dominus vobiscum

tra tutti i padroni che ho
il gatto che mi ospita
nella casa che ho pagato
e che giudica il cibo che gli offro
è senz’altro il migliore
non grida non mi opprime
usa la moral suasion
il soft power e l’egemonia
come nessuna utopia
ha mai saputo enunciare
Ed è di compagnia
un amico vero
che non deve essere compiacente
per essere accettato
qualche ruffianeria è vero
ma con la dignità
della vera parità

Maokovskij, 28-10-2022

io zombo tu zombi lei zomba

Uno smombie appare dal nulla
davanti alla mia auto,
neanche la mia urlata e colorita
invettiva a finestrino aperto
distoglie il suo incedere,
cappuccio e dito rapsodico,
il passo del giusto,
nel mondo parallelo
della sua mente allucinata.
Ne passa un altro,
un altro ancora lo vedo all’angolo…
Che il mondo parallelo
sia il mio e non il suo?

Maokovskij, 17-10-2022

Canto notturno (glb)

(leopardiana) : ovvero della libertà -consolatoria- di espressione

Quando l’asino raglia alla luna,
rompe la quiete della notte
e turba il sonno del giusto,
non è sua la colpa,
è nella sua natura.

Legato alla macina
o piegato dalla soma troppo carica,
trova liberatorio il suo canto:
gli impedisce di vedere
nel suo torturatore
la causa prima del suo disagio esistenziale.

E canta, come può,
come mamma gli ha insegnato;
per gli altri sono raglii sgraziati e stonati,
per lui è melodia struggente.

Tutte le ragioni ha l’asino,
ma questo non toglie che
asino è e asino resterà

Maokowski, 2022

Conoscenza (glb)

Conoscenza 1.0

Rara e preziosa era l’informazione:
lungo e faticoso il tempo per reperirla,
vaste le biblioteche, polverosi gli archivi,
alte le pile dei libri, innumerevoli
le pagine da consultare,
folti gli appunti rigorosamente scritti a mano;
lunghe le ore sottratte agli amori.
E molte le trappole da evitare per svelarla,
ardui i sentieri per rintracciarla;
analizzare le tracce e fiutare le orme
tesoro disvelato solo ai più fortunati,
e meritati, quelli dal culo di cuoio,
premio a chi riesce a vedere
l’albero e il bosco.

Vero discrimine di classe e d’ingegno,
dubbi i criteri per valutarla, e selezionarla
mai una certezza, e annotarla:
fogli e foglietti, che poi non leggi:
o magari perdi, o riscrivi …
e grande parte di piccola mente per ritenerla,
e denari per permetterti l’otium del tuo vagare.

Gratificante la conoscenza faticosamente acquisita,
frutto prezioso di operosa elaborazione,
tratto indelebile del carattere
e plasma dell’io.
Per non parlare del trono su cui puoi sederti;
anche il villano, nella sua ignoranza
s’inchinava al dottore, al solo sentore della
superiorità di sapienza e di classe.

Una tranquilla consapevolezza ti attende,
élite della competenza, il connettoma sociale
che solo garantisce l’ordinato progresso
d’ogni consorzio umano: sei tu
il ceto medio riflessivo, essenziale cerniera
tra il potere del denaro
e l’impotenza della miseria.
Sei tu che mantieni in vita il sistema.
Sei tu che puoi sognare di cambiarlo.

Zoòn logikòn, zoòn politicòn, zoòn egemòn.
Animale Razionale, sociale, capo e padrone del proprio destino.

Conoscenza 2.0

Abbondante e gratuita è oggi l’informazione
è varia, è vasta, è lei che ti cerca
ti sovrasta ti assilla e ti frastorna,
non si lascia sedurre, è lei che ti inebria
E poi è gratuita,
come la prima dose.

Ogni dato è alla portata di tutti,
del professore e della massa incolta,
non conosce barriere di lingua paese istruzione
basta un cellulare, nuovo Oracolo di Delfi,
che ti propone dati e informazioni,
a cascata, avulse da ogni contesto
del tuo vissuto o del tuo elaborato,
sempre nuove, anche discordi,
mirate o random che siano,
allucinazioni che neppure avevi intravisto
nei tuoi sonni più profondi
e neppure negli incubi più angosciosi.

Tu non conosci chi te l’offre e perché,
non hai l’obolo che induce il sacerdote
a renderti edotto, a recarti il conforto della sua verità,
ignota ti è la natura, arcane le fonti.

Ombre di conoscenza mai svelate,
vacue fiammelle in labirinti senza soluzione,
la cecità della buia notte in cui
tutte le vacche sono nere.
E tu stesso contribuisci al grande Caos
anche tu lo implementi con piccole gocce,
non frutto di conoscenza,
ma solo copie inconsce dal Metaverso.

Un vortice di segnali confusi ti avvolge,
come allora col vino “pede libero pulsanda tellus
ora col ditino compulsi frenetico una virtual tastiera:
è la facile illusione del possesso che ti inebria,
il Dato ti esalta, ti avvinghia e t’avvolge,
come il Minòs del Sommo,
come nel rito Dionisiaco.

Ebbro di hybris ti innalzi a dio,
ubriaco di nulla sprofondi nella melma,
inibito ad ogni possibile conoscenza
ed empatia.

La sbornia passa,
Incerto avverti il tuo destino,
poche le carte che ti ha dato la sorte,
non hai nemmeno un padrone
che si prenda cura di te
che ti conceda una ciotola e magari
una mezza carezza come gratifica
dopo una giornata di dura ed alienata fatica.

