DICIASSETTE MASERATI

da Facebook Luca Ribechini 16-11-24

Oggi, in pieno traffico di Firenze, mi esplode nelle orecchie l’urlo di una sirena.
Guardo nello specchietto e vedo piombare sulla fila dietro di me una pattuglia della Polizia Municipale.
Romba, flasha coi fari, impaziente.
Il tizio accanto all’autista agita la paletta come un forsennato, mentre l’altoparlante intima agli automobilisti di spostarsi di lato.
Il che è oggettivamente impossibile, visto che a destra e a sinistra ci sono auto parcheggiate.
Com’è, come non è, alla fine troviamo un pertugio e l’auto passa, sempre con la paletta indemoniata e, immagino, la bava alla bocca del solerte addetto comunale.
Ora arriva un’ambulanza, un camion dei pompieri, un plotone di mezzi salvifici della protezione civile, mi dico.
No.
Mi sfreccia accanto una Maserati Grecale, modello “Modena”, nera.
Poi un’altra e un’altra ancora.
Le conto, alla fine sono 17, intervallate da altre auto scure con scritto sopra “Task Force”.
Caspita, sono quelli del G7 del Turismo, realizzo.
Infatti, poco dopo ritrovo il corteo diligentemente parcheggiato in quel di Rifredi, presidiato da tutte le possibili forze di polizia, accanto alla stazioncina da cui i notabili sono appena partiti alla volta del gioiello medievale di Monteriggioni.
Controllo al volo: macchine così sfiorano i 100.000 €, cosicché prendo nota del fatto che in un minuto scarso, mi è passato accanto un milione e mezzo di €, su gomma.
Con sopra la Santanché, oltretutto, anche se la cosa non sarebbe cambiata di una virgola qualsiasi fosse stato il Ministro in carica (vedasi la sudditanza ai padroni del business turistico internazionale da parte dei sindaci toscani di centrosinistra).
Resto lì a guardare queste spudorate testimoniante di opulenza, questi Status Symbol ostentati inutilmente, senza un vero Stato (noi) da rappresentare davvero.
Guardo i palazzoni popolari di Rifredi, sullo sfondo di questo continuo schiaffo alle vite spesso precarie delle persone “normali”.
E penso che “Minister” in latino significa servitore e che forse sarebbe il caso di ricordarcelo meglio tutti.

Un commento

Sempre malfidati … non è che la scorta fosse necessaria per scongiurare qualsiasi tentativo di fuga?

Cuore di nonna

da Facebook Cinzia Zanfini, libraia in Firenze (titolo attribuito)

GC* sciura milanese di razza padrona.
Io: – Buongiorno, come posso aiutarla? –
GC: – Mi potrebbe consigliare un libro per mio nipote? Ha 9 anni ma è molto più avanti dell’età che ha. –
Chiedo quali sono gli interessi del ragazzino e le faccio vedere alcuni libri che mi sembrano adatti.
La signora li consulta e la scelta cade su un bellissimo atlante degli Oceani, fascia di età 11-14 anni.
GC: – Questo libro è davvero adatto per mio nipote. Grazie per il consiglio –
Io mostro apprezzamento per la scelta della cliente.
La sciura prosegue: – Sa, mio nipote è un ragazzo così intelligente, molto intelligente, intelligentissimo. Adesso può consigliarmi un libro per il figlio della portinaia? Ha la stessa età di mio nipote ma non è intelligente. –
*GC = Gentile Cliente
#vitadalibraia
Avviso: per “Corna in libreria” dovete pazientare qualche giorno.

Ebrei e Israeliani

da Facebook una riflessione di Gianpasquale Santomassimo

La confusione continua tra “ebrei” e “israeliani” è stupida, come in un Maestro della banalità alla Gramellini, ma il più delle volte non è innocente, come in professioniste della lagna sull’antisemitismo come la Loewenthal.
Io trovo giusto che i cittadini israeliani avvertano tutto il disprezzo da cui sono circondati nel pianeta. Che vengano respinti dagli alberghi, ad esempio. C’è il rischio di discriminare, di annullare differenze tra fautori e oppositori del governo criminale di quel paese? Francamente è molto improbabile che questo sia eticamente rilevante, perché salvo rarissime eccezioni la dialettica politica israeliana prevede distinzioni anche molto vivaci su questioni di politica interna, ma vede fautori e oppositori uniti nella insensibilità rispetto alla sorte dei palestinesi e li vedrà concordi nell’approvazione della soluzione finale della questione.

