5stelle

Roberto Fossi su Facebook
Considerazioni ed auspici sulla evoluzione politica in Italia

Io, salvo casi rari, non entro mai nelle questioni interne dei partiti, critico le loro scelte politiche certo, come deve essere possibile in democrazia, ma questa storia della querelle fra Conte e Grillo ha del comico appunto e mi solletica e tento di dire la mia.

Credo che il problema siano i 300 mila euro che l’Assemblea elettiva dei 5 stelle ha, nella sostanza, tolto “all’Elevato” e lui, dal suo punto di vista se l’è presa a morte.
Ma come ha pensato, io che ho ideato la più grande fake del secolo nuovo, vengo messo da parte così?
Purtroppo si, perché se il problema era politico avresti dovuto capire sig. Grillo, che il sig. Conte, nonostante l’istinto da girandola, sta facendo un tentativo di normalizzare un movimento che rischia di non essere più né carne né pesce e di finire con un appeal da 5-6%!
Ma si sa, il dollaro fa venire gli occhi a fessura e l’ex tutor qualche problemino costoso ce l’ha, viste le cause legali del figlio focoso, però maldestro. E allora ecco la controffensiva immediata: nuove votazioni della galassia ex grillina (possibili perché l’Assemblea è stata indetta con le vecchie regole che danno questa possibilità’ all’inventore) nella speranza che questa volta non si raggiunga il quorum e tutto torni ante…

Vi dirò amici cari, non sarei contento se alla fine il Cri Cri l’avesse vinta perché, nonostante che le politiche del movimento, specie quelle assistenziali, mi vadano di traverso come una spina di pesce in gola, credo che tatticamente, solo l’unione elettorale di tutto il mondo progressista e riformatore può avere delle chance per battere questa destra e salvare la democrazia, perché non è così scontato che la nostra Costituzione resti in vigore così com’è, conclusa l’epoca Mattarella…. chiaro?

Roberto Fossi 27-11-2024

Il Sacchetto

I racconti di un fiato di Gino Benvenuti

Quando, dopo aver camminato per tutta la mattina e parte del pomeriggio, Pasquale P. venne colto da un improvviso strizzone, pensò bene di entrare in un bar ed ordinare un caffè chiedendo nel contempo l’uso della toilette, ma al rifiuto del gestore perché guasta, fu costretto a ripetersi in altri bar con risultati analoghi mentre la situazione diventava più difficile per le note proprietà del caffè che aumentano la peristalsi intestinale, sennonché la vista di un ambulante, che gli offrì dei bellissimi limoni, parve illuminarlo invogliandolo all’acquisto d’una mezza dozzina di agrumi, che portò via opportunamente imbustati, e, senza attendere il resto, a causa di un rinnovato gorgoglio della pancia, sostò nei pressi di uno stabile dal portone sgangherato per raccogliere una busta di plastica prima di appoggiarsi al muro, di un andito tenebroso luogo ideale per poter dare finalmente sfogo ai suoi bisogni e, prima che qualche inquilino si accorgesse di simile attentato alla decenza, si pulì alla rinfusa lasciando gli agrumi sul pavimento per poi uscire gioiosamente nella strada con il sacchetto richiuso ed annodato che faceva oscillare con le corte braccia per cui un giovane ladruncolo, dopo averlo seguito per una ventina di metri prese la rincorsa e prima che egli se ne rendesse conto, glielo sfilò di mano cominciando a correre inseguito istintivamente per un breve tratto dal derubato a cui sfuggì involontariamente il grido “al ladro, al ladro”, raccolto immediatamente da una pattuglia della polizia in perlustrazione che inserì subito la sirena e, fatta una rapida inversione ad u, inseguì il giovane lestofante che, vistosi perso con la polizia alle calcagna, richiamò un collega con un prolungato fischio scambiando poi il sacchetto come al gioco delle bandierine ed obbligando la polizia ad un’altra inversione di marcia che bloccò il traffico creando un comprensibile disagio con l’unico effetto di rendere ancor più determinata la caccia dei poliziotti ridicolizzati da continui scambi, ma decisi a chiedere rinforzi per dare un esempio, in questo quartiere malfamato, di efficienza e di rispetto delle regole infrante da giovani ladruncoli che si trovarono a dover fronteggiare così tre auto della polizia che per poco non si urtarono nel loro carosello infernale mentre il sacchetto passava di mano in mano sotto gli occhi divertiti di una folla crescente tra cui l’originario proprietario il quale, issatosi su un ponteggio tubolare, seguiva con particolare apprensione la destinazione della sua merce recapitatagli per un puro gioco del destino quando l’ultimo possessore per liberarsene la lanciò in alto facendola impigliare nei tralicci ed obbligandolo ad acciuffarla prima che cadesse incautamente proprio dinanzi ad un poliziotto che lo arrestò e, nonostante le sue rimostranze, lo condusse in questura dove affermò di essere il legittimo proprietario del contenuto del sacchetto e come prova lo aprì sotto gli occhi esterrefatti del tenente di polizia intento a complimentarsi con le pattuglie per la brillante operazione nello stesso momento in cui, come da regolamento, l’ufficiale di servizio scriveva tappandosi il naso, una velocissima verbalizzazione nonostante battesse con un dito solo, terminata la quale affermò solennemente che mai come adesso la “proprietà privata non si tocca”.

