(diritti e rovesci)
Marco Travaglio sostiene, con logica ineccepibile che, se lo Stato riconosce il diritto dei cittadini a non vaccinarsi, non li può obbligare a dotarsi di un attestato di vaccinazione per accedere ai luoghi di lavoro. Sarebbe una contraddizione in termini in quanto, chi non si vaccina, non può esibire, è evidente, nessun attestato a meno che non sia falso. Elementare Watson! Nella situazione data il GREEN-PASS è forse il compromesso migliore per far fronte, non solo all’emergenza pandemica, ma anche a quella babelica in cui ci troviamo, però è facilmente attaccabile per la sua ambiguità. In teoria i diritti non dovrebbero confliggere tra loro se ne rispettiamo l’ordine valoriale, ma in pratica le cose sono – o almeno si fanno essere – molto più complicate. Di fatto, in un sistema democratico, in assenza di una legge che imponga, in tempo di pandemia, l’obbligo vaccinale, si crea lo strano caso o almeno così pare – di due diritti, cioè, di due legittime libertà che si contraddicono e si escludono a vicenda. L’uso dei tamponi sembrerebbe offrire una soluzione al problema dell’incompatibilità tra questi due diritti, ma è una strada impervia e poco praticabile per più ragioni. L’enorme quantità dei tamponi necessari difficile da reperire; i costi elevati per lo Stato; la dilatazione dei tempi necessari all’immunizzazione di massa; la disparità di trattamento a danno dei responsabili e meno costosi vaccinati rispetto ai tamponati… Dall’impasse del conflitto fra i due diritti si può uscire solo – uovo di Colombo! – chiamando in causa il diritto dei diritti, quello primario della salute. Strano non averci pensato più convintamente!. Nel paese degli azzeccagarbugli le soluzioni più semplici sono sempre quelle più complicate. Tra i due litiganti – il diritto a non vaccinarsi e il diritto al lavoro – il terzo (ma di fatto è il primo), gode! Il diritto alla salute è il reagente chimico che rivela la mistificazione del NO-VAX in quanto abuso (o rovescio) spacciato per diritto. Il riconoscimento del diritto primario – la salute pubblica – rende possibile il recupero del diritto secondario – il lavoro – e smaschera l’intruso, o falso diritto facendolo fuori con l’obbligo vaccinale. Questa almeno sarebbe la soluzione migliore. I diritti non sono tutti uguali. Anche i maiali de La fattoria degli animali di Orwell erano uguali fino a quando si scoprì che alcuni erano più uguali degli altri.Non suoni troppo offensivo verso i diritti l’accostamento ai maiali orwelliani. Esso serve solo a chiarire un concetto semplice, ma poco ovvio a giudicare dalle scomposte reazioni dei NO-VAX. E cioè che la realtà, come la terra, non è una cosa piatta, ma articolata e complessa e che ogni situazione critica richiede la capacità di operare scelte mirate a realizzare il più ampio beneficio possibile per la collettività. Il diritto a rifiutare il vaccino non può essere più legittimo di quello di evitare il contagio, pena la degenerazione nel suo contrario, cioè, nell’abuso. Nessun diritto può essere un abuso. Il NO-VAX è uno pseudo-diritto con un margine di azione assai limitato. Non ha molto spazio a sua disposizione, gli basta poco per inciampare e trasformarsi in SI’- COVID! Si invoca tanto il contesto per giustificare comportamenti molto contestabili e non si ha abbastanza chiarezza e coraggio per far valere le ragioni imposte da un contesto pandemico che solo in Italia ha ucciso più di centomila persone.
Anna Maria Guideri, 15-10-2021