Il Cappottino

I racconti di un fiato di Gino Benvenuti

Nessuno saprà mai il motivo per cui quella mattina, quando il termometro toccò la punta massima di -23°, Alì dopo aver ripiegato il suo sacco a pelo, adagiati i cartoni al muro umido dell’andito scuro che lo ospitò a lungo, a causa della perdita del lavoro, al primo impatto con la strada incrociando un’ alta e piacente signora bionda di carnagione chiara con una abbondante pelliccia, che portava a spasso il suo bassotto munito di un bellissimo cappottino di maglia di lana azzurra in grado di fasciarlo dalla testa alle zampe, ebbe una reazione violenta forse per l’espressione di disgusto di lei nei suoi confronti oppure per il sorriso della donna quando la bestia irriverente, gli orinò sulle scarpe lacerate o forse per l’invidia verso il cane così teneramente protetto, e nonostante le sue mani fossero rese paonazze ed insensibili dal freddo e dalla fame, alzò di peso la bestia, infilandogli la mano destra tra il cappottino e la schiena, e lo fece roteare tre o quattro volte per l’aria, nonostante il suo tentativo di mordere, mentre con l’altra mano spintonò la donna lanciandole contumelie incomprensibili per cui lei cominciò a strillare al fine di richiamare attenzione, senza ovviamente ottenerla, perché al di là delle tante parole sulla solidarietà, facile a dirsi ma non a praticarsi, nessuno osò intervenire, tranne il barista, infuriato creditore abituale dell’uomo, che colse al volo la possibilità di chiudere il conto chiamando immediatamente la polizia, mentre il cane, in quel momento di massimo furore, roteava come in una giostra e la signora piangendo aveva sciolto tutto il suo trucco prima di svenire sul marciapiede non si sa se per effettivo dolore causato al suo bassottino oppure per la sua immagine che lo specchio le aveva mostrato, per cui un milite constatò al proprio arrivo come il bassotto, privato del suo cappottino nel frattempo diventato un manicotto in grado riscaldare un essere umano, abbaiasse forsennatamente contro chi lo aveva scippato di un conforto contro il gelo terribile, mentre la sua padrona svenuta mostrando un paio di cosce divaricate, subito coperte dopo una sua tastatina impertinente, con gli occhi luccicanti dal desiderio, di fronte a questo spettacolo inconsueto fu impossibilitato a ricostruire tutta la dinamica della situazione e per tacitare il cane, che insisteva ad abbaiare alla fine pensò bene di dargli un calcio sulla schiena, ricevendo gli apprezzamenti di Alì soddisfatto che le sue mani fossero tornate di colore naturale, anche se fu costretto a spiegare al milite le motivazioni di questa indebita appropriazione, con un interrogatorio, durante il quale conobbe tutto il passato di disperazione e sofferenza di Alì, in quanto non aveva voluto sottostare alle angherie di un caporale, che aveva inteso sfruttarlo più degli altri perché extra comunitario, ed ignorò la signora, che nel frattempo soccorsa dall’ambulanza, venne fatta riprendere dallo staff medico salvo poi svenire immediatamente per aver visto come il suo cagnetto, privo del cappottino tremasse in continuazione senza più aver nemmeno la forza di abbaiare al cospetto divertito di Alì non preoccupato dall’intrusione del barista, subito liquidato dal poliziotto perché interessato sinceramente a ricostruire tutta la vicenda, giungendo alla conclusione che “lei signore Alì sta facendo vita da cani” a cui egli rispose, dopo essersi scusato per il furto del cappottino, con uno stentato “magari”.

Gino Benvenuti Febbraio 1991

Il racconto è tratto dal volume

Border line : racconti / Gino Benevenuti ; prefazione di Roberto Mapelli. – Milano : Punto rosso, ©2019. – 292 p. ; 21 cm. – [ISBN] 978-88-8351-233-9.

La Cassa 1

I racconti di Gino (Benvenuti)

Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- . Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso. Con cura la nuora cominciò a curarle il volto.

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La cassa 1

I racconti di Gino. Da Border Line

Border line : racconti / Gino Benvenuti ; prefazione di Roberto Mapelli
Milano : Punto rosso, ©2019 [ISBN] : 978-88-8351-233-9

Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- .
Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso.

