DAL CASO AL CAOS

di Anna Maria Guideri


Il caso Bruno Vespa e la funzione egualitaria delle virgole

Tutto potevo immaginare tranne che mi sarei ritrovata a difendere Bruno Vespa dalle accuse di subdolo razzismo mossegli da un’ondata di proteste politicamente corrette che questa volta non ho condiviso. Il fatto è noto. A seguito dell’ennesima, becera dichiarazione di Vannacci fatta sulla pelle – nera – di due pallavolistedella squadra vincitrice dell’oro olimpico,Bruno Vespa ha diffuso un post che qui testualmente riporto: Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Egonu e a Maria Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente. Ne è nato un caso, anzi, un caos. Vespa, definendo nere le due atlete ha sollevato un tal vespaio da rischiare di essere considerato più razzista di Vannacci. Il furore iconoclasta di chi ambisce al politicamente perfetto può creare effetti boomerang con pericolosi scivoloni nel genere grottesco con buona pace delle rispettabili intenzioni di chi sposa con tanta foga la nobile causa dell’uso corretto del linguaggio che anch’io condivido, pur con i dovuti distinguo. Dico questo potendo rivendicare con orgoglio, una totale impermeabilità al fascino segreto di Bruno Vespa. Di fatto, cosa gli è stato contestato? Di avere definito nere le due atlete di colore e di aver parlato di integrazione vincente. Poiché non era ritenuto necessario alludere al colore della loro pelle, sarebbe stata, la sua, una sottolineatura di troppo atta a richiamare l’attenzione più sulla loro etnia che sulla loro prestazione sportiva. In quanto poi all’integrazione, Vespa, secondo i severi censori ipercorretti, avrebbe commesso un errore macroscopico visto che le due campionesse, essendo state sempre italiane a tutti gli effetti, non hanno dovuto fare niente per integrarsi. Osservo che l’accusa di gratuità nel definire nere le atlete vale per Vannacci, non per Vespa il quale, per rispondergli con efficacia non poteva fare altro che raccogliere la parola e rilanciargliela restaurata e riabilitata dall’uso corretto. Come ha fatto? Lo ha fatto con le virgole scrivendo: brave, nere, italiane. Non ha usato né una concessiva – brave, italiane anche se nere – né un’avversativa – nere, ma brave e italiane – . In tal caso lo scivolone discriminatorio sarebbe stato evidente. Ma Vespa non è uno sprovveduto e con le virgole ci sa fare. Con esse ha voluto evidenziare la pari dignità fra l’etnia, la bravura e l’italianità delle atlete spuntando le armi a quel cafone di Vannacci. Essere neri non è né un difetto né un pregio; è solo uno dei tanti modi di essere del reale. E’ giusto non fare di questo termine un uso inflazionato, ma è altrettanto giusto non avere paura di usarlo quando la difesa dei diritti umani e civili lo richiede. E a parer mio Vespa ha fatto questo: a tutto c’è un limite e a quanto pare Vannacci è troppo anche per lui! Avrebbe potuto fare di meglio scrivendo solo brave e italiane omettendo nere? Sarebbe stata senz’altro una risposta elegante e sottile, ma credo che sarebbe passata inosservata, visto lo standard medio di attenzione alle sottigliezze. L’italianità non è determinata dall’etnia e questo Vespa lo fa capire bene includendo nere tra brave e italianecome un dato di fatto perfettamente normale. Per quanto riguarda Vannacci, additare il colore della pelle di chicchessia, non è prova di coraggio nel dire la verità, come lui vuole far credere, ma di viltà, quella di spacciare per verità, il male oscuro del proprio fascismo endemico. In questo caso il re nudo non è chi è nero, ma chi lo indica discriminandolo, cioè, Vannacci. C’è in giro un iperrealismo puritano che sconfina nell’assurdo e nel proprio contrario. Fare di alcune parole dei tabù non aiuta a superare i pregiudizi, anzi. Essi restano come convitati di pietra, ingessati in artificiose limitazioni spesso contrarie al buon senso, che alimentano il bacino inconscio del politicamente scorretto. Le espressioni becere e fascistoidi si combattono affrontandole apertamente, non impedendo loro di esistere, Riguardo alla controversia sull’integrazione occorre distinguere il dato legale – la cittadinanza – dal dato culturale – la percezione che la società italiana ha delle persone di colore e non solo. Il razzismo esiste a prescindere dal certificato di cittadinanza e Vespa ha giustamente parlato di integrazione vincente. Forse verrà un giorno – ce lo auguriamo – in cui il colore della pelle delle persone sarà diventato un fatto irrilevante o, meglio ancora, normale, ma finché ci saranno individui come Vannacci che ne fanno uno strumento da usare per la propria fortuna politica, bisognerà reagire usando bene le virgole per dare chiarezza al proprio pensiero per far sì che parole come brave, nere, italiane possano convivere in modo pacifico, anzi, paritario!

