Da Facebook riportiamo
Enrico Lucchesi
Ecco un pensiero di mia figlia, infermiera di rianimazione a Careggi.
la libertà è quella cosa che spesso tiriamo per la giacca per portarla dalla nostra parte. Perché conta la libertà personale, quella di ognuno di noi e di cui ognuno di noi ha il suo personale concetto.
Giusto.
No. Affatto. La libertà è un concetto preciso. Definito. Poi ognuno le può dare le sfumature che preferisce, ma il concetto di fondo è uno soltanto: si è liberi entro il limite della libertà altrui. Che è sacra quanto la nostra.
Io per esempio vorrei essere libera dalla paura. Quella paura che ho incollata addosso da anni ormai, e che si chiama covid 19.
Vorrei essere libera – ora dopo tre dosi di vaccino, e con un tampone ogni 10 giorni – dalla paura di essere un pericolo per le persone che amo e che voglio proteggere da quello che io vedo ogni giorno mentre faccio il mio lavoro.
Voglio essere libera dalla fame d’aria che fa annaspare i miei pazienti. Da questo compito immane di dare fiato ad altri giorni a cui siamo chiamati da anni ormai, e che ci sta soffocando un po’ alla volta.
Vorrei essere libera di sedermi con la mia coscienza e il mio cuore a contare i danni di una valanga di morti che mi sono passati sotto le mani in un tempo brevissimo.
Con le facce di tutti quei pazienti le cui storie erano diventate parte della mia. Le cui mani hanno cercato le mie. I cui occhi hanno incrociato i miei dietro a visiera e mascherina.
Perché nessuno di noi sara più lo stesso quando tutto questo finirà.
Chiedete a chiunque. Ognuno di noi ha una storia da raccontare, dagli attacchi di panico sulla porta di reparto, agli svenimenti per il caldo dentro la tuta; dal pianto incoercibile di certi giorni, alla morte che ti senti sempre intorno.
E non liquidatemi dicendomi che ce lo siamo scelto. Certo abbiamo scelto di essere infermieri, ma abbiamo vissuto qualcosa di disumano. E ci stiamo di nuovo barricando dentro ai nostri reparti, liberando posti che domani saranno occupati da qualcuno con polmonite da sars-cov-19. Ci stringiamo ai nostri colleghi perché siamo stanchi.
Allora per Natale vorrei regalarmi e regalarci la libertà di non avere più paura. Di non sognare più la notte i nostri pazienti deceduti. Di dare pace alle emozioni sfinite, ai cuori che ci fanno male più delle gambe.
È qui che entra in gioco anche la vostra libertà.
Nessuno può essere obbligato a sottoporsi a un trattamento sanitario, lo dice la costituzione che quindi vi benedice liberi di non vaccinarvi.
Ma la vostra libera scelta di non vaccinarsi si scontra col limite del contagiarsi, di ammalarsi e di aver bisogno di cure e quindi con la libertà mia e di chissà quante altre persone di non avere più paura.
Oltre che con il diritto di mille altre persone di curarsi per altre patologie che non sono il covid, ma che abbiamo dovuto dimenticare perché nei nostri ospedali non ci sono posti letto per tutti, sale operatorie per tutti, medici per tutti e infermieri per tutti. E allora qualcuno rimane indietro…ma non lo sceglie.
Vaccinarsi invece può essere una scelta.
Pensateci.
E pensate anche a quanto è davvero libera la vostra scelta di non vaccinarvi? Libera da preconcetti, libera da falsità, libera da ignoranza (nel senso di ignorare, non in senso offensivo), libera dalla paura.
E pensateci…alla fine vogliamo tutti la stessa cosa: che questo incubo in cui siamo piombati finisca.
Ma non finirà se ognuno usa là propria libertà “a cane sciolto”.
Io sono stanca. Sono stanca soprattutto della paura, non del lavoro, non delle tute, non del sudore…della paura che si infila dentro di me ad ogni tampone che faccio.
E ve lo sto chiedendo per favore. Vaccinatevi e vaccinate i vostri figli.
È legittimo avere dubbi. È legittimo avere paura. Informatevi. Fatevi aiutare per trovare i canali giusti di informazione. Fate lo sforzo di fidarvi della scienza, fate lo sforzo di limitare un pochino la vostra libertà (se così la pensate) in nome della libertà di tutti.
Perche non si può solo recriminare. Bisogna fare là propria parte e ascoltare chi la pensa diversamente.
Io lo faccio quotidianamente di ascoltare i motivi di chi ha deciso di non vaccinarsi e spesso sono le ultime parole che sento uscire dalla bocca di quella persona prima che sia intubata.
Pensateci.
Ve lo chiedo per favore, sottovoce, senza polemiche, senza giudizio.
Ve lo chiedo in nome della libertà perché torni ad essere un patrimonio di tutti, e non solo di pochi a danno di molti.
Pensateci.
Vaccinatevi.
Per favore.
un bel messaggio di vita quotidiana di una donna che ogni giorno combatte per gli altri e per i tanti operatori sanitari che hanno dato la loro vita con straordinario altruismo e dedizione senza mai tirarsi indietro…..
Grazie Beatrice Pelini
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Enrico Lucchesi
Beatrice …. figlia di Valerio Pelini