Come te ce ne sono tanti, praticamente tutti,
imprenditori di se stessi come recita
il liberalpensiero, in piena libertà di godersi
lo status di neoschiavo, sopravvivi senza sapere
e soprattutto senza chiederti il perché.
Tutti, come te, vittime della medesima droga:
l’informazione che non è diventata conoscenza,
tutti inconsapevoli del mondo liquido ed opaco
in cui siamo immersi.
Sei un precario senza bandiera che ti dia speranza
senza speranza di trovare una bandiera.
Ignavo senza colpa, solo fuochi fatui ti sono stendardo.

Zoòn alogikòn, zoòn akoinòn, zoòn eremòn
Animale Stupido, asociale, individualista e solitario.

Requiescat conoscenza, avvizzi l’empatia,
e pace eterna alla sapientia.
E così sia
Zoòn zotikòn

Maokovskij, 2022

Trump, linea rossa dell’indecenza?

Diario da Cacania 10 agosto 2022

Resto di stucco. Il personaggio Trump trova da noi solidarietà inaspettate. E non da destra, ove ci si preoccupa di non apparire troppo palesemente fascisti e si veste la maschera della moderazione, anche se gli effetti non sono particolarmente convincenti.
Nonostante che il personaggio Trump sia talmente grottesco, simbionte solo di una neoplebe americana da film trash e decisamente improponibile al di fuori del suo naturale contesto, c’è un gruppo di intellettuali e di compagni ex PCI che si arrampica sugli specchi per sostenere le peggiori espressioni delle destre americane.
Il caso Trump è emblematico. Sul piano delle politiche non ci sono grandi differenze tra repubblicani e democratici. Obama, cui è stato dato un nobel per la pace prima ancora di cominciare a governare, è stato il presidente che ha fatto più guerre di tutti durante i suoi mandati. A suo tempo JFK in quanto ad avventurismo internazionale non scherzava. E che dire della Clinton (sia vice che aspirante). Per non parlare della Pelosi, Speaker democratica della Camera che va in Oriente a provocare la Cina al palese fine di cercare di strappare qualche voto alle prossime elezioni. Biden, non contento di tutte le guerre che sta finanziando e fomentando, ha avviato un’aggressione alla Russia e di fatto all’Europa, aprendo in contemporanea un altro confronto con la Cina. L’incoscienza di aprire più fronti, militari commerciali e politici senza avere probabilmente piena contezza del fatto che ha dato inizio  a tutti gli effetti alla III Guerra mondiale, non ne fa uno statista particolarmente brillante. Quindi per me l’americano buono è quello che condivide lo status auspicato per l’indiano del Far West. Ma resta il fatto che non è assolutamente comprensibile che un cittadino italiano, mediamente democratico  liberale, di cultura media, in alcuni casi addirittura ex militante di un partito comunista o socialista,  possa manifestare  anche solo  un accenno di minima simpatia per un personaggio grottesco, palesemente fascista (non in senso storico e neppure in quello morale alla Eco, no fascista fascista) come Trump. E’ impressionante vedere la somiglianza delle espressioni demagogiche di Trump e del Duce, già la cosa dovrebbe far rizzare il pelo anche a prescindere dal merito. Se poi si adduce il pretesto del male minore: “è un figlio di puttana ma è il nostro figlio di puttana”, non è che la cosa migliori: perché nostro?  (loro ovviamente). In nome di  un anticomunismo verso comunisti che non ci sono? per un’adesione ad ideali di libertà e democrazia che palesemente calpestano? un’empatia nei confronti di soggetti affetti da disturbi della personalità? Forse è questa la motivazione più probabile. La cultura di sinistra è stata sempre caratterizzata da un profondo senso di solidarietà umana, che probabilmente rimane anche quando si dirotta. Un po’ come il primo amore. La simpatia per Trump da parte di costoro sarebbe dunque un residuo di empatia indotta dai neuroni specchio, per cui il primate s’immedesima nel soggetto osservato e ne condivide lo stato di sofferenza. Se è solo filing animale, va bene, tra bestie ci si intende.

Gian Luigi Betti 10 agosto 2022

Amos Cecchi e Paul Sweezy

Cecchi, Amos
Paul M. Sweezy : monopolio e finanza nella crisi del capitalismo / Amos Cecchi. Firenze. University Press, 2022. (Studi e saggi ; 234)

L’edizione cartacea ò acquistabile tramite gli usuali canali. L’editore mette inoltre gratuitamente a disposizione il testo in formato pdf all’indirizzo: https://www.fupress.com/isbn/9788855185608

In coda alla presentazione

  • una storica foto: la prima volta che un gruppo di giovani comunisti fiorentini discute in un seminario estivo sui testi di Sweezy, Baran, Magdoff ed altri consultando l’edizione italiana della Montly Review
  • un articolo di Amos Cecchi del 24-8-2016 su Il capitale monopolistico

Presentazione di Gian Luigi Betti

Disegnare il percorso intellettuale e i contributi che Sweezy ha dato alla comprensione delle dinamiche che governano il capitalismo contemporaneo poteva risultare un’impresa destinata al fallimento. In altri tempi il tentativo avrebbe potuto essere intrapreso dal primo assistente di un potente luminare che avrebbe garantito il proprio appoggio alla di lui carriera in cambio di un servaggio pluriennale che sarebbe stato impiegato dal succube in parte per la ricerca e la stesura del testo atto a guadagnare la titolarità del ruolo e la relativa libertà. Opere così accurate, al di fuori dell’ambito accademico, in questo settore sono assai rare. Amos Cecchi ha fatto un lavoro che solo una passione disinteressata ed una certosina competenza potevano giustificare. La materia non è di quelle più allettanti: non è un caso che l’economia sia stata definita la scienza triste. Pur mantenendo il rigore che la materia richiede, il lavoro di Amos segue il metodo della migliore tradizione marxista: non c’è scienza economica senza visione storica e senza contestualizzazione sociale, culturale e politica. Ne risulta un’opera adatta allo specialista ma anche al curioso dei fatti del mondo.

