DAL CASO AL CAOS

di Anna Maria Guideri


Il caso Bruno Vespa e la funzione egualitaria delle virgole

Tutto potevo immaginare tranne che mi sarei ritrovata a difendere Bruno Vespa dalle accuse di subdolo razzismo mossegli da un’ondata di proteste politicamente corrette che questa volta non ho condiviso. Il fatto è noto. A seguito dell’ennesima, becera dichiarazione di Vannacci fatta sulla pelle – nera – di due pallavolistedella squadra vincitrice dell’oro olimpico,Bruno Vespa ha diffuso un post che qui testualmente riporto: Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Egonu e a Maria Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente. Ne è nato un caso, anzi, un caos. Vespa, definendo nere le due atlete ha sollevato un tal vespaio da rischiare di essere considerato più razzista di Vannacci. Il furore iconoclasta di chi ambisce al politicamente perfetto può creare effetti boomerang con pericolosi scivoloni nel genere grottesco con buona pace delle rispettabili intenzioni di chi sposa con tanta foga la nobile causa dell’uso corretto del linguaggio che anch’io condivido, pur con i dovuti distinguo. Dico questo potendo rivendicare con orgoglio, una totale impermeabilità al fascino segreto di Bruno Vespa. Di fatto, cosa gli è stato contestato? Di avere definito nere le due atlete di colore e di aver parlato di integrazione vincente. Poiché non era ritenuto necessario alludere al colore della loro pelle, sarebbe stata, la sua, una sottolineatura di troppo atta a richiamare l’attenzione più sulla loro etnia che sulla loro prestazione sportiva. In quanto poi all’integrazione, Vespa, secondo i severi censori ipercorretti, avrebbe commesso un errore macroscopico visto che le due campionesse, essendo state sempre italiane a tutti gli effetti, non hanno dovuto fare niente per integrarsi. Osservo che l’accusa di gratuità nel definire nere le atlete vale per Vannacci, non per Vespa il quale, per rispondergli con efficacia non poteva fare altro che raccogliere la parola e rilanciargliela restaurata e riabilitata dall’uso corretto. Come ha fatto? Lo ha fatto con le virgole scrivendo: brave, nere, italiane. Non ha usato né una concessiva – brave, italiane anche se nere – né un’avversativa – nere, ma brave e italiane – . In tal caso lo scivolone discriminatorio sarebbe stato evidente. Ma Vespa non è uno sprovveduto e con le virgole ci sa fare. Con esse ha voluto evidenziare la pari dignità fra l’etnia, la bravura e l’italianità delle atlete spuntando le armi a quel cafone di Vannacci. Essere neri non è né un difetto né un pregio; è solo uno dei tanti modi di essere del reale. E’ giusto non fare di questo termine un uso inflazionato, ma è altrettanto giusto non avere paura di usarlo quando la difesa dei diritti umani e civili lo richiede. E a parer mio Vespa ha fatto questo: a tutto c’è un limite e a quanto pare Vannacci è troppo anche per lui! Avrebbe potuto fare di meglio scrivendo solo brave e italiane omettendo nere? Sarebbe stata senz’altro una risposta elegante e sottile, ma credo che sarebbe passata inosservata, visto lo standard medio di attenzione alle sottigliezze. L’italianità non è determinata dall’etnia e questo Vespa lo fa capire bene includendo nere tra brave e italianecome un dato di fatto perfettamente normale. Per quanto riguarda Vannacci, additare il colore della pelle di chicchessia, non è prova di coraggio nel dire la verità, come lui vuole far credere, ma di viltà, quella di spacciare per verità, il male oscuro del proprio fascismo endemico. In questo caso il re nudo non è chi è nero, ma chi lo indica discriminandolo, cioè, Vannacci. C’è in giro un iperrealismo puritano che sconfina nell’assurdo e nel proprio contrario. Fare di alcune parole dei tabù non aiuta a superare i pregiudizi, anzi. Essi restano come convitati di pietra, ingessati in artificiose limitazioni spesso contrarie al buon senso, che alimentano il bacino inconscio del politicamente scorretto. Le espressioni becere e fascistoidi si combattono affrontandole apertamente, non impedendo loro di esistere, Riguardo alla controversia sull’integrazione occorre distinguere il dato legale – la cittadinanza – dal dato culturale – la percezione che la società italiana ha delle persone di colore e non solo. Il razzismo esiste a prescindere dal certificato di cittadinanza e Vespa ha giustamente parlato di integrazione vincente. Forse verrà un giorno – ce lo auguriamo – in cui il colore della pelle delle persone sarà diventato un fatto irrilevante o, meglio ancora, normale, ma finché ci saranno individui come Vannacci che ne fanno uno strumento da usare per la propria fortuna politica, bisognerà reagire usando bene le virgole per dare chiarezza al proprio pensiero per far sì che parole come brave, nere, italiane possano convivere in modo pacifico, anzi, paritario!

