(Abbasso l’inno del partito sciolto!)
Dal 25 settembre in poi, sulle sventurate sorti del PD, si è abbattuta una tempesta perfetta di tiri micidiali incrociati provenienti con uguale intensità da tutte le direzioni politiche e mediatiche finalmente riunite per cantare l’inno del partito sciolto o da sciogliere. L’intento piuttosto palese – malgrado qualche leggero distinguo – era quello di constatare l’estinzione del PD in particolare e della sinistra in generale, per spartirsene le spoglie. Il PD, un partito privo di identità, di visione, di linea, di leadership, confuso, diviso, rissoso, compromesso con il potere, con i quartieri alti, distante da quelle classi sociali che un tempo costituivano il suo elettorato e che lo hanno abbandonato per veleggiare verso altri più ambiti lidi quali la Lega, il M5S, F.lli d’Italia … Il fatto che il PD , dalle peripezie renziane in poi sia precipitato nel girone infernale della perdita di se stesso, non cancella a parer mio, la cinica speculazione di una stampa che sembra avere tanto a cuore la democrazia e che invece non perde l’occasione di indebolirla bastonando ripetutamente e a senso unico l’unica forza politica che ha qualche possibilità di mantenerla in vita, se pur tra mille difficoltà e contraddizioni. Se il diritto alla critica è sacrosanto, lo è altrettanto il dovere dell’obiettività che appare assai scarso. Ma, come l’esperienza ci insegna, la vittoria lava più bianco e con l’elezione – temuta? Insperata? – di Elly Schlein alla guida del PD assistiamo a rocamboleschi riposizionamenti proprio da parte di coloro che, con supponente scetticismo e armati di molti contro e di pochi pro avevano liquidato la sua candidatura o come elitaria, ininfluente o destabilizzante, pericolosamente radicale, ma non sufficientemente radicata, movimentista, perdente …
Insomma, se da un lato Bonaccini appartiene troppo all’establishment, la Schlein non vi appartiene abbastanza. Questo dà la misura – qualora se ne dubitasse – della pregiudiziale antisinistra trasversale a quasi tutti i mezzi di informazione: a cavallo o a piedi il PD ha sempre torto e perciò deve morire. Ma il carro del vincitore si sa, ha il suo fascino. Qualcuno, come Stefano Feltri Direttore di Domani, dopo avere a gran voce auspicato lo scioglimento del partito ora , dopo la vittoria della Schlein, (che lui non aveva previsto), rivendica il merito di aver previsto lo scioglimento del partito in funzione della sua rinascita come movimento di sinistra. Aveva previsto una catarsi! Come mai non lo avevamo capito? Allo stato dell’arte al capezzale del PD-Pinocchio (grande Collodi!) si avvicendano i dottoroni che sentenziano sulla sorte del malato. Il PD è vivo o morto? “A parer mio il PD è morto, ma se respira ancora, vuol dire che è ancora vivo.” “ Mi dispiace di contraddire il mio illustre amico e collega, ma per me il PD è morto come partito, ma è resuscitato come movimento…” “Per me invece è mezzo vivo e mezzo morto …” Vaniloquio pretenzioso proprio di chi si arrampica sugli specchi per coprire la propria incapacità di analisi e di sintesi al di fuori di quadri codificati. Insomma questo PD uscito dalle primarie appare una specie di ircocervo, un oggetto non meglio identificato, una creatura illegittima nata dall’amore libero con i suoi elettori non iscritti. Non era previsto, non era nelle regole. Si puntava sull’usato sicuro – Bonaccini – e invece ha vinto Elly, libera e selvaggia, cittadina del mondo, portatrice di una pluralità identitaria complessa, espressione emblematica del nostro tempo. Una figura forte e determinata che possiede i requisiti per mettere fuori gioco il balbettare di chi pretende di comprendere il divenire delle cose senza entrarci dentro, e per proiettare la sinistra verso un futuro di superamento di ambiguità, schemi, stereotipi, angusti confini.
Anna Maria Guideri, 02-03-2023