(“Meloni non dice nulla, ma lo dice così bene …”)
La strategia difensiva – mediaticamente efficace – di “Donna Giorgia” consiste in due costanti alle quali lei/lui ricorre tutte le volte che si trova nell’imbarazzante situazione di dover rendere conto dell’operato dei suoi maldestri sodali: il proprio senso di responsabilità e il vittimismo. Prendendo le distanze (apparenti) in quanto responsabile, dagli irresponsabili che ad ogni piè sospinto le rompono le uova nel paniere, si pone come unico capo dotato di statura istituzionale, fiduciosa che il popolo sovrano sia così smemorato da non ricordarle che gli irresponsabili li ha nominati proprio lei. Si crea così una specie di ipnosi collettiva che trascina con sé opinionisti di ogni testata e colore ammaliati dall’effetto speciale che fa apparire responsabile una postfascista che si circonda di gente impresentabile perché la rappresenta benissimo e perché non potrebbe trovare di meglio. Sono tutti sulla stessa barca, ma lei finge di essere il capitano valoroso di una nave e che, obtorto collo, deve gestire una ciurma pasticciona che rallenta la sua marcia trionfale verso gli agognati lidi delle magnifiche sorti e progressive. Sono performances efficaci, le sue, perché giocate sul compiacimento narcisistico del proprio ego posto al centro dell’attenzione e dell’attrazione generale, che poco affrontano i veri problemi del paese, ma che intercettano perfettamente umori e rancori di una società sempre più legata all’immagine e sempre meno ai contenuti e ai valori democratici. Il secondo punto di forza della sua strategia difensiva – il vittimismo – è in parte la conseguenza del suo porsi al di sopra degli irresponsabili che non può controllare più di tanto ed in parte si avvale della teoria del fantomatico complotto orchestrato dai suoi nemici occulti che tramano alle sue spalle perché loro sono bianchi e lei è piccola e nera… e che sia piccola e nera non c’è dubbio! Ma dei nomi e cognomi dei malvagi congiurati ad oggi non è dato sapere. Alla fin di tutti i guai il nemico non manca mai e Giorgia lo agita nell’aria come uno spauracchio buono solo per gli allocchi che però, purtroppo, sono tanti. E’ la politica spettacolo, bellezza! L’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto, dal contenuto alla forma efficace, ma inconsistente, dalla visione generale alla riduzione autoreferenziale della politica che cessa di essere polis e si fa uno. Tutto viene perdonato in virtù del fatto che Meloni buca il video. Meloni è il punto più alto raggiunto dalla politica spettacolo e il punto più basso toccato dalla democrazia. E’ il traguardo della deriva populista tagliato dalla staffetta Giorgia che ha raccolto il testimone passato dalle mani di Bossi a Berlusconi, a Renzi, a Grillo, ma che trae la sua origine dal fondatore del fascismo: Benito Mussolini. Dalla crisalide fascista non ha spiccato il volo la farfalla della destra democratica, ma è sbucato un baco senz’ali che striscia per terra e minaccia le nostre istituzioni. Meloni, con quella voce tonitruante, con quel cipiglio, con quei toni ultimativi potrebbe anche parlare in esperanto, “pochi sarebbero i perplessi, molti i persuasi.” E’ l’effetto che conta, anzi, la forma. La forma è tutto … (O. Wilde) … in questo caso la forma è niente, ma vince: una vera e propria fuffa di Stato!
Anna Maria Guideri, 09-01-2024