Anna Maria Guideri 18-08-2024

QUALE PATRIA?

di Anna Maria Guideri

Valditara: io, patrie e famigli …

Il ministro della Pubblica istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, se n’è uscito con un’altra delle sue per dare l’ennesima botta di vita al sistema scolastico che scarseggia, a parer suo, di spirito patriottico: botta, appunto. Ci voleva proprio il rilancio dell’amor patrio messo a dura prova dalla contaminazione di virus multietnici di ogni specie e provenienza! Ma cos’è la patria in un paese democratico? Senza questo chiarimento si rischia di ritrovarsi in mezzo ad un vaniloquio dove ognuno va per conto suo anche se la Costituzione ci offre validi motivi per andare dalla stessa parte. E il nostro zelante ministro dovrebbe conoscerla e condividerla meglio di tutti noi, visto che l’ha firmata … ma tant’è … Piccolo dubbio: Non può essere che un’attenzione così particolare a questo tema sia il frutto di un “apprezzabile” quanto infondato scrupolo per colmare un vuoto terminologico, visto che tale parola – patria – nella carta costituzionale è menzionata solo una volta – art. 52 – anche se vi è ampiamente rappresentata dai suoi contenuti? L’uso così parsimonioso che i padri costituenti hanno voluto fare di questa parola è dovuto più al grande amore per la democrazia che ad uno scarso amore per la patria; democrazia che hanno voluto tutelare bilanciando l’uso eccessivo e distorto che della parola patria è stato fatto durante il ventennio fascista…, ma sembra – ahimè – che gli sforzi non siano bastati. Il ministro avrà forse pensato: sì, vanno bene la democrazia, la Repubblica, i diritti, i doveri, la dignità … ma la patria? Che fine ha fatto la patria?Bisogna provvedere a rimetterla al suo posto! Patria … la parola non possiede intrinsecamente valori assoluti. Essa li trae dal suo sistema politico di riferimento; un conto è la patria delle democrazie e un conto è la patria dei regimi totalitari. Sono due concetti incompatibili fra loro che, come l’olio e l’acqua non si possono mescolare.

Qualche richiesta di chiarimento.

Quale patria intende Valditara? Vuole ripristinare la patria del tempo perduto o forse vuole specificare meglio – qualora ce ne sia bisogno – la patria del tempo democratico? In concreto: in nome di quale idea di patria si attacca la sentenza definitiva sulla strage di Bologna riscrivendo arbitrariamente la storia e gettando fango – senza nessun motivo plausibile – sulla magistratura, minando lo stato sia come entità legale che come entità ideale di valori condivisi definibile come patria?

In nome di quale idea di patria si nega la cittadinanza a persone che vivono da lungo tempo nel nostro paese e adempiono ai loro doveri senza vedere riconosciuti i propri diritti?

E la squadra multietnica femminile di Volley che ha vinto l’oro per l’Italia, l’ha vinto per la patria o contro la patria visto che i caratteri somatici di alcune atlete non corrispondono, a detta dell’antropologo improvvisato Vannacci, al patrimonio genetico della nostra italianità?

In nome di quale idea di patria si attacca la libertà degli organi d’informazione – tanto da creare un allarme democratico in Europa – contravvenendo pesantemente al dettato dell’art. 3 della nostra costituzione?

Di quale patria parla il ministro, di quella degli onesti cittadini che, in osservanza all’art. 4 della costituzione contribuiscono alla crescita del paese pagando le tasse, o di quella che, fra condoni, scarsi controlli, scarsa stima del contributo fiscale ( pizzo di stato) e cancellazione dell’abuso d’ufficio, favorisce i soliti furbi?

