Autore: La Redazione
MOTTI DA LEGARE 18
1 – Zelensky a Sanremo, Donzelli in Parlamento, Salvini ministro, La Russa presidente del Senato, Berlusconi ancora lì … RESTIAMO AMENI!
2 – Smemoria storica: se il passato è passato è perché lo si è fatto passare!
3 – Crisi della natalità: il logorio della vita materna.
4 –Dilemma tecnologico: meglio l’intelligenza artificiale o l’intelligenza mediocre?
5 – Destra meloniana: la patria contro lo stato.
6 – La bellezza ci salverà solo se si ripete. La storia ci salverà solo se non si ripete.
7 – Il ministro Sangiuliano: IL BRODO DELLA CULTURA.
8 – Gruppo misto in Parlamento: luogo di accoglienza per i senza fissa dimora.
9 – Equazione – consolazione: L’INTELLIGENZA CHE DUBITA : ALLA STUPIDITA’ CHE NON DUBITA = LA SINISTRA CHE DUBITA : ALLA DESTRA CHE NON DUBITA.
10 – Sinistra o destra? La sinistra è indecisa a tutto; la destra è decisa a tutto.
11 – PD: ha creduto di poter governare senza voti, ora deve conquistare i voti per governare.
12 – Sinistra e comunicazione. Non sempre la radicalità è indispensabile a qualificare l’identità della sinistra, ma lo è l’efficacia comunicativa che serve a dimostrarlo.
13 – I diversi sono rifiutati per due opposti motivi: se sono svantaggiati, per paura di poterli eguagliare; se sono privilegiati, per paura di non poterli eguagliare.
14 – La destra cattolica concepisce la carità, non la parità.
15 – Ministro Sangiuliano: Non siamo interessati all’egemonia culturale della destra … La bocca della verità!
16 – Dante di destra? Un giorno si potrà dire che Dante ha fatto anche delle cose cattive?
17 – Al ministro Sangiuliano: DI DANTE CIO’ CHE E’ BUON NON E’ DI DESTRA/E QUELLO CHE E’ DI DESTRA NON E’ BUONO./QUESTA E’ LA SUA LEZIONE CHE CI RESTA;/QUESTO PER NOI IL SUO PREZIOSO DONO.
18 – Crisi della ricerca: in Italia sono più i ricercati dei ricercatori.
19 – PD in Europa: QATARstrofe.
20 – Sinistra: marciare divisi per marcire … divisi!
21 – Nel nostro tempo senza morale in cui tutto il peggio è tollerato, la sola cosa che non è tollerata è la diversità degli ultimi.
Anna Maria Guideri, 02-02-2023
Biancaneve
da Facebook Serie: Missive impossibili di Sandra Vegni
Biancaneve (creatura delle favole) ai sette Nani (stessa favola)
Ai Sette Nani
E per essi al Nano Dotto
Bosco della Fantasia
Reame delle Favole, un giorno qualsiasi
Miei cari NaniCome state? Vi immagino, seduti sulle vostre seggioline, intorno al tavolo di tronchi di pino, mentre un fuocherello di minuscoli ceppi scoppietta nel camino e Dotto, occhiali sul naso, si appresta a leggervi questa mia.
Come vi conosco bene! Anche troppo, direi. So quello che vi aspettate. È la prima volta che scrivo da quando il Principe mi ha portato via sul suo cavallo bianco; son passati diversi mesi e certo qualcuno – vero, Brontolo? – si aspettava da parte mia ringraziamenti più celeri.
Ringraziamenti! E per cosa, di grazia? Per avermi trattato come una servetta qualsiasi, ogni giorno a lavare, stirare, spazzare, lucidare, cucinare e rigovernare? E per sette persone, mica bruscolini! Piccini, certo. Ma qualcuno si rende conto di quanto lavoro ci vuole per stirare quei pantaloncini, giacchini, camicini, calzini e mutandine? Non certo voi, che mi avete accolto in una casa gravida di ragnatele e sporcizia; il lavandino –ino- ingombro di casseruole incrostate da avanzi di cibo. Io, una principessa. Ridotta a servetta svelta, sorridente, accorta e paziente. Ma vi rendete conto di quale lurido inveterato maschilismo vi siete coperti?
