grande Poldo

da Facebook una simpatica testimonianza di Sandra Vegni

“Ma questo è Poldo!”
La voce mi coglie sul cancello di casa, io ancora all’interno, Poldo mi precede sul marciapiede.
Una signora sorridente, capelli bianchi e corti, in mano le borse della spesa. Non sono una brava fisionomista ma questa signora, sono sicura, non la conosco davvero.
Non tento giri di parole e “Ci conosciamo?” Chiedo direttamente.
La signora gentile mi segue su Facebook, le piacciono i miei racconti e – non dice proprio così ma si capisce – il mio cazzeggio.
Mi ha fatto piacere. Conoscerla di persona, intendo. Non accetto contatti sconosciuti a meno che non siano amici di persone che conosco davvero, questo è il mio modo di procedere. Difficilmente ho avuto brutte sorprese. Ma incontrarla, essere riconosciuta, sia pure per merito di Poldo, mi ha fatto davvero piacere. Ci si ritrova a chiacchierare come vecchie amiche. E la signora è carina, simpatica, sperta. Significa che il mio sistema funziona.
Insomma, è stato un bel modo di iniziare la giornata e anche di riconciliarmi con questo mezzo che certi giorni mi fa paura perché ci passo troppo tempo.
Ora aspetto che qualcun altro riconosca Poldo, il mio biglietto da visita.
Intanto, grazie

Il duo di picche

Testo tratto da Facebook

LE CRONACHE DI UN ISTERICO

di Giuseppe Ranieri

Te in ruoli direzionali non ti voglio, o non faccio il partito,
Te non devi fare le conferenze, o non faccio il partito,
Te mi devi dare i soldi del 2 × 1000 o non faccio il partito,
Te devi accettare di andare al congresso con me già segretario, o non faccio il partito,
Te devi accettare di andare al congresso senza fare il tesseramento (!!!), o non faccio il partito,
Te non devi fare la Leopolda o non faccio il partito.
Comunque non faccio il partito! #hastatorenzi !
(Portatelo da uno psicologo, ma non da uno bravo, lui coi bravi fa figure di m.)

Caterina

Caterina Betti
Presentazione di un nuovo libro

Il compleanno del Babau è l’albo illustrato che ha risvegliato la mia vena ironica e grottesca, che pensavo fosse morta e sepolta, visto che il pilota automatico del sentimentalismo e dello psicomelodramma hanno la meglio “pure” nei miei momenti creativi. L’ ha capito bene anche Spotify che mentre disegno mi propone queste compilation romantichedallalacrimafacile che passano da My Funny Valentine a Buonanotte fiorellino con una fluidità spiazzante.
Detto questo caro Spotify, non so proprio cosa potrai propormi dopo il Babau e la sua sardonica famiglia, ah ah ti aspetto e sospetto malignamente che farai fatica a stare al mio passo. “Il compleanno del Babau” esce il 14 Aprile in libreria, edito da @albero_delle_matite, grazie a Carlotta Rindone e a @claudiasouzascrittrice per aver creduto nella mia vena burlesca e per l’ accompagnamento durante gli inciampi e risalite. E non è finita qui…😉 #ilcompleannodelbabau #albiillustrati #albiillustratiperbambini #alberodellematite #illustration #myartwork #alberodellematiteeditore

IL PELO DI LA RUSSA

Antonio Gibelli su Il Secolo XIX

Il lupo perde il pelo ma non il vizio: si potrebbe liquidare così l’ultima incursione di Ignazio La Russa sul “proprio” passato. Ma non basta. Vietato minimizzare. Occorre dire qualche parola chiara mentre si leva il polverone in cui il neofascismo preferisce muoversi e spera di prosperare, reso spavaldo dall’occupazione del governo.

La prima è questa. Non è un incidente, è una rivincita a lungo covata. Non è un diversivo, è una strategia. La strategia consiste nel somministrare il veleno a piccole dosi sapientemente distillate perché il corpo si abitui, ossia modificare la narrazione pubblica della storia italiana così come è scritta indelebilmente nella Costituzione: depotenziare la discriminante tra fascismo e antifascismo, il primo macchia pesante, autentico macigno nella storia italiana, il secondo (tutti compresi) artefice della rinascita democratica. Significa attenuare le responsabilità del fascismo riducendolo a una categoria amplissima come totalitarismo, o a un singolo aspetto su cui converge l’esecrazione universale: le leggi razziali e la shoah. La parte non come coerente col tutto, ma come aspetto estremo e perciò inconfrontabile e inafferrabile del male.

Male decontestualizzato.
Chiamerei tutto questo revisionismo subdolo. Leggeri ritocchi progressivi che cambiano la fisionomia dell’insieme, come nelle maschere: qualcosa rimane ma l’identità cambia. L’arte del neofascista mascherato e trasformista consiste nel nascondere il ghigno satanico sotto il mazzo di fiori candidi a Liliana Segre. Consiste nel commuoversi nella Sinagoga senza ricostruire il percorso attraverso cui la razzia nel ghetto è stata organizzata. Come ha ricordato un testimone, i nazisti andarono a cercare gli ebrei in tutta Roma guidati dai fascisti.

