IL 2 PER CENTO amg

Con la crisi di governo
misteriosa al proprio interno
– Draghi dà le dimissioni
senza aver molte ragioni –
della RAI le tre testate,
tutte a reti unificate,
mandan Renzi sempre in onda
con la sua facciona tonda,
la sua aria strafottente
ad imbambolar la gente.

Sempre in mezzo, sempre in vista,
sempre da protagonista:
con il solo 2 per cento
lui si crede un gran portento;
con la stampa genuflessa
di parlare mai non cessa.

Fanno a gara i giornalisti,
sia di destra ed anche misti
– per salvare Draghi Mario –
a rincorrere il sicario
che ha fatto fuori Conte
e il governo mandò a monte …

L’uomo senza qualità
bocca della verità?
Il signor del 2 per cento
dice sempre non mi pento
e da vero e proprio oracolo
vuol ripetere il miracolo
di salvare ancora Draghi:
il miglior di tutti i maghi.

Si dà arie da stratega
e dei voti se ne frega;
si può dir che è un vuoto spinto,
un pallone gonfio e finto …
ma gli appoggi li ha sicuri:
sono i poteri oscuri
che lui serve, da pupazzo,

per i giochi di palazzo
e per stare sempre al centro
solo con il 2 per cento!

Anna Maria Guideri, 20-07-2022

Memorie e pensieri di una prigioniera involontaria

di Rosella Di Bella

Andiamo a comprar qualcosa a Montespertoli, poi si passa a Gigliola per vedere se manca qualcosa in casa…. Mi dice Enrico.
Ma non si dorme lì, dico io, semmai ci torniamo domani o domenica.
Cielo buio, luci accese, freddino ed umido, Siamo ritornati a Firenze, in viale Belfiore, poco prima di cena. Al telegiornale la notizia del DMPC “io resto a casa”.
Saremmo rimasti in casa, o quasi, per i successivi due mesi.
Non avremmo visto nostra figlia, i nostri nipoti, piume delle nostre piume, per due mesi. Né i tanti amici, i parenti, le sodali della FIDAPA, i volontari dell’Unicef.
A conti fatti non avremmo visto neppure il pescivendolo o il fornaio, lattaio, vinaio o il farmacista e il medico di piazza San Jacopino.
Un sistema blindato di ordini on line e consegne a domicilio ci ha risparmiato quelle passeggiatine. Ci rimaneva il tour per conferire i rifiuti (si dice così) e la gita fuori porta dal giornalaio di viale Belfiore. Sempre rigorosamente mascherati, e con occhiali da sole. Si, perché il tempo si era fatto bello.
E poi, come sono stati i lunghi giorni di immobilità forzata?
Se c’è una cosa che ho imparato è che, in genere, ci si abitua a tutto. Dopo un po’ l’aria non puzza più, l’oscurità sembra chiarore, l’immobilità sembra riposo. Ma, fortunatamente, la nostra aria di casa è sempre stata fresca
Come sono stati questi giorni…?
Non credo ci possa essere una risposta uguale per tutti, né io voglio dare una risposta universale. La mia risposta riguarda me stessa.
In questo periodo i rapporti tra persone che condividono gli stessi spazi sono stati sottoposti ad uno stress test: se erano già solidi si sono ulteriormente rafforzati, se scricchiolavano non hanno retto.
Ci siamo appoggiati l’una all’altro, ed abbiamo scoperto che ci si può organizzare, scandire le giornate con gli impegni quotidiani e con quelli professionali, con le
scadenze amministrative, i contatti sociali, anche a distanza, il tempo per l’aggiornamento, letture, riposo ed esercizio fisico
Abbiamo scoperto che molte cose che sembravano indispensabili sono risultate superflue: non rimpiangerò né l’happy hour, né il black Friday. Anche il settimanale incontro con il parrucchiere è risultato superfluo. Anzi, ho preso una decisione che mi ha reso libera: adesso i miei capelli sono d’argento, e mi piaccio lo stesso
Abbiamo scoperto che molte cose, che sembravano strumenti superflui, sono state invece utilissime: Le piattaforme per le conferenze a distanza, che hanno permesso di partecipare alle assemblee UNICEF, scambiare opinioni, essere aggiornate, vedere facce amiche, le video chiamate con i familiari, che hanno lenito la nostalgia di vedere le persone amate, anche se non hanno sopito la voglia di toccarle ed abbracciarle.
I teatri, i musei, le biblioteche, i luoghi di cultura ci sono mancati.
Anche i non troppo amati turisti ci mancano ora. Non quelli stralunati gruppi che non sembra sappiano dove sono; ma quelli che guardano ammirati i monumenti, che accarezzano le pietre, che conoscono la storia delle città che visitano, ecco, quelli ci mancano.
Abbiamo scoperto anche i punti deboli ed i punti di forza di molte delle nostre strutture: anche le più importanti come la scuola; dove i punti di forza si identificano con le capacità del corpo docente e con l’utilizzo intelligente delle risorse tecnologiche, che hanno permesso di riparare alla mancanza fisica degli studenti, ed i punti di debolezza nelle carenze strutturali degli edifici scolastici, nelle aulette dove
si ammucchiano anche trenta alunni, e soprattutto nelle improvvisate soluzioni di adeguamento per l’immediato futuro, che si sentono ventilare. Mi piacerebbe che molti dei soldi che sembra arrivino da un Europa finalmente non più sorda, fossero spesi per nuove, moderne e funzionali scuole per i nostri ragazzi.
In questo periodo si è anche dovuto toccar con mano che chi ha di più è stato, e sta, meglio di quelli che questo di più non l’hanno. Chi ha più denaro, chi ha la casa più grande, chi ha un bel giardino, chi ha più salute, ma soprattutto chi ha una
famiglia più solida, chi ha una cerchia di amici più intimi, chi ha qualcuno che l’aiuti
La regola del di più non vale per chi ha più anni, ma anche in questa fascia la distinzione tra più e meno è forte.
Si dice che il Covid 19 lascerà un segno indelebile, e cambierà la vita nel mondo.
Il mondo è cambiato tante volte; anzi tante volte è cambiata la vita dell’umanità. Tutte le volte un nuovo sistema ha preso il posto del vecchio. Molte, troppe volte quelli che han tratto vantaggio da questi cambiamenti sono stati infinitamente di meno di quelli che hanno perso. Vediamo di cambiare strada.