Gino Benvenuti Aprile 1988

Il racconto è tratto dal volume

Border line : racconti / Gino Benvenuti ; prefazione di Roberto Mapelli. – Milano : Punto rosso, ©2019. – 292 p. ; 21 cm. – [ISBN] 978-88-8351-233-9.

DICIASSETTE MASERATI

da Facebook Luca Ribechini 16-11-24

Oggi, in pieno traffico di Firenze, mi esplode nelle orecchie l’urlo di una sirena.
Guardo nello specchietto e vedo piombare sulla fila dietro di me una pattuglia della Polizia Municipale.
Romba, flasha coi fari, impaziente.
Il tizio accanto all’autista agita la paletta come un forsennato, mentre l’altoparlante intima agli automobilisti di spostarsi di lato.
Il che è oggettivamente impossibile, visto che a destra e a sinistra ci sono auto parcheggiate.
Com’è, come non è, alla fine troviamo un pertugio e l’auto passa, sempre con la paletta indemoniata e, immagino, la bava alla bocca del solerte addetto comunale.
Ora arriva un’ambulanza, un camion dei pompieri, un plotone di mezzi salvifici della protezione civile, mi dico.
No.
Mi sfreccia accanto una Maserati Grecale, modello “Modena”, nera.
Poi un’altra e un’altra ancora.
Le conto, alla fine sono 17, intervallate da altre auto scure con scritto sopra “Task Force”.
Caspita, sono quelli del G7 del Turismo, realizzo.
Infatti, poco dopo ritrovo il corteo diligentemente parcheggiato in quel di Rifredi, presidiato da tutte le possibili forze di polizia, accanto alla stazioncina da cui i notabili sono appena partiti alla volta del gioiello medievale di Monteriggioni.
Controllo al volo: macchine così sfiorano i 100.000 €, cosicché prendo nota del fatto che in un minuto scarso, mi è passato accanto un milione e mezzo di €, su gomma.
Con sopra la Santanché, oltretutto, anche se la cosa non sarebbe cambiata di una virgola qualsiasi fosse stato il Ministro in carica (vedasi la sudditanza ai padroni del business turistico internazionale da parte dei sindaci toscani di centrosinistra).
Resto lì a guardare queste spudorate testimoniante di opulenza, questi Status Symbol ostentati inutilmente, senza un vero Stato (noi) da rappresentare davvero.
Guardo i palazzoni popolari di Rifredi, sullo sfondo di questo continuo schiaffo alle vite spesso precarie delle persone “normali”.
E penso che “Minister” in latino significa servitore e che forse sarebbe il caso di ricordarcelo meglio tutti.

Un commento

Sempre malfidati … non è che la scorta fosse necessaria per scongiurare qualsiasi tentativo di fuga?