E ancora, qual è la patria cara al ministro, quella che premia il merito dei primi della classe e boccia gli asini prescindendo dalle possibili condizioni di vantaggio dei primi e/o di svantaggio dei secondi ignorando l’art.3 che parla di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità …? E non si è chiesto che forse, se fin qui avesse contato il merito come lo intende lui, sia lui che altri ministri del suo governo non si troverebbero dove si trovano?

E poi, la patria è qualcosa che appartiene solo a chi ha vinto le elezioni, oppure è qualcos’altro che appartiene a tutti i cittadini, vincitori e vinti? Insomma, la patria è mia e me la gestisco io o è di tutti e la gestiamo facendo ognuno la nostra parte?

Vorrei inoltre sapere se Il nome del partito Fratelli d’Italia si rifà solo al nostro inno nazionale oppure strizza l’occhio alla benemerita fratellanza-confraternita della P2 di Licio Gelli.Gli affiliati non sono anche fratelli?

E infine, mi si perdoni la provocazione, la patria per lei, è la repubblica nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo o è ancora, idealmente, la repubblica di Salò che vorrebbe tornare al fascismo per liberarsi dalla lotta di liberazione?

Dopo aver visto l’inchiesta di Fanpage ci si può aspettare di tutto!

Anna Maria Guideri, 13-08-2024

MOTTI DA LEGARE 35

di Anna Maria Guideri,

1-La classe degli asini : Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura alla Camera
sulla strage di Bologna del 02 agosto 1980 ha de-ragliato alla grande.
2 – Destra neofascista: conservatrice di pregiudizi; demolitrice dei valori democratici;
fomentatrice di odio e violenza, falsificatrice della storia …
3- Destra: dichiarazioni eversive contro la sentenza sulla strage di Bologna: creare ad hoc il
disordine per poi accreditarsi come gli unici che sanno ripristinare l’ordine.
4- Ma io non c’ero! Avere avuto 3 anni al tempo della strage di Bologna può costituire per
Meloni un alibi per non averla progettata, ma non per non averne, a distanza, contestata la
matrice.
5- I vantaggi dell’autoritarismo. Un governo forte può assicurare al popolo tutto ciò che si
merita!
6- La premier vorrebbe che la stampa scrivesse sotto dittatura.
7- Com’è possibile che dalla democrazia nata dalla Resistenza sia nato il neofascismo?
Semplice: la democrazia è mortale, il fascismo, come diceva Umberto Eco, è eterno.
8- I pregiudizi sono un goffo tentativo di dare un ordine – artificiale – a quel fantasmagorico
disordine naturale che è la vita.
9- Perché usare l’ironia per commentare la politica? Per renderla sopportabile … ma non
troppo!
10- Solo la bellezza ci salverà… se si salverà!
11- Paure e pregiudizi. Quando eravamo bambini ci spaventavano con l’uomo nero; poi
abbiamo scoperto che l’uomo nero è l’uomo bianco.
12- Trump parla all’America spaventata … e spaventosa!
13- Perché far pagare le tasse se i servizi non funzionano? Forse non funzionano proprio perché
non si pagano le tasse!
14- Qualunquismo: mutazioni generiche.
15 – Per risolvere i problemi di La Russa non c’è che la ruspa! Ma è un metodo fascista … Chi
di ruspa ferisce …
16 – Cos’hanno in comune i poveri e i ricchi? Entrambi sono incontentabili!
17 – Destre: Destra sociale, destra golpista, missina, sovranista … confluiscono tutte in FdI …
Tutte per una, una per tutte!
18 – Il fascino segreto della legalità. Kamala Harris dovrà sfidare Trump per rendere
attrattiva la legalità più di quanto lui riuscirà a rendere attrattiva l’illegalità.
19 – Renzi sta andando a sinistra? Allora è ridotto proprio male!
20 – Se la democrazia non è in grado di educare alla democrazia, è destinata ad estinguersi e a
mutarsi nel proprio opposto.
21 – Morto un papa se ne fa un altro … anche morto un duce!
22 – Meloni isolata in Europa: nata per opporsi, non per proporsi.
23 – Aeroporto intitolato a Berlusconi: chi MALPENSA MAL FA!
24 – Retorica populista: la banalità altisonante.
25 – Il razzismo è lì, scritto nero su bianco … No, bianco su nero!
26 – Meloni sull’inchiesta di Fanpage: Infiltrarsi nei partiti è roba da regime! Infatti Mussolini,
non si infiltrava … lui i partiti li asfaltava!