Non fate quelle facce. Vi brucia la verità, non è vero?
Avessi potuto scappare! Ma di certo mi sarei persa di nuovo in quel maledetto bosco della fantasia… non potevo che aspettare una buona occasione. E finalmente l’ho avuta. La strega cattiva? Come siete sciocchi! Le streghe non esistono. Veniva talvolta una vecchietta a portare cestini di fragole e mirtilli. Scacciata, ahilei, dalla città per fama di guaritrice. Fosse stata un uomo avrebbe avuto file di clienti davanti alla porta e abiti sontuosi e forzieri pieni di monete. Invece… insomma, mi son confidata. Per me ha dovuto raggiungere fattorie lontane e rubare una mela, che la pozione per il lungo sonno dentro un mirtillo non ci stava. Questo le avevo chiesto: una pozione per un lungo sonno in modo da riposarmi e farvi capire, brutti stronzetti, quanto pesante fosse il mio lavoro.
Il principe non era previsto, è stato un bel colpo di fortuna, lo ammetto: è anche un bel giovane, capelli d’oro e abiti eleganti che mettono in mostra le sue forme gentili. È stato un gran bel risveglio. Anche vedere le vostre facce stupite non è stato male. Peccato non poterle vedere anche oggi.
Perché ho aspettato tanto a scrivere? Mi sono sposata, lo sapete. Mi aspettavo un vostro cenno, un regalino. In fondo lavorate in una miniera di diamanti, mica in una di carbone. Un regalo non vi sarebbe costato granché. Non dico una collana e neanche due pendenti con un solitario, ma almeno un anellino, un ciondolo, un pavé di schegge … insomma!
Che avarizia, che grettezza, dopo avermi sfruttato per lunghi mesi e ridotto le mie mani – le mani di una principessa! – a ruvide cortecce con le unghie rotte!
Fortuna che il principe ha visto le mie labbra rosate e non ha fatto caso alle mie mani!
E ora, senza la serva, come ve la passate? Guardatevi intorno, brutti nanacci maleodoranti e sporchi.
A mai più rivedervi
Sandra Vegni
Quando Benigni era una persona seria
Vuoi mettere Benigni con Zelenskij ?
Francesismi
Lettera di Penelope al marito Ulisse
da Facebook Serie: Missive impossibili di Sandra Vegni
Lettera di Penelope al marito Ulisse, appena tornato a casa
Itaca, alba del giorno seguente il ritorno di Ulisse
Ulisse, sposo mio
In questa aurora che appena disegna i contorni della stanza ti guardo dormire, stanco. Il corpo provato da anni di battaglie e di tempeste, di dolori e di addii.
Guardo le piccole e grandi ferite, segni di troppe battaglie; le ho accarezzate ad una ad una, stanotte, con tocco lieve della mano mentre tu, fiaccato dall’ultima pugna e, forse, anche dal mio corpo assetato d’amore, dormivi il giusto riposo.
Dormivi e russavi, Ulisse mio, la bocca aperta, un lieve filo di bava lucida all’angolo della bocca che scivolava lento sul cuscino.
E’ questo l’uomo che ho atteso per vent’anni? Girandomi nel letto, non osando immaginare neanche la carezza d’un altro e, addirittura, nemmeno muovendo la mia mano per un piacere solitario, affinché rimanesse intatto il ricordo delle tue mani e del tuo vigore e della forza dei bicipiti robusti e dei muscoli scattanti sotto la pelle lucida di sudore.