Il trattato, ricchissimo di note e di riferimenti molto accurati, rappresenta una guida sicura alle tematiche attuali: la finanziarizzazione, il ruolo e l’evoluzione dei monopoli, le modalità di esplicazione delle catene del valore, l’interdipendenza tra politica ed economia, il ruolo degli stati e neo-imperialismi compresi.
Parte degli scritti sweeziani richiamati da Amos li abbiamo letti nell’edizione italiana della Monthly Review tanti anni fa, anzi li abbiamo bevuti con l’entusiasmo di chi scopriva l’attualità di quel gran romanzo ottocentesco che è il Capitale di Karl Marx e che veniva declinato in chiave moderna da Sweezy & Co. Questo non è un aspetto secondario; molti giovani comunisti, iscritti alla Fgci o appartenenti alle diverse sezioni del movimento sessantottino vi trovarono il conforto di una lettura critica della società contemporanea. La maggior parte di costoro aveva letto molto, dai testi di Marx, Engels ecc. alle dotte analisi di riviste serie della sinistra istituzionale.

Critica Marxista, ad esempio, ospitava il meglio del pensiero politico, filosofico e storico della cultura marxista. Scritti raffinatissimi che spesso celavano un dibattito interno al PCI che noi non riuscivamo a cogliere; un vero e proprio corpus esoterico accessibile solo ad affiliati molto attenti ed accorti.

Rinascita ospitava ovviamente sempre un livello alto anche se più divulgativo del pensiero di sinistra. Sì ma tutto rimaneva nell’ortodossia. Comprendiamo adesso che erano tutte espressioni di quella grande scuola che era il partito comunista, che aveva come compito primario la formazione di un intellettuale collettivo i cui membri fossero in grado di comprendere ed agire individualmente nella società ma nell’ambito di regole che ne disciplinavano l’azione all’interno di una organizzazione gerarchica strutturata per ruoli e competenze: il linguaggio iniziatico rappresentava una necessità ed una ottima pratica.

Ma il ‘68 tutto poteva essere ma non disciplina. In quella versione nostrana della campagna dei cento fiori la MR ha rappresentato un rigore non ortodosso. Un buon compromesso per i giovani comunisti, insofferenti della disciplina del partito ma accorti e restii al canto seduttore di troppo esotiche sirene: dalle nuove analisi traevamo il conforto dell’idea di nuovi orizzonti d’azione e sognavamo la fine dell’incubo di morire democristiani.

Il fatto era che il Pci (e tutto il sistema politico italiano) era ingabbiato nella logica della Guerra fredda: capitalismo Usa vs comunismo Urss. Per cui il passo obbligato era far di necessità virtù: il cappello americano a tutela dell’ordine democratico difeso con ogni mezzo, strategia della tensione, stragismi e quanto altro, senza possibilità alcuna di ricorrere all’aiuto dell’antagonista, stante gli accordi di Yalta. Il Capitale monopolistico di P.Baran e P.Sweezy, insieme ad altre pietre miliari come L’uomo a una dimensione di H.Marcuse ed agli scritti “terzomondisti” di Samir Amin allargano l’orizzonte cognitivo di un’intera generazione: il mondo non è del tutto bipolare: il modello capitalismo non è da una sola parte e non sarà necessariamente debellato con la vittoria dell’Urss, che anzi ne perpetua la vita nella forma di capitalismo di stato; il capitalismo è soggetto a crisi sistemiche, lo stato regola l’economia con le politiche monetarie ed industriali ma soprattutto con welfare e guerra, i monopoli … tanti tarli e tante cose da approfondire. Per apprezzare l’attualità di queste vecchie analisi basta pensare all’oggi: l’affermarsi ineluttabile di un policentrismo economico culturale e geopolitico contro il bipolarismo di allora ed il monopolismo di poi, il ruolo strategico e strutturale della guerra nella fase attuale del capitalismo.

Noi della Federazione Giovanile Comunista Fiorentina discutevamo del capitalismo monopolistico (e anche di quello di Stato), dei nuovi assetti del capitale finanziario, del ruolo del management che succedeva nella gestione del potere decisionale alla stessa proprietà … memorabile al riguardo il seminario di Campigno, in quel di Marradi sull’Appennino Tosco-Romagnolo, che è immortalato dalla foto che ci mostra, tra gli altri, anche il ns buon Amos Cecchi. Ovviamente non eravamo i soli a discutere sulle tesi “eretiche” degli economisti marxisti americani. Nel capitolo VI paragrafo 3. Monopoly Capital in Italia molto opportunamente Amos Cecchi riporta il dibattito che la pubblicazione de Il capitale monopolistico e la Montly Rewiew suscita all’interno del Pci e della sinistra “tradizionale”. Si rileva subito che la questione assume il ruolo di catalizzatore delle due principali anime del partito, quella della tradizione e l’altra più sensibile ai grandi mutamenti che si prospettano all’orizzonte: uno iato che si riflette anche a livello generazionale, coi “giovani” tutti tra gli eretici (definiti a seconda dei casi revisionisti o movimentisti).

