ELLY HA FATTO BOOOM!

(Abbasso l’inno del partito sciolto!)

Dal 25 settembre in poi, sulle sventurate sorti del PD, si è abbattuta una tempesta perfetta di tiri micidiali incrociati provenienti con uguale intensità da tutte le direzioni politiche e mediatiche finalmente riunite per cantare l’inno del partito sciolto o da sciogliere. L’intento piuttosto palese – malgrado qualche leggero distinguo – era quello di constatare l’estinzione del PD in particolare e della sinistra in generale, per spartirsene le spoglie. Il PD, un partito privo di identità, di visione, di linea, di leadership, confuso, diviso, rissoso, compromesso con il potere, con i quartieri alti, distante da quelle classi sociali che un tempo costituivano il suo elettorato e che lo hanno abbandonato per veleggiare verso altri più ambiti lidi quali la Lega, il M5S, F.lli d’Italia … Il fatto che il PD , dalle peripezie renziane in poi sia precipitato nel girone infernale della perdita di se stesso, non cancella a parer mio, la cinica speculazione di una stampa che sembra avere tanto a cuore la democrazia e che invece non perde l’occasione di indebolirla bastonando ripetutamente e a senso unico l’unica forza politica che ha qualche possibilità di mantenerla in vita, se pur tra mille difficoltà e contraddizioni. Se il diritto alla critica è sacrosanto, lo è altrettanto il dovere dell’obiettività che appare assai scarso. Ma, come l’esperienza ci insegna, la vittoria lava più bianco e con l’elezione – temuta? Insperata? – di Elly Schlein alla guida del PD assistiamo a rocamboleschi riposizionamenti proprio da parte di coloro che, con supponente scetticismo e armati di molti contro e di pochi pro avevano liquidato la sua candidatura o come elitaria, ininfluente o destabilizzante, pericolosamente radicale, ma non sufficientemente radicata, movimentista, perdente …

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Virgilio a Dante

Dalla Serie: Missive impossibili di Sandra Vegni

Lettera di Publio Virgilio Marone (poeta latino)
a Dante Alighieri (poeta fiorenzino)

Limbo, 21 aprilante 1311

Devoto amico,

compagno di un tristo e speranzevole viaggio
che mai scordar potrai, io credo, voci lacrimevoli qui giunte mi dicono che tu ti apprestasti, e ancor continui, a vergar versi belli sì, assai, tali da sfidar secoli a venire.
Quelle voci raccontano di te intento alla scrittura del tormentato mondo degli afflitti anelanti ad esaudir la pena e risalir l’empireo, che il tristo vagabondar nei gironi dei peccator senza speme e perdono tu l’hai concluso già. E quanto ardito e bello!
Ma, amico mio sodale di versi eterni, giusto io ti scrivo giacché – per belle e intense sian le tue parole – qualcuno qui, di quelli nominati che fra i tanti negli Inferi incontrasti, mostrar mi pare che non le apprezzi.

‘Privatezza’ è la parola che risuona e scivola di girone in giron, di bocca in bocca. Tu la violasti, dicono, che nessuno, nel mondo dei viventi supporre forse potea, ma certezza non avea del lor destino.
Ugolino, fra questi, dicea che quanto avvenne nelle segrete stanze, segreto dovea restar e che poi tu non scrivesti, o Dante, che il fiero pasto – per quanto infame – meno infamante fu poiché il cibo lui trasse da carni morte. Attenuante, questa, che debole a me non par, se mi permetto.

Francesca, poi, non si dà pace: è ver, donna straziata e bella tu la descrivi, bella sì che pittori inverecondi nuda si permetton di rappresentar la sua figura. Che nuda, mai, alcun la vide! Tu non conosci, o Dante, gli usi del tempo tuo? Mai uomo vide il sen della sua sposa e quantomeno la rosea carne di cui si ciba fra le vesti impacciate! E le attenuanti? Pur lei si appella alla bruttezza che imposta le fu di Gianciotto … e se delitto d’onor non fosse stato? Se di politica si fosse trattato? Lei tal proposito insinua, poveretta, e minaccia di palesar la tua superficial contezza.