Rosella Di Bella, venerdì, 10 marzo 2020.

Già nel Novembre ’19 erano comparse in Cina “polmoniti anomale, che poi sarebbero state attribuite alla Sars, cov. 19. Il 30 Gennaio 2020 l’OMS dichiarava lo stato di emergenza. Meno di un mese e siamo a Codogno. Ai primi di marzo il DPCM “tutti a casa”. Ora, dopo due anni e mezzo, ci siamo abituati: mascherine, gel sanificante, vaccino 1, 2, 3, n; si va avanti con una certa disinvoltura. Ma a Marzo del ’20 non era così. Come abbiamo vissuto quel periodo? Pubblichiamo una prima testimonianza. Forse ne potremmo avere altre.

Diritti verso il muro

da Facebook Spartaco Marchiani Torricini

Dritti verso il muro, tranquilli allegri e sorridenti.
Chiaccherando amabilmente di Wimbledon, calcio mercato, guerra nucleare.
Immersi in un Giugno che sembra un ferragosto.
Chi vincerà lo scudetto?
Ma secondo te la Bomba chi la sgancia per primo ?
Signora mia e il prezzo della benzina?
Guardi non me ne parli, d’altronde ormai pure il pane è un bene di lusso.
I russi gli americani, i conigli mannari, gli orsi nani.
Dritti verso il muro, tranquilli allegri e sorridenti.
Ancora convinti che qualcuno all’ultimo secondo, tirerà il freno a mano.
Dritti verso il muro, tranquilli allegri e sorridenti.
Privi di radici privi di ali, o di quella brutta roba un tempo detta ideali.
Immersi un eterno presente
Fino a quando quel muro
Non ci riporterà nel niente.

Spezzeremo le reni …

da Facebook Pietro De Nitto


“Con le sanzioni spezzeremo le reni alla Russia”.
Dopo lungo penare, trovato un accordo sul sesto pacchetto sanzioni – il cui elemento principale era l’embargo del petrolio. Un accordo con tante deroghe, con Paesi che aderiscono a date diversificate; probabilmente aggirabile con triangolazioni con altri Paesi extra-accordo; data inizio tra 8 mesi. Ma è bastato il solo annuncio per una nuova fiammata dei prezzi al consumatore, di fatto senza motivo.
Nella sua relazione il governatore Visco ricorda che “l’aumento del costo delle materie prime sono tassa ineludibile per l’Italia” – e qualcuno la deve pagare. Non lo Stato, che ha accumulato un enorme debito, quindi i cittadini, con una inflazione non compensata da aumenti salariali. Se questo è, abbiamo capito che il governo si allinea alle sanzioni, la bolletta è la nostra!
Ma servono – stanno servendo questi provvedimenti verso la Russia? Per capirci: le sanzioni hanno un senso soprattutto lato export, quando non fornisci tecnologia a uno Stato che non è in grado di svilupparla in modo autoctono, inceppandogli le catene produttive; nel caso in specie, le sanzioni lato import dovrebbero servire a non “finanziare la guerra”. Hanno funzionato finora? Gli ottimisti occidentali dicono di sì, la realtà dice che Putin ha guadagnato di più vendendo meno gas. Se aggiungiamo che questo ultimo pacchetto parte dal 2023 (a guerra abbondantemente finita – si spera), l’unico risultato certo è l’inflazione che ci stiamo creando – cioè stiamo spezzando le reni, ma a noi stessi.
“C’è un aggredito e un aggressore”
Tre mesi fa siamo stato colti di sorpresa dalla colonna di mezzi militari russi che hanno valicato i confini ucraini. Immediatamente si è attivato il trust mediatico che ha iniziato a tambureggiare e pompare ansia ed odio verso il “pazzo, criminale, nuovo Hitler”. Una guerra nata da una mente debilitata e senile, “immotivata, senza giustificazioni”. Dopo tre mesi di narrazioni monocordi a reti e carta unificati – oggi circa il 70 % degli italiani pensa che questa guerra non è tutta in capo al Cremlino. Abbiamo avuto il tempo di appurare che un conflitto a bassa tensione già c’era; che conclude una costante pressione USA-NATO verso l’est Europa; che è la risultante anche di processi macro-economici che erano destinati alla collisione.
Per certi versi diventa anche difficile stabilire unitariamente il soggetto aggredito/aggressore. In una intervista del 2020 così si esprimeva Zelensky sul Nord Stream 2:” è stato completato per il 95% ? cosa possiamo dunque fare al punto in cui siamo? Semplice: impedire che venga completato l’altro 5%”.
La domanda da porsi è: cosa c’entra l’Ucraina col NS2? Perché vuole impedirne il completamento? Questi gasdotti – è bene ricordarlo – sono in qualche modo un cordone ombelicale tra Europa occidentale e Russia: non solo gas, ma anche interazione, cooperazione, scambi commerciali. A questo obiettivo si oppongono i paesi baltici, Polonia, Ucraina. Loro vorrebbero la Russia espulsa dall’Europa, un muro tra noi e loro. Si capisce che per costoro la NATO non è organizzazione difensiva, ma organismo di offesa, per saldare una volta per tutte i loro conti.
Vogliamo seguire quella NATO bellicista e rivendicativa?
In tanti indicano con abbondante sicumera chi è l’aggressore e chi l’aggredito, per conto mio vedo immagini molto più contorte e indecifrabili.