Sulla questione del capitalismo dopo Das Kapital, MR è stato il nostro faro. Ed Amos Cecchi si era buttato a fondo fin da allora ad affrontare queste tematiche. Con gli studi di economia non ha mai abbandonato la passione di approfondire il pensiero degli “americani”: quando molti anni più tardi, oramai concluse le nostre vite produttive, l’ho trovato in quell’isola meravigliosa che è il suo studio, dove pazientemente aveva raccolto e tradotto tutti gli scritti della MR, anche quelli dell’edizione americana che aveva pazientemente raccolto con tenace e certosina passione, quasi non credevo ai miei occhi.

Oggi scorro l’indice del libro, leggo qualche brano qua e là, apprezzo il rigore delle note unito all’esposizione piana ma rigorosa di argomenti che sono di loro natura complessi e specialistici: in atteso di godermi appieno la lettura del testo e magari intervenire su qualcuna della numerose questioni ancora aperte in una teoria che sembra, come quella di Marx in generale, trovare nella contemporaneità la migliore verifica della sua lungimiranza e vitalità. Accenno queste poche note, con l’auspicio che contribuiscono a rinnovare e magari far rivivere almeno parte di quella antica comunanza di quei ex giovani curiosi e volenterosi.

Personalmente penso di utilizzare l’ottima sistematizzazione degli argomenti del libro come sistema di classificazione per una bibliografia degli studi più recenti sull’evoluzione del capitalismo contemporaneo. Chi fosse interessato a collaborare all’impresa mi può contattare.

Gian Luigi Betti 14 giugno 2022
gianluigibetti43@gmail.com 3396849025

Il primo seminario sulla Monthley Review della FGCI a Campigno

Amos Cecchi: futuro anteriore di un libro

Sull’orlo del vulcano

Testo di Gian Luigi Betti
Interventi e commenti di
Antonio Pettena, Stefano Menci, Roberto Fossi, Anna Maria Guideri, Gino Benvenuti, Ugo Barlozzetti, Enrico Tendi

pensierini di Gian Luigi Betti

Un altro spettro si aggira per l’Europa. È quello della minacciata guerra americana tramite Nato alla Russia col pretesto dell’Ucraina. L’ammassarsi delle truppe e le proclamazioni in atto dalle due parti ricordano la crisi di Cuba del 1962.

I missili sovietici installati a Cuba furono rimossi dopo un duro confronto militare e diplomatico in appena due settimane. Contestualmente furono rimossi i missili americani dalle basi turche ed italiane. In quell’occasione, al di là dell’immagine, a favore degli Usa, la partita fu una patta.

CUBA_lezione.pdf (treccani.it)

Crisi dei missili di Cuba – Wikipedia

Un altro ricordo è dato dall’aggressione della Nato e dell’Italia alla Iugoslavia. Era il 1999, Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D’Alema che guidava una coalizione Ulivo Pdci e Udeur. L’evento rappresenta a mio avviso un vero e proprio punto di singolarità per le seguenti ragioni:

  • viene fatta una guerra senza sentire il parere del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (si sansisce che gli Usa non hanno bisogno di negoziare con nessuno e possono fare “legittimamente” tutte le guerre che vogliono
  • l’Italia entra in guerra in violazione degli artt. 11, 78, 87 della Costituzione: la proclamazione viene annunciata dalle agenzie di stampa prima che il parlamento ne sia informato dal vicepresidente Sergio Mattarella
  • l’Italia diventa partner militarmente attivo di primo piano nell’alleanza atlantica, braccio fidatissimo della politica Usa
  • la Nato amplia e muta la propria mission, da alleanza puramente difensiva, a coalizione espansiva ad est (fino alla bella figura dell’Afganistan) e premendo sempre più i confini della Russia

Bombardamento della Jugoslavia, 1999: come l’Italia conquistò lo «status di grande paese».

Guerra del Kosovo – Wikipedia

Oggi la situazione presenta degli aspetti ben diversi di allora ma non per questo meno inquietanti:

  • la crisi Ucraina si inserisce in un quadro più generale della strategia americana tesa alla riconquista del ruolo di unica potenza globale, posizione fortemente compromessa dai successi cinesi in tutti i campi
  • la seconda guerra fredda comporta un ricompattamento di tutto l’occidente e degli altri partner/sudditi del neo impero statunitense in chiave anticinese

l’offensiva contro la Russia avrebbe quindi molteplici scopi:

  • rompere l’integrazione economia tra Russia e UE (sopratutto interruzione degli approvvigionamenti energetici di gas)
  • indebolire l’UE e spingerla ancora di più alla subordinazione economica del mercato e a quella politica a stelle e strisce
  • ostacolare la nuova via della seta BRI (Belt and Road Initiative) Nuova via della seta – Wikipedia
  • aiutare il presidente Biden a gestire il proprio ruolo fortemente compromesso. È una storia vecchia quella di usare la guerra come arma di distrazione di massa e come leva per avere potere politico ed egemonia reale (economia di guerra vs economia liberale di mercato)
    tanto per ricordare vedi Tutte le guerre americane – Panorama

La politica americana sembra comunque presentare diversi punti critici:

