SAPERI E SOPORI

di Anna Maria Guideri


(saperi educanti, saperi alienanti)

Sabato 24 Gennaio ho potuto assistere ad un evento culturale di straordinario spessore indetto dall’AUSER – Pace, no guerra – una conferenza tenuta dall’Abate di San Miniato al Monte, Padre Bernardo Gianni. Il relatore ha affrontato il tema della violenza e della crisi valoriale della nostra società italiana e non solo, soffermandosi particolarmente sul dramma dell’assuefazione al degrado morale e civile; dell’anestesia delle coscienze – il sonno della ragione – che non permette agli individui, nemmeno a quelli in possesso di buoni strumenti culturali, di rendersi conto della gravità della crisi in cui stiamo precipitando. Una barbarie a cui stiamo assistendo impotenti perché indifferenti. Mentre l’esercizio della violenza si ripropone come nuova frontiera della politica, dominata dall’homo homini lupus, dai muscoli che subentrano alle cellule cerebrali pensanti, noi ce ne stiamo comodamente al riparo nelle nostre comfort-zone rassicurati dalla retorica della memoria… che non ci coinvolge più. Siamo ancora quelli del mito platoniano che scambiano le ombre della propria caverna per realtà.

Dormiamo e crediamo di essere svegli, ci affidiamo alle più grossolane manipolazioni del vero ad opera dei media : Siamo prigionieri inconsapevoli della dittatura dell’incerto presente; teniamo a battesimo i nostri frammenti. L’Europa è inadeguata a fronteggiare il proprio smarrimento, la disgregazione di una realtà magmatica che pure contiene potenzialità vitali che vale la pena di scoprire per potere rinascere, per custodire il giardino che ci è stato affidato; per non spargere più il sangue sacro degli innocenti. Occorre praticare l’arte della sottrazione per liberare spazi di accoglienza ed essere sovversivi contro la barbarie e duri contro se stessi, contro la nostra assuefazione all’inumano. Questa la sintesi – riduttiva – dell’ampia riflessione di Padre Bernardo. Un intervento, il suo, dal taglio politico forte arricchito dalla contaminazione poetica dei testi evocativi di Mariangela Gualtieri e di Mario Luzi a dimostrazione del potere sovversivo della parola come arma capace di scuotere le coscienze e di illuminarle. Purtroppo – e qui arrivo alla nota dolente della mia riflessione – a giudicare dai commenti di alcuni presenti, l’analisi impietosa del relatore riguardo all’anestesia della coscienza collettiva, sembra molto fondata. Con la pignoleria ed il distacco degni di un entomologo ci si avventura in sottili quanto sterili distinguo che sfiorano appena la sostanza del tema trattato. Si critica l’appello ai sentimenti a scapito di una carenza del pensiero razionale e dell’analisi storica, un eccesso di pessimismo, il linguaggio troppo alto ed elitario inefficace ai fini della comprensione e della partecipazione dei comuni mortali. Fortunatamente questi commenti hanno interessato solo una ristretta minoranza dei comuni mortali presenti, la maggior parte dei quali lo ha compreso e molto apprezzato. Fa pensare comunque il fatto che coloro che hanno dimostrato di averlo capito meno sono quelli che, a rigor di logica, per i titoli di studio in possesso, avrebbero dovuto capirlo di più. In pratica, coloro che lo hanno criticato sono la prova concreta che l’Abate Bernardo ha pienamente ragione riguardo al sonno delle coscienze: i primi a dormire erano proprio loro! E qui bisogna rispolverare un altro sottile distinguo, teoricamente acquisito, ma praticamente poco vissuto: la differenza fra erudizione e cultura. Molte persone erudite si credono colte e non lo sono. Se la conoscenza delle nozioni non si traduce in crescita umana, se non oltrepassa la cortina fumogena dell’ego che la separa dal “senso” che senso ha? Se il sapere non si fa vita che sapere è? Resta lettera morta, viene meno il contatto, la scintilla. Si riempiono secchi, ma non si accendono fuochi (Plutarco, Yeats). La mente, sotto l’effetto dell’intasamento da bulimia dei dati, non entra in contatto con la coscienza e il flusso si blocca, si ferma in superficie e non accede al profondo, all’umano. Non è gente cattiva, non è abbastanza umana per esserlo. Si rifugia nei propri “saperi” come in una fortezza assediata dagli alieni – gli idealisti – senza accorgersi che gli alieni sono loro. È gente che ha compiuto il salto di specie dall’umano all’extra-umano narcisistico e autoreferenziale. La cultura vera, che è coraggio e ricerca e che si fa beffe degli angusti confini e si avventura nel mare aperto della conoscenza, è vissuta come una minaccia alle proprie confort-zone. Ed allora ci si erge a primi della classe con il ditino alzato per impartire futili lezioncine e miseri seimeno con la supponenza di chi si fa grande della propria piccolezza. Le nozioni, esibite con compiacimento, sfilano bene incasellate, ma anonime, estranee al contesto e alla complessità del reale. È un sapere che guarda, ma non vede, che non si vede, che non sa di non sapere. È un sapere dormiente, niente lo sveglia, nemmeno il grido di dolore per la morte dell’umana coscienza.

Anna Maria Guideri 01-02-2025

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