Cara Meloni ti scrivo

La lettera di Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, alla Meloni merita davvero di esser letta – Anna Maria Guideri

“Gentile presidente Meloni, abbiamo aspettato una settimana, la comunità crotonese colpita da un dolore enorme, ha aspettato un suo messaggio, una sua telefonata, un suo cenno.
In questa settimana i crotonesi si sono stretti nel dolore per le vittime di una tragedia immane ed in ogni modo, anche con una semplice preghiera, portando un fiore o un biglietto hanno voluto manifestare la loro vicinanza e solidarietà.
L’umanità probabilmente non farà risalire le classifiche della qualità della vita ma sicuramente rende orgogliosi di appartenere ad una comunità che ha saputo dimostrare come la solidarietà e l’apertura verso l’altro siano valori inalienabili ed irrinunciabili. Questo popolo aspettava una testimonianza della presenza dello Stato, che è arrivata altissima dal Capo dello Stato. Ma è mancato il Governo, è mancata lei presidente.
Allora le chiedo, se non ha ritenuto portare la sua vicinanza come presidente del Consiglio, venga a Crotone a portarla da mamma.
Venga a conoscere cosa si è vissuto in un palazzetto dello Sport destinato alla vita e che è si è trasformato in un luogo di dolore e lacrime.
Venga a condividere, da mamma, il dolore di altre mamme, dei figli senza più genitori, di donne, uomini, bambini che avevano una speranza ed ora non hanno neppure più quella.
Non le faccio colpa di non essere venuta da presidente del Consiglio, sicuramente avrà avuto altri importanti impegni.
Allora venga in forma privata, se ritiene, da cittadina di questo Paese.
Venga in questa città che ha espresso fortissimo il sentimento di restare umani.
Di guardare alle persone come tali e non come numeri.
Perché quelle bare che non hanno ancora nome non sono numeri.
L’aspettiamo”.

Una lezione di morale ed etica politica a cui non c’è nulla da aggiungere.
Anna Maria Guideri 09/03/2023

I FENICI, BARBARA GENTE…

Michele Feo da Facebook

Parlo a voi, due amici che tali siete da lunga pezza per condivisione di ideali e battaglie, e siete Salvatore Rigione e Maria Valeria Della Mea. Avete citato entrambi il discorso che nel primo dell’Eneide, nella Cartagine in costruzione, alla fenicia Didone fa in nome dei naufraghi troiani il più vecchio di loro, Ilioneo, mentre altri troiani fra cui Enea assistono nella sala del trono nascosti da provvida nube sparsa intorno a loro dalla dea Venere, madre e garante dei fati cui il figlio è predestinato. Ilioneo è abile, anche dicendo il vero. Descrive la loro condizione di esuli dalla patria in fiamme e dice a chiare lettere che non sono venuti a spogliare le case di libici. E pure i libici negano loro lo sbarco, comportandosi da «barbara patria». Conclude minacciando, per quei comportamenti disumani, la vendetta su di loro degli dei, e vantando di avere un capo, Enea, di cui nessuno in guerra e in pace fu più giusto e devoto.

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Neostoria

Alla Neolingua orwelliana ora si aggiunge la Neostoria alla atlantista

da Quota : Gianluca Napolitano

MAI avrei pensato di riportare delle parole di Marco Travaglio. È proprio vero, il mondo sta girando al contrario
Riporto alcune sue frasi:

“Abbiamo abolito la Costituzione, che all’articolo 11 “ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

“Abbiamo abolito i valori della pace, del disarmo e dell’antifascismo. Ora pace e disarmo sono disvalori perché disturbano i “valori” atlantisti del riarmo e del bellicismo. Si esaltano i neonazisti di Azov con le SS e il sole nero stilizzati sulle bandiere e le svastiche tatuate sulla pelle. La svastica, se è ucraina, è chic: sfina.”

“Abbiamo abolito la geografia. Proibito mostrare la cartina dell’allargamento della Nato a Est negli ultimi 25 anni (da 16 a 30 membri). E chi la mostra muore, almeno professionalmente: Marc Innaro, Alessandro Orsini. Eppure, che la Nato si sia allargata a Est, accerchiando e assediando la Russia l’ha detto anche quel pericoloso putiniano del Papa: “La Nato abbaiava alla porta di Putin”.

“Abbiamo abolito la storia. È vietato raccontare ciò che è accaduto in Ucraina prima del 24 febbraio 2022: gli otto anni di guerra civile in Donbass dopo il golpe bianco (anzi, nero) di Euromaidan nel 2014 e le migliaia di morti e feriti causati dai continui attacchi delle truppe di Kiev e delle milizie filo-naziste. La versione ufficiale, l’unica autorizzata, è che prima del 2022 non è successo niente: una mattina Putin s’è svegliato più pazzo del solito e ha invaso l’Ucraina.”

“Chiunque faccia un po’ di storia per “spiegare” la guerra e le sue cause viene scambiato per un putiniano che “giustifica” l’aggressore. Ergo dobbiamo armare gli ucraini perché difendono anche noi: caduti loro, toccherebbe a noi”.

