Toscanismi

Lavori in corso

La Dieta di Gosto

(Da una antica barzelletta di campagna, in vernacolo colligiano. Chiedo venia a chi già la conosce) Lido Pacciardi

– To’, chi si vede! Gosto… o che sei te?
– Son venuto, dottore, per la panza…
‘Un mangio quasi nulla e quella cresce!
– Per dimagrire, sai, ci vuol costanza.
Eppoi… soffrire è d’uopo, o non se n’esce.
E scorciatoie non trovi. Ed è creanza
tenere bene a freno l’appetito.
Un pasto solo al giorno e non salato.
Di vino quasi nulla, men d’un dito.
Insomma mangiar devi… moderato!
– Ma… davvero, dottore? ‘Un c’è artro modo?
– Credo proprio di no; non è un dispetto,
e nel dirtelo, sai, poi non ne godo,
ché so quant’è difficile ed ingrato.
Ora su vai e fa’ come t’ho detto.
Mi raccomando: mangia moderato
e allor vedrai sortire un bell’effetto.
Dopo un mese ritorna dal dottore…
– O cos’hai fatto Gosto? Raddoppiato!
Eppure promettesti sul tuo onore…
Ma non l’hai fatto, vedo, e hai più del tuo!
– Come ‘un l’ho fatto? A Moderato, ar ciuo,
povera bestia – ‘un ni racconto balle –
‘un n’ho lasciato un bruscolo di suo.
N’ho mangiato, arrostite… anco le palle!

INFINITO IO

Anna Maria Guideri

Non c’è peggiore resa
che restare in attesa
dell’ultimo momento
con noia o con sgomento.

Avvolti in un torpore,
ormai senza stupore…
Sentire che la vita
per noi è già finita …
Nella passività
viver la tarda età.

Sentirsi stanchi e spenti
senza più sentimenti
di fronte a ciò che splende,
che ancora non si arrende …
che si muove, che cresce
e a reagire riesce.

Della vita siam privi
mentre ancor siamo vivi?
Ma c’è dentro di voi,
di me, di te, di noi
una forza segreta
profonda ed irrequieta
che spezza la catena
ed occupa la scena;
che si sveglia dal sonno
ed insegue il suo sogno.

Sentirsi veri e vivi,
fantasiosi e creativi …
Trovare nuovi sguardi …
non è troppo tardi.
Scoprire cose nuove:
qualcosa in noi si muove …

Inaspettatamente
nel cuore e nella mente
sorge di nuovo il sole
e ognun di noi, se vuole,
si risveglia alla vita
la stringe fra le dita,
la tiene bene stretta:

la vita non aspetta
e se si butta via
è una pura follia.

L’io col pensier s’allea
e la realtà ricrea
seguendo la visione,
il sogno e la passione
di provare a volare
in alto e a rinnovare
ancor la nostra vita …
energia infinita.

Anna Maria Guideri, 21-02-2023

L’AVVOLTOIO

da Facebook una interessante riflessione di Andrea Rauch

Ammettiamo subito di avere dei preconcetti, e molti. E che Giovanni Donzelli non ci è simpatico, sopratutto per ragioni ideali, e politiche.
Donzelli non fa mistero di essere orgogliosamente “fascista”, e il resto passa in secondo piano, anche se il resto è un’arroganza tutta “fiorentina” e un’aggressività che raramente si erano viste. Arroganza “fiorentina”, abbiamo detto, ma senza quella carica di naturale simpatia che spesso accompagna la “fiorentinità”, e con in più, quasi per buon peso, un’insopportabile acrimonia che si sposa sempre, come una seconda pelle, al personaggio.
L’aggresssività di Donzelli richiama quella di Vittorio Sgarbi ma c’è da dire che quest’ultimo, essendo da anni entrato in pianta stabile nel numero delle “macchiette” e delle “maschere tipiche”, riesce a diventarci quasi simpatico e tutti i suoi salti sopra le righe ci scorrono ormai addosso come acqua fresca.
Donzelli non riesce ancora a diventare “macchietta”. Resta l’antipatico, bilioso, trucido personaggio che è, in tutto simile a quell’avvoltoio di cui usurpa il nome. Urla ma le sue intemerate non hanno bonomìa, sono acide e cattive e non ci riesce di considerarle un vezzo di gioventù. Tendiamo a prenderlo maledettamente sul serio e non ci sentiamo nemmeno di scusarlo per l’inesperienza che si deve all’età.
Non lo scusiamo perché in fondo si avverte tutto il livore e non resta nemmeno un residuo di quel bon ton che ce lo potrebbe rendere più digeribile.