Bonifazio, a far che … te lo dico? Immaginar tu puoi quanto si lagni e il mite Celestin, al fianco suo si mette e predice che gran rifiuti ancor verranno senza che tanto clamor si alzi né – questo par certo – condanna infernale.
Ma è la citta Fiorenza che più, al mio sentir, mi ambascia. Per bocca di Ciacco, nome abitual di porco, tu l’hai nomata ‘piena d’invidia che già trabocca il sacco’. Non dell’invidia, se nel tuo pensier io fossi, mi cruccerei, ma dell’azion collettiva che presso i giudici potrebbe intentarti ella se – i politicanti tu li conosci – il tuo esilio non le sembrasse bastevole all’infamazion del suo nome.

Per ciò io ti chiedo, o Dante: sicuro sei che le tue parole mal non t’incoglieranno anco in futuro? Tanti son quelli che tu scontentasti. Diffamati, van dicendo, i tristanzuoli. Che le pene dell’Inferno, sia pur meritate, nessun resero men pronto a perdonar i vivi.

Pensaci, o caro mio poeta e amico: del tuo viaggio non sarà forse meglio tacer parola?
E agli improperi di generazion future di studiosi fanciulli? Ci pensi tu? A me vuoi unirti nelle incresciose offese?
Io ti avvisai, che mai vorrei, domani, tu mi rimproverassi per aver taciuto miti consigli.
Ciò che vorrai farai, io temo, conoscendo l’animo tuo.

Virgilio, poeta e guida

er boja de Roma

e c’è chi si lamenta del papa di ora

Er boja de Roma
In fatto di condanne in nome di Dio, lo Stato Pontificio non andava tanto per il sottile. Soprattutto tra il 1796 e il 1864, quando ebbe ai suoi ordini il boia più “produttivo” della categoria: Giovanni Battista Bugatti (1779-1869), detto Mastro Titta, che in 68 anni di onorata carriera totalizzò ben 516 esecuzioni tramite cappio, quartamento, mazza, ascia e ghigliottina, tutte registrate sul suo taccuino.
tratto da Focus Storia n. 172

Un Amico Ritrovato

Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Un uomo di robusta costituzione, precocemente incanutito si trascinava con difficoltà, nel tardo pomeriggio di una giornata piovosa, in una strada di periferia con un sacchetto in mano ed uno zaino pesante sulle spalle. Per tutto il giorno aveva cercato un luogo diverso in cui passare tranquillamente la notte a seguito di un’aggressione subita una settimana prima, nel pieno centro della città messa in atto da un gruppo di giovani teppisti armati di mazze e catene. Era rimasto circa un’ora dolorante sul selciato fino a che una macchina della polizia lo aveva scoperto e provveduto a farlo trasportare in ospedale per le cure del caso.
Una volta dimesso, con qualche centinaio di euro in tasca, frutto di una colletta tra il personale dell’ospedale ed una scorta di alimenti dono di un’associazione benefica, decise di cambiare luogo.

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Abbasso Ursula von der Leyen

da Facebook by Alessandro Orsini

A un anno dalla guerra, il grosso è fatto. La maggioranza assoluta degli italiani è contraria all’invio delle armi perché ha capito che l’intento del blocco occidentale è di trasformare l’Ucraina in una nuova Siria utilizzando un intero popolo come carne da macello per far avanzare la Nato ai confini con la Russia ed estendere il territorio degli Stati Uniti in Europa. Senza basi all’estero, gli Stati Uniti sarebbero un Paese isolato tra due oceani: loro punto di forza (è difficile sbarcare sul territorio americano) e di debolezza (è difficile per gli americani sbarcare sui territori altrui). Ora si tratta di lavorare per ricompattare il movimento pacifista in Italia e rendere sempre più evidente la totale illegittimità in cui operano le nostre istituzioni e la mancanza di consenso democratico su cui basano le loro politiche disumane in favore dello scoppio delle guerre nel mondo e del loro sostentamento dall’esterno. Abbasso Ursula von der Leyen, traditrice dei valori dell’Unione Europea. Nessuna Siria nel cuore d’Europa. Avanzi l’Italia, avanzi la pace.
Alessandro Orsini

La guerra che verrà

Bertold Brecht

La guerra che verrà

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.