Papa Francesco e Cappuccetto Rosso

Lo schema Cappuccetto Rosso e la III Guerra Mondiale

Da Facebook su segnalazione di Pasquale Pugliese

“Dobbiamo allontanarci dal normale schema di «Cappuccetto rosso»: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: «Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro». Ha concluso: «La situazione potrebbe portare alla guerra».
Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo. Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco.
Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta.
Devo pure aggiungere che quello che sta succedendo ora in Ucraina noi lo vediamo così perché è più vicino a noi e tocca di più la nostra sensibilità. Ma ci sono altri Paesi lontani – pensiamo ad alcune zone dell’Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo – dove la guerra è ancora in corso e nessuno se ne cura. Pensate al Ruanda di 25 anni fa. Pensiamo al Myanmar e ai Rohingya. Il mondo è in guerra. Qualche anno fa mi è venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata.”
[Papa Francesco, intervista alle riviste europee dei Gesuiti]
[qui più ampi stracci pubblicati oggi da Avvenire:

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/il-papa-non-si-pu-ridurre-la-guerra-a-una-distinzione-tra-buoni-e-cattivi?fbclid=IwAR0IchSIKSqF43a667nQV-BB3Z4UpgdlWgDZjCk8LZdghWqvoBIUuMyyzoY·

Siamo alla canna del gas

… americano ovviamente

da Facebook Rina Zardetto 11 giugno 2022

E’ un post lungo, ai più non interesserà, e non riusciranno a leggerlo, ma riguarda le nostre vite.
Per chi non avesse chiare le scelte del governo e a cosa ci porteranno….
“Una nave gasiera di ultima generazione può trasportare fino a 200.000 metri cubi di gas liquefatto.
Nel processo di liquefazione il volume del gas viene ridotto di circa 600 volte.
Per farlo si porta il gas a -160 gradi centigradi, temperatura che dovrà essere mantenuta durante tutto il trasporto.
Una volta arrivato a destinazione il GNL dovrà essere rigassificato riportandolo gradualmente alla temperatura ambiente.
Il processo di liquefazione e rigassificazione richiede un’energia pari a circa il 30% della resa in combustione del gas, quindi il GNL parte già fortemente penalizzato in competitività, se poi aggiungiamo i costi di trasporto, é evidente che con questa soluzione avremo bollette molto più care.
A parte tutto ció va poi considerato l’aspetto ecologico.
Gli USA hanno promesso alla UE 15 miliardi di metri cubi di gas l’anno che rappresentano meno del 20% del solo fabbisogno italiano.
15 miliardi di metri cubi di gas, una volta liquefatti, si trasportano mediamente con 125 navi.
Una nave impiega circa 20 giorni per attraversare l’atlantico e raggiungere l’Italia dagli USA.
Altri 20 giorni servono per il percorso inverso (più almeno 2 giorni per le operazioni di carico e scarico).
Per il tragitto attraverso l’Atlantico la nave brucia circa 4.000 chili di gasolio marittimo ogni ora, 96.000 chili al giorno, che per 40 giorni del viaggio di andata e ritorno dagli USA fanno quasi 4.000 tonnellate.
Moltiplicate per 125 viaggi, sono mezzo milione di tonnellate di gasolio bruciato in un anno, per trasportare il gas in Europa, con tutte le emissioni nocive del caso.
Ma non é tutto.
Negli USA non ci sono sacche di gas naturale come quelle siberiane (o se esistono, sono in via di esaurimento).
Il gas americano é quasi tutto shale gas.
Si tratta di gas intrappolato in rocce sedimentarie argillose.
L’estrazione di questo gas avviene con un processo denominato Fracking.
Sottoterra si trivellano pozzi orizzontali, lunghi anche diversi kilometri, nei quali vengono fatte brillare cariche esplosive. Poi vi si inietta acqua ad alta pressione, mescolata a sabbia e additivi chimici.