Un Capodanno Intrigante

Il racconto è tratto da: Mosaico di Gino Benvenuti. Edizioni Punto Rosso, 2019 EAN 9788883512377

Mentre tutti festeggiavano l’imminente fine dell’anno, Lucrezia, una studentessa avvenente e brillantemente laureata in economia e commercio, con molta apprensione, si apprestò a fare un colloquio di lavoro presso un’agenzia specializzata per le assunzioni in grandi aziende; per l’occasione indossava un completo grigio castigatissimo ed una maglia girocollo azzurro pallido. Il perché della singolarità della data venne subito spiegato dall’impiegato, un giovanotto completamente rasato con un auricolare all’orecchio, vestito di tutto punto all’ultima moda; giacca a tre bottoni, pantaloni attillati e scarpe nere:

-Chi accetta di fare in questa data un colloquio dall’esito incerto, darà sicuramente maggiori garanzie di attaccamento al lavoro che oggi è una merce molto rara e per ottenerlo bisogna superare una serie di ostacoli. Vediamo il curriculum vitae che lei ci ha inviato- proseguì dando una rapida scorsa al foglio.

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Alì dagli Occhi Azzurri

Per approfondimenti sul pensiero di Pier Paolo Pasolini e sulla Profezia di Alì interessante è l’opera redatta da Peter Kammerer riportata nel sito Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa

Pier Paolo Pasolini

Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
” Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!”
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…

Pier Paolo Pasolini, 1962

donne vita libertà

Nel 1993 Francesco Guccini scrive “ Canzone per Silvia”

Quella Silvia è Silvia Baraldini, arrivata in America a 13 anni, e che, nel 1983, era stata condannata, in quel paese, a 43 anni per essere stata attivista, prima contro la guerra in Vietnam, e poi contro altre discriminazioni della società americana. In Italia e in America un movimento a suo favore, promosso da parte dei partiti di sinistra e di organizzazioni umanitarie, ha portato alla sua estradizione in Italia nel 1999. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata nel 2006, dopo aver scontato circa 23 anni di reclusione.

Ho preso due versi di quella canzone, perché, pur riferendosi ad un caso specifico, hanno valenza universale, e mi sono sembrate appropriate per rendere omaggio al coraggio di quelle ragazzine, ragazze e donne, che trovano il coraggio di scendere in piazza contro la cecità mentale della casta al potere. Le mie parole sono inadeguate, ma non sono poeta, e volevo comunque esprimere la mia ammirazione per la loro lotta.

Donne vita libertà

“nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
Perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera” Francesco Guccini; (*)

Canta Guccini, canta per Masha, ora per, Mitra, per Hajar, ed Ameneh per Zahra, per Zeinab e Farzaneh, che non vedranno, mai più, un’aurora

Cerco parole per dire di voi

Ma troppe son le lacrime che scendono Lacrime d’amore, lacrime d’odio, lacrime di rabbia e di speranza.

Avanti nuvole di tempesta, Erinni di giustizia i secondini di una rivoluzione senza ideali svaniscono nel turbine della libertà.
Ma dove sei Islam? Perché non piangi?
E tu chi sei, uomo, se non gridi di dolore e rabbia?
Cadono a terra riccioli neri. vi amo, forti donne in rivolta.

Enrico Tendi 31/12/2022