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Una Chimera

Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Che cosa desidereresti prima di morire? – chiese cinicamente Ramon, all’amico Fiorenzo un povero derelitto di cui ormai era palese come la sua esistenza, costellata da privazioni ed una misera condizione sanitaria, gli riservasse solo qualche mese di vita.
-Vorrei apparire una volta in televisione e raccontare la mia vita con tutti i miei travagli. Delle volte mi domando “se io in questa vita non sono comparso nemmeno una volta, cosa sono vissuto a fare?”- .
-Che discorsi sono codesti! Hai avuto dei genitori, dei figli che ti ospitano a turno e ti danno da mangiare- argomentò Ramon.
-Sì è vero ma non vedono l’ora che me ne vada; me ne accorgo, cosa credi? – ribatté Fiorenzo.
-Quando sarai morto anche casualmente ti citeranno magari dicendo “ti ricordi il nonno Fiorenzo?” oppure “Se fosse vivo il povero Fiorenzo chissà cosa direbbe”- obbiettò l’amico credendo di consolarlo.
-Cosa hai capito! Mi piacerebbe che almeno una volta qualcuno mi inquadrasse anche per pochi attimi oppure mi intervistasse anche su un problema di scarsa importanza- insisté intristito Fiorenzo.
-Se tutti venissero intervistati oppure ripresi non basterebbero tutti i teatri del mondo e tutte le emittenti. Lascia perdere tanto non ti cambierebbe la vita-.
Per un attimo Fiorenzo tacque guardando negli occhi l’amico e dopo riprese a parlare: -Lo sai perché non mi degnano di uno sguardo? Perché sono un disgraziato, vestito male ed incurvato dal dolore che mi affligge. Sono una maschera che non può apparire nel carnevale della vita proseguì cominciando a tossire insistentemente fino a lacrimare. Per un attimo diventò cianotico, impressionando anche l’amico, però dopo riuscì a domare quella sua tosse sorda ed insidiosa, che gli provocava una sorta di pizzicore lungo la trachea difficile da domare nell’immediato. Tornò a respirare di nuovo con regolarità dopo essersi pulito la bocca con un cencio laido. L’amico gli dette la sua boccetta d’acqua e lui ne bevve un sorso.
-Mi hai fatto impaurire…avevi gli occhi sbarrati- affermò Ramon nel richiudere la boccetta. Rimasero in silenzio l’uno davanti all’altro e Fiorenzo ad un certo punto spalancò la bocca accennando a parlare senza riuscirvi. Afferrò il braccio dell’amico e roteando gli occhi cercò di emettere qualche parola.
-Che c’è Fiorenzo dimmi? – chiese l’amico trasalendo ma in quei momenti, che sembrarono un’ eternità, egli continuò a chiamarlo con una voce sempre più forte fino a gridare: -Parla Fiorenzo, parlami per favore! Aiuto!- . L’amico barcollò e per un attimo comparve sul suo volto un sorriso, che sembrò annullare tutte le rughe e dopo lentamente si afflosciò, scivolando come un cencio, lungo il corpo dell’amico che invano cercò di risollevarlo. -Aiuto, aiuto- berciò Ramon chiedendo istintivamente un soccorso guardandosi attorno. Riuscì comunque a richiamare l’attenzione di un passante, presto affiancato da altri che, qualificandosi come infermiere si fece largo e chinandosi verso Fiorenzo dopo avergli toccato il collo, guardando le gente, scosse la testa:
-È morto! – . A quelle parole alcuni giovani cominciarono impietosamente a fotografarlo con i propri cellulari mentre Ramon sorreggendo la testa dell’amico inveì:
-Andate via; sciacalli! – . Cominciarono ad affluire altre persone ed una donna annunciò che era stata chiamata l’ambulanza. Ci volle del tempo ed arrivò invece prima una televisione locale che chiese ai presenti “com’è successo?” presagendo un epilogo criminale in quella zona di periferia da tempo luogo di scorrerie delinquenziali, e la gente indicò Ramon come l’uomo che lo aveva visto morire. La salma venne ricoperta da un telo e quando l’ambulanza la portò via, Ramon intervistato fu prodigo di particolari anche sulla vita del suo amico. Alla fine dell’intervista egli chiese se sarebbe stata mandata in onda e l’operatore stupito gli rispose che “non siamo qui per uno sfizio. Va in onda nel telegiornale delle venti”. Quando tutto il clamore si dissolse Ramon, guardandosi su un moncone di specchio, commentò: -Mi è andata meglio che a Fiorenzo perché almeno qualcuno mi ha intervistato mentre per lui è stata una chimera-