27 – Sangiuliano, Lollobrigida … Chi non riesce a farsi apprezzare come persona seria, finisce
per far ridere.
28 – Riforma giudiziaria: si dice garantismo e si legge impunità.
29 – Berlusconi era di una banalità potente.
30 – F. Specchia: La Russa bisogna capirlo, ha sofferto la discriminazione, ha ingoiato tanta
rabbia, è normale che ogni tanto ecceda … Sì, bisogna capirlo che è anche Presidente del
Senato!
31 – Si dice che la Meloni abbia un certo fascino … FASCI? NO!

Anna Maria Guideri, 08/08/2024

Lo scontro di civiltà

pensierini oziosi d’un ozioso

Lasciamo perdere tutto il dibattito storico filosofico ideologico che ha accompagnato questa interpretazione delle organizzazioni sociopolitiche dell’umanità e veniamo al dunque. E tralasciamo pure il fattore religione di conquista, che è un caso a parte. 

In questo momento chi afferma che siamo ad uno scontro di Civiltà sono solo gli Stati Uniti d’America, qualunque sia il partito e l’attore alla presidenza del neo impero americano. Quelli che si accodano come gli Europei lo fanno perché è il loro dovere di sudditi del neo impero a stelle strisce. Gli Stati Uniti sono la potenza più ricca e potente del mondo. Anche se viene tallonata stretto dal resto del mondo conserva ancora il primato che detiene almeno da 80 anni.

Se si guarda bene non si capisce come un paese che ha un tasso di povertà relativo appena più alto dei paesi “arretrati” e più basso di tutti i paesi “sviluppati” (i cosiddetti paesi nordici quelli dell’Europa occidentale) e di molti paesi emergenti, un paese dove la sanità e l’istruzione sono un lusso di classe, un paese che spende per un esercito che occupa tutte le aree del globo, che considera il welfare una bestemmia contro dio e contro la natura del fannulloni e delinquenti -predestinati- … insomma come è possibile che un paese simile possa arrogarsi il titolo di Prima Civiltà dell’Occidente?.  Si capisce che la ristretta élites del bengodi se ne freghi se la maggioranza piange, ma possibile che la massa non se ne accorga? Le élites fanno le élites, ma il popolo non fa il popolo. Le parole d’ordine che sento sono First America, Maga (Make Great America Again) variamente declinate: ma formulato in contesti che richiamano l’espressione Amerika Uber Alles per cui il popolo eletto  (si fa per dire) ha il diritto dovere di portare la pace ed il benessere nel mondo contro tutti, che siano i comunisti dell’Unione Sovietica o i comunisti putiniani (sempre subdoli) o quelli cinesi o anche i sussiegosi ed infidi criptosocialisti europei che se non c’erano loro americani sarebbero ancora mezzi sotto baffino e mezzi sotto baffone, ma poi anche ‘sti sudamericani sempre pronti a zapatare …

Non ho mai considerato le elezioni americane come espressione di “democrazia” … quando corrono certe cifre e quando certe industrie come quella delle armi riescono tranquillamente ad imporre la sacralità dell’arma da fuoco come diritto inalienabile dell’individuo … c’è da dubitare della sobrietà di quella minoranza del demos che va a votare. Ho quindi pensato che gli americani in quanto tali siano fondamentalmente delle vittime di una macchina infernale  talmente grossa che gli conviene star fermi e buoni che potrebbe andar peggio. Altro che il doublethink di Orwell o le fake news di oggi: tutta roba da dilettanti. Da quasi un secolo è in atto una complessa narrazione, basata su una pletora di balle sull’ottimo paese, eletto da dio alla governance del mondo in attesa dell’Apocalisse, anzi dell’Armageddon,  e della fine della storia. Narrazione? Ballazione piuttosto.

Oggi ci accorgiamo che la ballazione è diventata ideologia, sentire comune che funziona da elemento connettivo tra il potente e l’infimo, con la potenza e la ritualità di un autodafé. Ci sono differenze è vero tra gli strati della popolazione ma, si sa, purtroppo prevalgono sempre i peggiori. E su cosa si basa la ballazione?. 

