(Parole uguali per idee disuguali)
A prima vista, anzi, a primo audience, si ha l’impressione che l’uso molto disinvolto e generico del linguaggio da parte delle varie forze politiche, non aiuti a comprendere di cosa veramente si parli, cioè, che cosa intendono i vari schieramenti quando discettano di democrazia, popolo, Stato, diritti, giustizia, libertà e quant’altro. Il qualunquismo del sono tutti uguali può dipendere anche dal ricorso frequente e sciatto a termini usati comunemente e indifferentemente per dire tutto e il suo contrario. Basta usare un lessico democratico per dirsi democratici? Tutti amano il popolo, la libertà, la giustizia, lo Stato … quindi tutti sono democratici … fino a prova contraria! Non sarà un gran problema se una volta si vota a sinistra e la volta dopo si vota a destra: nella casa della democrazia si può! Eppure, nonostante il lessico a reti unificate, il conflitto fra le parti si acuisce sempre più fino a diventare insanabile. Vediamo di capirci qualcosa. Parole uguali e idee disuguali? Pare proprio di sì. Le parole servono per capire o per confondere? Si usano in senso democratico o le si carica di un significato altro funzionale ai propri interessi di potere? Insomma, le parole che suonano bene, sono anche usate bene? Esprimono veramente la volontà di realizzare il bene del popolo rispettandone i diritti? Ad esempio il termine democrazia è un vasto campo semantico esposto a varie incursioni e saccheggi a seconda che la s’intenda in senso diretto o rappresentativo. Nonostante che la nostra democrazia sia, a tutti gli effetti, rappresentativa secondo il dettato costituzionale – divisione dei poteri, sovranità del Parlamento – il governo attuale di estrema destra mira a ridurre al minimo i rapporti con la stampa e con il Parlamento rivolgendosi direttamente al popolo attraverso i social. Questo contro il dettato costituzionale. Il governo, identificandosi totalmente nel popolo che ha eletto la propria coalizione e non nel Parlamento che rappresenta anche la minoranza, considera questo come un ostacolo da abbattere e non come un organo legittimato dal voto popolare a deliberare.
La parte che si oppone è vissuta come “illegittima” perché non avendo vinto non rappresenta il popolo. Il popolo è solo quello che ha vinto le elezioni, il loro popolo. Si scambia la parte per il tutto e ci si comporta come se si fosse investiti di pieni poteri. È la legge del potere, non il potere della legge. Ecco come la parola democrazia e il concetto di popolo possono essere democraticamente travisati e spacciati per il loro opposto. La destra usurpa il nome della democrazia per remarle contro e si avvale della vittoria elettorale per attribuire a tutto il popolo, anche a quello che non l’ha votata, le proprie intenzioni. Se non basta avere ragione per vincere , chi vince, secondo la destra populista, ha sempre ragione. E così, censurare, depotenziare la magistratura, manganellare chi protesta, deportare i migranti, contravvenire alle disposizioni della Commissione Internazionale Penale liberando un assassino, trafficante e stupratore di bambini … in nome del popolo, si può! Paradossalmente, una volta che il popolo si è democraticamente espresso … oplà … la democrazia svanisce ed appare la democratura.. Che fare, allora? Testardamente, pazientemente, frequentemente torniamo alla Costituzione. I principi in essa contenuti non si prestano facilmente ad essere rivisitati e stravolti. Il popolo, lo Stato, il potere, la patria, la famiglia, la libertà, il lavoro, la giustizia … dall’alto della nostra carta costituzionale ci parlano di democrazia in modo chiarissimo. E allora come è possibile spacciare per difesa del proprio Stato e della propria cultura, la discriminazione delle minoranze quando l’art. 3 le considera per dignità, pari alle maggioranze? La crescita numerica di soggetti ritenuti diversi per etnia, religione, orientamento sessuale, non indebolisce, anzi, rafforza il valore dell’uguaglianza. È la differenza che dà vita al principio di uguaglianza: più differenze ci sono, più l’uguaglianza è d’obbligo. Ce lo dice la Costituzione e, se l’ascoltiamo, la nostra coscienza.
Anna Maria Guideri 12-02-2025
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