Il tavolo della pace

Enrico Tendi.
In occasione della Manifestazione per la pace indetta dal Comune di Firenze il 13 marzo 2022

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Si doveva andare, e siamo andati. C’era la manifestazione per L’Ucraina a Santa Croce. Tutto il centro a piedi, da Santa Maria Novella tanta gente anche con bandiere, che sono sempre di più, al duomo, a palazzo vecchio, in piazza S. Firenze, e poi si disperdono tra Borgo de’ Greci, via della Vigna vecchia, via dell’Anguillara per arrivare tutti a S. Croce. Anche qui tanta gente, tante bandiere. Rimbombano parole in inglese. È difficile capire perché, prima di tutto, è inglese, e poi l’altoparlante rimbomba parecchio. Per fortuna inizia la traduzione, pressoché simultanea. È Zelinsky. Pronuncia parole forti: grazie per l’aiuto ma dovete fare di più, noi siamo Europa, combattiamo per la libertà e la vita, non ci arrenderemo mai, vinceremo. La piazza non risponde con un eccitato boato, ma applaude calorosamente. Direi doverosamente. Poi tanti sindaci, in rappresentanza di tantissime città d’Europa. Il tono e le parole sono più o meno omogenee. La libertà, i principi non trattabili, la brutalità dell’attacco, la sacralità della vita. Non vorrei dare un’impressione sbagliata: sono parole e sentimenti che sottoscrivo con tutto il cuore; le scene dell’esodo degli Ucraini sono toccanti, ed ho grande ammirazione per questo popolo. Una nazione tutto sommato piccola, con pochi milioni di abitanti, contro un gigante, sia per dimensioni che per potenza militare.

Appunto: un gigante. Il nostro David deve essere stato l’ultimo che ha vinto contro un gigante, molto più forte e potente di lui. E l’averlo come simbolo non ha salvato la repubblica da Giovanni de’ Medici, al seguito del più potente esercito spagnolo. Da ragazzo, ragazzino, ci parlavano di onore, e del sacrificio per la patria. “dulce et decorum est, pro patria mori “, scrive Orazio. Ma ora, da vecchio, diciamocelo, io ricordo con più piacere l’Omero dell’Odissea, che fa dire ad Achille, nell’Ade: “vorrei piuttosto essere l’ultimo dei servi, vivo, che regnare qui, sui morti”. Ed è lo stesso Achille che l’altro Omero, quello dell’Iliade, descrive tracotante e baldanzoso. Mussolini voleva qualche migliaio di morti, per sedere al tavolo della pace. Ne ebbe, fra militari e civili, oltre 400.000. E al tavolo della pace De Gasperi ci andò con il cappello in mano. Quanti ne servono adesso, ai Russi per “debellare superbos”, agli Ucraini per conservare l’onore?

Enrico Tendi, 13 marzo 2022

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6 pensieri riguardo “Il tavolo della pace”

  1. Lo sottoscrivo tutto, parola per parola, e non solo perché Enrico è un amico di sempre. Siamo solo spettatori di una tragedia, chissà se e quando finirà, orchestrata e sceneggiata da almeno tre pericolosi criminali, il russo, l’americano e lo stesso ucraino.
    Per chi tifare? Per nessuno!
    Credo anche poco nelle manifestazioni di piazza organizzate a sinistra o a destra magari per fini elettorali
    Certo che, anche da pacifista di sempre, se non potessi fare altro né scappare, anch’io dovrei cercarmi un’arma, qualunque.
    Per nessuno di quei tre dannati.
    Solo per difendere la mia casa e i miei cari

  2. …io non sono andata alla manifestazione, potrei accampare la sempre valida scusa “avevo i nipoti per due giorni…” in realtà, anche se fossi stata libera, non ci sarei andata perché mi sarei sentita a disagio (mi capita spesso negli ultimi anni); a disagio perché non sono d’accordo nell’invio delle armi all’Ucraina (le armi generano armi), a disagio perché non mi piace questa Europa che ha ritrovato coesione solo nel riarmo (e che riarmo, avete presente le prossime spese militari previste?), a disagio perché quando sento Letta parlare (per non dire di Guerini) mi chiedo che cosa ho io da spartire con certa gente… e mi sarei sentita soprattutto a disagio nello stare vicino ai tanti ucraini presenti in ascolto del loro Presidente che ogni giorno chiede armi e no fly zone, ci chiede di “fare di più”… che cosa “di più” quando in questi ultimi anni USA e NATO ha riempito l’Ucraina di armi e di istruttori militari, che cosa “di più”… che cosa “di più”???? Laura grazzini (a disagio, se non l’avete capito…)

    1. Ciao Laura,
      ti ricordo sempre con piacere: gli amici di mio marito Mario Vezzani sono anche i miei amici. Condivido la tua analisi ed il tuo disagio
      nei confronti di una politica occidentale ambigua e dissennata che ha provocato divisioni, sfruttamenti, stragi e tragedie di interi popoli, vendendo armi o sobillando guerre in nome di una falsa democrazia capitalistica che ha perso ormai ogni remora morale. Ma ,se avessi potuto, pur nel mio dissenso nei confronti di un invio di armi all’Ucraina per una inutile resistenza che può solo causare ulteriori morti e la distruzione dell’Ucraina, ci sarei andata, perchè apprezzo qualsiasi manifestazione che sia fatta per chiedere la pace.
      Un abbraccio,
      Marta

  3. Bellissima riflessione. Dopo tanti petti in fuori e cervello all’ammasso stile “armiamoci e partite!”, una sana boccata d’aria.
    타완 Firenze

  4. Vada pure, o sia andato, alla manifestazione per la guerra .
    A quelle per la Pace ci si va con quelli che ci sono andati sempre e non con quelli che sono stati protagonisti di altre guerre, gravi come questa. E poi si va a manifestare contro gli armamenti e le alleanze militari che sono la causa, sottaciuta e rimossa , anche di questo disastro.

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