IL GRANDE EQUIVOCO

Carlo Cini propone le considerazioni di Alfredo Facchini Facebook 4-12-24

Nel nostro sgangherato Paese sono ormai 17 anni che è in piedi un “Grande equivoco”, che ha finito per intorbidare irrimediabilmente il dibattito pubblico. Quale? Quello di spacciare il Pd come un partito di Sinistra.
Un equivoco che si è trasformato in un raggiro ai danni del suo elettorato, in particolare quello più genuino.
È una tesi troppo faziosa? Stiamo all’attualità per verificarne l’attendibilità.
Neanche una settimana fa a Bruxelles il Pd contribuisce all’elezione di Ursula Von Der Leyen alla guida della Commissione Europea, senza i suoi Si non sarebbe stata rieletta, vota un commissario italiano di Fratelli d’Italia, anche in questo caso decisivi i consensi del Pd, sottoscrive l’Agenda Draghi 2 che raccomanda una massiccia campagna di riarmo per sconfiggere Putin, controfirma nuovi pacchetti di miliardi e armi per Kiev fino alla vittoria, avalla l’uso dei
missili a lungo raggio e delle mine antiuomo contro la Russia, giudica illegittime le votazioni in Georgia, tace sul Genocidio in atto a Gaza.
Ufficialmente dal 27 novembre il Pd governa in Europa assieme alla Meloni.
È sufficiente per affermare che non c’è una sola cosa di Sinistra?
Il Pd, incarnato dal suo gruppo dirigente, è tecnicamente un partito di stampo liberale, con venature progressiste.
Libero mercato, riduzione del ruolo dello Stato, privatizzazioni, meritocrazia, protezione dello Stato di diritto, diritti civili, tolleranza e inclusione, sostenibilità ambientale.
Il Paese dei balocchi per un moderato benestante.
La Sinistra, cara Elly, è un altro film. Basterebbe leggersi il programma con cui il Nuovo Fronte Popolare ha vinto le elezioni in Francia.
Per dire: salario minimo mensile a 1.600 €, limiti di prezzo per alimenti essenziali, elettricità, gas e benzina, abrogazione dell’età pensionabile a 64 anni, investimenti nella transizione verde e nei servizi pubblici, tassa sui superprofitti delle aziende e patrimoniale per i super ricchi. Riarmo si, ma civico.
Si tratta ovviamente non del superamento del Capitalismo, ma di una rottura frontale con l’ordine economico costituito. Con quattro decenni di ortodossia economica neoliberista.
Ecco perché un partito pro-business come quello di Elly Schlein non può dirsi mai di Sinistra.
Del resto era tutto già scritto per <<chi ha visto nascere nel 2007 il Partito Democratico con il discorso di Walter Veltroni al Lingotto, tutto costruito sulla centralità dell’impresa e della competizione individuale nella società>>. (Jacobinitalia)
Nel Pantheon diessino c’erano le personalità più diverse fra loro – da Gobetti a Gandhi, da Bobbio a Bob Dylan – tutti tranne, come osserva il professor Canfora, <<socialisti e comunisti. Il partito viene chiamato democratico per devozione a John Kennedy – una specie di feticcio nella testa di questi signori – e rinuncia a tutta la storia del movimento socialista mondiale: il programma dei socialisti tedeschi, quello di Erfurt del 1898, quello di Heidelberg del 1925, quello di Bad Godesberg del 1959. Tutto questo viene considerato come vecchiume da dimenticare. Grazie alle scelte dissennate dei dirigenti del Pd, non molto preparati, oggi siamo all’idolatria verso l’europeismo, un concetto privo di contenuto. È l’unico pensiero che naviga in queste teste, ma non vuol dire nulla>>.
Insomma Pd e Sinistra non possono stare nella stessa frase. Mai. Non è una battuta brutale. Dispiace per la gente che lo vota o per tradizione o perché è il male minore. Meno per quelli che lo fanno per convinzione.
Polemizzare talvolta è sterile, ma dire la verità non è inutile.

Alfredo Facchini

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