Questo permette di frantumare le rocce argillose, da cui possono così liberarsi il petrolio o il gas, che salgono in superficie attraverso il pozzo.
Il territorio e l’ambiente ne escono devastati.
I problemi collaterali di questo genere di estrazioni, infatti, sono gravissimi.
L’impossibilità di assicurare la perfetta tenuta delle tubazioni nei pozzi, causa l’irrimediabile inquinamento delle falde acquifere, che si trovano a metà strada tra i giacimenti e la superficie; inoltre, va ricordato che il metano è un potente gas serra e una parte di quello estratto si libera nell’atmosfera.
Ogni pozzo occupa in media 3,6 ettari di territorio e richiede enormi quantità di acqua (da 10 a 30 milioni di litri), e di sabbia.
La sabbia deve essere estratta, raffinata, caricata e trasportata su treni (100 carri ferroviari per ogni pozzo), accumulata in depositi e infine trasportata con automezzi fino al punto di utilizzo.
Uno degli impatti ambientali più preoccupanti è legato all’acqua utilizzata per il fracking, che risale poi in superficie e deve essere smaltita come rifiuto nocivo, in quanto contaminata.
L’unica soluzione praticabile è trasportarla con autobotti in altre zone, dove viene stivata nel sottosuolo, con ulteriore inquinanento.
Tutta questa attività inoltre, stimola faglie sismiche sotterranee e induce terremoti.
Nel 2007 in Oklahoma c’era stato un solo terremoto, mentre nel 2015 ve ne sono stati oltre 900; per la maggior parte sono stati lievi, ma alcuni hanno provocato molti danni.
In pratica, una zona virtualmente non sismica è stata trasformata in pochi anni nel territorio più sismico degli Stati Uniti, proprio a causa dello smaltimento dei liquidi usati per l’estrazione di idrocarburi di scisto nelle profondità del sottosuolo.
Intendiamoci, anche i russi e gli azeri hanno devastato il mar Caspio per l’estrazione del petrolio, ma importare gas dagli USA é l’operazione sia economicamente che ecologicamente più stupida che si possa fare.
Il ministro Cingolani ha però già pronto il rimedio: sostituire il gas russo con gas naturale liquefatto (GNL) importato da altre aree (soprattutto Stati Uniti, Medioriente e Africa). Per accelerare le importazioni – ha comunicato alla Camera — saranno installati rigassificatori galleggianti su grandi navi ormeggiate nei porti di Piombino, Ravenna e altri. Qui arriveranno in continuazione le navi gasiere, che travaseranno il GNL sui rigassificatori galleggianti. Si tratta di una operazione ad alto rischio: il GNL è gas compresso di 600 volte portandolo a -161°C, che viene riportato dai rigassificatori a temperatura ambiente usando acqua di mare in enormi quantità. Qualsiasi fuoriuscita accidentale in tale operazione può avere effetti disastrosi. Per questo le norme internazionali di sicurezza prevedono che i rigassificatori debbano essere lontani da qualsiasi operazione commerciale marina o centro abitato.
Tali norme vengono completamente ignorate dal piano governativo, presentato dal ministro Cingolani, già in fase esecutiva. Il grave rischio a cui espone le popolazioni è confermato dal fatto che, a meno di 100 km dal porto di Piombino dove sarà ormeggiato il rigassificatore, c’è un rigassificatore in funzione ormeggiato in mare a 22 km dalla costa, attorno al quale per ragioni di sicurezza c’è una vasta area marina interdetta alla navigazione e a qualsiasi altra attività.” ‘E il popolo italiano plaude, contento del Governo dei Migliori, di penalizzare la Russia e di danzare sul Titanic Italia.”
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gnl…/11_45921/