Anna Maria Guideri 18-08-2024

QUALE PATRIA?

di Anna Maria Guideri

Valditara: io, patrie e famigli …

Il ministro della Pubblica istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, se n’è uscito con un’altra delle sue per dare l’ennesima botta di vita al sistema scolastico che scarseggia, a parer suo, di spirito patriottico: botta, appunto. Ci voleva proprio il rilancio dell’amor patrio messo a dura prova dalla contaminazione di virus multietnici di ogni specie e provenienza! Ma cos’è la patria in un paese democratico? Senza questo chiarimento si rischia di ritrovarsi in mezzo ad un vaniloquio dove ognuno va per conto suo anche se la Costituzione ci offre validi motivi per andare dalla stessa parte. E il nostro zelante ministro dovrebbe conoscerla e condividerla meglio di tutti noi, visto che l’ha firmata … ma tant’è … Piccolo dubbio: Non può essere che un’attenzione così particolare a questo tema sia il frutto di un “apprezzabile” quanto infondato scrupolo per colmare un vuoto terminologico, visto che tale parola – patria – nella carta costituzionale è menzionata solo una volta – art. 52 – anche se vi è ampiamente rappresentata dai suoi contenuti? L’uso così parsimonioso che i padri costituenti hanno voluto fare di questa parola è dovuto più al grande amore per la democrazia che ad uno scarso amore per la patria; democrazia che hanno voluto tutelare bilanciando l’uso eccessivo e distorto che della parola patria è stato fatto durante il ventennio fascista…, ma sembra – ahimè – che gli sforzi non siano bastati. Il ministro avrà forse pensato: sì, vanno bene la democrazia, la Repubblica, i diritti, i doveri, la dignità … ma la patria? Che fine ha fatto la patria?Bisogna provvedere a rimetterla al suo posto! Patria … la parola non possiede intrinsecamente valori assoluti. Essa li trae dal suo sistema politico di riferimento; un conto è la patria delle democrazie e un conto è la patria dei regimi totalitari. Sono due concetti incompatibili fra loro che, come l’olio e l’acqua non si possono mescolare.

Qualche richiesta di chiarimento.

Quale patria intende Valditara? Vuole ripristinare la patria del tempo perduto o forse vuole specificare meglio – qualora ce ne sia bisogno – la patria del tempo democratico? In concreto: in nome di quale idea di patria si attacca la sentenza definitiva sulla strage di Bologna riscrivendo arbitrariamente la storia e gettando fango – senza nessun motivo plausibile – sulla magistratura, minando lo stato sia come entità legale che come entità ideale di valori condivisi definibile come patria?

In nome di quale idea di patria si nega la cittadinanza a persone che vivono da lungo tempo nel nostro paese e adempiono ai loro doveri senza vedere riconosciuti i propri diritti?

E la squadra multietnica femminile di Volley che ha vinto l’oro per l’Italia, l’ha vinto per la patria o contro la patria visto che i caratteri somatici di alcune atlete non corrispondono, a detta dell’antropologo improvvisato Vannacci, al patrimonio genetico della nostra italianità?

In nome di quale idea di patria si attacca la libertà degli organi d’informazione – tanto da creare un allarme democratico in Europa – contravvenendo pesantemente al dettato dell’art. 3 della nostra costituzione?

Di quale patria parla il ministro, di quella degli onesti cittadini che, in osservanza all’art. 4 della costituzione contribuiscono alla crescita del paese pagando le tasse, o di quella che, fra condoni, scarsi controlli, scarsa stima del contributo fiscale ( pizzo di stato) e cancellazione dell’abuso d’ufficio, favorisce i soliti furbi?