  • a differenza della prima guerra fredda la seconda non può far leva sull’attrattiva ideologica (mondo libero contro stato totalitario, democrazia contro comunismo, valori etici e religiosi contro ateismo). In fondo la politica estera cinese agisce nell’ambito dei principi imposti dalla pax americana dopo la caduta del muro di Berlino, quelli del libero scambio e del commercio senza vincoli a livello mondiale
  • l’integrazione cinese nelle catene del valore a livello mondiale, sul piano produttivo, finanziario e della distribuzione, ha permeato tutti i settori e le aree geografiche del pianeta. Una crisi cinese è la crisi di tutti
  • anche se gli USA sono l’unico attore che opera militarmente a livello globale, non è più in grado di essere il più forte in ogni scenario regionale.
  • l’insensato cinismo della politica americana ed i danni esportati potrebbe compromettere il rapporto fiduciario con paesi tradizionalmente alleati come l’India, lo stesso Giappone, per non parlare del Sud America o dell’Africa ed ovviamente l’Europa. La chiamata alle armi potrebbe vedere più disertori di quanti ci si aspetterebbe

già da adesso possiamo vedere che

  • la Turchia da tradizionale alleato e pilastro della Nato tende all’autonomia, magari con mire a ricoprire parte del ruolo del disciolto impero ottomano, e mentre si allontana dall’occidente trova elementi di accordo con la Cina e soprattutto con la Russia già suo tradizionale antagonista
  • la Russia rafforza i suoi legami commerciali, politici ed anche militari con la Cina. Questo è tanto più mirabile considerato l’antagonismo storico tra i due paesi
  • l’Unione Europea potrebbe essere costretta a fare quel salto all’integrazione interna ed all’affrancamento dalle politiche Usa che molti auspicano

Cosa possiamo aspettarci oggi?

  • Il pericolo di guerra è reale. Risultato immediato una crisi economica che in Europa sarebbe devastante
  • La crisi economica europea avrebbe ripercussioni sul piano politico e potrebbe portare ad una sua disgregazione di fatto (vale anche l’indirizzo opposto come ricordato prima)
  • c’è da auspicare che l’Italia non faccia come nel 1999. Oggi non sono necessarie patenti di anticomunismo da acquistare a tutti i costi per dimostrare la propria modernità democratica e liberale. Dai nostri governanti ci si aspetta che almeno sappiano garantire l’interesse nazionale
  • ultimo: siamo proprio sicuri che un coinvolgimento militare dell’Italia in Ucraina non provochi qualche danno anche al territorio nazionale?

Gian Luigi Betti, 3 febbraio 2022

Nota: considerato il carattere di questi appunti mi sono limitato a segnalare alcuni articoli omettendo la compilazione di una vera e propria bibliografia

COMMENTI

(in ordine inverso di arrivo)

Ugo Barlozzetti 9 febbraio 2022

Caro Mao, non credo che l’Ucraina sia l’orlo del vulcano, quanto piuttosto l’evidente speculazione sulle fonti energetiche che permetterà agli speculatori e in particolare con quelli che fanno capo agli Usa di acquisire gran parte del famigerato piano PNRR.Non a caso gli Usa stanno recuperando i costi del petrolio e del gas estratti dagli scisti bituminosi in un primo tempo non concorrenziali, anzi con i loro complici delle petromonarchie (che tra l’altro non rispettano i famosi diritti umani) tutte assolute e, guarda caso, islamiche sunnite, compreso il mai ricordato Brunei. La catastrofe del pianeta è peraltro garantita dalla spesa militare. Il calcio, come ideologia, continua a rincretinire come arma di distrazione di massa e per la lobotomizzazione delle nuove generazioni avanza l’ignorantificazione da comunicazione. La situazione è così clamorosamente evidente che, forse, ci sarà una risposta adeguata, forse. In Italia, e non solo, stanno emergendo dalle fogne i parassiti che politicanti e pennivendoli stanno rimettendo in circolo, non si può stare a vedere e bisogna capire che questa operazione è voluta e promossa dai padroni del vapore che sono sempre il nemico principale.Ho visto tante scritte con “insorgiamo” ma nessuna capacità realmente organzzativa, nemmeno di controinformazione. Eppoi c’è tutta la fuffa dei no.vax che mi pare un’altra arma di distrazione di massa.

HASTA LA VICTORIA!

ugbar

Enrico Tendi 7 febbraio 2022

Sull’orlo del Vulcano, di Gianni ha suscitato molti commenti, nessuno banale. Tutti esprimono preoccupazione, ed anch’io sono preoccupato come tutti.
Le notizie sono sempre più allarmanti : “ci sono prove inconfutabili che i russi hanno ammassato il 70% del potenziale bellico necessario ad invadere l’Ucraina, e Kiev cadrà in due giorni”, Queste certezze fanno paura, perché ricordano la sicumera con cui Bush e Blair annunciarono di avere prove schiaccianti sulla presenza di armi di distruzione di massa, e anche che Saddam avrebbe avuto l’atomica in poco tempo. Scatenarono la guerra e poi c’ hanno detto “scusate, ci siamo sbagliati “ E anche le rassicurazioni di Putin ricordano ai malpensanti le rassicurazioni di non interferenza sulle elezioni americane. Qualche commento sembra propendere di più per uno dei due agonisti, e qualcuno per l’altro. Ma la questione non è stabilire chi dei due abbia più ragione.