Il Cappottino

I racconti di un fiato di Gino Benvenuti

Nessuno saprà mai il motivo per cui quella mattina, quando il termometro toccò la punta massima di -23°, Alì dopo aver ripiegato il suo sacco a pelo, adagiati i cartoni al muro umido dell’andito scuro che lo ospitò a lungo, a causa della perdita del lavoro, al primo impatto con la strada incrociando un’ alta e piacente signora bionda di carnagione chiara con una abbondante pelliccia, che portava a spasso il suo bassotto munito di un bellissimo cappottino di maglia di lana azzurra in grado di fasciarlo dalla testa alle zampe, ebbe una reazione violenta forse per l’espressione di disgusto di lei nei suoi confronti oppure per il sorriso della donna quando la bestia irriverente, gli orinò sulle scarpe lacerate o forse per l’invidia verso il cane così teneramente protetto, e nonostante le sue mani fossero rese paonazze ed insensibili dal freddo e dalla fame, alzò di peso la bestia, infilandogli la mano destra tra il cappottino e la schiena, e lo fece roteare tre o quattro volte per l’aria, nonostante il suo tentativo di mordere, mentre con l’altra mano spintonò la donna lanciandole contumelie incomprensibili per cui lei cominciò a strillare al fine di richiamare attenzione, senza ovviamente ottenerla, perché al di là delle tante parole sulla solidarietà, facile a dirsi ma non a praticarsi, nessuno osò intervenire, tranne il barista, infuriato creditore abituale dell’uomo, che colse al volo la possibilità di chiudere il conto chiamando immediatamente la polizia, mentre il cane, in quel momento di massimo furore, roteava come in una giostra e la signora piangendo aveva sciolto tutto il suo trucco prima di svenire sul marciapiede non si sa se per effettivo dolore causato al suo bassottino oppure per la sua immagine che lo specchio le aveva mostrato, per cui un milite constatò al proprio arrivo come il bassotto, privato del suo cappottino nel frattempo diventato un manicotto in grado riscaldare un essere umano, abbaiasse forsennatamente contro chi lo aveva scippato di un conforto contro il gelo terribile, mentre la sua padrona svenuta mostrando un paio di cosce divaricate, subito coperte dopo una sua tastatina impertinente, con gli occhi luccicanti dal desiderio, di fronte a questo spettacolo inconsueto fu impossibilitato a ricostruire tutta la dinamica della situazione e per tacitare il cane, che insisteva ad abbaiare alla fine pensò bene di dargli un calcio sulla schiena, ricevendo gli apprezzamenti di Alì soddisfatto che le sue mani fossero tornate di colore naturale, anche se fu costretto a spiegare al milite le motivazioni di questa indebita appropriazione, con un interrogatorio, durante il quale conobbe tutto il passato di disperazione e sofferenza di Alì, in quanto non aveva voluto sottostare alle angherie di un caporale, che aveva inteso sfruttarlo più degli altri perché extra comunitario, ed ignorò la signora, che nel frattempo soccorsa dall’ambulanza, venne fatta riprendere dallo staff medico salvo poi svenire immediatamente per aver visto come il suo cagnetto, privo del cappottino tremasse in continuazione senza più aver nemmeno la forza di abbaiare al cospetto divertito di Alì non preoccupato dall’intrusione del barista, subito liquidato dal poliziotto perché interessato sinceramente a ricostruire tutta la vicenda, giungendo alla conclusione che “lei signore Alì sta facendo vita da cani” a cui egli rispose, dopo essersi scusato per il furto del cappottino, con uno stentato “magari”.

Gino Benvenuti Febbraio 1991

Il racconto è tratto dal volume

Border line : racconti / Gino Benevenuti ; prefazione di Roberto Mapelli. – Milano : Punto rosso, ©2019. – 292 p. ; 21 cm. – [ISBN] 978-88-8351-233-9.

Cuore di nonna

da Facebook Cinzia Zanfini, libraia in Firenze (titolo attribuito)

GC* sciura milanese di razza padrona.
Io: – Buongiorno, come posso aiutarla? –
GC: – Mi potrebbe consigliare un libro per mio nipote? Ha 9 anni ma è molto più avanti dell’età che ha. –
Chiedo quali sono gli interessi del ragazzino e le faccio vedere alcuni libri che mi sembrano adatti.
La signora li consulta e la scelta cade su un bellissimo atlante degli Oceani, fascia di età 11-14 anni.
GC: – Questo libro è davvero adatto per mio nipote. Grazie per il consiglio –
Io mostro apprezzamento per la scelta della cliente.
La sciura prosegue: – Sa, mio nipote è un ragazzo così intelligente, molto intelligente, intelligentissimo. Adesso può consigliarmi un libro per il figlio della portinaia? Ha la stessa età di mio nipote ma non è intelligente. –
*GC = Gentile Cliente
#vitadalibraia
Avviso: per “Corna in libreria” dovete pazientare qualche giorno.

