Quando ero piccola andare in via del Corso per vedere i bomboloni che cadevano dal cielo e rimbalzavano da destra a sinistra fino a rotolare nello zucchero era una meta obbligata.
Quando i’ babbo era libero dal lavoro, quasi sempre di giorno feriale perché guidava i’ tranvai e i riposi arrivavano a scendere, una settimana di giovedì la successiva di mercoledì e via scalando, s’andava quasi sempre in centro, al cinema o al museo (sì, museo, avete capito bene) oppure a passeggiare fra chiese e palazzi che stillavano bellezza e storia. Ma non poteva mancare una sosta golosa: in via Monalda d’inverno per la panna coi cialdoni se c’era anche l’Amalia oppure in via di’ Corso a veder saltellare i bomboloni, se eravamo da soli. All’Amalia i bomboloni non piacevano e trovava un po’ eccessivo – e arrogante – quello spettacolo dolce-fritto-zuccheroso.
Ho letto che il bar chiude oppure è già chiuso, non so.
Non ci son più occhi di bambini che si stupiscono davanti a un bombolone che vola fino ad atterrare nello zucchero.
Traboccano di merendine industriali gli scaffali dei supermercati, i bambini seguono le sonde spaziali e un bombolone che cade dal cielo che vuoi che sia.
E noi, i bambini di allora ormai vegliardi con i capelli bianchi e il colesterolo e la glicemia da controllare, da quanti anni non siamo andati in via del Corso, fermi sulla strada, gli occhi fissi alle alette che facevano rimbalzare i bomboloni.
Da quanto tempo i denti non affondano più nella salda elasticità della pasta, la crema non strabuzza dalle fessure, i baffi di zucchero semolato non disegnano le nostre labbra?
Il bar Cucciolo ha chiuso. I bomboloni non saltano più. I bambini non si stupiscono di queste sciocchezze, i babbi giocano al calcetto e i bambini li portano al cinema nelle multisale con la bigoncia di pop corn. I musei? Che ci pensi la scuola, se ci vuol pensare. Guardare avanti e non indietro.
Fine, the end. La mia infanzia se n’è andata da un pezzo, io non ho mai portato mia figlia a guardare i bomboloni cadere; solo la notizia che non cadranno più mi ha suscitato una botta di nostalgia. Per quella mano ruvida e calda che stringeva la mia, per gli occhi chiari del babbo che osservava insieme a me, come un fanciullo, cadere i bomboloni dal cielo.
I Superbomboloni
Sandra Vegni su Facebook