Mavilla. La solitudine e la follia

Lamento spesso
con te e con il vento
di un mio vaniloquio d’amore
che altro non è che la futile
lamentazione
di manicomi spenti.
Aimé a quei teatri di vita
dove morivano gli affetti
e già morti i diseredati
coloro che non ebbero una
carezza
adesso sono tombe segrete
per i centauri.

Alda Merini

(per un mio libro d’artista QUEI TEATRI DI VITA – “la solitudine e la follia”) Marco Marchiani

Francesismi: dialoghi tra Lapalisse e Cambronne (1)

Lapalisse

In Italia c’è un grosso problema di decremento demografico. Per contrastarlo occorrerebbe una sicurezza del lavoro, aiuti alle famiglie, servizi pubblici garantiti come nidi, asili, scuole ecc. Occorrerebbe anche riconoscere i bambini nati in Italia da genitori privi della nazionalità italiana, lo ius soli. Occorrerebbe anche aiutare l’inserimento degli stranieri che già lavorano in Italia e sono inseriti ma privi della cittadinanza. Occorrerebbe evitare la fuga dei cervelli favorendo l’inserimento nelle strutture produttive e di alta qualificazione dei laureati e specializzati per i quali abbiamo investito del bel denaro pubblico e che poi vanno a regalare la loro conoscenza e competenza all’estero. Bisognerebbe dire a chi parla di invasioni da contrastare che è un fascio/leghista di merda che evoca solo spettri per i più ignoranti (il simile conosce il simile).

Cambronne

Merde

Andrea Montagni

Nel 2021 Andrea Montagni andava in pensione da funzionario della CGIL.
Da FB abbiamo colto un suo ricordo

Post della sezione Notizie

Andrea Montagni

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Il 26 febbraio 2021 varcavo per l’ultima volta il portone d’ingresso in Via Leopoldo Serra a Trastevere come funzionario della FILCAMS-CGIL. La prima volta che ero passato da quell’ingresso era stato nel 1986 per partecipare ad una riunione della CGIL università. Dal 1988 al 1991 ebbi al primo piano l’ufficio come segretario nazionale del SNU-CGIL. Mai avrei pensato che in quel palazzo e ad un diverso piano sarebbe ritornato ad essere la mia sede di lavoro, proprio in quella categoria per la quale fui eletto per la prima voplta delegato di CdA nel 1982.

Dal 1 marzo 2021 sono in pensione.

Ho lasciato compagne e compagni con cui ho lavorato fianco a fianco, un apparato “tecnico” che mi ha sopportato con i miei casini e il resto, le compagne e i compagni RSU e RSA con cui ho avuto l’onore di collaborare in tutti questi anni.

La prima cosa che ho fatto, quando ho presentato domanda di pensione è stato sottoscrivere la delega di adesione allo SPI-CGIL

Sono rimasto militante della CGIL. Resto della sinistra sindacale.

Mavilla la vita è sogno…o menzogna (?)

da Facebook l’arte di Marco Marchiani
La vita è sogno…o menzogna (?)
Il sogno è la vita dei ricordi e ai ricordi fa prendere corpo.

Gli anni, gli uomini e i popoli
fuggono via per sempre
come l’acqua fluente.
Nel dúttile specchio della natura
le stelle fan da rete, noi da pesci,
i numi sono spettri in grembo al buio.

V. Chlébnikov

Un’eredità di avorio e ambra

Una recensione di Enrico Tendi

Edmund de Waal
Un eredità di avorio e ambra
Bollati Boringhieri 2022
ISBN 978-88-339-4041-0

Non c’è una trama vera, eppure hai difficoltà a smettere di leggere, non è un libro di storia, ma la storia di molte vite; legate insieme da un vincolo di sangue e dalla fede religiosa, seppur separate nel tempo e nei luoghi.

Il filo conduttore è la ricerca, a ritroso nel tempo, della provenienza di un insolita eredità che passa di mano in mano, da paese a paese ed arriva a un lontano pronipote, nei nostri tempi: una collezione di minuscole statuine provenienti dal Giappone, intagliate nel legno o d’avorio, rappresentanti animali o persone, vere e proprie opere d’arte, che divengono oggetti ricercati, anche se mai capiti a fondo, nell’ Europa di fine ottocento. Sono i “netzuko”.

Si dipana così un quadro della società, della cultura, dell’arte e della politica dei tempi narrati, che vanno da poco prima della guerra franco prussiana, attraversano la belle époque, e le due guerre, arrivando alla fine del ‘900. Gran parte della storia si svolge tra Parigi e Vienna, ma inizia a Odessa e finisce a Londra passando anche per Tokio, città del Messico e New York. Sono le città e la vita della società ad essere descritte, così come sono narrate le singole persone, ma lo sfondo del tempo è palpabile. Sfilano, nel contorno, grandi personaggi: da Proust a Renoir, da Degas a Monet, da Freud ad Adler da Rilke a Musil.

Il tema di sottofondo del romanzo è l’antisemitismo, che prima appare nelle pagine parigine con l’affaire Dreyfus, poi emerge a Vienna sul finire della grande guerra ed esplode poi, ancora a Vienna, con la popolazione festante per l’annessione alla Germania di Hitler; ma si guarda anche alla condizione femminile del tempo, confinata nei ruoli frivoli o domestici, con la difficoltà di intraprendere studi universitari e carriere professionali anche nelle classi più fortunate. Poi la grande guerra, la dissoluzione dell’impero Austrico e la conseguente crisi economica, che introducono le pagine dedicate ai giorni dell’annessione alla Germania ed all’arrivo di Hitler accolto in trionfo, dove si dipinge una Vienna rovesciata, ormai non più ordine, tranquillità, sicurezza, ma arroganza, violenza, rancore, ignoranza culturale che diviene la cifra della città, e si percepisce il clima di smarrimento e la paura degli israeliti, cui rimane l’unica speranza di poter fuggire.

Il tono all’inizio neutrale, da storico, si fa emotivo; l’autore racconta con affanno, emozione, coinvolgimento i maltrattamenti, gli abusi, le inutili angherie, le spoliazioni, legalizzate, di tutti i beni, che non solo le truppe naziste, ma anche parte della popolazione, infligge ad altri uomini, agli antenati dell’autore; maltrattamenti ed angherie ripetute. Poi il tono da disperato diviene rassegnato: al posto degli occupanti nazisti ci sono gli alleati liberatori agli Asburgo si sostituisce la Repubblica; ma non è cambiato niente anche se tutto è cambiato.

Un lenzuolo bianco copre le colpe di chi ha sostenuto la svastica, ed i diritti di chi quella svastica l’ha subita. Todos caballeros nell’Austria del 1945: la nazione Austriaca si presenta come la prima vittima del nazismo, perché rivangare il passato? chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Comincia una nuova era con nuovi valori, quelli che l’America esporta in Europa, in Giappone, nel resto del mondo. Il tono torna pacato, e malinconico: la grande famiglia, dispersa in tante e diverse nazioni e città, ha cercato ovunque di integrarsi, ma non sembra mai riuscirci del tutto; c’è bisogno, sempre, di un altro luogo, di una via d’uscita.

Enrico Tendi