Ebrei e Israeliani

da Facebook una riflessione di Gianpasquale Santomassimo

La confusione continua tra “ebrei” e “israeliani” è stupida, come in un Maestro della banalità alla Gramellini, ma il più delle volte non è innocente, come in professioniste della lagna sull’antisemitismo come la Loewenthal.
Io trovo giusto che i cittadini israeliani avvertano tutto il disprezzo da cui sono circondati nel pianeta. Che vengano respinti dagli alberghi, ad esempio. C’è il rischio di discriminare, di annullare differenze tra fautori e oppositori del governo criminale di quel paese? Francamente è molto improbabile che questo sia eticamente rilevante, perché salvo rarissime eccezioni la dialettica politica israeliana prevede distinzioni anche molto vivaci su questioni di politica interna, ma vede fautori e oppositori uniti nella insensibilità rispetto alla sorte dei palestinesi e li vedrà concordi nell’approvazione della soluzione finale della questione.

LE ALI DELLA DEMOCRAZIA

di Anna Maria Guderi

Danzava un tempo la democrazia
come la Salomè con i suoi veli,
sfiorare osava gl’infiniti cieli
indicando all’umanità la via
della giustizia e della libertà:
era possibile un’altra verità.

Rendere più abitabile la terra;
vincere contro l’odio e la violenza,
eliminar l’enorme sofferenza
dei popoli oppressi dalla guerra:
restituire loro dignità
ed abolire fame e povertà

distribuendo meglio la ricchezza
per realizzare il ben delle persone
affinché di sé stesse sian padrone
e di questo sempre abbian certezza
sapendo che l’umana condizione
non prevede la discriminazione.

Ma col passar del tempo quella danza
per propiziare il bene e l’armonia
da un vento nero fu spazzata via
e s’interruppe il volo e la speranza:
caddero come i veli, gl’ideali
e la democrazia perse le ali.

Anna Maria Guideri 14-11-2024

Lo Zemin

Massimo Lensi da Facebook

Ieri sera, per cena, ho preparato una deliziosa zuppa della cucina tradizionale ligure, lo Zemin a base di bietole, ceci e funghi secchi. Da noi in Toscana è conosciuto come Zimino ed è considerato un piatto della cucina “povera”, con quello che può significare oggi una simile denominazione. Zemin deriva dall’arabo e vuol dire “cottura lenta in acqua” (per altri, invece, cibo grasso). Molte delle nostre ricette derivano dalla continua contaminazione tra diverse culture; centinaia di anni di contatti, guerre e scambi commerciali hanno fatto del Mediterraneo un bacino di confronto continuo tra differenti originalità. E anche nel diritto ci sono state parecchie contaminazioni. In fondo, siamo tutti figli di Sem e Iafet, la discendenza di Abramo.
Oggi arabo è sinonimo di islamico, senza dubbio con ottime ragioni. Il diritto dell’Islam, però, è anche molto interessante. Le fonti immutabili del diritto musulmano sono il Corano, la legge divina, la Sunna, la condotta tradizionale di Maometto, l’Iǵmā, l’accordo unanime dei sapienti, e il Qiyas, il ragionamento per analogia. Per i riti giuridici ortodossi o sunniti hanafita, malikita, shafita e hambalita, l’Iǵmā di riferimento è quella dell’Università del Cairo. Ci sono, poi, i riti eretici o sciiti, dominanti in Iran (Paese non arabo) e in Iraq. E, infine, i riti minori: wahhabita e agirita. I riti sono tanti e si differenziano in molti particolari, ma i principi del diritto seguiti sono comuni. Le interpretazioni della legge divina si modulano sul taqlid, il riconoscimento dell’autorità dei dottori delle generazioni passate. Insomma, il fiqh, la scienza del diritto musulmano, è una sorta di commistione tra Common law e Civil law con una forte predisposizione al principio dello Stare decisis.
Molti giuristi occidentali si sono chiesti quale fosse il livello di adesione spontanea delle popolazioni al millenario fiqh. Non c’è una risposta precisa, però si è portati a credere che l’Iǵmā, la dottrina giuridica per capirsi, sia la base sociale delle mutazioni di gradimento nei diversi ordinamenti dove il fiqh è applicato. In alcuni Paesi, come il Marocco, la dottrina è sensibile ai lenti cambiamenti sociali mentre in altri, come l’Afganistan, l’applicazione del Corano, e in particolare della Sunna, è molto rigida. Il velo islamico per le donne è un metro di valutazione utile a capire come l’interpretazione del diritto musulmano cambi da paese a paese. Altri studiosi hanno operato perfino una comparazione tra il diritto canonico della Chiesa Cattolica e il diritto musulmano riscontrando parecchie analogie nell’applicazione del metodo interpretativo.
Chiudendo questa disamina mattutina, è doveroso fare un riferimento alla dhimmitudine. Con questo termine s’intende l’attitudine, o l’avversione, di cristiani ed ebrei a sottomettersi al diritto musulmano.
Ecco, pensate: tutta ‘sta roba è partita con lo Zemin ligure! Beh, stasera per cena una bella spaghettata alla carrettiera non me la toglie proprio nessuno…
Augh!