Se non ci fosse l’ Ucraina si sarebbe trovata un’altra causa per contendere, perché il principale obiettivo concreto è sopratutto il primo tra quelli ben individuati da Gianni: il mantenimento(secondo me) o la riconquista (secondo Gianni) del ruolo di principale potenza globale. Però l’Ucraina si presta bene allo scopo. Era una repubblica dell’URSS, confina direttamente con la Russia, ha una storia disomogenea, con una parte occidentale legata al regno di Polonia, all’impero austriaco, ed una parte sud orientale legata alla Russia, ed una storia comune solo dopo la rivoluzione d’ottobre. Anche le vicende politiche che si susseguono dall’ indipendenza ad oggi dimostrano una spaccatura nel paese, confermata dal voto disomogeneo delle popolazioni. Dal 1991 si sono alternati sei presidenti, di cui il primo già ex segretario del Partito Comunista Ucraino, il secondo, che durerà più di dieci anni, e prima capo del governo, anch’egli uomo di partito, fino poi al quarto, ancora filorusso, che viene eletto con una maggioranza risicata (51,8%), e che poi viene cacciato da una insurrezione popolare, (o un push parlamentare?) che salda governo ed opposizione, e poi si rifugia in Crimea, dove un referendum popolare ne proclama l’indipendenza con il 90% di voti favorevoli. E la Crimea fu un regalo di Krusciov all’ Ucraina per i 300 anni del trattato che legava i due paesi, Certo che anche nel 2014, per la Crimea, rullarono tamburi di guerra. Quanto popolare fosse l’insurrezione, e spontanea la pulsione libertaria che unisce opposizione e maggioranza, e quanto libero sia stato il referendum separatista della Crimea, io proprio non lo so. Devo dire che anche nei paesi più liberi e democratici le informazioni che arrivano alla popolazione sono sempre un po’ filtrate.

La questione di chi abbia ragione, e di chi abbia torto è, detto cinicamente, marginale. Forse si concluderà con una spartizione dei territori, che rientreranno nell’orbita russa, una parte, e l’altra non entrerà nella Nato, (organizzazione tutt’altro che di sola difesa, ma che ha messo pesantemente il naso anche nei nostri affari) ma orbiterà nell’area economica Europea. Di certo sembra poco probabile che la Russia rinunci ad uno sbocco sul mar Nero, che permette di raggiungere il Mediterraneo.

L’Europa è il soggetto che più ha da perdere in un eventuale conflitto. Intanto le bombe cadrebbero qui, intanto anche tanti ragazzi d’ Europa morirebbero. E anche tanti non dell’Europa, il che non è una consolazione. Le relazioni con la Russia sarebbero azzerate, ed anche senza il conflitto le sanzioni commerciali che verrebbero imposte punirebbero sopratutto quelle U.E. – Russia. A lume di naso mi sembra che l’unica parte che potrebbe non risentire di questa guerra sia la Cina.

Tutte le conclusioni, e di chi ha scritto e di chi ha commentato l’articolo sono pessimistiche. La crisi di Cuba fu risolta da due personalità importanti, e ora …?

Enrico Tendi 7 febbraio 2022

Sull’argomento

https://www.regione.toscana.it/documents/10180/452241/ucraina%20Q41/7111bf6d-64c2-43a1-8d47-1b05cc4299e2

Presidenti dell’Ucraina – Wikipedia

Breve storia dell’Ucraina, aggiornata fino a un momento fa – Il Post

https://www.terzogiornale.it/2021/11/1/29/la-russia-questa-sconosciuta/

Ugo Barlozzetti 7 febbraio 2022

Mao carissimo, grazie per avermi inviate le osservazioni sul tuo testo ,che ho subito stampato. Lo condivido come quello di Gino Benvenuti, sempre attento e informato. Gli altri mi sembrano molto condizionati dalla propaganda di lor signori signori a cominciare dalla questione Assange. L’espansionismo russo è un’altra miserabile bufala : piuttosto è ben vero il contrario e assistiamo all’espansionismo Usa. Tra l’altro c’è un silenzio sul razzismo dei paesi baltici nei confronti dei russi e l’antisemitismo in Polonia e in Ungheria. Ma la politica nei confronti dell’America latina o la condizione di tanti cittadini degli stati uniti stessi e il sistema elettorale ridicolo? E’ necessario studiare gli anni dallo scoppio della prima guerre mondiale e capire come fondamentale per la comprensione dell’attualità. Personalmente credo che la fine del pianeta non dipende dalle guerre ma dalle spese militari e dalle speculazioni del capitale finanziario, se non si torna all’analisi della caduta del saggio di profitto e al caos della vera guerra, quella della speculazione e dello sfruttamento si va poco lontano. Per tutto questo sarebbe importante tornare a La Pira, a Firenze città operatrice di pace, con la proposta e/o l’organizzazione di un convegno o qualcosa di simile, incentrato sull’imperialismo oggi, vedendolo dal punto di vista leninista della fase suprema del capitalismo. Certo, fazioso questo convegno, magari, anzi possibilmente, non ufficiale ma con cervelli pensanti e non bacati dall’ideologia .
Hasta la victoria !
Ugo

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Ancora una precisazione: ti ho scritto di getto e mi sono accorto della mancanza di chiarezza a proposito di Assange: intendevo scrivere che Fossi avrebbe dovuto tenere ben presente il caso Assange e capire le capacità di manipolazione nella guerra psicologica degli Usa e di come non sia per nulla chiara la questione degli avvelenamenti etc. Le provocazioni di lor signori risalgono almeno alla fine del Maine e su Pearl Harbor non mancano interessanti documenti o l’assassinio dei due Kennedy o la stessa vicenda delle torri gemelle o…Mi piacerebbe affrontare in modo adeguatamente scientifico anche la storia di Stalin..