Der Krieg, der kommen wird

Der Krieg, der kommen wird
Ist nicht der erste. Vor ihm
Waren andere Kriege.
Als der letzte vorüber war
Gab es Sieger und Besiegte.
Bei den Besiegten das niedere Volk
Hungerte. Bei den Siegern
Hungerte das niedere Volk auch.

In attesa del Gran Botto -2

Ucraina, 26/02/2023 di Corrado Cirio
Nota x anziani.

Ad un giovane l’argomento certamente non interessa. Ma a molti della mia generazione si, a giudicare dalle discussioni in cui vengo coinvolto ogni giorno.
La guerra in Ucraina è comparabile a quella in Vietnam? Se sostenevamo il popolo vietnamita contro gli americani invasori, perché ora abbiamo problemi a mandare armi agli Ucraini invasi dai Russi?
Ebbene, suggerisco di “pensare”.
1)la guerra Ucraina è in primo luogo una guerra di confine. La geografia non è solo segni su una carta: è popoli coinvolti, motivi di sicurezza essenziali, argomenti forti(e non vuote ideologie)per ambedue le parti, soprattutto il confine è un dato stabile nel tempo. Se, cacciati gli invasori, i Vietnamiti hanno ripreso il loro cammino nel mondo, non è mai così tra paesi confinanti, serve un grande accordo politico globale(vedi UE, pensando ai confini tra Francia e Germania) per sperare in una conclusione abbastanza stabile.
Le guerre imperiali/coloniali si svolgono a prescindere dai confini, e sono altra cosa .
2) La guerra in Ucraina è tecnicamente una guerra simmetrica. Le due parti hanno in campo eserciti che si confrontano esattamente con le stesse tipologie di armi e con le stesse modalità di combattimento .La narrazione mediatica dei ragazzi ucraini a Kiev che riempivano le bottiglie di benzina è persino imbarazzante, di fronte a un esercito (2021, fonte IISS) con 856 carri armati, 1184 VCF, 622 blindati, 547 blindati da ricognizione, (totale corazzati circa 3200) 1120 pezzi di artiglieria, 354 lanciarazzi. Aviazione e alleato “forte”.
Non proprio guerra di guerriglia e di resistenza, insomma.
3)Il governo vietnamita chiedeva ai popoli del mondo solidarietà, e noi davamo solidarietà al popolo vietnamita. Non ci pensavamo neppure a inviare armi, quel traffico è appannaggio degli stati, per interessi sempre pelosi.
La gente, i popoli, sa benissimo che è comunque un traffico di morte e non ha mai ragioni nobili.
Chi combatte certamente cerca ovunque armi, e per averle è disposto a tutto. In un mondo con pochi soggetti realmente autonomi, a decidere i flussi di armi sono i soggetti principali, le superpotenze.
3) Le superpotenze. La guerra in Ucraina è una guerra di confine, ma è soprattutto una guerra (quasi diretta) tra Usa e Russia. Dopo pochi giorni dall’invasione del 24 febbraio, Usa e Nato hanno definito ufficialmente termini e obbiettivi della guerra: non solo e non tanto respingere l’invasione, ma distruggere la potenza della Russia.
Per chi fa il paragone assurdo con il Vietnam, sarebbe come se gli alleati del Vietnam (URSS e Cina) avessero dato ai vietnamiti, in cambio degli aiuti, l’obiettivo di distruggere la potenza USA.
Mi scuso con chi legge per la totale inutilità di questo post fuori dal tempo. Ma sentir continuamente settantenni che presi da furore antirusso e da spirito atlantista sognano di tornare giovani partigiani di Ho Chi Zelinsky mi cuoce il fegato.

Corrado Cirio, 26/02/2023