Gino Benvenuti

Il Pestaggio

Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Una sera gruppo di quattro ragazzi marciò allineato, calcando il passo, in un vicolo del centro occupandone tutta la sede stradale. Dotati di mazze e caschetti da baseball prima di arrivare in quel punto nessuno aveva osato sfidarne lo sguardo, durante il loro passaggio, come altre volte durante le loro scorrerie. Si chiamavano con i loro soprannomi, che non avevano l’impronta e l’autorevolezza di una “sentenza popolare” bensì erano stati scelti da loro stessi; tutti facevano riferimento a nomi di animali feroci o personaggi di film famosi con lo scopo di incutere timore; una sorta di etichetta per accreditarsi con nomi di rapaci, serpenti e gangster.

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La Terza Mano

Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Un uomo di circa cinquant’anni di nome Fred alle prese con una serie di debiti rispondendo ad una serie di test e superato un colloquio importante, accettò la proposta di un istituto tecnologico per fare da cavia ad un progetto per la costruzione di un avambraccio bionico. Ciò permetteva a lui sia il potenziamento di qualsiasi gesto prensile sia una serie di lucrosi eventi pubblicitari già programmati. La sua assoluta novità consisteva nel fatto che questa protesi poteva essere rimossa e così chiunque la usasse poteva svitarla dalla sua base ancorata sulle ossa del braccio e depositarla nel suo astuccio. Tutte le sere prima di andare a letto si toglieva il congegno per poter dormire senza problemi ed una sera, improvvidamente, invece di metterlo subito nello specifico contenitore, lo appoggiò sul comodino.

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L’Orgia

Racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Totò usava dire che “la morte è una livella” perché essa non fa sconti a nessuno. Azzera tutto e mette tutti sullo stesso piano senza discriminazione di classe né di genere.
In realtà c’è anche un’altra contingenza che fa scomparire temporaneamente le differenze e cioè il “buio” per cui anche i “rospetti”, gli esseri deformi o addirittura antipatici possono provare una volta nella vita quello che alla luce non proverebbero mai.

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L’Eco

un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Chi fra tutte le persone che hanno sentito per la prima volta “l’effetto” dell’eco, non è rimasto stupito oppure turbato?. Nessuna ed avrà però pensato sicuramente “da dove proviene questa voce misteriosa che ripete le mie parole?”.
Una mattina presto Amleto, partendo per la consueta passeggiata, dopo una mezzora pensò di fare una sosta e, dando uno sguardo attorno a sé, rimase estasiato da quell’imponente massiccio alpino che si stagliava davanti a lui.

Immaginava di poterlo toccare anche perché da giovane si era cimentato in scalate anche rischiose, tra squarci ed anfratti nella roccia, che ormai aveva relegato nel cassetto dei ricordi. Munito di binocolo cominciò ad osservare, verso una zona dove i faggi e gli aceri erano scomparsi, e la montagna mostrava gli ultimi ciuffi di una vegetazione rada e sporadica insieme ad una distesa di larici. Dopo questa fuggente ricognizione voltò il binocolo in basso.

La vista di una coppia di passeggiatori con piccoli zainetti gli consigliò di riporre il binocolo per togliere da una tasca un potente cannocchiale. Notò che il loro passo non era quello di persone che avessero confidenza con quei luoghi, verso le quali egli nutriva sempre uno strano risentimento in quanto andava ripetendo spesso “la montagna ai montanari”.
-Questi intrusi vengono in montagna calpestano tutto senza criterio, lasciano rifiuti e senza esperienza si infilano in situazioni insidiose- borbottò mentre continuò la sua osservazione.
Quello che non riuscì a decifrare furono le loro fisionomie in quanto erano occultate dal cappuccio del giubbotto e dalle sciarpe che coprivano loro la bocca, unitamente agli occhiali scuri da sole.

