Qualcuno dei colleghi si infastidisce un po’ quando i GC* per chiederci un libro ci mettono il cellulare davanti alla faccia. Diciamo che non è proprio elegante ma ormai chi arriva in libreria al posto del bigliettino scritto a mano memorizza tutto sullo smartphone. In genere i clienti arrivano, sanno già quello che vogliono e mostrano uno screenshot della cover o la pagina del nostro sito. I più preparati ti danno pure l’EAN. E questo aiuta, specialmente quando ci sono corsi di lingua che si assomigliano tutti, oppure quando richiedono i manuali per concorsi o i libri di Diritto.
E se forse ad alcuni non sembra bello vedersi un cellulare davanti alla faccia per quanto mi riguarda non provo troppo fastidio. Però una cosa mi manca, mi manca molto e sono i begli strafalcioni che facevano i nostri GC che magari avevano letto o sentito per radio un titolo e ricordavano vagamente. In genere si trattava di errori linguistici o di associazioni di idee. Resterà sempre nel mio cuore la richiesta fattami, molti anni fa da un GC pimpantissimo quanto distratto.
Io: – Buongiorno, come posso aiutarla? –
GC: – Ce lo avete “Il vomito” di Sartre? –
Io (senza perdere il mio aplomb): – No, abbiamo solo “La nausea”. Il vomito è una conseguenza.-
Il cliente resosi conto del lapsus cominciò a ridere come un matto.
E mi mancano clienti come il giovanotto che, per far colpo sulla donzella che lo accompagnava mi chiese “Avete i dolori del giovane Welter?”
Ho subito immaginato a un disastroso incontro di pugilato, a un rovinoso ko.
Un gioco di parole bellissimo, degno di Bartezzaghi. Mi dispiace non averlo pensato io.
Tutto questo per dirvi, cari GC, che gli smartphone sono un formidabile ausilio, ma tolgono tanto al nostro rapporto. Tolgono le parole, gli sguardi, i sorrisi e quella spontaneità e quella imperfezione per la quale tanto vi amiamo.
*GC = Gentile Cliente.
Cinzia Zanfini 8-12-24 #vitadalibraia