Nel caso specifico la sequenza narrativa – evidentemente concordata con Meloni – è la seguente.
1) le Fosse Ardeatine furono un’orrenda strage di italiani;
2) la strage fu una rappresaglia contro l’attentato comunista di via Rasella;
3) quello di via Rasella fu un attentato criminale e inutile, non contro un reparto al servizio dell’occupante nazista, ma contro un’innocua banda musicale alto-atesina. In sintesi:
4) un attentato inutile dei comunisti provocò una vergognosa strage di italiani;
5) quella fu una pagina poco nobile (diciamola tutta: ignobile) della Resistenza antifascista;
6) la Resistenza non è una bella pagina della storia italiana;
7) sui rapporti tra fascismo e antifascismo c’è ancora molto da discutere.

La condanna delle Fosse Ardeatine ribadita da La Russa dopo aver lanciato il sasso non smentisce ma conferma. La ripulsa sdegnata, la mezza verità, la maschera dell’italianità allestita da Meloni hanno riportato a galla un falso che gli storici (primo fra tutti Sandro Portelli nel suo mirabile racconto corale L’ordine è già stato eseguito, Donzelli 2019) hanno definitivamente smontato: quello secondo cui gli autori dell’attentato vilmente non risposero all’intimazione di costituirsi se volevano evitare la rappresaglia.

Quell’intimazione non è mai esistita. Il manifesto fu affisso dai nazisti a strage consumata: “l’ordine è già stato eseguito” appunto. Il che mostra che anche il paragone evocato da La Russa con Salvo D’acquisto, l’eroico carabiniere che fu giustiziato dai nazisti per aver coperto gli autori di un attentato contro di loro, non è un omaggio alla verità ma è parte della menzogna: responsabili i comunisti, autori i nazisti, vittime gli italiani (i fascisti spariti).

La revisione avanza a passi regolari, riprendendo una tradizione che ha radici lontane e profonde (il qualunquismo di Guglielmo Giannini, l’anti-antifascismo di Montanelli e non solo, l’antipolitica di Berlusconi secondo la quale l’antifascismo era ferrovecchio, l’anticomunismo al contrario attualissimo). Ma che oggi si fa più audace e pericolosa perché si insedia nelle massime cariche dello stato: emana da coloro che hanno giurato sulla Carta e che dovrebbero incarnarne la lettera e lo spirito. La Russa non è uno scapestrato, ma l’esploratore incaricato da tutti i compari di saggiare il terreno con le sue incursioni, per spostare l’argine a poco a poco. Occorre fermarlo, perché l’argine non ceda.

Tratto da Facebook

via Rasella, la storia

In merito alle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa l’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea -, per rispetto alla verità storica, dichiara:

L’ attacco partigiano di via Rasella fu un legittimo atto di guerra condotto contro una pattuglia di poliziotti altoatesini appartenenti al terzo battaglione Bozen

Il Polizeiregiment Bozen comprendeva tre battaglioni, si era formato nel settembre 1943, subito dopo che i Tedeschi, a seguito dell’armistizio, avevano costituito l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano

La maggior parte dei suoi membri nel 1939, avevano optato per la cittadinanza tedesca

Il Bozen non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano, che stava ultimando il suo addestramento

L’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei semi pensionati

È bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi

Il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia in funzione antipartigiana

A seguito dell’attacco i Tedeschi fucilarono alle Fosse Ardeatine 335 fra antifascisti, partigiani, ebrei, detenuti comuni. Le liste furono compilate con l’aiuto della Questura di Roma. L’ordine di fucilazione fu eseguito prima della pubblicazione del comunicato emanato dal comando tedesco della città occupata di Roma alle 22,55 del 24 marzo 1944

Per tale atto il Questore di Roma, Pietro Caruso, fu condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo. La sentenza fu eseguita il 22 settembre 1944.

Segnalato da Stefano Gallerini su Facebook

felloni di casa nostra

di Corrado Cirio su facebook

Credo che la Von der layen debba essere incriminata x crimini contro l’umanità e per tradimento. Quando, senza nessun tipo di mandato popolare né titolo, un paio di giorni dopo l’invasione russa in Ucraina, decise e disse che l’Europa si dava come obbiettivo la sconfitta della Russia, (badate, non il ritiro dei russi sulle posizioni preinvasione) di fatto si assunse la responsabilità di un delirante salto di qualità nello scontro tra due paesi che non facevano parte dell’Europa, coinvolgendo irrimediabilmente tutti i paesi europei in una guerra non dichiarata. Cosa assolutamente non prevista dal suo mandato.
Che poi abbia continuato ad agire seguendo pedissequamente le posizioni della Nato, anche evidentemente contro gli interessi europei, è un clamoroso tradimento del suo mandato, che non è il controllo del mondo, ma la difesa della pace e del benessere nei paesi dell’EU.

Corrado Cirio, 20/3/2023