È uscito il nuovo libro di Gino Benvenuti. Su sua concessione e quella dell’editore abbiamo pubblicato due racconti: Carosello e la Cambiale. Ne proponiamo oggi la prefazione
Prefazione di Roberto Mapelli
I racconti di Gino hanno sempre un aggancio autobiografico. Ma dentro una trama fantastica e allegorica. Questi no.
Ci portano dentro episodi veri della vita di Gino, e in un preciso lasso di tempo, dal 1957 al 1968, dal primo lavoro (non a caso) fino alla soglia di un profondo cambiamento, che ancora non c’è, ma che è segnato da una progressiva estraneità con tutto il precedente, con chi lo liquida dicendogli, arrabbiato e deluso, “parli sempre di politica; cambia disco!”.
E’ la vita di Gino dai quattordici ai ventisei anni: gli anni più belli e più importanti. Si entra davvero nella vita con il lavoro (la coscienza dello sfruttamento e insieme la propria indipendenza) e si costruisce davvero se stessi con la trasformazione morale e politica, abbandonando inevitabilmente la sicurezza dei percorsi conosciuti e dovuti della tradizione abituale, rompendo con la famiglia e la società che ci ha cresciuti, nella protezione ma anche nella prigione.
Fin qui nulla di nuovo, né di eccezionale. Ma Gino ci mette l’arte del legame narrativo ed emotivo. Non si tratta solo del nesso tra la storia personale e quella con la maiuscola, ma dell’empatia tra la propria intimità e quello che erroneamente viene chiamato “costume”. E allora Gino salta, o meglio, saltella, tra gli eventi, accompagnato in primo luogo da una colonna sonora e visiva, dallo sconvolgente arrivo del rock and roll (e del ballo “proibito”) fino alle immagini incredibilmente efficaci e emozionanti del cinema, vero e proprio luogo fisico e spirituale di presa di coscienza e di sintesi tra personale e politico. E prende e “assaggia” tutto, senza quella distinzione profondamente reazionaria tra alta e bassa cultura, tra musica colta e canzonette, tra cinema d’autore e commedia.
Ed esce l’Italia, o meglio l’ascesa alla dignità di una parte delle classi popolari dell’Italia, di cui Gino, non solo fa parte, ma di cui rappresenta davvero e anche simbolicamente il quotidiano lavoro di vivere che, attraverso la lotta (che è anche vitalità di libertà), si sedimenta in coscienza, via via sempre più irreversibile e sempre più radicata nella volontà e capacità di padroneggiare la propria vita, appunto resa dignitosa anche dal conflitto con la prigione della contingenza della propria condizione subalterna.
E il lettore come sempre si diverte, ma non può fare a meno di emozionarsi e pensare, in una sorta di immedesimazione, ovviamente più forte in chi può anche “storicamente” ritrovarsi, ma che funziona in tutti, perché la narrazione di Gino ha la forza di intrecciare il minuto quotidiano (compreso in questo il personale più intimo e l’evento storico unico) e “l’universale plurale” che sbircia in ogni particolare.
Avventuratevi nella lettura (questa volta vi consiglio però di andare di seguito) di questa serie di racconti, che compongono per certi versi un’unica storia, che è insieme l’epopea di una formazione che sfocia nella coscienza politica matura e la descrizione critica della Grande Narrazione del Novecento, che della politica, appunto , ha fatto contemporaneamente la tragedia e la commedia.
Roberto Mapelli Milano, 9 settembre 2021
Anni cruciali 1957-1968 – Racconti / Gino Benvenuti. Edizioni Punto Rosso 2021
http://www.puntorosso.it/