Vari articoli apparsi in questi giorni sul quotidiano Domani trattano, da varie angolature, il tema dell’egemonia culturale e della polemica sollevata dalla destra su quale sia lo schieramento politico che ha più titoli per rivendicarla. La destra, con in testa la Meloni, si lamenta dell’indebita appropriazione del primato culturale ad opera della sinistra, sfidandola su questo terreno. Secondo l’attuale Presidente del Consiglio, si tratterebbe – nientedimeno – di un complotto orchestrato dalla sinistra per estromettere la destra postfascista dalla rosa dei cervelli pensanti di questo paese. Oscar Iarussi su Domani, in controtendenza con questa tesi afferma – e con fondate ragioni – l’esatto contrario.
In effetti è assai bizzarro che, in presenza di una palese egemonia culturale della sinistra, i cittadini votino e si comportino come vuole la destra. Non ci sarà una sopravalutazione della sinistra e del potere d’influenza della cultura cosiddetta alta? Di fatto la cultura non è esclusivo appannaggio degli intellettuali soprattutto se non vengono ascoltati. Cultura è un termine neutro che definisce, per dirla con Cicerone, un qualsiasi prodotto coltivato. La sua accezione – positiva o negativa – dipende dalla qualità e quantità del raccolto. Quale primato culturalepuò dirsi tale se non produce un copioso raccolto e non incontra il favore dei consumatori? Se la destra raccoglie di più, l’egemonia è sua al netto del fatto che i suoi prodotti non siano graditi ad una pur consistente parte della popolazione. Attualmente la cultura dominante è quella che sostiene la discriminazione etnica e sessuale, l’occupazione dei mezzi d’informazione, l’attacco alla Costituzione e alla magistratura … E’ quella cultura che, da Berlusconi in poi, ha trasformato l’opinione pubblica in opinione televisiva ed oggi in quella dei social dove si è trasferito, in gran parte, il dibattito parlamentare. E’ la cultura veicolata dal libro del generale Vannacci Il mondo al contrario, un best-seller che è valso al suo autore l’elezione al parlamento europeo. E’ la cultura che diffonde il panico sul rischio della sostituzione etnica ad opera dei migranti, dell’estinzione della specie ad opera delle coppie omogenitoriali, delle norme repressive e anticostituzionali sulla sicurezza, della negazione del diritto di autodeterminazione sul fine vita … Da questo nuovo, anzi antico, brodo di cultura primordiale stanno riemergendo fantasmi ed incubi che disavvedutamente credevamo sepolti per sempre. Perché dunque tante manfrine e piagnistei, perché tanto vittimismo per lamentare il furto di un primato che da molto tempo tengono saldamente in pugno? Che se ne fanno loro di Dante e di Gramsci se hanno Vannacci? E’ da quel dì che le teste pensanti della sinistra hanno ceduto, a loro insaputa, il passo alle teste vacanti della destra. La sinistra per lungo tempo ha compensato la frustrazione per la mancata egemonia politica con l’illusione di avere l’egemonia culturale, senza accorgersi della contraddizione e che stava ballando da sola perché la gente andava altrove. Purtroppo alla maggiore visibilità della sinistra nell’ambito editoriale e artistico non ha corrisposto un maggior consenso elettorale. Non sempre chi è più visibile è più numeroso. Il popolo non è schizofrenico; se vota a destra è perché preferisce la cultura della destra. Se, come diceva Gramsci citato da Oscar Iarrussi, L’egemonia culturale è quella del dominio di una classe, di un gruppo sugli altri, non c’è alcun dubbio che attualmente, ma non da ora, chi ce l’ha è la destra. Nessuno come Gramsci – il più grande intellettuale della sinistra – ci può aiutare a capire perché la sinistra non detiene il primato della cultura … anche se non se n’è mai accorta!
Anna Maria Guideri 25-09-2024