Dialettica: immanenza vs trascendenza

Riportiamo da Facebook questo interessante dialogo e l’ottima pittura rupestre

Franco Ciappi

Telmo Pievani sostiene giustamente che, come in natura e nella società tendiamo ad aggregarci in “tribù”, anche sui social tendiamo a costruire delle nicchie di “amici” che hanno gli stessi interessi, le stesse passioni, le stesse opinioni politiche, ecc. Così non facciamo che cercare e concedere approvazione, sostenendoci vicendevolmente in un “ambiente” tutto sommato protetto, nel quale il dibattito viene meno.
Ecco perché, spesso, tendo a provocare gli “amici” credenti cercando di smontare le loro illusioni con argomenti sia scientifici che di esegesi biblica, sapendo quanto sia difficile scalfire credenze che hanno una base evoluzionistica. Siamo geneticamente fatti per credere. In quanto prede nella stragrande parte della nostra esistenza sulla terra, siamo portati a dare intenzionalità ad accadimenti per niente intenzionali: se nel bosco sentivamo un rumore o vedevamo un ramo spezzato, non era il caso di mettersi a riflettere su cosa potesse esserne la causa, al 90% non sarà stato niente di pericoloso, ma era molto più vantaggioso mettersi subito in salvo, pensando a un predatore, per non rischiare di essere mangiati; e coloro che non sono stati mangiati sulla base di questa credenza, sono gli antenati che si sono riprodotti. Da qui all’animismo, alle superstizioni e alle religioni il passo è stato breve. Ma non è affatto un destino: una precoce educazione scientifica e di sviluppo del pensiero critico può invertire la tendenza che ci indirizza “naturalmente” verso l’irrazionale e il soprannaturale.
Pitture rupestri stupefacenti nella Grotta Chauvet (Francia) risalenti a oltre 30.000 anni fa

Stefano Leporatti

Permettimi un’ obiezione: se siamo geneticamente fatti per credere, confutare le credenze religiose con l’ esegesi della Bibbia o con argomentazioni scientifiche, mi pare che sia fatica sprecata. Penso che non esista credente che sia diventato tale avendo letto i sacri testi. Non si diventa credenti, perché si è letta la Bibbia. Casomai, il contrario. Ed ora le dolenti note: se l’animismo, la superstizione, le varie religioni sono il frutto dell’evoluzione, cioè del lento, a volte brusco, processo di trasformazione delle cellule celebrali, noi poveri non credenti, agnostici, atei, di quale albero siamo il frutto?

Il curioso caso “Cheddar Man”

da Facebook Stefania Andreini propone un caso destinato a sconvolgere gli assetti politici italiani

Il caso Cheddar Man

Il caso di “Cheddar Man”: un uomo britannico è diretto discendente di un uomo vissuto circa 9.000 anni fa, durante il periodo Mesolitico.
“L’uomo di Cheddar” è un fossile umano maschile trovato nel 1903 nella grotta di Gough nella gola di Cheddar, Somerset, Inghilterra. I resti risalgono al Mesolitico (circa 10.000 anni prima del presente) ed è il più antico scheletro completo di Homo sapiens trovato in Gran Bretagna.
Per anni questo fossile non ha ricevuto molta attenzione dalla comunità scientifica, fino a quando nel 1997 si è scoperto che un insegnante di storia inglese non è solo il suo diretto discendente, ma vive nella stessa regione.
Discendente diretto di un individuo preistorico:
Il DNA di Adrian Targett, professore di storia, corrisponde a quello dell’uomo di Cheddar. L’impronta genetica è stata trasmessa da madre in figlio. In poche parole, entrambe le persone hanno un antenato materno in comune.

La reazione di Salvini

Appena gli hanno raccontato la notizia sembra che Matteo Salvini abbia chiesto che gli predisponessero una proposta di legge tesa a salvaguardare l’identità padana. Saranno certificati tali solo coloro che potranno addurre un reperto fossile di provenienza compresa tra le Alpi e l’Appennino non inferiore a 1000 anni di età il cui DNA comprovi la diretta discendenza del richiedente.
Tutti gli altri che intendano rimanere dovranno esibire in parte del corpo ben visibile un marchio a fuoco o anche ad incisione laser recante la scritta “Terùn” o, nei casi più gravi, “Negher”.