E ancora, qual è la patria cara al ministro, quella che premia il merito dei primi della classe e boccia gli asini prescindendo dalle possibili condizioni di vantaggio dei primi e/o di svantaggio dei secondi ignorando l’art.3 che parla di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità …? E non si è chiesto che forse, se fin qui avesse contato il merito come lo intende lui, sia lui che altri ministri del suo governo non si troverebbero dove si trovano?

E poi, la patria è qualcosa che appartiene solo a chi ha vinto le elezioni, oppure è qualcos’altro che appartiene a tutti i cittadini, vincitori e vinti? Insomma, la patria è mia e me la gestisco io o è di tutti e la gestiamo facendo ognuno la nostra parte?

Vorrei inoltre sapere se Il nome del partito Fratelli d’Italia si rifà solo al nostro inno nazionale oppure strizza l’occhio alla benemerita fratellanza-confraternita della P2 di Licio Gelli.Gli affiliati non sono anche fratelli?

E infine, mi si perdoni la provocazione, la patria per lei, è la repubblica nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo o è ancora, idealmente, la repubblica di Salò che vorrebbe tornare al fascismo per liberarsi dalla lotta di liberazione?

Dopo aver visto l’inchiesta di Fanpage ci si può aspettare di tutto!

Anna Maria Guideri, 13-08-2024

MOTTI DA LEGARE 35

di Anna Maria Guideri,

1-La classe degli asini : Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura alla Camera
sulla strage di Bologna del 02 agosto 1980 ha de-ragliato alla grande.
2 – Destra neofascista: conservatrice di pregiudizi; demolitrice dei valori democratici;
fomentatrice di odio e violenza, falsificatrice della storia …
3- Destra: dichiarazioni eversive contro la sentenza sulla strage di Bologna: creare ad hoc il
disordine per poi accreditarsi come gli unici che sanno ripristinare l’ordine.
4- Ma io non c’ero! Avere avuto 3 anni al tempo della strage di Bologna può costituire per
Meloni un alibi per non averla progettata, ma non per non averne, a distanza, contestata la
matrice.
5- I vantaggi dell’autoritarismo. Un governo forte può assicurare al popolo tutto ciò che si
merita!
6- La premier vorrebbe che la stampa scrivesse sotto dittatura.
7- Com’è possibile che dalla democrazia nata dalla Resistenza sia nato il neofascismo?
Semplice: la democrazia è mortale, il fascismo, come diceva Umberto Eco, è eterno.
8- I pregiudizi sono un goffo tentativo di dare un ordine – artificiale – a quel fantasmagorico
disordine naturale che è la vita.
9- Perché usare l’ironia per commentare la politica? Per renderla sopportabile … ma non
troppo!
10- Solo la bellezza ci salverà… se si salverà!
11- Paure e pregiudizi. Quando eravamo bambini ci spaventavano con l’uomo nero; poi
abbiamo scoperto che l’uomo nero è l’uomo bianco.
12- Trump parla all’America spaventata … e spaventosa!
13- Perché far pagare le tasse se i servizi non funzionano? Forse non funzionano proprio perché
non si pagano le tasse!
14- Qualunquismo: mutazioni generiche.
15 – Per risolvere i problemi di La Russa non c’è che la ruspa! Ma è un metodo fascista … Chi
di ruspa ferisce …
16 – Cos’hanno in comune i poveri e i ricchi? Entrambi sono incontentabili!
17 – Destre: Destra sociale, destra golpista, missina, sovranista … confluiscono tutte in FdI …
Tutte per una, una per tutte!
18 – Il fascino segreto della legalità. Kamala Harris dovrà sfidare Trump per rendere
attrattiva la legalità più di quanto lui riuscirà a rendere attrattiva l’illegalità.
19 – Renzi sta andando a sinistra? Allora è ridotto proprio male!
20 – Se la democrazia non è in grado di educare alla democrazia, è destinata ad estinguersi e a
mutarsi nel proprio opposto.
21 – Morto un papa se ne fa un altro … anche morto un duce!
22 – Meloni isolata in Europa: nata per opporsi, non per proporsi.
23 – Aeroporto intitolato a Berlusconi: chi MALPENSA MAL FA!
24 – Retorica populista: la banalità altisonante.
25 – Il razzismo è lì, scritto nero su bianco … No, bianco su nero!
26 – Meloni sull’inchiesta di Fanpage: Infiltrarsi nei partiti è roba da regime! Infatti Mussolini,
non si infiltrava … lui i partiti li asfaltava!

