Fra i vari motivi di dissenso all’interno del PD, uno dei più dirimenti riguarda il dibattito sull’autodeterminazione nell’affrontare il fine-vita da cui emerge una spaccatura netta fra laici e cattolici che riaffiora frequentemente mettendo a repentaglio la compagine del partito. Ho tratto motivo per riflettere ulteriormente su questo tema circa un mese fa, dalla pubblicazione sul quotidiano Domani di alcuni articoli a firma di Mario Giro, Giorgio Merlo e Gianfranco Pellegrino a seguito del caso Bigon, la senatrice del PD della regione veneta costretta a dimettersi per avere impedito l’approvazione della legge sul fine vita. Alcuni punti su cui riflettere , non nuovi, ma mai abbastanza chiariti, sono i seguenti:
1) si può parlare di diritto alla libertà di coscienza per chi non vuole riconoscere ad altri di decidere liberamente della propria vita e della propria morte? Esiste il diritto di negare i diritti altrui? Esiste la libertà di impedire la libertà degli altri quando questa non nuoce al bene comune?
2)Con quale diritto lo Stato interferisce sulla volontà del singolo cittadino per impedirgli di porre fine ad una sofferenza divenuta insopportabile? Con quale diritto ne sequestra il corpo sostituendosi al suo legittimo proprietario?.
3) In democrazia tutte le idee hanno diritto di cittadinanza (tranne l’apologia di reato), ma non tutte possono essere convertite in leggi come nel caso di negare al cittadino l’autodeterminazione riguardo alla propria vita.
4) – Nel momento in cui una questione che riguarda il singolo individuo diventa, in virtù della legge, un obbligo per tutti negando il diritto inalienabile di ognuno di decidere sulla propria vita, la democrazia cessa di esistere e subentra il regime autoritario.
5) A scanso di equivoci mi permetto un’ovvietà, non si sa mai… Se il rapporto con la propria vita è personale, non altrettanto dicasi del rapporto con il fisco che ci riguarda non come esseri umani, ma come cittadini facenti parte di una comunità che dobbiamo sostenere compatibilmente con i mezzi che abbiamo. Se esiste la libertà di vivere e di morire quando e come vogliamo, non esiste la libertà di evadere il fisco.
6) La vexata quaestio sull’autodeterminazione ci riporta all’eterno conflitto fra Stato e Chiesa mai del tutto risolto che riemerge periodicamente quando irrompono controversie che coinvolgono la sfera morale, etica, umana e civile. Questi aspetti si intrecciano in modo confuso e arbitrario e necessitano di essere ordinati e distinti secondo l’ambito al quale ognuno di essi appartiene.
7) La democrazia si afferma nel pluralismo, non nel caos, non nell’assemblaggio indifferenziato di categorie differenti e incompatibili fra loro. Come l’acqua e l’olio che sono due sostanze non mescolabili, così ciò che attiene alla sfera coscienziale e privata di ogni individuo non può mescolarsi alla sfera pubblica che è competenza dello Stato il quale non può arrogarsi il diritto di perpetuare la sofferenza di chi vuole smettere di soffrire.
8) Lo Stato può intromettersi solo dimettendosi, cioè ritirandosi e riconoscendo ad ognuno la libertà di decidere del proprio destino.
9) Se lo Stato sostituisce o affianca il Vaticano traducendo in legge gli insegnamenti della fede cattolica venendo meno alla sua laicità che gli impone di garantire i diritti di tutti indistintamente, anche di chi non è credente, cessa di essere democratico e diventa teocratico. Vogliamo fare la fine dell’Iran?
10) I cattolici non possono pretendere che lo Stato agisca per conto del papa: libera Chiesa in libero Stato!
11) E anche se la vita ce l’avesse data il Creatore, semmai è con lui che ce la dovremmo vedere, non con i suoi invadenti interpreti!
Anna Maria Guideri, 13 marzo 2024