La reazione degli autoproclamati Governatori delle regioni padane sono state positive, anche se con qualche distinguo: in particolare Zaia propone un emendamento teso a distinguere il territorio che comprende il Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige.

e quella della Santanchè

La Santanchè ha subito creato un’azienda per gli scavi ed una per le certificazioni che si aggiungeranno a quelle per le evasioni (anche fiscali), per gli elitaxi, per la gestione di stabilimenti balneari ecc ecc

A sinistra il Matteo Salvini, Capolega, Ministro e Vicepresidente
Sulla destra il giullare di Federico I Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero e conte palatino della Lombardia

Il Grande Fratello è buono

Facendo un’eccezione alla regola riportiamo un pezzo pubblicato da sinistrainrete e prima ancora nel blog Facebook di Andrea Zhok. Ne vale la pena.

di Andrea Zhok

Oggi, sfogliando un po’ di siti di informazione online sono incappato in due notizie, nessuna delle due del tutto nuova.

La prima è la notizia della cessione del governo italiano delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali, prima TIM, al KKR Global Institute, fondo americano presieduto dall’ex generale David H. Petraeus, ex direttore della CIA.

Niente di anomalo, niente che non rientri nella fisiologia di questo paese.

Il governo “sovranista”, quello che si imporpora d’orgoglio nazionale quando deve fare gli spottoni pre-elettorali, cede serenamente e sistematicamente ogni residuo di autonomia al capobastone americano.

Per l’occasione, allarmi antifascisti non pervenuti.

I nostri sovranisti à la carte del “fascismo” hanno recepito più o meno solo il principio di cieca obbedienza gerarchica e un po’ di darwinismo sociale.

La cieca obbedienza al capobranco oggi si esercita in direzione di un padrone con passaporto americano e il darwinismo sociale si traduce in mercatismo (il mercato ha sempre ragione, il mercato è efficiente, il mercato è buono, in particolare se a comprare è un padrone a stelle e strisce.)

E incidentalmente, queste due ombreggiature “fasciste” – cieca obbedienza ai caporali di Washington e mercatismo – sono principi abbracciati entusiasticamente anche dal centrosinistra.

Ricordiamo, di passaggio, che la dismissione delle telecomunicazioni venne inaugurata illo tempore dal centrosinistra, con Prodi: c’è qualcosa di esteticamente mirabile nel vedere che la parabola che si è aperta con Prodi viene oggi chiusa dalla Meloni.

La seconda notizia in cui sono incappato è un’articolessa su Repubblica, in cui si perorava la causa della didattica a distanza, spiegando nel titolo come “l’84% degli studenti si sente più sicuro e preparato grazie al mondo digitale”.

Assumendo di rivolgermi a persone intelligenti non mi metterò neppure a refutare questa corbelleria.

Vi troviamo l’usuale sparata percentuale (l’84% eh, mica cai) che mima la retorica scientifica, attraverso la quale questa carta da pesce gabella la propria propaganda come “autorevole”.

Vi troviamo una balla sesquipedale, evidente a chiunque abbia constatato la mostruosa impennata dei problemi psichiatrici adolescenziali dopo la clausura (e la didattica a distanza) del covid.

Ma ci troviamo, soprattutto – e questo è ciò che fa venire i brividi – una quadratura mirabile – ancorché contingente – con la prima notizia.

Ricordiamo infatti cos’è esattamente la rete venduta agli americani. Riporto, a titolo di resoconto, un passaggio da fonte non sospettabile di antiamericanismo, una pagina del Corriere della Sera di qualche tempo fa:

“La rete di telecomunicazioni di Tim è la più estesa d’Italia: è composta da oltre 21 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica e copre l’89% delle abitazioni. È la principale infrastruttura per la trasmissione dei dati di cittadini, imprese e pubblica amministrazione. É considerata strategica per la sicurezza nazionale ed è lo snodo principale per la digitalizzazione del Paese, che passa per l’introduzione delle applicazioni digitali fondamentali per il futuro delle imprese italiane e per l’ammodernamento dei servizi al cittadino da parte della pubblica amministrazione previsto dal Piano di ripresa e resilienza.”

Dunque, in sostanza.

Il Piano di ripresa e resilienza, insieme a tutti i vari progetti europei di digitalizzazione forzata, preme per estendersi anche alla formazione scolastica (donde l’articolessa pubblicitaria di Repubblica).

Il quadro della società che emerge come un desideratum è dunque quello di un mondo di interazioni massimamente digitalizzate, i cui veicoli sono sorvegliati o sorvegliabili, manipolati o manipolabili, a piacimento da un comando estero con agenda militare.

Aggiungo una notazione laterale.

