BERLINGUER NON TI VOGLIO BENE

da Facebook un interessante dibattito sul film di Andrea Segre: Berlinguer – la grande ambizione

Luca Ribechini Berlinguer non ti voglio bene

Scandalo? Vilipendio? Bestemmia?
Calma, non sto mettendo in discussione la levatura morale del compianto Enrico, di fronte alla quale i politici attuali sembrano per lo più omiciattoli.
Ma un politico si valuta anche e soprattutto per quello che fa nell’interesse della collettività ed è per questo che non sono andato e non andrò a vedere “La grande ambizione”, nonostante la solita grande interpretazione di Elio Germano.
“Piccola ambizione”, avrebbe dovuto intitolarsi, il film, se, come si dice, il cuore del racconto è il tentativo appassionato di Berlinguer di realizzare il Compromesso Storico e promuovere una sostanziale adesione ai dettami della socialdemocrazia.
Sono i fatti a testimoniare il fallimento di quella che negli anni successivi sarebbe stata definita “Terza Via”: un sistema che si illudeva di poter attutire gli sconquassi sociali e ambientali inevitabili e intrinseci nel modello economico capitalista.
Senza capire, o facendo finta di non capire, che un sistema che si basa sulla crescita continua e quindi sullo sfruttamento illimitato delle risorse umane e naturali non potrà mai essere controllato dalla politica.
Se una “Terza Via” era ed è possibile, fra capitalismo di stato e capitalismo liberista, essa si fonda sulla capacità (anche intellettuale) di concepire un modello economico e sociale che metta al centro le persone e l’ambiente anziché il profitto, il consumismo, la produttività, la competizione eletta a sistema, anche fra gli stati.
E siccome questo è tuttora possibile, checché se ne dica, l’altro motivo per cui non andrò a vedere il film è che a quanto pare la gente spesso ne esce con la lacrimuccia, rimpiangendo i bei tempi che furono, con i politici onesti e le piazze piene.
Lasciamolo perdere, il passato.
A meno che non ci serva per imparare dagli errori e non ripeterli.

Paola Pacini

Credo che dovreste andare, è un film pulito, che non dà adito a nostalgie e non giudica. Cosa è stato lo sappiamo, purtroppo, non possiamo sapere come sarebbe andata (le prime bandiere rosse insieme a quelle della dc le abbiamo viste in piazza il 9 marzo del ’78), ma certo oggi sappiamo che questo paese era marcio fin da prima, dalla decisione assoluta di non fare i conti col passato fascista.
Nel film la lacrimuccia scappa alle immagini del funerale, perché la morte di berlinguer, 6 anni dopo moro, è stata comunque un grande dolore collettivo, anche per noi che eravamo stati dall’altra parte, contro quel compromesso.

Stefania Campatelli

Ho visto il film e per quanto mi riguarda dei politici dell’epoca rimpiango la qualità oratoria e l’impegno, Il compromesso una strada senza direzione e senza senso

Stefano Cosmai

Io riporterei il tutto al contesto storico in cui certe proposte vennero messe in campo. Consideriamo innanzitutto che gli USA non avrebbero mai accettato un governo comunista in Italia così come prima non lo accettarono in Grecia. La proposta del compromesso storico nacque dalla situazione del pericolo terrorista in cui si trovava il Paese, un terrorismo spesso guidato dai servizi segreti nostri e di altri paesi, e dalla consapevolezza che fosse indispensabile trovare nuove vie per riuscire almeno ad influenzare politicamente la vita del Paese. O era interesse dei lavoratori rinunciarci e inseguire un fantasioso “sol dell’avvenire”?
Alla morte di Berlinguer il compromesso storico era già tramontato e si cercavano nuove vie per rimanere influenti e importanti nella vita del Paese.
La presa di distanza dall’URSS e la “terza via” erano le armi che il PCI aveva in mano e che intelligentemente tentò di usare. Fosse vissuto più a lungo Berlinguer non ci sarebbe mai stata la Bolognina.
Purtroppo la politica non può essere fatta esclusivamente di ideali ma anche di strategia.

Luca Ribechini

Guarda Stefano, è proprio la strategia che è mancata e manca tuttora in gran parte.
Uscire dalla dittatura del Mercato non è solo un ideale, è l’unica misura sensata che può risultare efficace.
Certo, serve un’idea di società completamente diversa da quella mutuata dal modello consumistico occidentale.
E’ qui, al di là del contesto storico, che servono coraggio e lucidità.
Non certo solo afflati idealistici.

