l’autenticità del generale Vannacci
Il caso del libro xenomofobo – e non solo – del generale Vannacci ci riporta ancora una volta all’eterno ritorno dell’uguale e cioè, all’annoso problema del fascismo eterno, ormai non più strisciante, ma lampante al di là di ogni irragionevole dubbio dei pochi negazionisti rimasti. In questa occasione, dato l’uso primordiale del linguaggio che non fa del generale un natìo della nobil patria (ma della peggior specie), riemerge la querelle sul tema del politicamente corretto il quale si presta, a seconda dei casi, ad essere ulteriormente sviscerato e aggiornato. Intanto, vista la levata di scudi della destra in difesa del diritto alla libertà di espressione, occorre notare che la parola libertà esce molto più spesso dalla bocca di chi la offende che da quella di chi la difende. Vannacci, il cui nome suona (stranamente?) come un dispregiativo, ha usato un diritto costituzionale – la libertà di espressione – per calpestarlo. Ha usato uno strumento della democrazia contro la democrazia stessa e questo è intollerabile. Nadia Urbinati su Domani definisce militanti dell’autenticità coloro che rivendicano la libertà di espressione per offendere e discriminare. Essi mescolano, nel calderone del politicamente corretto, il lecito e l’illecito, il rispetto e l’offesa confondendo il tutto e rovesciando i termini della realtà nella quale il rispetto suona come ipocrisia e l’offesa come tributo alla verità. Scrive Nadia Urbinati: Il politicamente corretto è il galateo della nostra società e della dignità di ogni persona. Il politicamente corretto è anche politicamente democratico. L’autenticità tanto ostentata non è altro che falso coraggio al riparo di un contesto ampio di complicità più o meno apertamente riconoscibile. La complicità a cui accenna la Urbinati è ampia e ben radicata. In altri tempi sarebbe stato impensabile un evento letterario così fascistoide il cui autore fosse un servitore dello stato democratico che ha giurato sulla Costituzione! Un sondaggio effettuato in occasione dell’uscita di Un mondo al contrario rivela che più della metà degli italiani, variamente distribuiti per età e territorio, ha idee fortemente discriminatorie riguardo al genere, alla provenienza, all’etnia e all’orientamento sessuale delle persone. E’ il condensato del pensiero fascista che è stato inavvertitamente assorbito grazie al fatto, come sostiene Umberto Eco in Il fascismo eterno quasi trent’anni fa, che l’ideologia fascista è culturalmente inconsistente, non ha un vero impianto filosofico ed è costituita di stereotipi facilmente attrattivi per le grandi masse e adattabili a tutti o quasi i totalitarismi esistenti. La sua inconsistenza è alla base del suo trasformismo e della sua capacità di penetrazione e di adattamento e può presentarsi, di volta in volta sotto le mentite, innocue spoglie del buon senso della tradizione, della difesa della sacra triade Dio-patria-famiglia, dell’identità nazionale contro le minacce della sostituzione etnica ad opera dei migranti … Un elenco di rivendicazioni che suonano legittime e corrette nella forma, ma che nella sostanza risultano scorrette e inammissibili perché veicolano messaggi xenofobi, razzisti, sovranisti, maschilisti. Il discrimine fra il politicamente corretto e il politicamente scorretto sta nel merito, non nella forma. Un linguaggio è scorretto quando offende la dignità delle persone e non c’è autenticità che tenga. Ed è corretto, non solo quando è rispettoso dell’altrui dignità, ma anche quando la difende, se pur con estrema durezza, da chi e soprattutto se, ad offenderla sono coloro che detengono il potere. Valga per tutti, l’esempio di Roberto Saviano. E’ invece sempre scorretto quando è ipocrita. In tal caso si può parlare davvero di un linguaggio al contrario che vuole spacciare per autentico positivo ciò che è autentico negativo in quanto lesivo dei diritti umani e civili. Il libro di Vannacci che tanto ha contribuito a surriscaldare il clima di questa torrida estate, non è che il naturale approdo di una sistematica azione demolitoria della memoria storica contro i simboli più rappresentativi della nostra democrazia nata dalla resistenza: il 25 Aprile, il 1° Maggio, la festa della Repubblica … e di recente la sconfessione della sentenza sulla strage di Bologna da parte del politico di destra Marcello de Angelis governatore del Lazio. Per non parlare dello sdoganamento della violenza verbale sessista e dei comportamenti incivili nelle sedi istituzionali. Il fascismo deve la sua straordinaria permeabilità e fortuna, non solo alla sua debolezza culturale (vedi U. Eco), ma anche, secondo un’analisi più psicologica che politica e sociale, alla natura umana, facile preda dei vari imbonitori di turno. Nel profondo del suo essere la natura umana è fascista e, in mancanza di una solida formazione culturale democratica, si manifesta per quella che è. E’ naturalmente refrattaria al contagio del dubbio e del pensiero. L’autenticità tanto sbandierata da Vannacci e dai suoi numerosi sodali, è fascista. La democrazia è un’ardua conquista della cultura e della civiltà, perciò è una costruzione artificiale. Il fascismo invece è un autentico prodotto naturale, è nato spontaneamente senza bisogno di ricorrere alle diavolerie della fecondazione eterologa: il fascismo è un dono della natura … e del buon Dio!
Anna Maria, 29-08-2023