(Nel senso scolastico del termine)
di Anna Maria Guideri
Anche la Pubblica Istruzione – tra le varie – non sfugge al saccheggio delle conquiste democratiche che, pur fra infortuni e inciampi, hanno segnato per circa cinquant’anni il cammino della scuola verso il rinnovamento e il superamento della riforma Gentile. Al diffuso disagio giovanile, sempre più preoccupante, figlio di una complessa crisi di sistema che richiederebbe visioni prospettiche e strumenti attuali più adeguati, i demagoghi di questo governo fanno la voce grossa ricorrendo a misure tanto repressive quanto inadeguate a mantenere sia l’ordine sociale che scolastico. Ricette facili per situazioni difficili che, anziché portarci avanti ci fanno tornare indietro in linea con il ripristino delle magnifiche sorti e regressive. Il ricorso al 5 in condotta per scoraggiare la crescente violenza nelle scuole, e una valutazione del merito espressa, per le scuole medie e superiori, solo con voti numerici senza un minimo di descrizione dei percorsi individuali, mi inducono a riflettere sul voto e sulla sua funzione valutativa in chiave pedagogica e politica.
Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- . Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso. Con cura la nuora cominciò a curarle il volto.
Piccola vita, vita mia, devo a te la scoperta della mia inaspettata tenerezza; il piacere di arrendermi alla tirannia, la mia fiducia in un essere vivente che non doveva fingere di essere buono per farsi amare.
Non esistevano dispetti che la tua grazia non rendesse divertenti, né graffi che non fossero perdonati in cambio dell’irresistibile tremolio. della tua gola.
Piccola creatura d’amore e di mistero … di nascondigli segreti, di fantasmatiche apparizioni, di imperscrutabili sguardi e silenzi … di premeditate rappresaglie, di sommessi rimproveri, di contriti pentimenti …
Per arcane alchimie, ciò che negli umani è riprovevole, in te era solo incanto.
Dove hai nascosto la tua folta coda che ti tradiva sempre sbucando a tua insaputa da recessi impensabili?
Ti evocano ombre fugaci, soffici cuscini, indumenti raggomitolati sparsi qua e là , vibrazioni indefinibili, strani cigolii …
Ti vedo ancora danzare sul tappeto a far festa al mio ritorno offrendo tutto te stesso – dalla testa alla coda – al mio tocco amoroso.
Da ultimo, per pudore, ti rifugiavi in angoli remoti per nascondere il fiore malato della tua bocca e ti allontanavi senza un lamento in punta di polpastrelli, arreso, ormai, al tuo destino.
E mentre piangendo ti salutavo e ti spiegavo che non potevo fare di più, tu mi guardavi con tenerezza infinita e mi ringraziavi per l’ultima volta con tutto l’amore che potevi raccogliere dentro il mormorio impercettibile delle fusa.
Ora ti sei accoccolato sul mio cuore e stai lì e ancora mi fissi con i tuoi verdi occhi indagatori e mi incalzi per capire cosa mi passa per la mente.,
Rivivo ogni istante del tuo ultimo viaggio: la tua riluttanza verso i medici, ma poi la tua fiducia in me, il tuo commovente abbandono alla dolce fermezza delle mie mani, della mia voce.
Ti ho accompagnato fino alla fine raccogliendo il tuo ultimo respiro che conservo per sempre nel mio cuore..
La tua anima felina aleggia già oltre i confini dello spazio e del tempo tenera e corrucciata, permalosa e ruffiana, arrendevole e imperiosa, amorosa come un canto sommesso e segreto bisbigliato al mio orecchio solo per me, per noi.