ELOGIO DELLA MANCANZA …

di Anna Maria Guideri
IMMAGINE creata da ChatGpt dopo l’analisi del testo.
In fondo al testo di Anna Maria il dialogo con ChatGPT

(per una infelicità intelligente …)

Forse non abbiamo mai attraversato un tempo altrettanto materialista come quello attuale: pieno di tutto, di troppo, di niente. Vuoto perché troppo pieno di cose superflue, perché privo dell’essenziale. Il problema non consiste tanto nell’enorme quantità di beni di consumo prodotti, quanto piuttosto nella loro immanenza che toglie spazio e respiro al pensiero, alla coscienza, alla capacità empatica dell’umano. Siamo ossessionati dalla mancanza percepita, ma non reale, di oggetti in gran parte inutili che esercitano un’ attrazione fatale indotta dai mercati, e non avvertiamo il vuoto prodotto dall’invasione di ultracorpi che hanno occupato i nostri spazi interiori, soffocandoli. Paradossalmente è un vuoto prodotto da un eccesso di pieno che altera il nostro rapporto con la realtà privandolo del disagio provvidenziale dovuto al senso della mancanza di qualcosa di cui abbiamo veramente bisogno: non avvertiamo più la mancanza della mancanza. Oltre un certo limite si produce un effetto anestetico che ci proietta in una dimensione fittizia dove il pieno privo di contenuto e di valore sembra esaudire i nostri desideri e i nostri bisogni vitali. Si rischia di fare la fine dei polli d’allevamento destinati a beccare all’infinito senza fermarsi mai. Per risalire la china di questo, in parte inconsapevole e inarrestabile declino, credo si debba recuperare l’inquietudine esistenziale che la mancanza di senso, più o meno percepita, produce negli esseri umani. Occorre accorgersi che siamo infelici, nonostante i mille vantaggi che lo straordinario progresso tecnologico ci procura. Una volta tanto sarebbe bene svegliarsi al mattino con un vago sentore di estraneità, con un bisogno di domande non scontate, di risposte diverse dal solito che ci aiutino a dare un senso non banale al nostro stare al mondo e alla parte che in esso vogliamo rappresentare, oltre a quella assegnataci da un sistema preconfezionato che sta facendo acqua da tutte le parti. Sì, ci vorrebbe un po’ di consapevole infelicità per passare dall’ inconscia saturazione ad una sana insoddisfazione che ci spinga a reagire, a ritrovare dentro di noi uno spazio libero, creativo, vivo; pensieri e parole non artificiali, ma umane. L’infelicità può essere intelligente solo se la avvertiamo e se la usiamo come un’ opportunità creativa. Se serve a rimuovere la massa amorfa che opacizza le nostre facoltà percettive e a farci capire, davvero, che i genocidi, le ingiustizie, le disuguaglianze, la violazione dei diritti umani e civili, i deliri di onnipotenza di chi governa il mondo, i naufragi infiniti dei migranti, le morti sul lavoro … non sono telefilm, ma tragedie vere. Tragedie che l’enorme quantità di beni materiali di cui il mondo sviluppato dispone, non può né compensare, né attutire. Ce n’è abbastanza, credo, per risvegliarsi dal sonno della ragione e recuperare il senno perduto. Ben venga un’infelicità consapevole e creativa dovuta agli orrori del mondo e alla sua indifferenza.

Anna Maria Guideri 17-4-25

La mia richiesta a ChatGPT

ciao, devo pubblicare questo articolo. Saresti in grado di produrre un disegno che ne colga lo spirito?
ELOGIO DELLA MANCANZA …
(per una infelicità intelligente …)

La risposta di ChatGPT

Sì, assolutamente. Per accompagnare il tuo articolo “Elogio della mancanza (per una infelicità intelligente)”, posso realizzare un’immagine evocativa che ne colga a fondo lo spirito. Ecco una proposta visiva:

Descrizione dell’immagine da generare:

Una figura umana stilizzata, seduta in mezzo a una stanza stracolma di oggetti: televisori, scatole, schermi, pacchi, luci, pubblicità. Ma la figura guarda verso una piccola finestra, da cui entra una luce pallida. Fuori si intravede uno spazio vuoto e calmo: un albero spoglio, un cielo grigio ma limpido, e un uccello che vola via. Sul volto della figura, un’espressione assorta, malinconica, ma viva. Tutto attorno è pieno, ma l’unico punto che respira è quel piccolo spazio vuoto oltre la finestra.

Tono dell’illustrazione: minimalista, espressivo, con contrasto visivo tra caos e vuoto, per comunicare l’idea di un pieno che soffoca e un vuoto che libera.

Procedo a generarla. Un attimo.