27 – Sangiuliano, Lollobrigida … Chi non riesce a farsi apprezzare come persona seria, finisce
per far ridere.
28 – Riforma giudiziaria: si dice garantismo e si legge impunità.
29 – Berlusconi era di una banalità potente.
30 – F. Specchia: La Russa bisogna capirlo, ha sofferto la discriminazione, ha ingoiato tanta
rabbia, è normale che ogni tanto ecceda … Sì, bisogna capirlo che è anche Presidente del
Senato!
31 – Si dice che la Meloni abbia un certo fascino … FASCI? NO!

Anna Maria Guideri, 08/08/2024

PERDERE PER VINCERE

Una riflessione di Anna Maria Guideri sulle elezioni francesi

(Elezioni francesi del 2024)

Anna Maria Guideri

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni in Francia il 07 Luglio 2024? I sostenitori degli opposti schieramenti – antilepenisti e lepenisti – si confrontano sul campo mediatico in singolar tenzone sfoderando con pari gagliardia argomentativa le armi, sul grande evento che ha visto cadere più di una testa reale o virtuale che sia. Gli uni per attribuire a Macron la vittoria in quanto è riuscito, almeno per il momento, ad arginare la resistibile ascesa di Marine Le Pen, gli altri per addebitare a Macron la sconfitta per essere stato sorpassato da Melanchon e per aver gettato la Francia nell’incognita dell’ingovernabilità. Dico la mia partendo da una banale considerazione: vince chi raggiunge il suo obiettivo; perde chi lo manca. Se Macron voleva la sconfitta della Le Pen e della sua destra neofascista, ha vinto. E anche se non aveva calcolato il sorpasso del leader dell’estrema sinistra Melanchon, possiamo dire che, vista la posta in gioco, poteva anche permettersi di pagare questo prezzo, per quanto salato sia. Se la Le Pen invece aveva puntato sulla vittoria, visto l’esito molto favorevole riportato al primo turno, è chiaro che ha perso nonostante i molti voti che ha preso. Ma colei che ha riportato una vittoria netta e inequivocabile è senz’altro la Republique dotata, per sua fortuna, di un sistema immunitario antifascista quasi a prova di bomba che si è mobilitato contro l’onda nera della Le Pen. Come giustamente è stato detto, i francesi sanno distinguere un avversario politico da un nemico della Repubblica. Molti hanno definito Macron un perdente di successo: ha perduto la sua corona, ma ha salvato la democrazia. La Francia, a differenza dell’Italia, può dividersi su molte questioni, ma non sull’antifascismo. Da noi, una desistenza così ampia e così eterogenea disposta a rinunciare alle proprie candidature per salvare la comune casa democratica sarebbe stato impensabile, visto che, cani e porci per biechi interessi di bottega, – non certo per l’antifascismo – si sono più volte uniti. Basti pensare allo sdoganamento dei post-fascisti di Alleanza Nazionale ad opera di Berlusconi: la madre di tutte le disgrazie che ha generato la vile progenie che oggi ci governa; in Italia, sì, in Francia, no. Questo perché fra noi e la Francia ci sono alcune differenze che spiegano i diversi risultati elettorali nonostante abbiano entrambe in comune destre nostalgiche forti e radicate. La Francia, pur avendo avuto secoli di monarchia, ha amato sempre più il regno del re, più l’impero dell’imperatore, più la Repubblica del suo presidente. I francesi amano lo stato perché si sentono stato. Sono citoyens, cittadini, non sudditi, tanto è vero che il re lo hanno ghigliottinato. Per quanto ciò non sia edificante, aiuta a far comprendere la natura profondamente laica di questo popolo refrattario al culto della personalità del capo, qualunque capo. Gli italiani invece non amano lo stato perché non si sentono cittadini, ma servi del padrone di turno. Tornando alla querelle sui vincitori e i vinti, chi sostiene la tesi della sconfitta di Macron giudica più grave la probabile – non certa – ingovernabilità uscita dalle urne che la certa perdita della democrazia nel caso in cui avesse vinto la Le Pen. Macron può essere criticabile per altre scelte politiche, non per questa: diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Anna Maria Guideri 13-07-2024

