Totò usava dire che “la morte è una livella” perché essa non fa sconti a nessuno. Azzera tutto e mette tutti sullo stesso piano senza discriminazione di classe né di genere.
In realtà c’è anche un’altra contingenza che fa scomparire temporaneamente le differenze e cioè il “buio” per cui anche i “rospetti”, gli esseri deformi o addirittura antipatici possono provare una volta nella vita quello che alla luce non proverebbero mai.
Per questo Saverio quando venne a conoscenza che in un club munito di tutti comfort e distrazioni piacevoli, dalla palestra alla bisca, organizzava periodicamente dei momenti ludici a sfondo sessuale, proprio nella zona della piscina, pensò bene di frequentarlo anche se era costoso.
Venticinquenne, di bassa statura leggermente ingobbito e visibilmente repellente, con un naso enorme, dal perenne alito maleodorante e di scarsa comunicativa, era predestinato a non avere frequenti rapporti con l’altro sesso. Conscio della sua fisicità a venticinque anni aveva avuto un rapporto fugace con una ragazza e la volta seguente quando lei gli disse “mi dispiace ma non me la sento di andare avanti” a nulla valsero le sue rimostranze e si accontentò di una frettolosa masturbazione. Così gran parte del suo stipendio veniva utilizzato per andare con un gruppo di prostitute che gli facevano gran festa ogni volta che compariva con la sua auto in un viale alberato di cui conosceva ogni ramo. Quando seppe di questa annunciata opportunità lasciva, pensò bene di aderire alla festa.
Con il tagliando si presentò all’ingresso per poi dirigersi verso il camerino assegnatogli per mettersi gli slip ed indossare la maschera che il gruppo organizzatore donava ai partecipanti per inserire una “parvenza” di mistero alla festa.
-Avete cinque minuti per mettervela e per spogliarvi- comunicò un impiegato -ed appena spogliati per uscire premete il pulsante in basso a destra- precisò lo speaker.
Un successivo messaggio invitò tutti a prendere posto in piscina e Saverio appena vi entrò si mise subito con le spalle al muro però con la testa china evitando di fare gruppo per non essere identificato.
La luce si affievolì progressivamente ed in pochi minuti la piscina passò dalla penombra al buio assoluto. Nonostante l’esiguo intervallo tra queste due situazioni e che la maschera avesse reso difficile una precisa visione delle persone, dalla gestualità, dai movimenti del corpo ed il timbro della voce fu già possibile intuirne il sesso e la sua gradevolezza.
Saverio aveva fatto un velocissimo inventario ed infatti appena poco prima del tuffo ci fu, non casualmente, un assembramento intorno alle tre donne più avvenenti.
-Attenzione tra pochi secondi al suono della sirena buttatevi in acqua- fu l’ultima disposizione -non dovete parlare ma solo…lo sapete meglio di me. Buon divertimento- augurò il conduttore della festa dopo di che tutti entrarono, con grandi esclamazioni e grida di piacere, in acqua. Si udì immediatamente uno sciabordio generalizzato che diventò la colonna sonora di questa situazione. Ci fu un crescendo di libidine perché tra schiaffi, strappi allo slip, strilli, mugolii, palpeggiamenti, apprezzamenti e richieste oscene qualcosa indicò che non tutto scorreva come nelle intenzioni di Saverio.
Una persona dal dietro cominciò a palparlo dalle spalle al fondo schiena a cui seguì un tentativo di abbassargli il costume insieme ad una frase sussurrata caldamente da una voce cavernosa in un orecchio:
-Vieni qua piccioncino mio- .
Saverio trasalì ed istintivamente, serrando le gambe, afferrò, in una prima cieca ed affannosa reazione, un polso piuttosto grosso iniziando a sbraitare “io sono un uomo” a cui si sentì rispondere “pure io”. A quel punto egli si tuffò in avanti cominciando, senza il suo slip lacerato, a nuotare con vigore per sottrarsi ad un destino crudele.
Sentì sfiorarsi le caviglie da una mano e, facendo appello a tutte le sue forze, s’inabissò per raggiungere il fondo della piscina e proseguendo in apnea riuscì ad attraversarla. Con un estremo sforzo raggiunse la scaletta e corse a mettersi con le spalle appiccicate al muro, aspettando che la sirena preannunciasse la fine del divertimento.
Fu il primo ad entrare nel suo camerino per evitare che l’illuminazione del locale lo mostrasse completamente nudo.
Gino Benvenuti