Insieme a Carosello bisogna parlare anche della cambiale, che è stata uno strumento importante, in quel periodo, per potere accedere ai beni di consumo senza avere nell’immediato una disponibilità di liquidità. I cosiddetti “pagherò” altro non erano che un credito offerto per acquistare ratealmente ciò che ci piaceva, impegnandoci ad onorarlo. “Pagherò” o “farfalle” furono lo strumento ideale per acquisire generi di consumo rateizzati ed i tempi in cui Rascel cantava nel varietà “è arrivato il ventisette/ prendo a rate una cambiale” diventarono un pallido ricordo.
Nel corso del tempo sono state soppiantate da altre modalità di finanziamento domestico, ma durante il boom economico passavano di mano in mano come i soldi.
Perché si potesse realizzare questo circolo virtuoso ci volevano delle condizioni particolari che oggi però non esistono: l’ ottimismo di un futuro confortevole e migliore del presente, una voglia di vivere e soprattutto un lavoro sicuro unito alla volontà di onorare il debito. Su questo aspetto non influiva solo il timore di essere elencato in una specie di “lista nera” che le camere di commercio compilavano e pubblicavano scrupolosamente per tutti gli esercenti, al fine di segnalare imbroglioni o inadempienti. Dove non arrivava questa segnalazione ci pensava, nel parlare minuto, il passaparola più letale degli elenchi, che segnalava con discrezione o meno, “attento al cabriolet (assegno scoperto)”, oppure strizzando l’ occhio al negoziante.
Essere additato silenziosamente dal pettegolezzo a volte complicava anche il semplice colloquiare, come se fosse scattato una sorta di anatema e di questo ne fui direttamente testimone quando una volta andai dal meccanico per una riparazione al mio scooter. Appena un cliente si allontanò ci fu subito uno scambio, tra i presenti, di occhiate e sorrisetti e venne bollato da un’ altra persona che mise in guardia il proprietario dell’ officina: Stai attento Bruno non gli fare credito poi te lo dico io perché .
Non disse la motivazione ma fu eloquente il riscontro dei presenti. Viceversa quando uno mostrava la propria moto od auto, acquistata un po’ di tempo prima, era motivo di orgoglio far sapere che aveva estinto il debito puntualmente.
In merito a quanto detto assistei ad un siparietto a dir poco esilarante, quando una mattina andai dal giornalaio. Un buontempone sempre scherzoso incontrò, davanti all’ esposizione sul banco dei giornali, un anziano condomino, come seppi dopo, e gli domandò:
–Che è vero che i’ tu’ figliolo l’ è nella lista nera?-
–Ma che mi dai i numeri?– rispose l’ ometto guardandolo di traverso.
–Eppure me l’ hanno detto– insisté il giovane ridacchiando mentre mi guardava.
–I’ mi’ figliolo un n’ è fascista- .
–Cosa c’ entra la politica? E dico che non paga le cambiali; hai capito? Per questo è nella lista nera– .
L’ anziano, che fece gesto di non sentire, lasciò perdere ma quando il giovane se ne andò, salutandolo gli disse:
–Giovane, meglio non pagare le cambiali che avere le corna– .
Io rimasi l’ ultimo ad essere servito dal giornalaio che una volta uscita la persona anziana, commentò sghignazzando:
–Il problema è che hanno ragione tutti e due– . Mia madre mostrava un’ avversione verso le cambiali celandosi sempre dietro la scusa che “pagare in contanti è più vantaggioso perché si acquista a meno” ma io quando anni dopo comprai la 500 perché ero a ruolo nello Stato, ne firmai un pacco prima di uscire dal concessionario e mi ripetei cinque anni dopo per l’ acquisto della A 112.
Gino Benvenuti, 2021