Cuore di Mimmo

(lo strano caso del Sindaco Lucano…)

La sentenza del tribunale che ha colpito così duramente il Sindaco di Riace Mimmo Lucano e che lascia molti di noi perplessi e smarriti di fronte alla sua – apparente? – sproporzione rispetto alla gravità dei reati contestati, ci riporta all’eterno mito di Antigone. Alla sottile linea d’ombra che a volte segna il confine che separa la legge dello Stato dalla legge della propria coscienza. Tra la legge imposta dall’esterno – che può essere inadeguata – e quella interiore che in alcuni casi estremi, può essere preferibile perché più giusta. Quando sono in gioco, in circostanze eccezionali, la vita e i diritti delle persone per i quali la legge vigente può rivelarsi inadeguata, chi ricopre ruoli di responsabilità pubblica può trovarsi, come nel caso del Sindaco di Riace, di fronte ad un bivio: scegliere il dovere legale o rischiare scegliendo il dovere morale. Lui, come Antigone nella tragedia di Sofocle, ha scelto la seconda via, mettendoci la faccia e rimettendoci la reputazione e la libertà. In tempi più recenti Don Milani affermava: L’obbedienza non è più una virtù rivendicando il diritto-dovere di seguire il dettato della propria coscienza nel caso in cui essa confligga con la regola.

Principio questo che egli coerentemente mise in pratica subendone i severi provvedimenti che la Chiesa di allora gli inflisse. Un’altra interessante riflessione su questo tema me l’ha suggerito l’articolo di A. Spadoros apparso sul Fatto Quotidiano il 03 Ottobre a commento del Vangelo della domenica. Gesù, rispondendo alle domande relative al diritto di ripudiare la propria moglie, previsto dalla legge, pur non pronunciandosi apertamente a favore della sua violazione, ne giudica severamente il contenuto per la sua durezza di cuore che contraddice il volere della legge divina che unisce e non divide. Questo principio che afferma la supremazia delle ragioni del cuore sulle motivazioni egoistiche della legge arida e dura, credo possa essere tranquillamente esteso al caso Lucano. Infatti sembra proprio che la sentenza non abbia per niente tenuto conto della ragione umanitaria che richiede la dolcezza del cuore, quella a cui si riferiva Gesù esprimendosi sulla legge che consentiva ai mariti di ripudiare le proprie mogli.

Agire con il cuore significa agire per i diritti e la felicità di tutti gli esseri umani e quindi lottare affinché le leggi perseguano questo fine. Nella situazione data, di fronte a norme inadeguate a fronteggiare il dramma insopportabile dei migranti, Lucano-Antigone ha scelto di non sottrarsi al dictat della dolcezza del cuore. Si temono i vulnus inferti alla legalità dalle sue irregolarità, ma non si temono i vulnus che leggi inadeguate o ingiuste possono arrecare alla vita delle persone. Si calca la mano sulle norme violate, ma non sui diritti negati. Si vede il dito e non la luna. Si vede la trasgressione alla regola, ma non si vede il limite della regola, e quanto la sua violazione possa migliorare a volte, situazioni che il suo rispetto peggiorerebbe. Molte persone in perfetta buona fede credono di difendere Lucano riconoscendo le sue buone intenzioni – nonostante la trasgressione alle norme – e rammaricandosi sinceramente dell’eccessiva severità della sentenza. Credo che questo non sia il modo più corretto per affrontare il caso. Come a dire: “Poverino, tanto buono, ma un po’ coglione, andava capito e trattato con più indulgenza.”Questo atteggiamento pietistico non gli rende giustizia.

Mimmo Lucano non è un poverino, ma un grande: il suo coraggio e i risultati ottenuti, lo dimostrano. Oserei dire che questo approccio è quasi più offensivo degli attacchi frontali e durissimi degli avversari. I quali lo combattono a ragion veduta perché hanno pienamente compreso la pericolosa portata rivoluzionaria della sua esperienza. Il varco che poteva aprire a livello mondiale sulla questione dell’accoglienza e dei diritti umani. Chi lo combatte duramente ne ha compreso il valore più di coloro che lo compatiscono. La storia è piena di trasgressioni che hanno aperto la via a provvidenziali rivoluzioni. Una per tutte la vicenda di Rosa Parks che, rifiutandosi di obbedire alla legge che intimava ai neri di cedere il posto ai bianchi sull’autobus, fece esplodere la rivolta contro la discriminazione razziale in America.

La vita corre più veloce della legge, la quale , per essere autorevole deve rincorrere la vita, cioè, adeguarsi al cambiamento, non in modo pedestre e passivo, ma in modo dinamico e creativo, come ha fatto Mimmo Lucano salvando persone, dando loro un futuro, creando situazioni favorevoli al ripopolamento di un comune a rischio estinzione. Superando l’eterno dualismo tra forma e vita di pirandelliana memoria. Nella misura in cui la forma, costituita dalle leggi, dalle norme, dalle convenzioni, non sta al passo con i tempi, essa si riduce ad un guscio vuoto dal quale la vita è fuggita. Una maschera che copre il nulla. A volte serve gettare il cuore oltre l’ostacolo’. Infrangere la regola può essere, paradossalmente l’estrema, ma unica ratio per favorire l’indispensabile cambiamento.

Anna Maria Guideri, 07-10-2021