Brenno Gattone e Radio Maria

da facebook 9 giugno 2022

Dalle frequenze di Radio Maria, un noto religioso dispensa alle persone che telefonano indicazioni e consigli spirituali tratti direttamente dalle scritture. Qualche tempo fa, in una delle risposte agli ascoltatori, ha affermato che l’omosessualità – come si legge nella bibbia (Levitico, 18,22)
– è un abominio e non può essere tollerata in alcun caso.
Un ascoltatore gli ha scritto per chiedere lumi su alcuni altri problemi di vita vissuta.
Lettera del 16 maggio 2010:
Caro sacerdote, le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore.
Ho imparato davvero molto dal suo programma, e ho cercato di condividere tale conoscenza con più persone possibile.
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18,22 si afferma che ciò è un abominio.
Fine della discussione!!
Però, avrei bisogno di alcuni consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.
* Vorrei vendere mia figlia come schiava, come prevede Esodo 21,7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?
* Quando do fuoco a un toro sull’altare sacrificale, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Levitico 1,9). Il problema è con i miei vicini.
Quei blasfemi sostengono che l’odore non è piacevole per loro. Devo forse percuoterli?
* So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Levitico 15,19-24). Il problema è: come faccio a chiederle se ce le ha oppure no? Molte donne si offendono.
* Levitico 25,44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi.
Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?
Un mio vicino insiste per lavorare di sabato. Esodo 35,2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato a ucciderlo personalmente?
* Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei è un abominio (Levitico 11,10), lo è meno dell’omosessualità. Non sono d’accordo.
Può illuminarci sulla questione?
* Levitico 21,20 afferma che non posso avvicinarmi all’altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso occhiali per leggere.
La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione?
* Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Levitico 19,27).
In che modo devono essere messi a morte?
* In Levitico 11,6-8 viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?
* Mio zio possiede una fattoria. È andato contro Levitico 19,19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture?
Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Levitico 20,14 per le persone che giacciono con consanguinei?
So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondermi a queste semplici domande.
Nell’occasione, la ringrazio ancora per ricordare a tutti noi che i comandamenti sono eterni e immutabili.
Sempre suo ammiratore devoto.”

MOTTI DA LEGARE 10 di amg

1 – Putin e la censura: chi si crede depositario della verità è disposto a negarla fino all’ultimo pur di affermarla.

2 – Querelle: quella ucraina è resistenza o no? Quando uno resiste, resiste.

3 – Democrazia: “Tutti hanno diritto di esprimere le proprie opinioni… “ anche coloro che non ce l’hanno.

4 – J. Conrad: “La Russia, un impero del nulla …” Un nulla che può distruggere tutto.

5 – Putin: mi si nota di più se sono amato o se sono odiato?

6 – Ucraina: meglio essere inermi o in armi?

7 – Putin vuole essere il depuratore eticologico dell’occidente.

8 – Dilemma: aumentano le armi perché aumentano i conflitti o aumentano i conflitti perché aumentano le armi?

9 – “La Russia non ha raggiunto i suoi obbiettivi” … ma in compenso ha distrutto quelli degli ucraini.

10 – M. Cacciari: cogito EGO sum!

11 – Dove fallì il covid , riuscì Putin.

12 – La democrazia non è il bene, è il male che si può scoprire, denunciare, sconfiggere.

13 – La guerra è un controsenso che sembra avere più forza di qualunque senso.

14 – Non c’è niente che ispiri la diffidenza come la differenza.

15 – Democrazia: com’è difficile essere all’altezza dei propri ideali!

16 – Di Battista era contro l’Unione Europea ed ora, con la guerra in Ucraina, si lamenta che non ce n’è abbastanza.

17 – Se si pensa che pagando il gas alla Russia si finanziano le armi che uccidono i civili ucraini fra cui donne e bambini, con quale coraggio accendiamo i nostri termosifoni?

18 – “Se il colpevole è chiaro, non sono chiari gli innocenti” (V. De Luca) … ma sono chiare le vittime!

19 – Salvini umiliato pubblicamente dal sindaco polacco: il vento ha cambiato direzione e gli ha restituito tutta la sua m … a!

20 – “La prima vittima della guerra è l’intelligenza … “ anche la prima vittima del covid!

21 – I negoziati sono lenti, ma in compenso le bombe sono molto veloci.
22 – Salvini e Meloni, in tempi un po’ meno sospetti, hanno elogiato Putin perché non è un comunista. Vuoi scommettere che ora, con l’invasione dell’Ucraina, è diventato comunista?

23 – “Putin non vuole la pace.” Errato, la vuole: la pace eterna per il popolo ucraino.

24 – L’uomo moderno non è all’altezza delle tragedie di cui è l’autore.

25 – Viva i tabù?! La guerra dovrebbe subire un default culturale come l’incesto, andare nudi nei luoghi pubblici, defecare sulle strade affollate …

26 – Accidenti al meglio: c’è chi esporta la democrazia come gli Stati Uniti e chi, come la Russia, la asporta.

27 – Risparmi sulla sanità: sono state varate le miserie sanitarie.

28 – Cosa unisce di più i popoli, avere in comune un ideale umanitario o un nemico da odiare?

29 – Unione Europea: più di Altiero Spinelli poté Putin.

30 – Da che pulpito. Cabras, M5S: “Il Parlamento non è un luogo di cerimonie dove uno Zelensky parla e tutti stanno zitti … “ Infatti il Parlamento italiano è un luogo dove molti parlano per insultarsi, testimoniare e votare il falso (vedi Ruby), dove si offendono i Presidenti della Camera (vedi Boldrini) , dove si oltraggia il tricolore, si sventolano cappi, si comprano i deputati, si spernacchiano i vecchi senatori …

31 – Autolesionismo occidentale. L’occidente non è certo un giglio immacolato, ma a furia di sputarsi addosso ha finito per convincere tutti – o quasi – che fa schifo e il più convinto è Putin!

