Lapalisse
Monsieur Cambronne, lei che è sempre severo ma giusto nei suoi giudizi, può aiutarmi a dirimere alcuni dubbi che si affollano alla mia mente?
Il tema è di quelli che potremmo definire esistenziali, forse ontologici, e che riguardano tutti, il povero e il ricco, il sapiente e il deficiente, l’onesto e il malfattore, l’altruista e, come ama ripetere lei, la merda. Insomma la morte è la grande livellatrice sociale, è il paradiso comune/comunitario/comunista in cielo che ci redime dall’inferno in terra. Le pongo quindi alcuni semplici quesiti:
1. postulato A. Siamo tutti eguali di fronte alla morte livellatrice d’ogni differenza. La morte è il destino comune che assolve ogni comportamento che ognuno di noi ha avuto nella vita. La morte ci rende tutti eguali. Ma è proprio vero ciò? Non c’è differenza tra chi ha condotto una vita povera, magari anche onesta, nonostante tutto, e che ha sempre sofferto, che si è sacrificato per la famiglia, i figli e pure per la comunità dei suoi simili, e chi invece ha rubato, ingannato, gozzovigliato, beffato (e qui ci vorrebbe Dante per proseguire) il prossimo, sempre, comunque e a prescindere, pensando, come direbbero gli epigoni della sua scuola espressiva, Monsieur Cambronne, solo ai cazzi suoi? Basta la morte per redimere un delinquente? E soprattutto come la mettiamo con il fatto che lui in vita ha goduto e gli altri, anche grazie a lui, han patito? La livella che cosa ha livellato?
2. postulato B. Tradizionale. Per molte teosofie e religioni tutti facciamo parte di un disegno superiore basato sulla giustizia e sulla valutazione dei ns comportamenti in vita che condizioneranno la ns vita successiva. Che sia extraterrena come quella dei crstiani o dei mussulmani o nuovamente terrena (almeno in progress) come per la metempsicosi … Allora è sufficiente la semplice morte per cancellare i comportamenti ignobili in vita e far meritare all’empio la dignità di una reincarnazione di livello superiore? E se il comportamento del soggetto (anima) è stato semplicemente ignobile, meritevole pertanto di un reincarnazione ad un livello animistico inferiore, o semplicemente all’inferno dei cristiani o in quello arzigogolato degli islamici, perché mai in post mortem si dovrebbe fingere che niente sia successo e rendere tutti gli onori al malfattore e non ricacciarlo nel brago da cui è emerso?
Pertanto, caro e saggio Monsieur, che ne pensi del teatrino pubblico che è stato imbastito per esaltare le virtù di un personaggio che ha dimostrato nei fatti, e nella giurisprudenza di tutta la sua vita di non avere virtù alcuna per il prossimo ma solo un’ossessiva attenzione al proprio egotismo? Perché la cosa dovrebbe interessare la comunità tutta e non solo i suoi sodali in crimine? E’ sufficiente un bello spettacolo mediatico per assolvere un’anima e redimere una vita di mmmerda?. Alla faccia du C..zzo…. come direbbe il tuo amico partenopeo Masaniello. Dacci il tuo parere anche perché i sodali occupano (seppur indegnamente) le più rilevanti istituzioni pubbliche. Hanno il quasi monopolio della comunicazione me non quello della della verità. Confidiamo nella tua comprovata saggezza
Cambronne
Merde!!!
Mi scandalizzo, anche parecchio, ma sicuramente non mi meraviglio. L’unico merito di Berlusconi è di aver reso plateale ciò che prima era sotterraneo, cioè il trionfo della corruzione. Il fatto terrificante che questo è stato vissuto da gran parte degli italiani (la maggioranza? C’è davvero una maggioranza tra evasori grandi e piccoli? Se è così, siamo definitivamente perduti) come una catarsi, una legittimazione. Un ossimoro morale: siamo legittimati a violare la legge e la morale. L’unica cosa importante è il successo, ottenuto con qualsiasi mezzo.