Stefano Cosmai

Ma non credo che il PCI volesse accettare tale dittatura. Aveva messe in campo strategie che per gradi dovevano portare a tale risultato. Non possiamo neanche immaginare che avremmo potuto superare la dittatura del mercato così da un giorno all’altro. Purtroppo siamo sempre stati un Paese a sovranità molto limitata e nel quale mai sarebbe stata accettata una guida comunista. So che può apparire non bello, io stesso avevo dei dubbi ma a distanza ormai di anni, dopo essere venuto a conoscenza di tante realtà all’epoca negate, capisco la ricerca di nuovi mezzi per essere influenti. Sono completamente d’accordo sulla necessità di cambiare totalmente il sistema attuale, ma non è una cosa che puoi fare con un colpo di bacchetta ma solo gradualmente. Il fatto è che con la morte del PCI sono morte anche tutti gli ideali e le lotte che esso, bene o male portava avanti.

Luca Ribechini

Stefano Cosmai Non è morto nulla di ciò che meritava di sopravvivere.

Stefano Belardi

Stefano Cosmai All’epoca della Bolognina, sia l’ipotesi del compromesso storico che il ” pericolo” del terrorismo di sinistra erano già dietro le spalle. Nello smantellamento di ciò che restava dell’ideale comunista, penso che abbia influito molto di più la Caduta del Muro, come estremo simbolo del dichiarato fallimento del comunismo di stampo sovietico. Forse con Berlinguer sarebbe stato diverso, quel che è certo è che i successori, e in prima fila Occhetto e D’Alema, chiusero per sempre ( almeno questa era la loro intenzione) la storia del Partito Comunista Italiano, aprendo la strada ai vari surrogati e alla versione deforme del socialismo craxiano. Ad oggi, purtroppo, non si riesce a ricomporre quel che resta di quella storia di Gramsci e di Togliatti, sia nel senso dell’unità a sinistra ( escluso naturalmente il PD democristiano) sia nel senso della sostanza programmatica.

Max Cybergodz

A parte che, per quanto mi riguarda, Berlnguer non è per niente compianto, per il resto sono sostanzialmente d’accordo

Robenza Surya

Tutto passa attraverso il tritacarne del consumismo (anche la cinematografia). E penso che stiamo perdendo il senso dell’etica. Solo su questo, secondo me, dovrebbe basarsi un buon governo. Ed è per questo che ho un buon ricordo di Berlinguer.

Susanna Cappellini

Il passato è invece molto importante, non fosse altro appunto che per non ripetere gli errori già fatti. Tutto va però contestualizzato, all’ epoca la posizione di Berlinguer era illuminata, era a capo di un Partito di grande peso e in un’eventuale alleanza popolare avrebbe potuto dettare le sue condizioni.
Ben altra storia la tragica nascita del PD, fusione a freddo che ha distrutto un grande patrimonio etico e politico, con conseguenze perniciose ancora oggi. E questo è il presente.

Lucia Malvisi

Ho notato, ripensando a quel periodo che c’era una specie di ingenuità. Come potevano noi cambiati con tutti contro? USA, URSS ecc. ?

Stefania Filippi

Alla fine sono andata a vedere il film: mi è piaciuto perché un bel documentario fatto bene,senza pendenze di nessun genere ma che ti ricorda il Vilma in cui siamo cresciuti e soprattutto ti ricorda la recente storia del nostro paese.

Stefania Filippi

Dove è vero a volte ti viene da pensare era meglio..ma con una più attenta riflessione ti rendi vo to lo spessore politico e culturale di quei personaggi tutti e dove capisci cosa abbiamo rischiato .

Stefania Filippi

Quindi lo xo soglio perché un bel e tranquillo documentario storico.

Un commento su “BERLINGUER NON TI VOGLIO BENE”

  1. Io sono andata vederlo ma, lo confesso, nella parte centrale mi sono addormentata. Risvegliata poco prima del rapimento di Moro, l’ho seguito fino in fondo sebbene esista un documentario sui funerali di Enrico Berlinguer che è davvero molto bello e che rappresenta la fotografia di un paese e di una ‘gente’ che non esiste più e che forse non è mai esistita se non nell’emozione collettiva.
    E allora? allora, niente. Il passato è passato, è andato come è andato, niente da fare se non conservarne un po’ di memoria. Il presente incalza insieme a una classe politica di incredibile pochezza. Peccato siano i nostri figli o nipoti. Qualcosa, di certo, abbiamo sbagliato anche noi.

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