Motti da legare 34

di Anna Maria Guideri

1 – Vannacci: i pregiudizi sono l’ovvio dei popoli.
2 – Le guerre tirano fuori il peggio degli esseri umani e anche se la giusta causa sta da una parte, i buoni non stanno da nessuna parte.
3 – Astensioni e vittoria della sinistra alle amministrative: per salvare la democrazia bisogna che il popolo non voti? Chissà!?
4 – Trump e la pornostar: il porno della discordia.
5 – Omertà: il silenzio è dolo.
6 – Chi usa poche parole qualcosa dice, chi ne usa molte rischia di non dire niente.
7 – La sinistra crede nei propri valori almeno quanto la destra crede nelle sue enormi cazzate?
8 – Propaganda della destra: risonanza malefica!
9 – “Bisogna fare in modo che la Meloni sia un argine all’estrema destra europea…” E’ dura usare al meglio il peggio che abbiamo!
10 – Molti politici scambiano il numero delle parole che pronunciano per il numero degli argomenti che … non hanno.
11 – La sinistra vince alle amministrative: Elly Schlein ha fatto l’en plein!
12 – Ambiguità dei media: criticare la Meloni ed esaltarne l’immagine mediatica: c’è del metodo in questa follia!
13 – Un paese è normale solo se ritiene che essere diversi sia una cosa normale.
14 – Meloni e le fiabe a rovescio: dal Principe ranocchio alla ranocchia principessa!
15 – La destra ha vinto in Europa: il continente nero.
16 – Confisca dei beni alla mafia: requisire i beni del male comune per realizzare il bene comune.
17 – Occhio per occhio: la mia umanità finisce dove finisce la tua.
18 – I conti tornano. Non è vero che i fascisti non hanno fatto i conti con il passato; lo hanno fatto così bene che sono riusciti a moltiplicarlo fino ai nostri giorni.
19 – Con Meloni non hanno vinto le donne, ma una donna.
20 – Meloni: Matteotti è stato ucciso dai fascisti …. (e Mussolini dai partigiani).
21 – La chiesa è omofoba … quando si dice l’autolesionismo …
22 – Campo largo: centrosinistra o controsinistra? This is the question…
23 – Spesso si difende un’idea non tanto per difendere l’idea in sé, quanto per difendere l’idea in me.
24 – Chi siamo noi per disprezzare tanto i nostri dissimili?
25 – Per credere in Dio mi basta guardare il mio gatto, solo un dio poteva crearlo. Per credere nel diavolo mi basta guardare Ignazio La Russa, solo un diavolo poteva crearlo!
26 – Meloni: La magistratura è un potere senza più controllo … Infatti non riesce più a controllare la corruzione politica e lobbista.
27 – Il governo della sinistra in Italia è stato una grande vittoria della destra. Perché? Perché la sinistra ha vinto quando ormai non esisteva più!
28 – Carlo Calenda: indisposto a tutto.
29 – In politica spesso si prendono le decisioni quando non si è capito nulla e non si prendono quando si è capito tutto. Infatti.
30 – Riconferme al parlamento europeo: Ursula borderline.
31 –Dialogo fra la Meloni e un non so:
–Meloni: A noi interessa solo il popolo.
–Non so: Quale popolo?
–M: Quello che ci vota.
–NS: Il 26 per cento?
–M: Certo!
–NS: E il restante 74 per cento?
–M: Se non ci vota non esiste!
–NS: Com’è democratica lei ….

32 – La politica non è una religione, non si deve essere credenti, ma credibili.

Anna Maria Guideri 27-06-2024

IL FLOP DEL PAPA POP

Una riflessione di Anna Maria Guideri

(In audio veritas)