Gino Benvenuti 6 febbraio 2022

Ho letto con interesse l’intervento di Gian Luigi e pertanto, dato che lo trovo esauriente e dettagliato e soprattutto condivisibile, cercherò di evitare sovrapposizioni per occupare meno spazio e vi risparmio elementi ripetitivi. Indubbiamente l’ipotesi di un nuovo conflitto bellico con riflessi internazionali in Europa rischia di materializzarsi da un momento all’altro e questo evento allarma chiunque abbia un minimo di rudimenti e coscienza politica. La realtà attuale è ben diversa da quella conosciuta a partire dall’immediato secondo dopo-guerra fino al dissolvimento della realtà sovietica.
In quel periodo dominato dalla contrapposizione tra blocchi antagonisti e dagli accordi di Yalta l’Europa non ha conosciuto conflitti perché era in atto un “equilibrio del terrore” che sconsigliava qualsiai avventurismo militare e se ci sono stati eventi bellici rilevanti essi si sono svolti in altri contesti (uno per tutti la guerra in Vietnam).
La forza d’urto militare, che potevano sviluppare entrambi blocchi, seppur ragguardevole non è minimamente paragonabile a quella odierna. Una ragione in più per evitare qualsiasi avventurismo militare.

Lo scenario dello sbriciolamento della realtà sovietica di cui mi ricordo bene le manifestazioni di giubilo di chi preconizzava un futuro radioso per l’umanità e la fine di tutte le guerre ha cambiato lo scenario mondiale ed è successo esattamente il contrario. Non bisogna essere docenti di geopolitica per capire che in quella situazione gli Stati Uniti hanno cercato di trarre il massimo vantaggio dalla scomparsa del nemico storico o “regno del male” come affermò Reagan e tra le prime mosse c’è stata quella di attenzionare la realtà Ucraina già dal 1990. Vorrei ricordare che un diplomatico di livello internazionale come Henry Kissinger mise in guardia il proprio governo da intervenire in Ucraina.

Da quel periodo è stato un crescendo di eventi bellici per conquistare spazi strategicamente importanti (esemplare quella in Siria dove la Russia si è schierata a suo favore per avere il tanto agognato sbocco sul Mediterraneo mentre gli U.S.A. si sono avvalsi della collaborazione dell’Isis) e dopo l’Afganistan in cui abbiamo assistito all’intervento della Nato e all’epilogo disastroso per gli Stati Uniti.

Lo scenario politico internazionale è cambiato alla fine degli anni ‘90 per tre fattori: la crescita economica e militare della Cina che ha sfruttato al meglio la globalizzazione, accettandone le condizioni tanto che si assiste al paradosso per cui paesi fautori entusiasti dell’economia liberista hanno avuto tentazioni protezionistiche ancora non sopite mentre essa, che qualcuno pensava paladina di un’impronta statalista e protezionista, è di fatto una convinta partner liberoscambista. La globalizzazione che si è rivelata per alcuni il decollo delle proprie economie ed il terzo fattore politicamente rilevante è la nascita dell’Europa, che è il nostro contenitore politico, sul cui ruolo bisognerà riflettere. In questo frangente critico balbetta in quanto non avendo una leadership unitaria dal punto di vista diplomatico lascia ai singoli stati le varie iniziative dove ognuno gioca per conto proprio. Un entità che ha tutti i parametri necessari per essere paragonata alle due superpotenze bisogna necessariamente che si strutturi in maniera adeguata e non basta l’unità monetaria per giocare un ruolo da partner primario in certe situazioni. Questa mancata omogeneità è un rischio grosso per l’integrità dell’Europa ed anche quindi per l’Italia. La mancanza di una propria autonomia è stata palesata in maniera esemplare con il diktat subito per imporre le sanzioni alla Russia, che non brilla certamente per spirito libertario, ma non potendole accettare ha subito contraccambiato con il risultato che abbiamo avuto danni economici mentre la Merkel operava in proprio nel trattare il gas russo. Ricordiamoci inoltre che l’Europa unita è stata ed è avversata dagli Stati Uniti.

Dalla guerra in Corea che io da ragazzo udivo alla radio con la canonica introduzione “qui 38o parallelo” ad oggi lo scenario politico è profondamente diverso. Io credo che il patto Russia-Cina sia un deterrente politico e militare per controbattere la tracotanza degli Stati Uniti nel voler dettare le regole al mondo da una condizione di debolezza politica e militare, perché con l’abbandono dell’Afganistan ormai si è eclissata dallo scenario asiatico, ed è inoltre alle prese con un debito pubblico che per la prima volta ha superato 30.000 mila miliardi. Certamente una guerra sarebbe disastrosa ed ha ragione Anna Maria quando afferma che “potrebbero svilupparsi veleni mortali incontrollabili”.