Io ti guardo e vedo un vecchio, Ulisse, vent’anni son tanti. Ho visto partire un guerriero, è tornato un viandante. Un viandante ancor pronto alla rissa, non lo nego: nel silenzio odo le ancelle che stanno lavando la mensa lordata dal sangue dei Proci.
Un ritorno col botto, questo è certo. E ho visto negli occhi di Telemaco una luce mai vista prima, povero figlio mio, cresciuto senza un padre.
Ma tu … che delusione, marito mio … valeva la pena aspettare tanti anni? Per ritrovarmi un vecchio stanco, fugace anche nell’amore?
Certo, neanche io son più un fiore, tu mi potresti dire, e certo non valgo le braccia di Calipso e della giovane Nausicaa. E allora, ci potevi restare, fra quelle braccia fresche e nobili! Ci hai messo dieci anni solo per tornare, mentre i tuoi compagni d’arme arrivarono ai loro regni in quattro e quattr’otto. Magari facendo anche loro un bel casino, ma tornarono! Zeus mi è testimone.
Tu invece sei rimasto ben sette anni, sette!, con la bella dea! E allora ci potevi restare … o forse è lei che ti ha lasciato andare, inservibile ormai come una scarpa vecchia?
Io ti ho aspettato, Ulisse, ma ora che sei tornato son io che ti lascio. Una vela mi aspetta giù al porto, pronta a salpare. I Proci non mi piacevano: tracotanti, smodati … ma il giovane pescatore della tonnara … muscoli guizzanti sui bicipiti lucidi di sudore, i suoi, ancora. E pronti ad accogliere la regina, che tale ai suoi occhi io sono, sebbene per poco ancora.
Addio, Ulisse, goditi il meritato riposo. Vent’anni son tanti.
Penelope, la tua ex moglie
Sandra Vegni, 31/01/2023
Risposta di Ulisse a Penelope
Dolce Penelope
Ho letto la tua tenera lettera. Devo confessare che stanotte non dormivo, ed ho fatto fatica a fingere di russare, per questo mi scivolava dalla bocca quel filo di bava. Ho imparato a dissimulare, non per nulla mi chiamano l’astuto Ulisse. Sai, io lo facevo per te, per tenermi in buona forma, per non poltrire, e così, pensando a te, stavo nelle braccia di Calipso, e poi Circe, (te n’eri dimenticata?) e Nausicaa. Dicevo: non voglio dimenticarmi di come si fa, la mia Penelope mi attende. Poi sono arrivato. Ti ho vista. Una vecchina tutta gobba a forza di stare sullo sgabello, china a fare e disfare quella benedetta tela. Anche i capelli…. hai voglia di metterci l’enné. Quando poi ti sei levata la camicia….Però mi sono fatto forza, ho pensato : mi ha aspettato tanto, ma chi gliel’ha fatto fare?. Si sente che non c’è passato nessuno per vent’anni. E’ andata così, non potevo fare di più. Stai attenta col pescatore della tonnara. Non glielo dire che son tornato, che non sei più la regina e non hai più una mezza dracma. Non vorrei che ti facesse male con i suoi muscoli guizzanti. Buona fortuna
Il tuo affezionato Ulisse
Enrico Tendi, 3/02/2023
“E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STALLE”
(a Dante con amore … )