Non ci si può credere, anche LUI, anche il PAPA ce l’ha coi froci! LUI che si era umilmente chiesto chi sono io per giudicare’, LUI che aveva benedetto le coppie gay attirandosi le aspre critiche dell’establishment ecclesiale, ma suscitando nelle minoranze diverse la speranza di poter finalmente vivere in un mondo tanto normale da ritenere normale la diversità. LUI, citato dai pacifisti come il massimo testimone vivente di pace in un mondo dilaniato da interminabili guerre, LUI, il grande maestro in grado di indicare all’inetta classe politica la via del superamento dei conflitti… LUI, il papa umano, il papa dei diseredati, capace come nessuno di scaldare il cuore dei popoli … LUI il papa pop! Ma ecco che, come nel solco della migliore tradizione letteraria, si comporta come il Mr. Hyde di Stevenson e sbotta emettendo un conato omofobo – frociaggine – evocando la chiesa dei tempi bui della discriminazione e della persecuzione dei diversi: omosessuali, streghe, miscredenti … Quanto devono essere profonde le radici della discriminazione nell’anima cattolica nei confronti di coloro che si discostano dalla visione di un mondo presunto, tanto convenzionale, quanto irreale e disumano se, un papa come Francesco, si lascia andare ad un’espressione già grave per tutti, gravissima per LUI! E quanto bisogno abbiamo noi di sperare e quanto, per questo, è facile illudersi! Quella frase infelice e così distopica è piombata come una pietra tombale sull’icona di Francesco deturpandola irrimediabilmente. Il generale Vannacci non poteva trovare un emulo ed uno sponsor più efficace per la sua campagna elettorale! Sulla scia della santa accoglienza il papa finisce – suo malgrado, spero – per dare una mano alla santa inquisizione accogliendo l’omofobo Vannacci ed escludendo le sue vittime: bella trovata, non c’è che dire! Una perversa eterogenesi dei fini? Siamo consapevoli che anche i papi sono soggetti alle contraddizioni e alle debolezze di tutti i comuni mortali … però … almeno un santino ce lo potevano lasciare … Francesco, così umano, giusto, aperto al dialogo … chissà quanti atei saranno stati folgorati sulla sua via … Purtroppo però nessuno è perfetto, a tutto c’è un limite, per esempio, ai gay, sui gay non si può dare di più. I preti froci sono cattivi soci, anche se la loro esclusione dal seminario può suonare autolesionista visto il numero elevato dei richiedenti asilo. L’imperversare delle parolacce sui social, sui media, nelle sedi istituzionali è una chiara espressione del degrado culturale, etico, civile e politico della nostra società al quale nemmeno il papa è riuscito a sottrarsi dimostrando così di essere sì, un uomo del nostro tempo, ma anche di altri tempi il cui lascito oscuro e limaccioso si allunga fino ad oggi condizionandoci pesantemente. Nella chiesa, la difficile coabitazione fra orientamenti sessuali più o meno diversi e il dovere della castità – di fatto difficilmente praticabile – crea corti circuiti che possono esplodere, come nel caso del papa – horribile visu! – in modo devastante riducendo sensibilmente la sua credibilità e mostrando impietosamente la sua nudità. Dunque, anche il papa, come il re, è nudo? A quanto pare sì, ma non è un bello spettacolo!

Anna Maria, 01-06-2024

RIDERE

Si ride un po’ di tutto,
del bello e anche del brutto.
Del bello abituato
ad essere lodato,
che si sente un apollo
e non è che un pollo …
Del brutto se è egoista,
falso ed opportunista.

Si ride del potere
che non vuol far vedere
la propria debolezza
e ostenta sicurezza.
Ridiam dell’ignoranza
che mostra tracotanza;
si spaccia per cultura
e fa brutta figura.

Si ride di noi stessi
se siamo un po’ malmessi …
Viva l’autoironia
che il pianto porta via,
medica le ferite
ancora non guarite.

Ridere con misura
per scacciar la paura,
evitare gli eccessi,
far coraggio a noi stessi …
Contro le avversità
usar l’ilarità …
anche contro la morte,
la nostra triste sorte.

Ed infine si ride
anche di chi deride,
si sente superiore
a chi crede inferiore …

Ma anche se io spesso
so rider di me stesso
certo non mi è permesso
ridere di chi è oppresso,
di chi ha un destino avverso
solo perché è diverso,
di chi è perseguitato,
straniero, emarginato,
o libero non è
di essere com’è.

Ridere ci protegge
da ciò che non si regge;
ci dona leggerezza,
protrae la giovinezza …
ma non ha la libertà
di usar la crudeltà.