La Tavola della Ballazione : Il decalogo Americano

1) La Ballazione è l’unica legge del grande paese America. Sono abrogate la Costituzione gli emendamenti e qualsiasi altra legge federale o statuale esistente
2) La Ballazione è stata data all’America direttamente da Dio e non può essere modificata anche solo in parte
3) L’America ha il diritto/dovere di governare il mondo. Deus vult, WAR WAR WAR
4) In America governano solo i veri americani : i Veri Americani hanno il dovere di ripulire il paese (dio è dalla nostra parte) FIRE FIRE FIRE
5) I Veri Americani hanno tutti i diritti in patria e nel mondo
6) I Veri Americani hanno il dovere di armarsi ed usare le armi in patria e nel mondo WAR WAR WAR FIRE FIRE FIRE
7) Chiunque non accetti i principi di democrazia libertà e supremazia in America e nel resto del mondo è un nemico dell’America e quindi un comunista che deve essere schiacciato
8) Gli ecologisti sono una sottospecie particolarmente malvagia dei comunisti : a loro sia riservata la nostra cura: BURN BURN,  DRILL BABY DRILL
9) Basta aspettare l’Apocalisse, provochiamo noi l’Armageddon, FIGHT FIGHT FIGHT
10) MAGA (Make America Great Again) = AUA (Amerika uber alles) WAR WAR WAR


Se di scontro di civiltà dovesse trattarsi, ecco, io sto dall’altra parte, qualunque essa sia

Gian Luigi Betti

Trump il rivoluzionario

pensierini oziosi d’un ozioso

Ma com’è che, se è vero quello che dicono, un demagogo razzista fascista delinquente bugiardo e volgare come Trump corre il rischio questa volta di prendere più voti di qualsiasi sia il suo concorrente alla Casa Bianca? Dico voti, perché quando aveva vinto l’altra volta aveva 4 milioni e passa di voti in meno del suo avversario. E’ la democrazia bellezza. O sarà perché le sue bandiere sono rosse e lui saluta la folla col pugno chiuso e a muso duro? E poi lancia proposte popolari del tipo aboliamo le tasse, rinchiudiamoci in casa e non andiamo a far guerre al mondo, diamo lavoro e benessere ai nostri cittadini … Ma non erano parole d’ordine del socialista Sanders? E come Trump le destre europee avanzano (molto di più del numero degli eletti al Parlamento europeo – se si contano i voti ne hanno molto di più del centro. per non parlare della Francia che è un capitolo a parte: una monarchia elettiva costituzionale ove il Presidente comanda tutto e non lo schiodi se non con la ghigliottina).
Se si guarda bene in ogni parte del mondo stanno affermandosi dei signori che dicono: adesso ghe pensi mi, sarà effetto della disperazione che affligge gli animi in periodi di grave crisi, sarà che il bene rifugio della fede si è svalutato, sarà che le avanguardie hanno perso il seguito sarà che la società liquida ha reso melma il cervello … ma comunque c’è qualcuno che magari pesca nel torbido però propone qualcosa che potrebbe sembrare a favore del popolo se non addirittura di sinistra e non scandalizziamoci se della democrazia non si cura, anche la rivoluzione d’Ottobre e quella di Mao sono passate sulla canna del fucile. Eppure sarebbe semplice: dire qualcosa di sinistra, indossare qualcosa di rosso e fare il pugno chiuso. O no? Dobbiamo imparare da Trump?
C’è qualcosa che non torna.

Gian Luigi Betti

L’auto elettrica

pensierini oziosi d’un ozioso

Le auto elettriche cinesi. Bisogna fermarle, mettendo dazi esagerati. Perché? Perché sono scorretti e hanno approfittato di aiuti di Stato, quindi hanno infranto le regole del libero mercato. Ma nel libero mercato non si dovrebbe badare solo al fattore economico? cioè comprare dal miglior offerente? E lo Stato non dovrebbe star fuori da tutto? E se non lo fa non è che turba il libero mercato? Ma no si dice: lo Stato deve essere regolatore e non attore in modo tale da garantire la libera concorrenza che premia il più virtuoso e fa del bene al consumatore. Ma allora perché lo Stato penalizza il consumatore impedendogli di comprare l’auto più economica? E poi perché lo Stato interviene privatizzando (leggi svendendo) interi settori pubblici che andavano bene (se andavano male non le pigliava nessuno) e poi auspica l’ingresso di capitali stranieri ancor meno controllabili di quelli nostrani e che poi prendono i soldi e scappano, e chi li ripiglia? E se restano e fanno degli utili se li cuccano a casa loro o in qualche paradiso fiscale. E i cinesi che avrebbero aiutato l’industria auto verde (come altre) che male hanno fatto?. Se aspettavano che il privato investisse con prospettive di guadagno a lungo termine sarebbero tutti soffocati dal gas. Ma su questo punto li batteremo alla grande dimostrando la superiorità culturale morale democratica e libertaria del Mercato superiore anche in quanto fattore evolutivo: grazie al piccolo sacrificio di oggi i nostri nipoti nasceranno col filtro e potranno sopravvivere anzi dominare il mondo inquinato che si prospetta. Dico bene o c’è qualcosa che non torna?