Ci mancava solo di scoprire che Dante Alighieri è il fondatore della destra italiana per riscattare la nostra frustrata italianità e recuperare in pieno l’amor – e il furor – patrio! Per sostenere tale improvvida tesi, la destra ha scomodato il sommo poeta risvegliandolo dal suo sonno sepolcrale e plurisecolare per gettarlo nell’arena politica ad uso e consumo degli allocchi nostalgici dell’impero coloniale che non sanno più a che santo votarsi per sentirsi “grandi.” Se la destra, per accreditarsi culturalmente e politicamente, deve ricorrere addirittura al medioevo, periodo del quale il Poeta è stato altissima espressione, ma che comunque è definito oscurantista, ciò significa che nondispone di molte frecce al proprio arco. Con tutta la buona volontà, non si può chiedere a Dante, nonostante la sua inarrivabile grandezza, di essere un uomo del XXI secolo, né tantomeno di avere consigliato Giorgia Meloni di fondare F.lli d’Italia! Ciò sarebbe senz’altro motivo di vanto per il nostro Presidente del Consiglio, ma non certo per Dante che precipiterebbe rovinosamente dalle stelle alle stalle! E quindi uscimmo a riveder le stalle? Per carità, risparmiatecela! Come non gli si può chiedere di aver previsto la bomba atomica, lo sbarco sulla luna e l’era digitale, altrettanto non possiamo attribuirgli il merito di essere stato un antesignano del fascismo solo perché era costretto a fare i conti con quel che passava il convento dell’epoca: papato, impero e assetto economico e sociale. Si può forse rimproverare a Dante di non essere stato di sinistra, ammesso che, riferito a quel contesto, tale termine possa avere un senso? Non lo so, ma questa critica potrebbe avere un fondamento solo se Dante avesse potuto immaginare l’inferno dell’olocausto, ma questo era davvero troppo anche per lui! Tuttavia, a volerla proprio tirare per i capelli, qualche accostamento blasfemo a destra e a sinistra si può tentare di farlo con tutti i rischi di bocciatura che una simile operazione può comportare. Ad esempio, se da un lato la fiducia riposta nella figura dell’imperatore e l’attaccamento appassionato alla sua Firenze, possono farlo sospettare (ingiustamente) di tendenze destrorse, dall’altro, la sua ampia visione culturale, l’apprezzamento per gli altri popoli, le città e le lingue del mondo, il suo grandissimo desiderio di conoscenza così ben rappresentato dalla figura di Ulisse, ne farebbero, con tutte le riserve del caso, un esponente della visione cosmopolita della sinistra. Insomma, a voler raccogliere la maldestra provocazione del ministro Sangiuliano, anche la sinistra avrebbe qualche argomento non del tutto desueto per tirare Dante dalla propria parte. Insomma si potrebbe affermare – e questa è la mia opinione di persona di sinistra – che in Dante, ciò che va oltre il medioevo e anticipa l’evoluzione culturale e civile, non appartiene alla destra e ciò che invece rientra nella cultura del suo tempo potrebbe essere avvicinato al pensiero di destra, ma con scarse probabilità di riciclarsi, di rappresentare la modernità e il progresso: c’è qualcuno che è pronto a scommettere su un imperatore? Non oso pensarlo! Dante si sarà rivoltato nella tomba per essere stato chiamato a far da sponsor ad una destra culturalmente così male attrezzata … Però dobbiamo dirlo: a tutti i poeti manca un verso. Dante, già che c’era, poteva pensare anche ad un girone degli asini dove poter spedire dritto dritto il ministro Gennaro Sangiuliano. L’ignoranza non è un diritto, anzi! Per un ministro della cultura è una vera e grave colpa!
A DANTE: un omaggio in endecasillabi.
Quel che c’è in lui di buon non è di destra
e quello ch’è di destra non è buono:
questa è la lezione che ci resta;
questo per noi è il suo prezioso dono.
