I duellanti

la seconda guerra fredda e dintorni

L’ultima follia dell’umanità (Carlo Rovelli)

intervento pubblicato su Facebook

La notizia di stamattina è che nel congresso americano sta aumentando il supporto per l’idea di boicottare in qualche forma i prossimi giochi olimpici, che saranno in Cina. Poche settimane fa, la NATO ha ufficialmente ri-orientato il suo obiettivo strategico: il nuovo nemico è ora ufficialmente la Cina. Biden non perde occasione per ripetere che fa quello che fa perché l’America ha un avversario: la Cina. L’essenziale per l’America è essere più forte della Cina. Perfino il grande investimento in infrastrutture, problema squisitamente interno, è stato venduto politicamente “per essere più forti della Cina”.

I media occidentali non perdono occasione per presentare la Cina come aggressiva e metterla in cattiva luce. Se I Cinesi mettono in prigione i dissidenti di Hong Kong, questa è la prova che la Cina è una feroce dittatura. Se gli spagnoli mettono i prigione i politici Catalani, queste sono le difficoltà di una complessa situazione politica: chi la vuole una Catalonia indipendente in Europa, in fondo? Se navi da guerra Cinesi incrociano nel South China See (non lontano dalle coste Cinesi), questa è la prova della sfrontata aggressività militare cinese. Se navi da guerra americane incrociano nello stesso mare (dall’altra parte del globo rispetto all’America) questa è la prova della generosità Americana nel difendere i deboli. Se i Cinesi hanno problemi con l’estremismo mussulmano nell’Est, questo mostra il loro spietato razzismo. Se gli Americani invadono l’Afghanistan e fanno duecentomila morti fra i mussulmani Afghani, questo mostra quanto gli Americani ci tengono all’educazione delle ragazze.

Se l’Occidente è più ricco, questo è una prova della superiorità del suo sistema politico: se l’economia della Cina cresce cinque volte più veloce di quella occidentale, questo è una prova di quanto la Cina imbrogli. Se gli Occidentali investono in Africa, è per aiutare lo sviluppo in Africa. Se i Cinesi investono in Africa, è per malvagie mire di dominio sul mondo. Se i Cinesi si entusiasmano per un film in cui si esalta l’eroismo dei soldati cinesi nella guerra in Corea, i media occidentali urlano contro la “ovvia” sporca propaganda nazionalistica cinese.

Se per decenni Hollywood ci ha sommerso di eroici e nobilissimi soldati Americani contro malvagi tedeschi, questa è libertà di espressione e simpatico patriottismo Yankee.
Tutti i paesi stanno aumentando la spesa per gli armamenti. Di una possibile guerra per il controllo di Taiwan si parla sempre di più. L’Occidente è in frenesia, preda di una nuova ossessione anti-cinese.
Fermiamo, vi prego, questa ennesima follia dell’umanità.
L’umanità ha problemi seri: il riscaldamento climatico, le pandemie, la povertà estrema che attanaglia ancora buona parte degli umani (l’unico paese che è ha combattuto efficientemente la povertà estrema negli ultimi decenni è stata la Cina: la povertà estrema è diminuita nel mondo, ma se si leva la Cina dal conto, è aumentata).
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è continuare questi giochi di chi è il galletto più galletto del pollaio. Giochi che per secoli non hanno portato che devastazione e infinito dolore.

Possiamo avere sistemi politici diversi, ideologie diverse, possiamo non desiderare di vivere in un sistema politico o ideologico diverso dal nostro a cui siamo abituati (dati di ricercatori americani indicano che la Cina è uno dei paesi la cui popolazione è maggiormente soddisfatta del proprio governo.) Possiamo essere diversi, e lo stesso convivere su questo pianeta, senza doverci considerare nemici e senza nutrire ostilità. Ciascuna parte del mondo ha sufficienti problemi interni: che risolva quelli, invece costruire armi per dare lezioni agli altri, per imporre la propria pelosa ‘moralità’….

Corsi e ricorsi (Gian Luigi Betti)

Prendiamo atto che la gloriosa global-liberalizzazione che doveva contraddistinguere la fine della storia e diffondere urbi et orbi i valori della società occidentale, libertà e democrazia in assoluto e universale libero mercato (in versione Coca Cola & Co) è finita quando la Cina ha giocato lo stesso gioco, ed ha vinto.
Nella competizione internazionale gli Usa hanno perso e cercano di correre ai ripari alzando barriere e minacciando guerre, abbandonando l’ideologia del liberismo e rispolverando le bandiere della crociata per la libertà e la democrazia contro le barbarie (comuniste, mussulmane, marziane …).

È in atto sul piano geopolitico una riaggregazione per aree geografiche, sulla base di interessi politici regionali e teso al controllo diretto delle sempre più scarse risorse, alla faccia della precedente conclamata universalità.
Nello scontro USA-CINA occorre vedere da che parte stanno gli interessi europei: gli americani li abbiamo provati e li stiamo subendo: da loro ne abbiamo ricavato una subordinazione patologica in tutti i campi, in primis in quello politico, basti pensare alla loro ostilità all’idea stessa di Europa unita, all’imposizione della Nato, al ruolo della finanza (esportazione delle bolle) e a quello delle commesse industriali…
I cinesi sembra che operino sul piano dei rapporti commerciali e che culturalmente non siano interessati ad esportare i loro valori culturali e relativa visione del mondo. Occhio al fattore “per ora”, ma certamente sarebbero meno invasivi degli yankee.

È quindi meglio pensare in termini di autonomia. Gli stati nazionali sono palesemente fuori da ogni gioco per cui il soggetto Europa è un passo obbligato. Occorre considerare il fatto che la rivalutazione della politica sull’economia è comunque una condizione che può favorire la democrazia: i governi sono sempre più visibili e quindi controllabili della finanza internazionale.
Per l’Europa potrebbe essere l’occasione per definire una propria identità politica ed un ruolo adeguati ai compiti che il momento storico richiede.
Tra i due giganti in lizza (e anche altri come l’India, un nascente asse sud americano, un blocco africano, ipercaliffato …) l’Europa non à un nano, non lo è nei numeri: popolazione, reddito, istruzione, … ma sopratutto ha molti numeri sul piano culturale e quello della visione politica, basti pensare al welfare, ai diritti, al ruolo del Terzo settore, alla pratica dell’economia mista non del tutto rovinata dalla sciagurata adesione alla filosofia reagan-teacheriana degli anni post dissoluzione dell’Urss.

È ovvio che deve trattarsi di un’altra Europa, diversa da quella che vediamo. Basta al principio dell’unanimità, al ricatto negoziale delle pulci, basta ai sovranismi che in nome delle radici cristiane dell’Europa attivano politiche ed atti barbarici e disumani che di cristiano non hanno proprio niente.
Anche in questo caso val la pena di richiamare il principio che ogni crisi è anche un’occasione.
Speriamo che in Europa si affermino personaggi politici all’altezza della bisogna, le masse da sole … lasciamo perdere.

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