Gian Luigi Betti

La svolta green

pensierini oziosi d’un ozioso

Un bello spirito della corte stellata, mi pare un certo Marcomai, ha scritto un pezzetto sulla incongruenza dei cinesi che sono diventati i leader al mondo nelle tecnologie verdi (batterie, pale eoliche, pannelli solari ecc) ma che per far questo usano il carbone e quindi inquinano. Questa argomentazione viene riportata anche in TV dal noto guru Federico l’Apostata e sembra una di quelle veline prodotte da uno dei Think Tank che i neocon continuano a foraggiare per diffondere nel mondo la buona novella che gli americani sono buoni e vogliono liberare tutti dalle loro gabbie e cattivi pensieri, anche a costo di sane bastonate, per il loro bene, se non capiscono. Non so se è vero ma accettando questo postulato dei cinesi e del carbone mi viene in mente un quadro plausibile. I cinesi inquinano ora per pulire dopo: ad occhio sarebbe un sacrificio comprensibile e forse proficuo, perlomeno rispettoso delle future generazioni. Ma gli europei che dicono che il Green non si può fare perché rallenterebbe la produzione delle industrie (inquinanti), e gli americani che del brucia brucia hanno fatto il grido di battaglia “Burn, burn!” (oppure: “Drill, baby, drill” o “Energy independence” o “Unleash American energy”) fregandosene bellamente dell’ecologia?. Quindi: i cinesi sono cattivi perché inquinano per poi non inquinare, gli europei e gli americani invece sono buoni perché inquinano per poi inquinare. C’è qualcosa che non torna.

Gian Luigi Betti

Gun Democracy o della democrazia e della libertà americana a colpi di arma da fuoco

Un classico caso di dittatura delle minoranze, quella dei possessori di armi e quella dei costruttori di armi

Molte sono le pecche del paese che governa il mondo (sempre meno speriamo). Una del tutto incomprensibile per noi europei è la questione delle armi.
Negli Stati Uniti, il possesso di armi da fuoco è non solo un diritto costituzionale, ma anche una parte integrante della cultura nazionale, e quindi un fatto di democrazia, così almeno ci dicono,

Il fondamento legale di questo diritto poggia sul Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce il diritto di portare armi, un diritto che molti americani considerano essenziale per la loro libertà e sicurezza anche se quando fu promulgato era ai tempi dei coloni che dovevano difendersi da indiani inglesi banditi orsi e lupi, ma ora? Oggi tutte queste armi servono soprattutto ai fuori di testa per le loro esercitazioni di caccia all’uomo.

Guardiamo i numeri

USA

393 milioni di armi su una popolazione di 331 milioni
120 armi ogni 100 persone (1,2 armi pro capite) il più alto tasso pro capite al mondo
Tra il 35% e il 42% delle famiglie americane possiede almeno una pistola
Distribuzione geografica: Le armi da fuoco sono più diffuse nelle zone rurali rispetto alle aree urbane
I possessori di armi sono più spesso maschi e repubblicani

un confronto con l’ Italia

numero armi da fuoco – 8 milioni
Numero abitanti – 60 milioni
Numero armi pro capite: circa 13 armi ogni 100 persone (0,13 pro capite: un decimo degli americani)

Distribuzione

77 milioni, circa il 30% degli adulti americani (che sono c.a. 262 milioni) possiede almeno un’arma da fuoco.
In Italia Solo il 10% delle famiglie italiane possiede un’arma da fuoco, circa il 4% della popolazione totale.

Ma il dato più rilevante è che il 3% degli adulti americani possiede il 50% delle armi in circolazione cioè ci sono 7,8 milioni di americani che detengono oltre 50 armi a testa.

Inoltre circa 12 milioni di americani hanno una o più armi da fuoco senza licenza o senza iscrizione

Dai numeri appare evidente che la maggioranza degli americani non è fanatica delle armi e che i politici acquiescenti non seguono l’opinione pubblica ma i ricchi finanziamenti erogati dalle lobby delle armi.

