Montanelli e l’eterno ritorno dell’uguale
In merito alla replica dell’intervista fatta a Marco Travaglio, autore del libro INDRO, da Giorgio Zanchini a QUANTE STORIE sul passato colonial-coniugale di Montanelli in Etiopia, vorrei, partendo dalle dichiarazioni di Travaglio, fare alcune osservazioni.
La linea difensiva dell’autore poggia sui seguenti punti:
A – I fatti vanno inquadrati nel contesto spazio-temporale in cui sono avvenuti. All’epoca l’usanza di fare sposare bambine – ma in Africa erano già donne, sic! – di 12 anni era diffusa. I valori di allora non erano quelli di oggi, perciò il giudizio ne deve tenere conto. Pertanto quei giovani scalmanati che hanno osato oltraggiare il monumento del “divino” Indro hanno dimostrato di non conoscere la storia.
B – Montanelli era in perfetta buona fede, anzi, per la bambina e per la sua famiglia è stato una vera manna dal cielo, tanto che lo hanno ricambiato con affetto e gratitudine … anche se sappiamo, per bocca dello stesso Indro, che all’inizio lei non voleva …
C– Il comportamento di Montanelli non merita di essere decontestualizzato, come non lo merita, ad esempio, Cristoforo Colombo che scoprì l’America, ma che non può essere ritenuto responsabile del colonialismo e dello schiavismo che ne seguirono. A quel tempo si usava così.
D – Montanelli ha sempre dato prova di coerenza e di coraggio, non è mai sceso a compromessi e ha riconosciuto di essersi sbagliato sia su Mussolini che su Berlusconi rimettendoci di persona …
Osservazioni
1 – Insomma, tutta la colpa sarebbe del contesto. Il contesto sarebbe il capro espiatorio che solleverebbe il soggetto da ogni responsabilità. Da ciò si evince che, siccome tutti, per fortuna, disponiamo di un contesto, anche se ci comportiamo male, siamo innocenti. Non siamo noi a peccare, è il contesto che pecca per noi! Sei stato tu? Io no! Allora chi è stato? E’ stato il contesto, quel brutto e cattivo! Menomale che il contesto c’è. Lui è il nostro “santo – o diavolo – protettore.” E’ colui che si addossa tutte le colpe per salvarci la reputazione e renderla più bella e splendente che pria! E’ al contesto che bisognava fare il monumento, mica a Montanelli!
2 – L’onestà intellettuale di Montanelli è fuori discussione come lo sono il suo endemico maschilismo e la sua innocente distrazione nei confronti dei diritti umani. Il fatto che il grande giornalista, dopo tanti anni parlasse di quel periodo della sua vita, con disinvoltura e compiacimento, senza mostrare alcun ripensamento, non costituisce un attenuante, ma un aggravante. Ad un maturo intellettuale del ventesimo secolo di una società democratica non è consentito manifestare idee tanto retrive senza pagare pegno. Richiamare l’attenzione sul caso Montanelli come hanno fatto gli imbrattatori del monumento, non significa ignorare la Storia, ma piuttosto conoscere i DIRITTI UMANI ( che della Storia fanno parte). Però, riguardo alla profanazione del monumento e, in generale all’inopportunità di abbattere quelli dedicati a personaggi più o meno controversi, concordo con Travaglio. I monumenti devono restare al lori posto non tanto per ricordare i personaggi – in questo caso Montanelli – ma per ricordare a noi tutti quanto sono stati cretini gli italiani che gliel’hanno dedicato!
3 – Se Travaglio tenesse conto del contesto corruttivo di questo paese nel quale proliferano senza soluzione di continuità i nemici della cosa pubblica contro i quali egli dirige – giustamente – i suoi strali di angelo sterminatore, avrebbe usato altro stile e altri toni … Se tutti rubano, dove sono i ladri? Se tutti stuprano le bambine etiopi di dodici anni, dove sono gli stupratori? Tutti ladri? Nessun ladro! Craxi docet…. E’ il contesto, bellezza! Ma lui giustamente non fa sconti contestuali ai corrotti di “casa-cosa nostra.” Con Montanelli invece usa non il bastone, ma la carota, ma c’è da capirlo. Montanelli lo ha creato è i’ su’ babbo. “Babbo ti voglio bene e ti difenderò fino alla morte. Grazie babbo … sig sig … !”
4 – Montanelli maestro di etica perché non opportunista, perché ebbe il coraggio – pagando di persona – di ribellarsi al fascismo e poi anche a Berlusconi? Certamente, ma non mescoliamo le pere con le mele. Riconoscere la dignità di un popolo colonizzato e di una minorenne di colore non rientrava nel suo codice d’onore, perché era un fascista. Non poteva fare ammenda del suo passato coloniale perché per lui quell’occupazione e quel matrimonio non furono errori, ma atti eroici da premiare con la medaglia al valore! Non erano suoi pari, erano esseri inferiori, esattamente come i nativi americani “scoperti” da Cristoforo Colombo, con la trascurabile differenza che da allora sono passati quasi cinque secoli! Montanelli – rendiamogli l’onore delle armi e della verità – è stato un colonialista, un razzista, onesto e coerente perché perfettamente in pace con la propria coscienza … di fascista!
Anna Maria Guideri, 12/9/2021