Anna Maria Guideri, 18-01-2023
Mavilla 19
FRANKENSTEIN – 2
(la destra e la plastica facciale)
Da quando la destra si è installata al potere, i vari osservatori – soi disant – moderati, o benpensanti, o possibilisti, o beneauguranti, o attendisti … vagheggiano di una destra liberal-democratica che bisogna lasciar lavorare , non ostacolare né giudicare a priori … come se Salvini, Meloni e La Russa – tanto per non far nomi – fossero nati con Gesù Bambino in questo Natale del 2022! Accarezzano l’ipotesi – non si sa dove fondata – di una destra che, per quanto post-fascista, sia in grado di guidare la nave Italia fra i marosi della crisi economica e sociale e sia garante delle istituzioni democratiche sia a livello nazionale che internazionale. Ma su cosa si fonda questa rosea previsione, questo auspicio che forse, nemmeno il candido Forrest Gamp, si sentirebbe di formulare? Su dati concreti? Lo escludo. Su un’ingenua speranza? Mi pare improbabile. Sull’inconfessato desiderio che un po’ di fascismo ci faccia bene e metta le cose a posto? Propenderei per quest’ultima ipotesi. La destra italiana è quella, solo quella. Hai voglia di girarci intorno e di addobbarla con le lucine natalizie! Sotto i cascami del patriottismo da ancien regime conserva intatti i caratteri ereditari che si tramandano inalterati di generazione in generazione. Non si è ancora prodotto quel salto di specie dal regime autoritario alla cultura democratica che giustifichi tante inutili attese. Perché dunque arrabattarsi tanto per scorgere, all’interno di questa destra così orgogliosamente nostalgica, sprazzi di democrazia che si fanno tanto desiderare? Si assiste con una certa commiserazione agli sforzi estenuanti ed infruttuosi di quanti desiderano conferire a questa destra – che più destra non si può – una parvenza di presentabilità democratica all’interno del consesso europeo e mondiale, ma il rischio è quello di dotarla di innesti del tutto incompatibili con la sua vera natura. Con il risultato di ottenere un effetto Frankenstein come accade in un intervento di chirurgia estetica mal riuscito che trasforma la bruttezza naturale in una mostruosità artificiale e pertanto, ingannevole. Un restyling che vorrebbe essere esteticamente passabile, ma che di fatto risulta democraticamente impossibile. E quanto più gli osservatori-chirurghi si accaniscono per farli sembrare belli, più i fascisti – tanto affezionati alla propria identità – si ostinano a rimanere brutti. A fronte di un evento antistorico – la vittoria di un partito post-fascista a cent’anni dalla marcia su Roma e a quasi ottanta dalla sconfitta dell’originale e della sua esclusione dall’arco costituzionale – si assiste oggi ad un evento antiestetico: il rifacimento di uno strano soggetto politico di governo con le gambe in avanti e la testa girata indietro. Per evitare che il nuovo Frankenstein ci confonda le idee, eccovi un breve, non esaustivo promemoria dei capisaldi identitari dell’ideologia fascista, tuttora presenti e orgogliosamente rivendicati dai suoi militanti: 1) la triade Dio-patria-famiglia; 2)l’intolleranza verso le minoranze di ogni tipo; 3) la discriminazione di genere (vedi i tentativi di attacco alla legge 194); 4) il nazionalismo; 5) Le disuguaglianze come principio cardine dell’assetto sociale; 6) il conservatorismo inteso come chiusura al dialogo interculturale; 7) il mito del capo … Questi sono alcuni punti di un soggetto politico fortemente ancorato al passato, ma tremendamente presente ed in grado di prefigurare un inquietante futuro. Un partito che non rinnega niente, ma che si è preso tutto. Che gli osservatori di professione osservino, ma soprattutto, riflettano.
QUANTO E’ BRUTTA LA MONNEZZA
CHE CI APPESTA TUTTAVIA …
CHI E’ FASCISTA VADA VIA:
DEL DOMAN VOGLIAM CERTEZZA!
Anna Maria Guideri 02-01-2023
Il papa il banchiere il poeta
“L’artrite è un dono di dio” (papa Ratzinger nella testimonianza di una fedele alla esposizione delle sue spoglie; sentita alla TV oggi 2 gennaio 2023)
Enrico Cuccia ad un mendicante che gli aveva teso la mano con la supplica: “ho fame” riferiscono che abbia risposto: “l’appetito è un segno di salute”.
Il mendicante era Alda Merini, poeta tra i maggiori del ‘900.
Qualcuno ci trova un’analogia? e qualche motivo di riflessione?
Gian Luigi Betti, 2 gennaio 2023