Conosco fin troppo bene le reazioni del liberale italiano medio (cioè dell’elettorato mainstream) per non anticiparne la reazione automatica di fronte a simili osservazioni.

La loro reazione naturale è di vedere in tutte queste osservazioni i germi di un complottismo che vede piani malvagi e intenzioni di nocumento ovunque.

Invece bisogna fidarsi.

Perché il soggetto politico qui è il Blocco-del-Bene (progressismo, liberalismo, dirittumanismo, globalismo, americanismo).

Ciò che in qualche misura diverte in questa forma di cecità selettiva è l’inavvertita inconsequenzialità.

Infatti, è parte della concezione antropologica di fondo del liberale l’assunto che tutti gli agenti siano mossi sistematicamente da agende di interesse autoaffermativo, da egoismo, ambizione autoreferenziale, pulsione ad appagare la propria curva privata di utilità.

Tra i tanti difetti di una visione così deprimente dell’umano, almeno un aspetto potrebbe tornare utile in tempi oscuri come i presenti: sotto tali premesse dovrebbe almeno essere diffusa un’allerta costante, una cultura del sospetto rispetto a intenzioni e dichiarazioni “idealiste”, una sfiducia nella “voce del padrone”.

E invece – potenza del bispensiero – niente di tutto ciò accade. Rispetto al padrone reale in carica vige solo infinita fiducia nella sua superiore nobiltà e lungimiranza.

Perché il Grande Fratello è buono.

E chi ne dubita è un complottista.

*Post Facebook del 2 luglio 2024

LINK https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/28435-andrea-zhok-il-grande-fratello-e-buono.html

G7: COMMEDIA COL MORTO

Da Facebook questa interessante analisi di Pierluigi Fagan

G7: COMMEDIA COL MORTO
Pierluigi Fagan – Da Facebook

Volevo titolare il post “La realtà non è come ci appare” bel titolo di un libro tra quelli iniziali di Carlo Rovelli, vale in fisica come in politica, anzi forse in politica vale anche di più. Ma il fatto ci sia un morto reclama la nostra attenzione. Vi consiglio di arrivare fino in fondo, anche il post non è così come vi apparirà all’inizio.
E così siamo passati in una settimana dalla Terza guerra mondiale EU vs Russia, alla Meloni che rassicura Mosca sulla questione degli asset finanziari dicendo rincuorante: “non si tratta di una confisca ma di profitti che maturano”.

Spieghiamo.
All’indomani dell’inizio del conflitto ucraino, l’Occidente ha congelato tutti i depositi russi presso le proprie banche, circa 300 mld US$. Biden annuncia più volte che saranno sequestrati e dati a Kiev per ripagare i costi della guerra. Fisicamente stanno per lo più in banche europee, in Belgio per lo più. Mosca spiega che ne ha altrettanti di imprese europee a casa propria e farà pan per focaccia. Gli europei, quindi, dicono a Biden di darsi una regolata. Biden abbozza ma poi torna alla carica dicendo di usare almeno gli interessi che i depositi hanno creato, già perché hanno lavorato i depositi russi come fossero di un normale correntista, li hanno investiti e quindi hanno generato profitti finanziari, interessi. Questo Biden aveva annunciato voleva si decidesse al G7 sequestrare almeno gli interessi. I cinesi hanno fatto sapere che a quel punto Europa sarebbe stato ritenuto un soggetto finanziariamente pirata ed avrebbero riconsiderato le loro posizioni. Così ieri i G7 hanno deciso che fare dicendo che era una mossa unitaria storica. Già, fare cosa?

Hanno deciso che daranno a babbo morto (negli anni) fino a 50 mld di prestito a Kiev, cacciando i soldi ognuno di tasca propria. È un prestito, quindi formalmente non è una passività, ci si aspetta tornino. Siccome ovviamente non torneranno mai, si prendono a garanzia gli interessi maturati dai depositi congelati, qualcosa come 3-5 mld anno, se Kiev non pagherà (ovvio che non pagherà) pescheranno da lì. Ma poiché questo avverrebbe tra qualche anno, se non un decennio, a quel punto la faccenda del blocco sarà stata risolta, Mosca riavrà i suoi soldi e probabilmente anche gli interessi maturati, quindi niente garanzia. Per questo i più avveduti hanno commentato: “si è raggiunta una intesa politica, adesso ci sarà quella tecnica”. Ma non c’è alcuna intesa tecnica possibile, o i G7 si svenano e danno i 50 mld a Kiev di tasca e rischio proprio o tutto diventa flatus voci. Per cui Giorgia ha potuto rassicurare Mosca “tranquilli ragazzi, nessun sequestro e che qui si fa un po’ di teatro, comprenderete no?”. Solo l’uomo in mimetica ha fatto finta di crederci in favore di telecamere ucraine “non ci abbandonano, continuiamo fino alla morte, vinceremo!”.
Al G7 che doveva deliberare la guerra a Mosca, non si è parlato neanche di cartucce, non una singola parola su armi, NATO, eserciti, missili, bombe ed esplosioni punitive, niente. Una miccetta? un mortaretto? Tris-e-trac magari? Niente.

