Confusione

E’ difficile definire il periodo storico in cui si vive, perché tutte le definizioni sono, evidentemente, dei limiti. Fissano una serie di attributi che si adattano alle circostanze descritte, e ne escludono altri. Possiamo però trovare un aggettivo che probabilmente si adatta a tutti i tempi che si sono succeduti e che seguiranno, ma che sta a pennello all’attualità: “Confuso”.
Viviamo in un periodo confuso, siamo tutti un po’ (parecchio) confusi. Tranne chi ha certezze granitiche, e con questi è meglio non discutere.

Periodo confuso perché quasi nessuno è più facilmente riconoscibile, confuso perché è difficile districarsi tra le informazioni che arrivano e costruirsi un quadro che risponda in maniera soddisfacente alla realtà. E non è per difetto di informazioni, ma per la gran massa di quelle che arrivano di continuo, e per la difficoltà di distinguere le vere dalle false, e sopratutto dalle verosimili. Come le fotografie, che son sempre più belle delle persone ritratte, sono somiglianti, ma hanno corretto un difetto, tolto una ruga, sfumato un profilo un po’ sporgente. Cosi ci sono notizie che somigliano a quel che è accaduto, non oso dire alla verità, che è sempre percepita diversa da soggetto a soggetto, ma poi fanno intendere tutt’altro di quel che è successo, o sarebbe successo.

Di solito il metodo per districarsi dalle notizie aggiustate, o palesemente inventate, è quello di verificare le informazioni su più fonti, cercando quelle più attendibili. Il che presuppone il tempo, la voglia e la possibilità di farlo, cosa non scontata o almeno non facile per gran parte delle persone.
Personalmente ascolto molto la radio, che non garantisce la verità, ma non ha programmi costruiti per confondere come la televisione, ed ho i miei canali preferiti; in particolare i programmi che danno spazio agli interventi del pubblico, su temi specifici o a commento di informazioni generaliste. Le persone che intervengono non sono un vero campione rappresentativo della popolazione. Rispecchiano solo la parte più interessata alle vicende di cronaca e di politica, sia forse perché più acculturate, sia forse perche già schierate. Sono però uno spaccato attendibile dell’opinione pubblica. Gli argomenti più trattati sono sempre ispirati all’attualità: La pandemia, i diritti di chi si vuol vaccinare e quelli di chi rifiuta, la situazione nei paesi critici, (Afghanistan, Cina, Iran, Israele e Palestina, Libia, Russia, Turchia U.S,A), la politica del governo, Europa non Europa, accogliere/non accogliere i profughi, l’Islam e il terrorismo, il lavoro, lo sport.

Fino a qualche tempo fa era facile classificare gli interventi: quelli più di sinistra, i populoqualunquismi, la destra potabile, la destraccia..
E così gli interventi si dividevano, e ciascuno da casa pensava: ha ragione questo, ha ragione quello, Il conduttore è bravo, il conduttore non capisce nulla.
Era gratificante prendersela, o gioire, con il governo quando chiudeva i porti, e poi quando solidarizzavano con i gilet gialli, o ridere (solo una parte degli ascoltatori) quando in geografia prendevano fischi per fiaschi. Sugli attentati tutti d’accordo, ma non sugli attentatori. Tutto l’Islam è così; no, non è vero, questi sono spostati fanatici; si ma anche i capi moderati non condannano abbastanza. Anche sullo sport ci si poteva sfogare contro la Juventus che vinceva sempre, o gioire (nell’ombra)

Poi è arrivato il Covid che ha preso la scena, e ha cambiato anche il profilo del governo. E così i tempi si sono ancor più confusi.
L’attenzione si è spostata sopratutto sui diritti civili propri del singolo: le libertà personali che soverchiano l’interesse per le questioni sociale e per i diritti della comunità. Assenti sempre dai dibattiti i doveri del singolo e delle istituzioni. E così ci si scalda sull’obbligo del certificato di vaccinazione da esibire, sulla libertà di far quello che si vuole, e si fanno fior di dibattiti se sia più utile far la terza dose o trangugiare una pozione di mandragola, ma non si sono viste manifestazioni, cortei, dibattiti, proteste insomma, sulla questione Afghana, pochi ricordano Ebru Timtik. Anche le sardine son tornate nella scatola
In un Italia che ha un governo paragonabile per composizione solo ai governi dell’immediato dopoguerra sono rappresentate tutte le posizioni politiche, comprese quelle ballerine che saltellano di que e di là. E allora non si può più prendersela con il governo, o con i partiti, perché tutti stanno con tutti. In Toscana si dice che fanno come i ladri di Pisa, che litigano di giorno e rubano insieme di notte. Non so perché siano di Pisa, e non voglio offendere nessuno, anche perché, la mì mamma (come si dice noi), era di Pisa.

Ora non si può prendersela neppure con i banchieri che comandano, perché poi, se questo va via non si sa chi metterci, non si può più prendersela nemmeno troppo con i contrari ai vaccini, perché la comunicazione governativa ha fatto così tanti errori che tanta confusione dipende da questo. Non si può prendersela neppure con Berlusconi, che ora sembra un talebano buono, e poi al governo c’è anche lui, o col Salvini che sta con Bonomi e col sindacato, dice si a tutto , e poi dice no, ma in questo governo ch’è anche lui. La Juventus, se dio vuole, non vince più e allora non si può prendersela nemmeno con lei, e neppure con Renzi, che non conta più un tubo.

E allora dobbiamo ringraziare Donzelli e la Meloni, perché così possiamo infamare loro. E allora, se si ringraziano loro, la confusione è massima.
E bisogna anche sperare che duri, perché potrebbe anche andare peggio, e non solo piovere.

Enrico Tendi, 3/9/2021

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