in pensione mai

L’articolo “Odissea pensioni 2100” di Pelto Pekka e Pin esplora tre scenari futuri per il sistema pensionistico italiano, basandosi su dati e tendenze attuali.

Punti chiave
In Italia abbiamo questa situazione
– Demografia in declino.
– Aumento dell’aspettativa di vita.
– Crollo del rapporto tra attivi e pensionati.
– Necessità di nuove soluzioni per il welfare.

Domanda: che senso hanno le farneticazioni dei nostri governanti?

Buona lettura: https://sbilanciamoci.info/2100-odissea-pensioni/

Abbiamo chiesto all’Intelligenza artificiale di fare una sintesi dell’articolo. Di seguito le risposte di Gemini e di ChatGPT 3.5

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NOMI SOPRANNOMI E SOTTONOMI

Da molti anni anni seguo un corso di scrittura con lo scrittore e giornalista Enzo Fileno Carabba il quale tende a darci, come compito a casa, temi di solito assurdi. Quello di questa settimana è SOPRANNOMI E SOTTONOMI. Stamani mi son svegliata con il testo in testa (buono questo calembour) e mi è venuto di getto. Mi sono divertita e ve lo propongo
Sandra Vegni (da facebook)

Il primo giorno di scuola la maestra Micheli, usa a chiamar per nome le sue bambine, rimase sconcertata a trovarsi davanti tre piccole di nome Sandra: una robusta e cicciottella, una minuta e timida, l’ultima una biondina dagli occhi corrucciati.
La Micheli si stropicciò le mani, aggrottò le labbra e infine un sorriso le stemperò la fronte corrucciata. Aveva trovato la soluzione: Sandrona, Sandra e Sandrina. Batté le mani e le tre bambine tornarono a sedersi, compunte. Non so come la prese Sandrona, io mi strinsi nelle spalle, il mio ‘sottonome’ Sandrina non era poi male. Non sono cresciuta molto e – temo che in quegli anni a cavallo dell’anno 50 il mio nome andasse di moda – mi sono sempre trovata, in mezzo agli amici o al Liceo, con altre omonime. Sandrina ero e Sandrina son rimasta anche ora che ho passato il peso limite per essere definita ‘ina’. E non ho mai pensato che il mio fosse un ‘sottonome’ e neanche che quello della Sandrona fosse un ‘soprannome’, lo definirei piuttosto un ‘sopra-nome’. Anche a lei è rimasto appiccicato, purtroppo, visto che ci siamo mosse insieme per decenni.
«Parlo con la Signora Thatcher?» disse al telefono il Deviatore Capo Morelli in risposta al mio «Pronto!» e così, in una mattina dove le nuvole si rincorrevano nel cielo, incuranti dei treni da formare e dei manovratori incappucciati nelle pesanti cerate, scoprii come venivo chiamata da tutti i 180 colleghi della Stazione di Rifredi nella quale mi agitavo, unica rappresentante del genere femminile, da quando avevo deciso che agitarsi fosse meglio che nascondersi.
I colleghi di stanza mi osservavano in silenzio, di sottecchi, in attesa della reazione. Loro lo conoscevano, i vigliacchi, il mio soprannome! Scoppiai a ridere e loro con me. Correvano gli anni 80 e Margaret Thatcher imperversava nel Regno Unito. Non che la sua politica mi piacesse ma il soprannome era lusinghiero e, ad essere sincera, mi si adattava – almeno per quanto conducevo, con piglio deciso e risoluto, la postazione dei turni di servizio – e lo accettai di buon grado.
Ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni, i ferrovieri in pensione che mi incontrano mi salutano dicendo: «Oh, ecco la Thatcher! Ma sei rimasta proprio uguale…» Non è vero e lo sappiamo, però fa piacere sentirselo dire.
Non preparo più da decenni i turni di servizio e neanche litigo più con i contribuenti che cercavano di imbrogliarmi all’Agenzia delle Entrate. Loro non lo sapevano ma quando ero davvero arrabbiata lasciavo uscire la Thatcher assopita che mi alberga dentro. L’ho fatta uscire spesso anche quando facevo gli Audit per il Sistema Gestione Qualità. Non c’era bisogno di tante parole, bastava lo sguardo.
Ora la Lady di ferro esce di rado e solo quando il cielo minaccia tempesta; però, poverina, mica posso tenerla sempre al chiuso. È un soprannome o un ‘intra-nome’?
Certo che passare la vita in alternanza tra ‘Sandrina’ e ‘Thatcher’ pone delle domande esistenziali.
Potrei scrivere ‘ Doctor Jekyll e Mr Hyde. Peccato l’abbia già fatto Stevenson.

Sandra Vegni, 9-2-2024 (da Facebook)

Tennis e non solo

Da Facebook queste considerazioni sul caso di Sinner e altri tennisti con residenza a Montecarlo

Alessandro Volpi

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Gli italiani residenti a Montecarlo sono oltre 8000 su un totale di 39 mila abitanti, distribuiti in una superficie di meno di 2 chilometri quadrati. Si tratta della componente “straniera” più numerosa presente nel Principato dove non si paga alcuna imposta sul reddito delle persone fisiche. Per essere in regola con i controlli del fisco italiano, bisogna dimostrare di avere lì il centro dei propri “interessi vitali”. Naturalmente in quei due chilometri ci sono tanti campi da tennis; così è altrettanto naturale che abbiano la residenza, e non paghino le imposte, Sinner, Medveded, Dijokovic, Zverev, Berrettini e numerosi altri grandi artisti della racchetta. L’assunto è formidabile: Montecarlo è la capitale del tennis, abitata da tennisti che, per effetto di questa peculiarità locale, non pagano imposte. Bisogna aggiungere che questa regola non vale per tutti i tennisti…. Infatti per chiedere la residenza nel Principato bisogna avere un conto in una banca locale di almeno 500 mila euro e possedere una casa che, in genere, costa 50 mila euro al metro quadro. Del resto, non confondiamo lo sport con le tasse, che sono un tema davvero disdicevole per i raffinati club monegaschi. Magari quando il presidente Mattarella riceve la squadra di Davis composta in larga misura da residenti di Montecarlo dovrebbe, a mio modesto parere, parlare in francese. Mi scuso per l’improvvida ironia.