Gino Benvenuti, 6 febbraio 2022

Anna Maria Guideri 5 febbraio 2022

Grazie sia a Gianni che a Stefano Menci per il loro contributo significativo dato alla riflessione sulla questione Ucraina. Mi ritrovo abbastanza, in quanto osservatrice interessata ma non esperta di geopolitica, in sintonia con le  perplessità di Stefano riguardo alla divisione del mondo in “buoni e cattivi”, al  suo “ecumenismo” nel considerare il grande contributo  che ogni popolo ha dato a dà alla crescita culturale, civile ed umana del mondo, senza dover essere identificato  con il potere che spesso indegnamente, lo rappresenta. Allo stesso tempo però, avverto la necessità  di distinguere per chiarire e poter  scegliere da che parte stare perché, più dei “cattivi” di turno, io temo il caos in cui potremmo  precipitare e da cui potrebbero  – come la pandemia dimostra – sprigionarsi veleni mortali incontrollabili tali da “infettare”  tutti: buoni, cattivi e così così … Mi chiedo: se Turchia, Russia e Cina formeranno un blocco sempre più coeso contro l’occidente e se l’Europa si affrancherà dall’America, quali nuovi equilibri – o “squilibri” si creeranno? Ed eventualmente, come potrà un’Europa verosimilmente divisa e disorientata far  fronte a questa situazione sia economicamente che politicamente? Saremo così mal ridotti da dover rimpiangere Trump e la sua politica di menefreghismo  totale verso tutti gli stati del mondo meno che verso l’America secondo lo slogan “America first?” Ce lo possiamo permettere come europei e come italiani? Possiamo solo sperare che la diplomazia europea si muova oculatamente facendo fronte comune per evitare il peggio: una guerra che si preannuncia disastrosa e che ci può precipitare in un nuovo disordine mondiale ( ammesso che l’attuale si possa definire “ordine”), tenendo conto di tutti i fattori e attori  in gioco: valori, interessi,  effetti possibili in relazione alle scelte che verranno fatte.  Di nuovo grazie. Anna M

Roberto Fossi 4 febbraio 2022

Ciao Gianni, avrei raccolto volentieri l’invito a mettere anche da parte mia un po’ di carne al fuoco sull’argomento ma non ho avuto tempo e poco ne avrò in settimana nuova ma volevo almeno dirti che:
. Il tuo pezzo è scritto molto bene
. Molte cose le condivido ma rilevo che:
– non c’è un accenno alla autoritaria politica russa, sia verso l’interno che verso l’estero (le fakes usate durante le elezioni presidenziali americane e anche durante quelle italiane favorendo M5s e Lega)
– in Russia sono stati uccisi più di 150 giornalisti che hanno osato opporsi al regime, i morti col plutonio in GB e il tentativo di uccidere Navalny
– La politica di Putin verso i paesi dell’ex URSS è quella dell’annessione o con i referendum. o con la forza
– un asse Russia/Cina porterebbe ad uno sicuro scontro armato con l’occidente, dai risvolti imprevedibili
– l’unica cosa che io vedo possibile è un area neutrale/cuscinetto fra la Russia ed Europa occidentale oltre che a trovare una soluzione verso la continua espansione militare russa nel mediterraneo iniziata con l’apertura di sbocchi a mare offerti dalla Siria
Ci sarebbero molte altre cose da dire, dal mio punto di vista ma devo fermarmi
Un abbraccione
Roberto

Stefano Menci 4 febbraio 2022

di fatto invidio la chiarezza di vedute della tua esposizione, molto dettagliata e direi a volo d’uccello, una sana divisione in blocchi, finti buoni ma con tanti scheletri nell’armadio, cattivi veri ma in fondo dall’animo gentile, in certe parti mi ha ricordato un po’ la retorica dei manifesti del partito marxista leninista che leggevo in gioventù, appesi ai muri della scuola, in altre invece una ineccepibile ricostruzione di vicende trascorse e rimosse dalla nostra coscienza, non essendo un assiduo lettore di Limes comprendo a malapena chi attacca chi, perché e a quale scopo, posso solo dire che per me i russi non sono Putin e gli americani non sono Biden (o forse dovrei dire neppure Trump), le vicende di geopolitica sono decise dai governanti (sotto gli auspici del complotto giudaico massone con la collaborazione di Soros, Bill Gates e Musk) ma le persone cosa ne sanno? cosa pensano? che vita fanno in Ucraina, che vita facevano prima, che vita fanno oggi i russi, sono felici, hanno problemi insormontabili, i cinesi in fondo li vediamo come tante formichine, tutte uguali, se pensiamo ai cinesi non pensiamo al signor Ping o Jing o Pong, sono cinesi ebbasta, hanno anche loro una assistenza sanitaria come la nostra? si sentono protetti oppure abbandonati in una giungla dove vige la legge del più forte (come da noi), un cinese sarebbe contento di vivere dove vivo io e per contro io ci vivrei dove vivono loro? forse sono un po’ razzista, io sto comodo dove sto, mi farebbe una gran fatica cambiare le abitudini. I russi sono persone eccezionali, grandi menti, scrittori e musicisti fondamentali per la cultura del pianeta, gli americani anche sono persone eccezionali, grandi menti, scrittori e musicisti fondamentali per la cultura del pianeta e che dire dei cinesi, anche loro, anche noi, tutti i paesi anche se in epoche diverse hanno mostrato la capacità di essere fondamentali per il bene di tutti. Per tornare al nostro argomento, per chi devo parteggiare in caso di conflitto, scelgo un po’ pilatescamente di non parteggiare, posso fare solo qualche considerazione su chi sarà il meno peggio del gruppo, nell’america reale i neri ancora non hanno tutti i diritti (come d’altronde neppure da noi e forse neppure in cina o in russia), nella russia di putin siamo sicuri che le persone si sentono libere, nella cina i cittadini si sentono persone oppure anche i loro governanti li vedono come formichine, tutte uguali, non saprei davvero riconoscere a colpo il vero cattivo e il vero buono, per questo resto un po’ così…..in attesa di un prossimo disastro che non so quando ma sicuramente arriverà.
stefano

Antonio Pettena 4 febbraio 2022

Antonio Pettena
Sono perfettamente d’accordo. Purtroppo l’Europa è troppo indietro per quanto riguarda l’integrazione, l’unico strumento che potrebbe dar forza ai paesi che la compongono per opporsi alla strategia americana che rischia di portarci la guerra in casa.