Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

Il futuro del pastore non sarà più lo stesso grazie a Chiara Aquilani, una ricercatrice dell’Università di Firenze, e al suo progetto finanziato con un milione di euro dal Ministero dell’università e della ricerca. Dimenticatevi del vecchio stile di lavoro nei campi, ora è tempo di “smart working” per gli allevatori italiani!

Il progetto, noto come ‘Livebiotrack’, utilizza droni, localizzatori e collari satellitari per rendere più facile la vita del pastore. Ora, anziché correre dietro a pecore, mucche e capre, gli allevatori possono sedersi comodamente al loro computer e spostare il loro bestiame con un clic del mouse. Ecco il controllo remoto che ogni pastore moderno sogna!

Il sistema ‘Livebiotrack’ non si ferma solo al trasferimento degli animali. Questa tecnologia avanzata monitora anche la salute del bestiame e avvisa gli allevatori quando è il momento di cambiare pascolo perché il foraggio sta finendo. Un vero e proprio servizio di concierge per il mondo agricolo!

Il progetto, della durata di cinque anni, punta a creare una piattaforma integrata con dispositivi all’avanguardia. Dall’uso di droni per sorvolare il pascolo, a collari GPS che tracciano gli animali e addirittura marche auricolari per monitorare la loro salute, sembra che gli animali siano pronti per diventare veri e propri gadget tecnologici.

Ma attenzione, non temete pastori, Chiara Aquilani assicura che il controllo umano è sempre necessario. Dopotutto, dobbiamo ancora assicurarci che le pecore non stiano programmando una rivolta contro di noi!

Inoltre, il progetto si impegna per la sostenibilità, utilizzando materiali biodegradabili e riducendo al minimo gli impatti ambientali. Che dire, sembra che anche nel mondo degli ovini ci sia spazio per l’ecologia!

Quindi, preparatevi a vedere Gregorio il pastore muoversi con stile, guidando il suo gregge con il suo smartphone e utilizzando segnali acustici per chiamare le sue pecore. Il futuro dell’allevamento è qui, ed è decisamente più high-tech e divertente di quanto ci saremmo mai aspettati!

Orianismo V. anche Fallacismo

La voce Orianesimo dalla Treccani on line: Neologismi 2008
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Di particolare attualità

s. m. Il punto di vista ritenuto proprio della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci (1929-2006). ◆ Orianismo è pensare-per-nemici, cogitare-per-inimicos, pensare attraverso i nemici, usare i nemici come mezzo di conoscenza, come un particolare tipo di lampada, di torcia elettrica che illumina alla sua maniera sbieca la realtà verso la quale la indirizziamo. Significa sviluppare una visione del problema utilizzando un Nemico, il Nemico come bussola. (Giancarlo Bosetti, Repubblica, 16 novembre 2005, p. 45, Cultura) • [Giancarlo] Bosetti, dalle roventi pagine del suo saggio, spiega che è arrivato il momento di fare chiarezza. […] Da queste pagine sprigiona come un malefico virus, quello che Bosetti definisce l’«orianismo». È la nuova malattia nazional-popolare? «È molto di più di un passeggero contagio – risponde Bosetti –, è un morbo che si sta estendendo». (Mirella Serri, Stampa, 21 novembre 2005, p. 30, Società e Cultura) • Giancarlo Bosetti, direttore di «Reset», […] in «Cattiva maestra» traccia una fenomenologia dell’orianismo (suo il neologismo), categoria mentale incentrata sulla demonizzazione e il pensare-per-nemici. (Paolo Battifora, Secolo XIX, 8 febbraio 2006, p. 14, Cultura & Spettacoli).

Derivato dal nome proprio Orian(a Fallaci) con l’aggiunta del suffisso –ismo.
V. anche fallacismo.
Link alla Voce Treccani

PER TULLIO DE MAURO

Da Facebook da parte di Mauro Sbordoni questo ricordo di Tullio De Mauro

Tre anni fa , il 5 Gennaio 2017 mia figlia Francesca mi telefonò per dirmi che era morto Tullio De Mauro. Mi sembrò impossibile. Giusto pochi giorni prima avevo spedito via e.mail come faccio ormai da qualche anno con mia moglie Gigliola i miei auguri “circolari” ad amiche e amici. Questa volta avevo inviato l’immagine del maestro Saber Hosseini che faceva l’andirivieni in bicicletta fra le nevi delle montagne afghane per portare i libri ai bambini; accompagnando questa immagine con un augurio e una breve riflessione . Il primo a rispondermi , quasi subito, fu Tullio De Mauro. Non una formula di rito e di semplice ricambio di auguri, ma una sua personale riflessione sul valore dell’impegno per la costruzione e la condivisione del sapere e della conoscenza e -al tempo stesso- l’importanza del momento dell’amicizia, della convivialità, del riposo ristoratore. Tullio era fatto così: sempre attivo (in questo caso chino sul computer) e sempre disponibile ad esprimere in maniera vivace, personale, amichevole il suo “pensare e sentire”. Mi sembrò impossibile -ripeto- che Tullio non fosse più fra di noi. Purtroppo invece la notizia che mi aveva dato mia figlia era vera. Tullio, insieme ad altri intellettuali a lui vicinissimi, come l’editore Luciano Manzuoli e il fisico Carlo Bernardini, era stato amico di Gigliola e di me condividendo, animando , sostenendo, il nostro modesto impegno per la scuola, l’educazione, il sapere. Un’amicizia che andava di pari passo con il suo smisurato-incommensurabile direi- spessore culturale e intellettuale. Perché Tullio De Mauro era anche un uomo che accompagnava la sua opera di storico della cultura, linguista, antropologo, filosofo, con il dono personale dell’ascolto affettuoso, della piacevole ironia, della complice arguzia, del dono amichevole (come -ad esempio- quello di donare ai suoi amici una raccolta fotografica di comuni momenti di vita). Io e Gigliola pensiamo che avere conosciuto Tullio De Mauro sia stata una delle grandi fortune che hanno illuminato la nostra esistenza. Tullio è sempre presente a noi , come figura di grande intellettuale italiano, impegnato nella riforma culturale, politica e morale del nostro paese. Ogni giorno continuiamo ad avvertire il rammarico per la sua assenza , l’incredulità del non poterlo avere ancora qui fra di noi. Cerchiamo di porre rimedio a questa privazione tentando di portare avanti nel nostro ambiente e con le nostre limitate forze e capacità l’insegnamento di scienza e di vita che egli ha dato a noi e a tutti coloro (un infinità di persone…)che in qualche giorno della vita incrociarono i loro sguardi, il loro ascoltare e sentire con “il Maestro Tullio”.

Ninna nanna della Guerra

di Trilussa

NINNA NANNA DELLA GUERRA

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe dun impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;

che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d’ assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!