“Solo abolendo la storia si può credere al presidente Sergio Mattarella quando ripete che “l’Ucraina è la prima guerra nel cuore dell’Europa nel dopoguerra”. E Belgrado bombardata anche dall’Italia nel 1999 dov’è, in Oceania? E chi era il vicepremier del governo D’Alema che bombardava Belgrado? Un certo Mattarella.”

“Abbiamo abolito il comune senso del pudore. Per sostituire il gas e il petrolio russi, li compriamo da regimi al cui confronto Putin è un’educanda. Per colpire un dittatore, ne ingrassiamo una decina.”

“Abbiamo abolito la libertà di pensiero. Chi non pende dalle labbra di Biden, Zelensky e Stoltenberg viene linciato, infilato in liste di proscrizione come “putiniano” con tanto di foto segnaletiche sui grandi giornali.”

“Abbiamo abolito il dovere di cronaca e anche la deontologia professionale dei giornalisti”

“Abbiamo abolito il rispetto per le altre culture. In una folle ondata di russofobia, abbiamo visto ostracizzare direttori d’orchestra, cantanti liriche, pianiste di fama mondiale, fotografi, atleti (anche paralimpici), persino gatti e querce, soltanto perché russi.”

SCUSATE

Scusate se siamo fuggiti
dalle guerre che voi nutrite
con le vostre stesse armi
Scusate se ci siamo avvelenati
con i rifiuti tossici sotterrati
dalle vostre potenti industrie
Scusate se avete dissanguato
la nostra terra, deprivandoci
di ogni possibile risorsa
Scusate la nostra povertà
figlia della vostra ricchezza
dei vostri neo-colonialismi
Scusate se veniamo massacrati
e disturbiamo le vostre vacanze
col nostro sangue invisibile
Scusate se occupiamo
coi nostri sudici corpi
i vostri centri di detenzione
Scusate se ci spezziamo la schiena
nei vostri campi di pomodoro
schiavi senza alcun diritto
Scusate se viviamo nelle
vostre baracche di lamiera
ammucchiati come bestie
Scusate per la nostra presenza
che causa ogni vostra crisi
e non vi fa vivere bene
Scusate se le vostre leggi
non sono abbastanza severe
e molti di voi vorrebbero la forca
Scusate se esistiamo
se respiriamo, se mangiamo
persino se osiamo sognare
Scusate se non siamo morti in mare
e se invece lo siamo, scusate ancora
l’impudenza d’avervelo fatto sapere.

Soumailia Diaware

da Facebook su segnalazione di Sandra Vegni

Requiem per le genti del Mediterraneo

Virgilio, Eneide, Libro I, 538-543

Huc pauci vestri adnavimus oris.
Quod genus hoc hominum?
Quaeve hunc tam barbara morem
permittit patria? Hospitio proibemur harenae;
bella cient primaque vetant consistere terra.
Si genus humanum et mortalia temnitis arma,
at sperate deos memores fandi atque nefandi.

Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge
Che razza di uomini è questa?
O quale patria così barbara
permette simile usanza?
Ci negano il rifugio della sabbia;
dichiarano guerra e ci vietano
di fermarci sulla terra più vicina.
Se disprezzate il genere umano
e le armi degli uomini, temete almeno
gli dei, memori delle belle azioni
e delle nefande.

er boja de Roma

e c’è chi si lamenta del papa di ora

Er boja de Roma
In fatto di condanne in nome di Dio, lo Stato Pontificio non andava tanto per il sottile. Soprattutto tra il 1796 e il 1864, quando ebbe ai suoi ordini il boia più “produttivo” della categoria: Giovanni Battista Bugatti (1779-1869), detto Mastro Titta, che in 68 anni di onorata carriera totalizzò ben 516 esecuzioni tramite cappio, quartamento, mazza, ascia e ghigliottina, tutte registrate sul suo taccuino.
tratto da Focus Storia n. 172

Abbasso Ursula von der Leyen

da Facebook by Alessandro Orsini

A un anno dalla guerra, il grosso è fatto. La maggioranza assoluta degli italiani è contraria all’invio delle armi perché ha capito che l’intento del blocco occidentale è di trasformare l’Ucraina in una nuova Siria utilizzando un intero popolo come carne da macello per far avanzare la Nato ai confini con la Russia ed estendere il territorio degli Stati Uniti in Europa. Senza basi all’estero, gli Stati Uniti sarebbero un Paese isolato tra due oceani: loro punto di forza (è difficile sbarcare sul territorio americano) e di debolezza (è difficile per gli americani sbarcare sui territori altrui). Ora si tratta di lavorare per ricompattare il movimento pacifista in Italia e rendere sempre più evidente la totale illegittimità in cui operano le nostre istituzioni e la mancanza di consenso democratico su cui basano le loro politiche disumane in favore dello scoppio delle guerre nel mondo e del loro sostentamento dall’esterno. Abbasso Ursula von der Leyen, traditrice dei valori dell’Unione Europea. Nessuna Siria nel cuore d’Europa. Avanzi l’Italia, avanzi la pace.
Alessandro Orsini