32 – Fine di un amore. Silvio Berlusconi a Putin: addio Rubli rubacuori!

33 – Tutti siamo contro la guerra, ma non tutti siamo d’accordo su chi è il responsabile della guerra.

34 – Uccidere un tiranno non è la cosa più difficile, è molto più difficile uccidere le sue idee.

35 – Fra due litiganti – la Russia e l’America – il terzo – l’Europa – non gode.

Anna Maria Guideri, 3 maggio 2022

Qiao, Liang. L’ arco dell’impero, 2021

Fabio Mini : Il Fatto Quotidiano del 16 aprile 2022

Mini Biden e la dittatura del dollaro

Per capire la guerra finanziaria che abbiamo (anche noi italiani) dichiarato alla Russia e le sue conseguenze bisogna leggere un libro scritto dal generale cinese Qiao Liang nel 2015 e ora in Italia nell’edizione della Libreria editrice goriziana (LEG) dal titolo L’arco dell’impero, con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità.

Poteva apparire profetico sette anni fa ma oggi è cronaca e presto sarà Storia. Vi si legge la strabiliante invenzione della finanza Usa che riesce a staccare la moneta dalla realtà economica e da qualsiasi valore oggettivo di riferimento e convertibilità.

La moneta della fede in Dio rappresentava la speranza in un Nuovo mondo pieno di promesse e nella volontà di realizzarle. Con la tenacia e il lavoro si è prodotta ricchezza e la moneta convertibile in oro ne era il pegno, ma ogni nazione faceva a modo suo e gli scambi internazionali erano difficoltosi.

Nel 1944, a Bretton Woods, Stati Uniti e Gran Bretagna ritengono necessario stabilizzare il mercato e individuare una moneta (dollaro o sterlina) come riferimento per tutti gli scambi monetari, parzialmente convertibile in oro.

Vince il dollaro: da quel momento l’oro e il dollaro sarebbero stati accettati in modo intercambiabile come riserve globali. I dollari sarebbero stati rimborsabili in oro su richiesta a 35 dollari l’oncia (oggi vale 1.960 dollari).

I tassi di cambio delle altre valute furono fissati rispetto al dollaro e per l’America e il mondo si inaugura l’era del “in Gold we trust”. Dove il Gold è quello americano di Fort Knox. Nel 1971, con due guerre non vinte (Corea e Vietnam) e la minaccia di molti Paesi (Francia in testa) di chiedere oro in cambio dei dollari, il presidente Nixon decide di eliminare l’ancoraggio del dollaro all’oro, del quale sta esaurendo le scorte. Continua però a imporlo come moneta di riferimento per gli scambi internazionali.

La moneta non ha più alcuna garanzia concreta se non l’economia della nazione e la fiducia degli altri. La fede nei dollari deve essere cieca: “in Bucks we trust”.

Liberi dai vincoli di Bretton Woods, gli Usa stamparono enormi quantità di moneta e il valore del dollaro crollò rispetto alle altre valute. Per sostenerlo Nixon e Kissinger fecero un accordo con l’Arabia Saudita e i Paesi dell’Opec secondo il quale essi avrebbero venduto petrolio solo in dollari, e i dollari sarebbero stati depositati nelle banche di Wall Street e della City di Londra. In cambio, gli Stati Uniti avrebbero difeso militarmente i Paesi Opec.

Il ricercatore economico William Engdahl presenta anche le prove della promessa che il prezzo del petrolio sarebbe stato quadruplicato. Infatti, una crisi petrolifera collegata a una breve guerra mediorientale fece quadruplicare il prezzo del petrolio, e l’accordo Opec fu concluso nel 1974.

L’accordo rimase in vigore fino al 2000, quando Saddam Hussein lo infranse vendendo il petrolio iracheno in euro. Il presidente libico Gheddafi seguì l’esempio. Entrambi i presidenti finirono assassinati, e i loro Paesi furono distrutti dalla guerra.

Il ricercatore americano-canadese Matthew Ehret osserva: “Non dobbiamo dimenticare che l’alleanza Sudan-Libia-Egitto sotto la leadership combinata di Mubarak, Gheddafi e Bashir, si era mossa per stabilire un nuovo sistema finanziario sostenuto dall’oro al di fuori del Fmi/Banca Mondiale per finanziare lo sviluppo su larga scala in Africa. Questo programma è stato condotto al fallimento, dalla distruzione della Libia guidata dalla Nato, dalla spartizione del Sudan e dal cambio di regime in Egitto”.

Senza tali interventi “il mondo avrebbe visto l’emergere di un grande blocco regionale di Stati africani che modellano i propri destini al di fuori del gioco truccato della finanza controllata dagli angloamericani per la prima volta nella storia”. Per l’Europa i fallimenti africani sono una benedizione.