Si è parlato di questa buffonata degli interessi bancari e si è promesso un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Da qualche giorno, anche nella visita dell’uomo in mimetica in Germania, si parla solo di ricostruzione, del dopo, non si parla più di guerra. Ma come?
Come ha notato Politico.eu, (sito americano ritenuto semplicemente il miglior commentatore politico mondiale) ieri c’erano sei anatre zoppe e Miss Meloni. “Anatra zoppa” è una espressione del lessico politico americano, quando un presidente è in carica ma non ha poteri perché non controlla il potere legislativo. Macron va ad elezioni e dovrebbe perderle. Scholz ci andrà e le perderà senz’altro. Sunak ci va ai primi di luglio e sta 20 punti sotto i laburisti. Trudeau ci andrà a fine anno e perderà di certo contro l’avversario conservatore, cosa nota da tempo. Kishida pare stia messo altrettanto male. Von der Lyen e Michels si aggiravano come personaggi in cerca di autore visto che hanno di colpo perso tutti gli sponsor. Biden è un ricordo che cammina, anzi non cammina poi tanto visto che sembra uscito dal frigorifero dove lo tengono per conservarlo almeno fino a novembre quando arriva Capitan Fracassa.
L’unica legittima lì era la regina di Garbatella, negli ultimi giorni molto charmant (secondo me ha un nuovo fidanzato), che ha avuto gioco facile a schivare anche la questione dell’aborto stante il surrealismo del fatto che i G7 parlino al mondo di aborto che ad occhio non pare la questione centrale dell’ordine mondiale.

Ma aspettate perché in questa commedia scritta male c’è anche un fatto clamoroso di cui però nessuno ha dato notizia, c’è un morto.
Alla kermesse pugliese era invitato Muhammad bin Salman, Arabia Saudita. MBS all’ultimo minuto si è ricordato che doveva fare il pellegrinaggio a Medina e quindi chiedeva scusa ma non poteva partecipare, che disdetta! Poiché l’8 giugno è scaduto l’accordo promosso cinquanta anni fa da Kissinger (Nixon) ovvero 1974-2024 sul fatto che il petrolio si pagava in dollari, dando così al dollaro lo statuto di riserva mondiale di valore e quindi di scambio, i sauditi hanno deciso di non rinnovarlo. Sorpresa!

Da oggi i sauditi e tutto l’OPEC ed OPEC+ con loro, venderanno gas e petrolio e prenderanno in controvalore qualsiasi valuta e quindi il morto è niente-po’-po’-di-meno-che: il dollaro! Accipicchia che colpo di scena, qui però fuoriscena poiché il pubblico deve guardare la commedia per coerenza narrativa dopo mesi di imbambolamento in cui qualcuno aveva pure creduto che gli stava per piovere un Kinzal atomico nel giardino di casa. Per questo MBS non è venuto, pareva brutto dover stringere la mano a Biden mentre con l’altra lo aveva strangolato.

Nasdaq punto com, la testata on line del primo mercato borsistico elettronico del pianeta commenta: “Mentre le implicazioni complete di questo cambiamento devono ancora essere viste, gli investitori dovrebbero almeno essere consapevoli che a livello macro, l’ordine finanziario globale sta entrando in una nuova era. Il predominio del dollaro USA non è più garantito”. Detto da Nasdaq c’è da fare sonni tranquilli no?
E così in una calda notte di inizio estate mediterranea è crollata l’impalcatura principale del dominio mondiale americano degli ultimi cinquanta anni con sei leader occidentali accompagnati tristemente fuoriscena in attesa che la regina degli elfi di Garbatella (si sa della sua passione per Tolkien) incontri Sauron-Putin per trattare il finale di partita.

Gioite? Non ve lo consiglio, i prossimi anni saranno molto poco divertenti, però saranno vivaci, questo sì. Stay tuned!