Lo Zemin

Massimo Lensi da Facebook

Ieri sera, per cena, ho preparato una deliziosa zuppa della cucina tradizionale ligure, lo Zemin a base di bietole, ceci e funghi secchi. Da noi in Toscana è conosciuto come Zimino ed è considerato un piatto della cucina “povera”, con quello che può significare oggi una simile denominazione. Zemin deriva dall’arabo e vuol dire “cottura lenta in acqua” (per altri, invece, cibo grasso). Molte delle nostre ricette derivano dalla continua contaminazione tra diverse culture; centinaia di anni di contatti, guerre e scambi commerciali hanno fatto del Mediterraneo un bacino di confronto continuo tra differenti originalità. E anche nel diritto ci sono state parecchie contaminazioni. In fondo, siamo tutti figli di Sem e Iafet, la discendenza di Abramo.
Oggi arabo è sinonimo di islamico, senza dubbio con ottime ragioni. Il diritto dell’Islam, però, è anche molto interessante. Le fonti immutabili del diritto musulmano sono il Corano, la legge divina, la Sunna, la condotta tradizionale di Maometto, l’Iǵmā, l’accordo unanime dei sapienti, e il Qiyas, il ragionamento per analogia. Per i riti giuridici ortodossi o sunniti hanafita, malikita, shafita e hambalita, l’Iǵmā di riferimento è quella dell’Università del Cairo. Ci sono, poi, i riti eretici o sciiti, dominanti in Iran (Paese non arabo) e in Iraq. E, infine, i riti minori: wahhabita e agirita. I riti sono tanti e si differenziano in molti particolari, ma i principi del diritto seguiti sono comuni. Le interpretazioni della legge divina si modulano sul taqlid, il riconoscimento dell’autorità dei dottori delle generazioni passate. Insomma, il fiqh, la scienza del diritto musulmano, è una sorta di commistione tra Common law e Civil law con una forte predisposizione al principio dello Stare decisis.
Molti giuristi occidentali si sono chiesti quale fosse il livello di adesione spontanea delle popolazioni al millenario fiqh. Non c’è una risposta precisa, però si è portati a credere che l’Iǵmā, la dottrina giuridica per capirsi, sia la base sociale delle mutazioni di gradimento nei diversi ordinamenti dove il fiqh è applicato. In alcuni Paesi, come il Marocco, la dottrina è sensibile ai lenti cambiamenti sociali mentre in altri, come l’Afganistan, l’applicazione del Corano, e in particolare della Sunna, è molto rigida. Il velo islamico per le donne è un metro di valutazione utile a capire come l’interpretazione del diritto musulmano cambi da paese a paese. Altri studiosi hanno operato perfino una comparazione tra il diritto canonico della Chiesa Cattolica e il diritto musulmano riscontrando parecchie analogie nell’applicazione del metodo interpretativo.
Chiudendo questa disamina mattutina, è doveroso fare un riferimento alla dhimmitudine. Con questo termine s’intende l’attitudine, o l’avversione, di cristiani ed ebrei a sottomettersi al diritto musulmano.
Ecco, pensate: tutta ‘sta roba è partita con lo Zemin ligure! Beh, stasera per cena una bella spaghettata alla carrettiera non me la toglie proprio nessuno…
Augh!

Un’antica città di vecchi

Massimo Lensi da Facebook

Una città di vecchi, che invecchia in un Paese di vecchi
Mio nonno si lamentava con suo figlio, mio padre, che la Firenze degli anni Sessanta non era più quella che lui aveva conosciuto da giovane. Mio padre si lamentava della stessa cosa con suo figlio, cioè io, trent’anni più tardi, nella Firenze degli anni Novanta. Io, per fortuna, ho interrotto la catena del lamento, e non me ne pento.
Le città cambiano volto, mutano nel tempo caratteristiche e benevolenza. E cambia anche la nostra percezione, il sentimento che ci mette in relazione al luogo in cui si è vissuto per tanti anni. È normale che accada. Mi ritrovo però a vivere in una città, Firenze, che ha la popolazione tra le più anziane d’Italia, in un Paese, l’Italia, che è secondo solo al Giappone per vecchiaia.
L’anziano è conservatore per definizione, spirito, natura e antropologia culturale. Che cosa volete che possa partire da Firenze? La rivoluzione dei pannoloni? Via, non ci meravigliamo che l’unica risorsa rimasta a questa città è l’industria turistica! La svendita della città.

La borsetta

Giancarlo Rossini da Facebook

Vivere è competere: secondo natura tutti sono preda e ciascuno è predatore. Ognuno si difende e offende. L’odio e la vendetta sono invece proprio solo del genere umano anche per il furto di una semplice borsetta.
Nessuno vedrà la fine di questo universo, nessuno ha visto la fine di quello precedente.
Rimuginando su queste cosucce, un vecchio si trascinava lento pede sul pontile mentre il vento risucchiava la forza del mare.
Marina, in settembre di venerdì, giorno del mercato.