Ma il ciclo della contestazione del monopolio finanziario è appena iniziato. La Cina che ha fatto dell’Africa un suo polo di attrazione, deve sottostare agli umori degli Usa in termini commerciali e militari. Ma la Russia, a partire dal 2008 (questione Georgia) è bersaglio di sanzioni sempre più pesanti.

All’inizio di dicembre 2021, il Xi Jinping e Vladimir Putin hanno sottolineato l’esigenza di accelerare il processo di formazione di strutture finanziarie indipendenti al servizio degli scambi di Russia e Cina.

Con la guerra in Ucraina, il distacco dal dollaro per la Russia è divenuta questione di sopravvivenza politica. Le sanzioni provocano la prima sfida da parte di una grande potenza al petrodollaro e al sistema occidentale della finanza.

Le misure occidentali hanno tra l’altro compreso il congelamento di quasi la metà dei 640 miliardi di dollari della Banca centrale russa in riserve finanziarie. E la Cina si rende conto di essere nel mirino finanziario prima ancora di quello dei cannoni e accelera il processo di distacco.

Venerdì 11 marzo l’Unione economica eurasiatica (Eaeu) e la Cina hanno concordato di progettare il meccanismo per un sistema monetario e finanziario internazionale indipendente.

L’Eaeu – composta da Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Bielorussia e Armenia – sta facendo accordi di libero scambio con altre nazioni eurasiatiche e si sta progressivamente interconnettendo con la Belt and Road Initiative (BRI) cinese.

La fiducia riposta nel dollaro statunitense come valuta di riserva globale è incrinata e le ritorsioni sono prevedibili e gravissime. Putin, il 16 marzo, afferma che Usa e Ue sono venuti meno agli obblighi, e che il congelamento delle riserve della Russia segna la fine dell’affidabilità dei cosiddetti asset di prima classe che comprendono le istituzioni a garanzia dei maggiori strumenti finanziari e monetari.

La confisca dei patrimoni e il congelamento dei depositi e investimenti all’estero operata contro i russi preoccupa tutto il mondo finanziario. È un “furto” che può capitare a tutti, basta entrare in una lista nera redatta dagli americani.

Putin non si limita a rilanciare le accuse, ma impartisce direttive chiare per le misure strutturali e infrastrutturali da lanciare all’interno del Paese. Il 23 marzo, Putin annuncia che il gas naturale della Russia sarà venduto a “Paesi ostili” solo in rubli russi (o in oro), piuttosto che in euro o dollari.

Quarantotto nazioni sono contate dalla Russia come “ostili”, tra cui Usa, Gran Bretagna, Ucraina, Svizzera, Corea del Sud, Singapore, Norvegia, Canada, Giappone e Italia.

L’economista Michael Hudson ha notato che le sanzioni economiche e finanziarie “stanno costringendo la Russia a fare ciò che è stata riluttante a fare da sola: ridurre la dipendenza dalle importazioni e sviluppare le proprie industrie e infrastrutture“.

Proprio il piano che avrebbe voluto lanciare Obama per sanare la perdita di capacità manifatturiera causata da decenni di delocalizzazione e dipendenza dal commercio estero. Progetto, secondo Qiao, ormai tardivo e che comunque non porterà a diminuire il debito e relativa dipendenza commerciale.

Ci sono però le guerre che possono bilanciare le carenze strutturali interne e non servono solo a stabilire principi. Le “guerre senza fine” del Pentagono – scrive Qiao – sono in realtà progettate per garantire “che non solo i dollari fluiscano senza problemi fuori dal Paese (sotto forma di cessioni finanziarie e di crediti) ma anche che il capitale in movimento nel mondo torni negli Stati Uniti”.

Questo meccanismo, che ha straordinariamente arricchito l’America negli ultimi 40 anni (raddoppio del Pil) in buona parte a spese del resto del mondo, è l’aspettativa più concreta della guerra per procura alla Russia.

La questione del gas ha aperto un altro fronte di guerra e ha oscurato la questione del dollaro. Ma la ragione dell’oscuramento non è un effetto del gas.

Nel libro Qiao cita l’episodio di Alan Greenspan che all’atto di assumere la direzione della Federal Reserve disse ai suoi nuovi dipendenti: “Qui alla Fed potete parlare di tutto, ma non del dollaro”. Di fatto è un tabù. Che sta per essere infranto.

L’ arco dell’impero : con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità / Qiao Liang ; a cura del Generale Fabio Mini. Gorizia : LEG, 2021. [ISBN] : 978-88-6102-722-0

EBBENE SÌ, SONO PUTINIANO

E ADESSO VI SPIEGO PERCHÈ

ANTONIO MASSARI (“Il fatto quotidiano” del 13 aprile 2022.

Mi autodenuncio: sono putiniano.

Non sapevo di esserlo, fino al 24 febbraio scorso. L’ho scoperto giorno dopo giorno e ogni giorno che passa lo sono sempre di più.