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Una Bevanda Insolita

un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Da tempo una parrocchia era entrata in uno stato di fibrillazione a seguito di animate discussioni e l’oggetto del contendere non erano le questioni di principio come l’interruzione della gravidanza o la genetica oppure l’eutanasia, bensì la gestione economica ritenuta scriteriata dai fedeli e gli scandali di natura sessuale verificatisi di cui si mormorava nella zona.

La chiusura da parte del vescovo, rispetto a richieste di confronto con i fedeli, per affrontare i problemi di questa canonica, ebbe la conseguenza di evitare qualsiasi contatto con la stampa con la speranza che, non dando a certe rimostranze alcuna rilevanza, tutto si sarebbe esaurito senza clamore; egli però non aveva tenuto conto della esasperazione che serpeggiava tra i presenti. -I panni sporchi si lavano in casa- aveva detto una volta il prete al termine della sua omelia domenicale a cui seguì un “vogliamo sapere; basta con questa strategia del silenzio” urlato da un tizio dal fondo della chiesa subito applaudito da molti fedeli. A seguito di questa rimostranza il sacerdote pensò bene di finire subito la sua omelia, che si era protratta oltre ogni previsione.

Essa era divenuta un problema e più di una persona aveva mostrato il desiderio di andare ad ascoltare la funzione religiosa in un’altra chiesa, perché le sue omelie erano notoriamente verbose e prolisse generando noia e sbadigli tra i presenti. Su questo aspetto il prete aveva ricevuto un amichevole consiglio da chi nella diocesi era preposto alla comunicazione religiosa. Una volta verso la fine della sua omelia. il sacerdote, constatando che essa fosse disturbata da un fitto parlottio ed alcune persone si fossero addormentate, decise arbitrariamente di interromperla “per redarguire questa caduta di interesse”.

Suscitò un brusio che diventò clamore e dopo contestazione mentre alcuni si erano già allontanati con un pacchetto di sigarette e l’accendino in mano. Un’ altra volta, venendo cronometrato, raggiunse il tempo di quaranta minuti. -Oggi ha fatto il record! – . -Ma che fa? – . -Una conferenza signora- . “Vogliamo sapere col massimo di trasparenza” divenne in breve lo slogan dei contestatori a cui se ne affiancarono altri come “Eminenza vogliamo trasparenza” ed anche qualcuno particolarmente caustico “Sesso, coca e rock ne abbiamo piene le bollock” che fece imbestialire il vescovo.

Cominciò un tiro alla fune tra un manipolo di fedeli, che aumentavano di giorno in giorno nel sottoscrivere puntualmente dei comunicati, e le gerarchie ecclesiastiche ed una Domenica la messa vide una partecipazione ridotta perché molti fedeli, tra cui molti giovani, si erano radunati sul sagrato della chiesa ed avevano dato luogo ad una sorta di comizio. La situazione diventò pesante quando a seguito di una serie di assemblee, con discussioni ferventi promosse dal corpo di fedeli, fu presa la decisione di fare una contro-omelia sul sagrato della chiesa.

Un gesto simile di ribellione inconsueta suscitò scalpore e di questa situazione cominciò ad interessarsene la stampa. Fu un gesto dirompente che, annunciato tempestivamente ai giornali cittadini, ebbe molto spazio sui quotidiani locali e sollecitò anche l’interesse delle emittenti radiotelevisive. Interviste, comunicati, servizi televisivi convinsero il vescovo a prendere una decisione. Con un comunicato venne fatto presente che “a causa di impegni inderogabili già programmati non sarà possibile per la prossima Domenica essere presente alla funzione religiosa rimandando però alla successiva festività la mia presenza per incontrare il corpo dei fedeli”.

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Un Mistero Svelato

da
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

Silvia, una signora di poco più trenta anni, di statura medio alta, carnagione chiara e capelli rossi, si era trasferita, a seguito del suo matrimonio, in un appartamento di recente costruzione nella media periferia della città e questo le comportò di attenuare progressivamente quei rapporti di amicizie, che avevano caratterizzato la sua infanzia e la sua prima gioventù nella vecchia residenza paesana, dove si era sposata.

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