Il giorno di Natale è passato ma di racconti de Il Fornaio di Scandicci ce ne sono rimasti ancora. E allora, cosa ne dite del ricordo di una bambina che persiste anche oggi che bambina non è più?
Maria Terzi, Il Torrone
Il Natale si sa, porta con sé ricordi belli e ricordi tristi ed al suo arrivo tutto riaffiora e rivive in noi ogni anno.Il Natale di cui vorrei parlare oggi è quello di molti anni fa e mi fa rivedere una bambina di quattro anni che aveva perso il babbo da poco e girava per le stanze di quella grande casa in cerca di qualcosa che non trovava.
C’era un albero illuminato e un piccolo presepe, ma l’aria che si respirava era triste e non bastava il panettone e neppure il pandoro a rallegrarla.
Una sera però il campanello suonò e la bambina corse subito ad avvinghiarsi alla gonna della mamma, scongiurando così il pericolo che qualcuno potesse portarle via anche lei.
Ma che sorpresa! Non c’erano né orchi, né uomini col cappuccio, bensì fecero il loro ingresso carichi di pacchi e pacchettini gli zii Bicci.
La bambina lasciò la gonna della mamma e si fece baciare ed abbracciare, chiedendosi incuriosita cosa potessero contenere quei pacchi.
L’aria si era un po’ riscaldata e l’atmosfera adesso sembrava più leggera, c’erano sorrisi e frasi simpatiche, insomma, si stava creando come una specie di allegria che rendeva più interessanti anche i semplici addobbi della casa.
Poi lo zio iniziò ad aprire un pacchetto.
“E adesso darò la cosa che c’è qui dentro a qualcuno che è molto…molto goloso, ecco qua, a chi la do?”
Un bellissimo torrone uscì fuori dalla carta colorata, era bianco come la neve e alla bambina sembrò più grande di quanto lo fosse veramente.
Con un salto fece un balzo in avanti, strappò velocemente il torrone dalle mani dello zio e lo strinse forte tra le braccia.
“Lo voglio io, lo voglio io! Tutto mio! Tutto mio!”
Tutti risero e quella serata molto triste si trasformò in una serata gioiosa, rallegrata da due zii premurosi, dall’innocenza di una bambina e da un grande torrone che era divenuto gigantesco tra due piccole braccia.
Per molto tempo la scena del torrone venne ricordata in famiglia e ancora adesso questo dolce rimane il simbolo di una ritrovata serenità, di un gesto di coraggio per continuare a vivere e ad andare avanti, nonostante le prove della vita.