Sempre da facebook

Lucia Mascalchi

Franco Fava, mezzofondista italiano degli anni Settanta nonché storico collaboratore del Corriere dello Sport, scrive al Corriere della Sera – alla rubrica delle lettere di Aldo Cazzullo – sul caso Sinner e residenza fiscale a Montecarlo.

“Caro Aldo, la sua riserva circa la scelta di Sinner di eleggere a Montecarlo la residenza fiscale, mi fa riflettere su come la morale nello sport, tanto più se si è grandi campioni, a volte possa stridere con il senso civico. Da ex atleta olimpico sono sempre stato convinto che l’etica non sia solo quella espressa in campo, in piscina o su una pista, ma anche nel compiere alcuni doveri imprescindibili, come pagare le tasse nel proprio Paese anche se gran parte del reddito è prodotto all’estero. Del resto la lotta all’evasione continua a restar fuori dall’agenda di governo. L’impresa di Sinner ha riscosso anche l’elogio di papa Francesco, che ha ricordato come «il tennis può dare lezioni di vita». Bene. Per questo non vorrei che questa estate ai Giochi di Parigi, il portabandiera azzurro fosse un italiano con residenza fiscale nel Principato. Basterebbe una piccola norma del Coni: convocazione olimpica a chi paga le tasse in Italia. Altrimenti mi dice lei perché ad esempio il poliziotto Tamberi dovrebbe pagare l’Irpef sui 150.000 euro e passa del premio Coni per l’oro (ci auguriamo) e Sinner nemmeno un centesimo?”

L’altro

L’attualità di un grande scrittore americano, Fredric Brown (1906-1972)
Abbiamo attribuito il titolo “L’altro”, invece dell’originale “La sentinella”, apparso in Italia nel 1955 con il titolo “Avamposto sul pianeta X”. (1a ed inglese 1954)
Brown è noto per l’essenzialità della sua scrittura.
Abbiamo aggiunto due racconti brevi: “L’unico sbaglio” ed uno senza titolo che potremmo chiamare “L’ultimo uomo sulla Terra”

Sentinella

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni luce da casa.
Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella a cui era abituato, faceva d’ogni movimento una agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia di anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unica altra razza intelligente della Galassia… .crudeli, schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.
E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.
Stava all’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l’avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso, ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.

L’unico sbaglio

Stan Standish si costituì alla polizia. «Ho ucciso un uomo», confessò. «Pensavo che fosse perfetto, il mio delitto, ma ho commesso un errore». Gli chiesero, naturalmente, quale fosse stato il suo errore. «Ho ucciso un uomo», rispose.

L’ultimo uomo sulla Terra

L’ultimo uomo sulla Terra sedeva da solo in una stanza. Qualcuno bussò alla porta.


L’attualità di un grande scrittore americano, Fredric Brown (1906-1972) Abbiamo attribuito il titolo “L’altro”, invece dell’originale “La sentinella”, apparso in Italia nel 1955 con il titolo “Avamposto sul pianeta X”. (1a ed inglese 1954) Brown è noto per l’essenzialità della sua scrittura. Abbiamo aggiunto due racconti brevi: “L’unico sbaglio” ed uno senza titolo che potremmo…

Divieto di testimonianza

Corrado Cirio da Facebook.
C’è un vecchio sceriffo in città.

Speravo di aver capito male, visto che Repubblica si inventa le notizie come le fa comodo. Ma anche rtv38 ha dato la stessa notizia. Che è questa.
Nardella ha telefonato all’Affratellamento x impedirgli di presentare il film “il testimone”, programmato il primo febbraio ore 20,30, in quanto secondo lui “putiniano”, pare anche minacciando il taglio dei finanziamenti.
La straordinaria gravità della cosa non può passare sotto silenzio, anche se, essendo l’Affratellamento sede di uomini e donne, e non di caporali, il film verrà proiettato comunque.
Serve una risposta, in primis andando a vedere il film e facendosi ciascuno la propria opinione.
Poi occorre spiegare a Nardella che la censura è una cosa che appartiene ad una cultura repressiva e fascista, quella preventiva e ad una subcultura indegna di Firenze; che lui non ha titolo alcuno ad esercitarla; che anche lui dovrebbe vedere il film prima di parlarne: e che se avrà obiezioni le potrà fare come libero cittadino, parlandone male se vorrà. Altrimenti chieda scusa o smentisca.
Mi toccherà andare a vedere il film, anche se avevo altri programmi, per non lasciare l’Affratellamento di fronte a questo cialtrone. E speriamo sia un bel film.
Il testimone. L’affratellamento 1 febbraio ore 20,30.

Corrado Cirio, 25 gennaio 2024

Fiorella Borgo
Completamente d’accordo! Non so di cosa tratti il film ma se è vero che Nardella sta manovrando per bloccarlo è un bullo fascistello anche lui

Gian Luigi Betti
me lo scusino, son riformisti … e se poi si proclamano liberali come la mettiamo col detto (attribuito) di Voltaire?