Anna Maria Guideri, 20-05-2024

MOTTI DA LEGARE 33

di Anna Maria Guideri

1 – I giornalisti a servizio di TELEMELONI: TELECONIGLI!
2 – Il regime fascista cade nel 1945; il governo Meloni si insedia nel 2022. 1945 – 2022 : ALLA RICERCA DEL FASCIO perduto. 2022 – 2024 … : IL FASCIO RITROVATO.
3 – Perché la sinistra non vince? Perché … non c’è! E se ci fosse? Sarebbe uguale!
4 – Perché Meloni piace? Perché è così fascistoide da sembrare un italiano medio.

Italiano medio

5 – Si deve votare la sinistra non perché ci piace così com’è, ma per poter fare di tutto perché ci piaccia.
6 – Meloni: “Io penso con la mia testa!” Si vede!
7 – Dopo i fochi! La destra neofascista vuole conquistare l’egemonia culturale … O non l’aveva già conquistata Berlusconi?
8 – Informazione manipolata: parlare un italiano corrotto.
9 – “L’errore di D’Alema fu quello di fidarsi di Berlusconi (vedi Bicamerale) …” No, fu quello di fidarsi di se stesso.”
10 – La fascinazione del fascio … Non è un gioco di parole, è un incubo!
11 – Mediaset è una televisione che privilegia il genere dell’evasione ….fiscale!
12 – “La bellezza salverà il mondo?” Forse … ma nessuno come i nazisti amava Beethoven.
13 – La DC era ipocrita, F.lli D’Italia è un partito sincero … Tutto sommato l’ipocrisia è da rivalutare.
14 – “Meloni non è fascista, lei non guarda a Mussolini, lei guarda ad Orban …” Bono quello!
15 – “Tutto sommato Berlusconi era meglio …” Non è rivalutando quello che a distanza ci sembra “il meno peggio” che sconfiggeremo il peggio attuale.
16 – UNIONE EUROPEA: siamo giunti all’EUROSIONE!
17 – La sinistra è dotata di un grande “senso di disorientamento.”
18 – I classici, come il vino, migliorano col tempo. La sinistra è un classico? Pare di no.
19 – Democrazia: il popolo può attaccare il potere. Dittatura: il potere attacca il popolo.
20 – Sullo scandalo del carcere minorile Beccaria di Milano: ai “peggiori” il personale peggiore, vale a dire “scarti agli scarti.”
21 – Cos’hanno in comune Mussolini, Berlusconi, Salvini, Grillo, Meloni …? La pancia … degli italiani!!
22 – Migranti: si parla di integrare e si agisce per disintegrare.
23 – Alcuni politici (vedi Il ministro Sangiuliano) pretendono di insegnare ciò che non sanno.
24 – Aspettiamo fiduciosi il momento di cantare alla Meloni : BELVA CIAO!
25 – Gli elettori del PD di fronte allo scandalo dei voti comprati in Puglia: “Il dispiacere dell’onestà.” (v. Pirandello Il piacere dell’onestà)
26 – Doppiezza: alludere a ciò che si pensa dicendo ciò che non si pensa.
27 – Se è bianco non può essere nero … ad eccezione del governo Meloni!
28 – Fra l’Intelligenza artificiale e la stupidità naturale …. Aiuto! Siamo circondati!
29 – Afascismo = Acostituzione.
30 – Renzi potrà sempre contare sugli AMMIRATI ARABI.
31 – Lottare contro un nemico che in Italia non ha mai governato – il comunismo – è servito ai fascisti ad occultare il vero nemico – il fascismo – che ha governato per vent’anni e governa tutt’ora.
32 – La convivenza col sistema mafioso contagia la classe politica più di quanto la classe politica onesta possa contagiare il sistema mafioso.

Anna Maria Guideri, 01-05-2024

LINGUAGGIO COMUNE …

(… fra politica e malaffare nel caso pugliese)