Sono putiniano perché sulle scelte legate a questa guerra ho molti dubbi. E l’essere dubbioso, ho scoperto, è il tratto più saliente del putiniano.

Sono putiniano perché sono convinto che sia giusto aiutare gli ucraini a difendersi dall’invasione russa eppure, nello stesso tempo, non posso negare l’evidenza: più armi inviamo e più vittime dovremo contare –civili e non –e più in là dovremo spostare la data della pace. Questo dubbio ancora non riesco a scioglierlo ma devo fare in fretta perché se no qualcuno mi dice: “Ma secondo te si ferma la guerra con le parole? Soluzione: quale sarebbe la tua soluzione? ”.

Sono putiniano proprio perché non ho una soluzione immediata.

Sono putiniano perché, se sei in Ucraina, devi combattere con un’arma in mano, se invece sei qui, devi combattere con la tua personale soluzione immediata.

Sono putiniano perché la Nato dice: “gli ucraini possono vincere. Ma la guerra potrebbe durare anni”. Però quello senza la risposta immediata sarei io.

Sono putiniano perché non farò mai la lista dei giornalisti anti-putiniani né in lingua italiana né in lingua inglese. Figurarsi in lingua tedesca.

Sono putiniano perché sì, lo ammetto, una volta mi sono chiesto se l’Occidente può aver avuto qualche responsabilità in questa tragedia. Una volta mi sono addirittura chiesto a cosa serva la diplomazia europea se, dal 2014 a oggi, non siamo stati in grado di imbastire una soluzione che evitasse questa guerra.

Sono putiniano perché non capisco: come mai, per tutte le altre guerre in corso nel mondo, non inviamo armi e non muoviamo un dito?

Sono putiniano perché “quella all’Ucraina è una guerra ai valori dell’Occidente” ma i curdi, dopo che hanno combattuto l’Isis alle porte dell’Europa, li abbiamo lasciati soli con la Turchia (Nato) e il loro destino.

Sono putiniano perché abbiamo sanzionato la Russia, sì, ma con l’Egitto, che ha ucciso e torturato Giulio Regeni e sbattuto in cella Patrick Zaki, continuiamo a fare soldi vendendo le nostre armi. E acquisteremo il suo gas.

Sono putiniano perché nel 2021 abbiamo contato 1.872 migranti morti nel Mediterraneo: fuggono da guerre e miseria e se non muoiono in mare, pur di non vederli, li lasciamo marcire e torturare nei lager libici.

Sono putiniano perché per me ogni profugo va accolto. Da ovunque fugga. Perché una donna ucraina violentata da un russo non mi fa più pena di una migrante stuprata da un libico. E un bambino annegato in mare non mi addolora meno di un bambino ucciso da una bomba a Mariupol.

Sono putiniano perché dal 24 febbraio, prima di esprimere qualsivoglia pensiero, ti senti sempre in dovere di premettere l’ovvio: “i russi sono gli aggressori e gli ucraini gli aggrediti”. Ed è talmente ovvio che, se lo premetto, oltre a essere putiniano mi sento pure idiota.

Sono putiniano perché penso che la propaganda possa annidarsi ovunque, non solo nella Russia di Putin, quindi prendo con le pinze non solo le dichiarazioni di Zelensky ma pure quelle del Papa e del Dalai Lama.

Sono putiniano perché penso che per ogni “crimine di guerra” sia necessaria un’inchiesta indipendente che individui il “criminale di guerra” e poi lo condanni. E per quanto sia (sinceramente) convinto dalle immagini, dalla logica e dalle emozioni, di sapere già adesso chi sia il colpevole, devo ribadire a me stesso: immagini, logica ed emozioni non devono bastare.

Sono putiniano perché anche un’inchiesta giornalistica deve essere indipendente e quindi: prima di dare risposte un giornalista ha sempre il dovere di dubitare.

Sono putiniano perché quando gli Usa evocano la Corte penale internazionale sui crimini di guerra (alla quale non aderiscono) per condannare il presidente della Russia (che non aderisce) sui crimini commessi in Ucraina (che non aderisce) mi sento leggermente preso per il culo.

Sono putiniano perché sono certo che, senza un terzo super partes, non vi potrà essere né giustizia né pace.

Sono putiniano perché in questo momento (a parte il Papa) non vedo alcun terzo super partes che si muova per la pace.

Sono putiniano perché se scrivo tutto questo è chiaro che sono putiniano. Eppure credevo fosse Putin – come ogni autocrate – quello allergico ai dubbi e alle domande di chi sottolinea le ipocrisie del “pensiero unico”.

Ma non avevo ancora visto gli autorevoli antiputiniani. Ora che li ho visti mi hanno convinto: il filoputiniano sono io. Immagino che Putin ricambierà il mio prezioso aiuto con rubli, condizionatori a batteria o magari un lettone dei suoi (nel senso del giaciglio, non del cittadino della Lettonia, sperando non invada pure quella).

Nel caso, vi farò sapere.