Il che aggiunge un altro tassello alla comprensione della natura della democrazia americana.

Gian Luigi Betti

PERDERE PER VINCERE

Una riflessione di Anna Maria Guideri sulle elezioni francesi

(Elezioni francesi del 2024)

Anna Maria Guideri

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni in Francia il 07 Luglio 2024? I sostenitori degli opposti schieramenti – antilepenisti e lepenisti – si confrontano sul campo mediatico in singolar tenzone sfoderando con pari gagliardia argomentativa le armi, sul grande evento che ha visto cadere più di una testa reale o virtuale che sia. Gli uni per attribuire a Macron la vittoria in quanto è riuscito, almeno per il momento, ad arginare la resistibile ascesa di Marine Le Pen, gli altri per addebitare a Macron la sconfitta per essere stato sorpassato da Melanchon e per aver gettato la Francia nell’incognita dell’ingovernabilità. Dico la mia partendo da una banale considerazione: vince chi raggiunge il suo obiettivo; perde chi lo manca. Se Macron voleva la sconfitta della Le Pen e della sua destra neofascista, ha vinto. E anche se non aveva calcolato il sorpasso del leader dell’estrema sinistra Melanchon, possiamo dire che, vista la posta in gioco, poteva anche permettersi di pagare questo prezzo, per quanto salato sia. Se la Le Pen invece aveva puntato sulla vittoria, visto l’esito molto favorevole riportato al primo turno, è chiaro che ha perso nonostante i molti voti che ha preso. Ma colei che ha riportato una vittoria netta e inequivocabile è senz’altro la Republique dotata, per sua fortuna, di un sistema immunitario antifascista quasi a prova di bomba che si è mobilitato contro l’onda nera della Le Pen. Come giustamente è stato detto, i francesi sanno distinguere un avversario politico da un nemico della Repubblica. Molti hanno definito Macron un perdente di successo: ha perduto la sua corona, ma ha salvato la democrazia. La Francia, a differenza dell’Italia, può dividersi su molte questioni, ma non sull’antifascismo. Da noi, una desistenza così ampia e così eterogenea disposta a rinunciare alle proprie candidature per salvare la comune casa democratica sarebbe stato impensabile, visto che, cani e porci per biechi interessi di bottega, – non certo per l’antifascismo – si sono più volte uniti. Basti pensare allo sdoganamento dei post-fascisti di Alleanza Nazionale ad opera di Berlusconi: la madre di tutte le disgrazie che ha generato la vile progenie che oggi ci governa; in Italia, sì, in Francia, no. Questo perché fra noi e la Francia ci sono alcune differenze che spiegano i diversi risultati elettorali nonostante abbiano entrambe in comune destre nostalgiche forti e radicate. La Francia, pur avendo avuto secoli di monarchia, ha amato sempre più il regno del re, più l’impero dell’imperatore, più la Repubblica del suo presidente. I francesi amano lo stato perché si sentono stato. Sono citoyens, cittadini, non sudditi, tanto è vero che il re lo hanno ghigliottinato. Per quanto ciò non sia edificante, aiuta a far comprendere la natura profondamente laica di questo popolo refrattario al culto della personalità del capo, qualunque capo. Gli italiani invece non amano lo stato perché non si sentono cittadini, ma servi del padrone di turno. Tornando alla querelle sui vincitori e i vinti, chi sostiene la tesi della sconfitta di Macron giudica più grave la probabile – non certa – ingovernabilità uscita dalle urne che la certa perdita della democrazia nel caso in cui avesse vinto la Le Pen. Macron può essere criticabile per altre scelte politiche, non per questa: diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Anna Maria Guideri 13-07-2024

Politica delle Riforme e Riforme di struttura

Le domande rivolte a vari programmi di intelligenza artificiale : ChatGP, DeepAI, Gemini, Copilot , fanno parte di una serie di test sulla intelligenza artificiale.

Domanda (Gian Luigi Betti)

ciao, sai dirmi qualcosa sul dibattito interno al Partito Comunista Italiano relativamente alla questione “Politica delle Riforme” e “Riforme di struttuura”?

Rispondono ChatGPT, DeepAI, Gemini, Copilot

Leggi tutto “Politica delle Riforme e Riforme di struttura”