Dello scottante caso pugliese che ha investito il PD – voti di scambio, dichiarazioni inopportune, defezione del M5S da una possibile alleanza … – un aspetto mi ha particolarmente colpito: le dichiarazioni inopportune, cioè , la comunicazione. Sì, il modo con cui il Presidente della Puglia Michele Emiliano si è espresso durante la manifestazione antimafia tenutasi a Bari il 24 marzo a sostegno del sindaco Antonio Decaro. Emiliano, in un eccesso di zelo propagandistico, si è prodotto in una narrazione che, anziché favorire il suo pupillo, lo ha fortemente danneggiato offuscandone l’immagine di tutto rispetto guadagnatosi per il suo forte impegno nella lotta alla mafia locale. Con un fare disinvolto e fiero Emiliano ha raccontato un episodio risalente agli esordi politici di Decaro quando era assessore della sua Giunta, coinvolgendolo e dando prova di una certa confidenza con la malavita locale per essersi intrattenuto con la sorella di un boss per scoraggiarla dal prendere iniziative contro il proprio protetto. Di fatto, per dare prova del suo impegno antimafia è andato a trovare una mafiosa lanciandole amichevolmente un avvertimento. Il tono sicuro e compiaciuto, la naturalezza e direi, la leggerezza con cui ha rivendicato pubblicamente il suo scambio con questo discutibile personaggio, hanno evidenziato una consuetudine di contatti a dir poco disinvolti con quell’ambiente che pure è stato fortemente osteggiato dall’ amministrazione di sinistra. La cosa è apparsa contraddittoria e strana e per questo ha suscitato molto scalpore. Emiliano si è attribuito, scherzosamente, quasi un diritto di proprietà sul suo pupillo dimostrando una disinvoltura nel rapporto con personaggi a dir poco opachi che, per il suo ruolo, appare incomprensibile. Questo modo di rapportarsi al contesto malavitoso, anche se non è un reato, è certamente un vulnus etico e culturale di non lieve entità in quanto getta ombre sul modo di interpretare il proprio ruolo istituzionale indebolendone l’autorevolezza. Non basta lottare contro la malavita con le armi del codice penale, occorre contrastarla anche assumendo uno stile comunicativo del tutto consono all’incarico che si ricopre. Ostentare una certa dimestichezza con quel contesto non può essere considerato un espediente comunicativo efficace per affermare il controllo del territorio da parte delle istituzioni locali, ma un pericoloso cedimento. Per vincere bisogna omologarsi? Bisogna imparare a convivere con la mafia ( come ebbe a dire a suo tempo il ministro del governo Berlusconi, Lunardi) adottandone la forma comunicativa come se la forma non fosse anche sostanza e quindi cultura e quindi messaggio? Cos’è questa, una strategia per combattere la mafia o un modo per guadagnare voti comportandosi come un ras del luogo facendosi poi forte del pacchetto di voti ottenuto, della serie: e qui comando io e questa è casa mia … Magra vittoria è quella che si ottiene perché non ci si discosta più di tanto – anche se solo nello stile – dai modelli negativi che spadroneggiano sul territorio. Questa è la forza ricattatoria del cacicchi e dei capi-bastone che Elly Schlein ha promesso di contrastare fortemente, ma la vedo dura. Non basta arrestare i mafiosi o impedire che si impadroniscano della cosa pubblica, è altrettanto importante differenziarsi da loro in modo inequivocabile assumendo pubblicamente atteggiamenti che escludano nel modo più assoluto che si possa fare visita ad un mafioso, che si possa scambiare con lui una battuta, che si possa, magari, se capita l’occasione, anche prenderci un caffè. Se la mafia è una realtà, non è per questo la normalità. La lotta alla mafia è prima di tutto una battaglia etica, una battaglia culturale. I cacicchi non servono.

Anna Maria Guideri, 29-04-2024


Se i millennial sono in crisi, anche noi non stiamo troppo bene ….

Breve nota a commento dell’articolo di Valeria Oliveri Silvio spiegato ai millennial … apparso su Domani giovedì 18 Aprile

Non è detto che nascere millennial sia una fortuna. Poveri ragazzi, nutriti dal latte in polvere sgorgato dalle mammelle della triade televisione-pubblicità-bunga bunga … Questo non significa che si debba rimpiangere la triade Craxi-Andreotti-Forlani … Ad ogni generazione la sua pena, anzi, la sua triade. Tuttavia Silvio è un monito per chi crede alle magnifiche sorti e progressive della società umana. In questo caso niente è ingannevole come il vecchio vestito di nuovo, un illusionista imbellettato capace di eseguire convincenti giochi di prestigio. Per ridurre le tendenze reazionarie ci tocca lavorà parecchio e senza la garanzie che il risultato sarà apprezzabile. Ma come si dice, a mo’ di consolazione, è il percorso che conta, non il traguardo. Il grande Salvatore Quasimodo scriveva: Sei sempre quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo.

Anna Maria Guideri, 19-04-2024