MOTTI DA LEGARE 37

(aforismi trumpiani ed oltre)
di Anna Maria Guideri

1 – Hanno ammazzato Lincoln, hanno ammazzato Kennedy … ora c’è Trump … finché c’è Trump c’è speranza!
2 – All’indomani delle elezioni americane si riprende il solito Trump Trump.
3 – La gente vota il peggio perché E’ il peggio!
4 – Perché il male vince? Perché il male ha il coraggio di essere sé stesso fino in fondo; il bene, no.
5 – L’America è un esportatore non sano di democrazia.
6 – Perché ci si meraviglia della vittoria di Trump? Perché non ci si conosce!
7 – Il bene conosce bene i valori; il male conosce bene la gente.
8 – The Washington Post non si è schierato contro Trump: dalla STAMPA alla STAMPella!!
9 – La debolezza e la forza della democrazia risiedono nel fatto che può votare anche contro sé stessa.
10 – Perché ha vinto Trump? Harris ha promesso riforme, Trump, miracoli: i miracoli tirano di più.
11 – Divisioni nella sinistra: come odiano la sinistra i sinistri!
12 – La sinistra, cedendo al capitalismo, ha tradito se stessa … no, finalmente ha scoperto chi è!
13 – La squadra non è all’altezza della Meloni … Quale altezza?
14 – Salvini: Io almeno ci metto la faccia! Ma ti sei visto?
15 – Dal però al perciò. Mussolini ha sbagliato ad allearsi con Hitler, però ha fatto anche cose buone … No, si è alleato con Hitler, perciò non può aver fatto cose buone!
16 – Il comunismo è morto, il fascismo è morto (?) … ma anche la democrazia non sta troppo bene.
17 – Salvini: Se non dico la verità vi autorizzo a spernacchiarmi… Non c’è mica bisogno dell’autorizzazione!
18 – Meloni, per un ruolo di super partes, voleva fare eleggere un giudice della sua parte.
19 – Su Berlusconi è calato un silenzio trombale.
20 – Renzi sa quello che dice, ma sbaglia quel che fa, come l’arabo felice, dove gli conviene va.
21 – Meloni ha detto “infami” perché non conosce bene la lingua italiana … però conosce benequella fascista e mafiosa!
22 – Nordio fa la caccia alle streghe? No, alle toghe!
23 – Società moderna: tutto si può dire tranne che ci manchi il senso “cinico.”
24 – Sinistra al bivio: unire le varie anime o le varie animosità?
25 – Come Benito crea Giorgia conserva.
26 – I diritti civili non sono né di destra, né di sinistra … solo se la destra non li disconosce!
27 – La democrazia è un sistema imperfetto nato dalla necessità di rimediare agli orrori dei sistemi perfetti.
28 – L’estremista è un moderato che vede in pericolo i propri interessi.
29 – La società ideale è quella che valorizza le differenze e combatte le disuguaglianze.
30 – DESTRA: chi ha più bisogno di te viene dopo di te. SINISTRA: chi ha più bisogno di te viene prima di te. Facile, per la destra vincere!
31 – Salvini al processo: Potete arrestare me, ma non potete arrestare un popolo … a meno che non sia il popolo dei migranti!
32 – Putin: bandiera russa non è bandiera rossa.
33 – Netanyahu: l’ebreo errante.
34 – Il PD non ha partecipato alle nomine RAI: L’OTTIMO FUGGENTE.
35 – Opposizione: mi si nota di più se mi unisco o se mi divido?
36 – Meloni: Noi facciamo la Storia! No, la ri-fate!

Anna Maria Guideri 10-11-2024