Cardini e il Nodo Borromeo

Fascismo ieri ed oggi di Gian Luigi Betti

Franco Cardini è noto per il libero pensiero che non teme l’impopolarità. Le sue posizioni sulla guerra Ucraina, che mettevano in risalto le responsabilità Usa e Nato, non sono state apprezzate dalla maggioranza della classe politica italiana (ma condivise dall’opinione pubblica). Così come non sono stati apprezzati i suoi distinguo sulle ragioni, storiche ed attuali, dell’Islam nei cfr dell’Occidente cristiano e soprattutto le incongruenze della politica dei paesi occidentali nei riguardi dei paesi mediorientali.
Recentemente si è rapportato con il fenomeno dell’ascesa politica del partito della Meloni affrontando una serie di questioni cruciali, sul piano storico, politico e culturale. In sintesi i punti affrontati vertono tutti sulle questioni relative alla eredità fascista del suo partito nell’Italia contemporanea.
Il professore, pur manifestando un rispetto formale per il personaggio, non manca di bacchettare la Meloni per il fatto di essere a capo di un partito confuso, con uno staff inadeguato, costituito da militanti ed attivisti tra il rancoroso e il grottesco, di aver proseguito nell’azione trasformista che ha portato dal vecchio MSI all’attuale FdI (scialba copia della vecchia DC), di essere succube di un antifascismo che definisce confuso non essendo in grado di fare i conti con la tradizione storica del fascismo. E le raccomanda di rimettere la fiamma nel simbolo e di non dichiararsi antifascista.
Nel Cardini “politico” talvolta avverti il rigore dello studioso, altre volte l’astuta dialettica del retore, altre volte ancora l’abile faziosità del polemista. Mai le banali cialtronaggini della maggior parte dei politici e dei corifei della destra e del centro.
Considerato che non è facile dimostrare l’esistenza in Italia di un Nodo Borromeo costituito da Cultura- Intelligenza-Fascismo, Franco Cardini potrebbe rappresentare l’eccezione; vale la pena di approfondire l’argomento in un successivo momento.
Per il momento apprezziamo la bella testimonianza di Andrea Montagni, ripromettendoci di riprendere in discorso a breve.

Gian Luigi Betti 1 maggio 2023

Il fascista iscritto alla CGIL di Andrea Montagni

Leggevo alcuni commenti di compagni delusi per la comparsata del professor Franco Cardini, insigne medievalista e profondo conoscitore della cultura e del mondo arabo e islamico, in una qualche trasmissione televisiva nella quale aveva penosamente difeso con argomentazioni risibili, la Meloni e è il suo partito sulla querelle fascismo e antifascismo di lei e dei suoi sodali.
Cardini è persona gradevole nell’eloquio ed esponente di quel vasto ambiente intellettuale che si oppone alla omologazione bellicista del mondo dell’informazione e accademico italiano e non da oggi. Per questo, nella rottura degli argini ideologici che ha caratterizzaro gli ultimi 30 anni, molti hanno iniziato a considerarlo punto di riferimento sulle questioni internazionali.
Questo mi ha richiamato alla mente i miei inizi di dirgente sindacale nel Sindacato università della CGIL fiorentina di cui divenni nel 1988 Segretario Generale.
Il Sindacato università aveva allora nell’ateneo fiorentino poco meno di 300 iscritti tra personale tecnico-amministrativo e ricercatori. Organizzava anche una pattuglia di professori ordinari, quasi tutti socialisti di area lombardiana (i docenti comunisti erano iscritti all’USPUR, sindacato autonomo dei cattedratici). Come segretario feci una verifica degli iscritti e scoprii tra i nominativi dei docenti quello di Franco Cardini. Gli scrissi una lettera molto cortese nella quale gli segnalavo che per un qualche errore amministrativo risultava versare le quote sindacali alla CGIL.
Mi rispose cortesemente che non si trattava di un errore. Allora gli riscrissi invitandolo a revocare la delega, poiché le sue posizioni politiche (era dichiaratamente fascista) erano incompatibili con l’appartenza alla CGIL, dicendogli che in caso contario avrei provveduto ad espellerlo.
Le sue assistenti (tutte ricercatrici iscritte alla CGIL) vennero da me a perorare la sua causa. ma fui irremovibile. Lo Statuto della CGIL era (ed è) fin troppo chiaro.
Tuttavia, il mo gesto fu nell’insieme più subito che condiviso tra molti iscritti ricercatori e associati (con l’esclusione della piccola pattuglia di ordinari socialisti).
Il profesor Cardini mi scirsse una lettera molto dura – forse nell’archivio della CGIL Università seppellito chissà dove ci sarà ancora il carteggio- nella quale in sostanza mi diceva che per lui la CGIL era il sindacato di classe dei lavoratori e io uno prigioniero di schemi passati e superati dalla storia su fascisti e antifascisti, ma che per evitare uno scontro pubblico avrebbe provveduto a revocare la delega. Confermò così la sua intelligenza politica, la sua educazione, ma anche di essere un fascista.
Chi è deluso dalle sue dichiarazioni odierne gli manca di rispetto, ma soprattutto senza volerlo ha, verso i fascisti, la stessa attitudine di Violante….

Andrea Montagni, 30 aprile 2023 (da Facebook)

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