagine di una donna prona al patriarcato. Quella del falegname Giuseppe non c’è perché il sindacato non ne autorizza l’uso. Gesù Bambino è stato rimosso perché non ha ancora scelto il suo sesso, se sarà maschio, femmina o qualcos’altro. Non contiene più i Magi, perché potrebbero essere migranti e uno di loro è nero (discriminazione razziale, xenofoba). Non contiene una stella cometa per ridurre l’impatta ambientale e l’inquinamento luminoso. Inoltre, non contiene più un angelo per non offendere gli atei, i musulmani e le altre credenze religiose. Infine, abbiamo eliminato la paglia, a causa del rischio di incendio, perché non conforme alla norma europea 69/2023/CZ. È rimasta solo la capanna, realizzata in legno riciclato proveniente da foreste conformi agli standard ambientali ISO, alta esattamente 2.70 m, il minimo per ottenere l’abitabilità.

Il pacifismo è anticapitalista

Una breve ma essenziale considerazione di Gianpasquale Santomassimo- Da Facebook

Quando si legge degli stratosferici stanziamenti di fantastiliardi di aiuti militari che gli Usa destinano all’Ucraina e a Israele è bene tener presente che l’80% delle somme resta in patria, investiti nella produzione di armamenti. E’ un meccanismo ben noto e collaudato, che fu in passato alla base di tutti i tentativi (riusciti o meno) di uscita dalle crisi attraverso le spese militari. E’ anche secondo molti interpreti la chiave del successo finale nella lunga guerra fredda del 900: la corsa agli armamenti come volano di sviluppo in una economia di mercato, come perdita secca e paralizzante in una economia socialista.

Gianpasquale Santomassimo

in memoria di Bianciardi

Rino Pensato propone un ricordo di Luciano Bianciardi. Da Facebook

Luciano Bianciardi (il primo da destra) nella sua pausa caffè.

Grandi anniversari.

Il 14 dicembre di 101 anni fa nasceva
Luciano Bianciardi (Grosseto, 14 dicembre 1922–Milano, 14 novembre 1971)
Luciano Bianciardi è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, bibliotecario, attivista e critico televisivo italiano.
Esordì con due romanzi: Il lavoro culturale (1957; 2a ed. ampl. 1964) e L’integrazione (1960) che, con La vita agra (1962), compongono un trittico, non di rado parodistico e dissacrante, sulla condizione umana nell’Italia contemporanea, dalle illusioni del dopoguerra al grigio benessere degli anni Sessanta. Rievocazioni del passato in chiave di attualità sono: Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille (1960, 2a ed. ampl. 1968), Daghela avanti un passo (1969), La battaglia soda (1964) e Aprire il fuoco (1969). Nel 1969 aveva pubblicato Viaggio in Barberia; postumi sono apparsi Giorni nostri (1972, in collaborazione con D. Manzella) e Peripatetico e altre storie (1976). Nel 2018 è stato edito il volume Il cattivo profeta. Romanzi, racconti, saggi e diari, che ne raccoglie gli scritti, mentre è del 2021 il saggio A Milano con Luciano Bianciardi di G. Manzini.
***
Il nostro è un ricordo ad hoc per chi scrive, bibliografo per la vita (circolano ancora miei “lavori bibliografici”) e caffeinomane impenitente.
“Una ricerca esauriente sulla bibliografia cinese,” mi dissero un giorno.
“Una ricerca completa. Vedere quel che si è pubblicato in Europa, soprattutto in lingua inglese, sull’argomento: storia, letteratura, arte, costume e così via.”
“Bene,” facevo io, “ma ora andiamo a prendere un caffè. Lo paga Ardizzone.”
“Ma santo cielo,” faceva Ardizzone con voce lagnosa, “sempre a rompere le scatole con questo caffè. Ma non lo vedete che ho da fare?”
“Dai Ardizzone,” faceva allora Pozzi, “stai calmo e paga questo caffè,” e se ne andava nella sua stanza. Ma di lì a poco rifaceva capolino:“Allora Ardizzone, questo caffè lo paghi o no?”.
“Un momento, un momento, finisco qui e poi lo pago. Lo pago, lo pago, maledetti micragnosi, lo pago.”
Si usciva tutti e quattro, dopo aver avvertito Bauducco: “Vieni anche tu a prendere il caffè? Lo paga Ardizzone, a tutti”.
Luciano Bianciardi, L’integrazione, 1960 (Feltrinelli, 2014)
Luciano Bianciardi, che è riuscito a fare grande narrativa, con amara ironia, sul “lavoro culturale” e la storia locale. Per me, per il mio lavoro, per i miei libri, un faro, oltre che il piacere di leggere “in purezza”, a prescindere dall’“appeal” del plot, dei personaggi.

Romeo Francesco Antonio su FB commenta

Nella “Vita agra” sosteneva di non essere razzista perché aveva ospitato un pisano. Uno di quelli che dicono: “Gaodè er pecoro d tu pà! Nun ce l’avresti un lavorino da faticà poco e guadagnà tanto?