La banalità del bene

Sull’impegno al disimpegno
Anna Maria Guideri

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Da un po’ di tempo a questa parte sembra, si dice, che “il bene” goda di un certo revival, di un periodo fortunato grazie soprattutto ad alcuni scrittori che, con le loro opere, si schierano – inspiegabilmente (?) – dalla parte giusta. Così almeno sostiene Walter Siti – premio Strega 2013 – che con una certa preoccupazione ci segnala questa pericolosa deriva culturale ai danni dell’originalità, dell’anticonformismo e dell’indipendenza intellettuale. Essi – Siti cita Michela Murgia, Roberto Saviano e Gianrico Carofiglio – con i loro scritti edificanti ed ammiccanti ad un moralismo di comodo, minacciano la libera espressione artistica che non può che essere “scorretta”, dissacrante, controcorrente. Insomma, si starebbe rischiando, se le cose vanno avanti così, una vera e propria “dittatura del bene” con tutte le conseguenze che questo può comportare. Siamo in democrazia perbacco e anche il male ha diritto di esistere, se non altro per par condicio! Un intellettuale doc deve battersi contro la melassa buonista, contro il rischio pandemico del bene, altrimenti che fine farà la letteratura se cedendo alla “banalità del bene” si schiererà dalla parte giusta? …

Si rischia di affogare nel mare della noia solidaristica ed egualitaria, nella retorica buonista del “politicamente corretto” … puah! L’invito che Siti rivolge agli scrittori affinché si sporchino le mani con il fango del male può essere condivisibile, ma non si vede come, schierarsi dalla parte giusta, possa escluderlo e compromettere il valore artistico di un’opera letteraria. Infatti, per scegliere la parte giusta, bisogna conoscere bene quella sbagliata: come si fa a scegliere il bene senza conoscere il male? L’arte e la morale sono incompatibili? E Manzoni allora? La sua scelta di stare dalla parte giusta, quella delle vittime innocenti, non era frutto del buonismo di maniera, ma di una profonda conoscenza del male narrato magistralmente nella sua complessità e oscurità, nonché nella sua possibilità di redenzione. Sembra che Siti, più che a difesa della libera espressione artistica, si pronunci a favore di una tesi qualunquista e limitante proprio di quella libertà che dice di difendere.

Insomma, lo scrittore, per essere grande, non si deve schierare, soprattutto dalla parte giusta! Ma allora vien da chiedersi: cos’è che lo disturba tanto , la letteratura mediocre o l’impegno civile di alcuni autori? E’ l’arte che lo preoccupa o la visione morale del mondo? Si ha l’impressione che Siti abbia ingaggiato una battaglia personale per salvare una specie che lui forse considera in via di estinzione: il male! Ma le sue legittime apprensioni – diciamo così – di natura “laica e culturale” per la sorte del male sempre più vittima, almeno in letteratura, del bene, hanno davvero ragione di esistere o sono frutto di un eccesso di zelo antimoralistico? Questa eroica battaglia in difesa della parte sbagliata trae forse le sue origini da uno scenario odiosamente edificante, monotono e pacifico? Il nostro paese brilla forse per virtù civica, per rispetto dell’etica pubblica, per spirito solidale? Non mi pare.

Anche ad un osservatore distratto non può sfuggire una molteplicità di comportamenti dove le scorrettezze non sono discriminate, anzi! Esse sono bene inserite nel contesto sociale e politico dove godono di molte tutele e privilegi. Basti pensare alla discriminazione delle minoranze e al loro sfruttamento, ai femminicidi, alle gogne mediatiche, alla violenza verbale , alla speculazione finanziaria e alla criminalità organizzata … Queste violazioni del codice etico e penale anche se non godono dell’impunità, certamente possono contare su un diffuso lassismo sociale dovuto in parte all’assuefazione ed in parte ad una buona dose di inconscia connivenza. E allora, visto il favore generale di cui “la parte sbagliata” gode, è realistico pensare che alcuni scrittori ne minaccino seriamente l’esistenza o che, in nome della “purezza dell’arte”, non se ne debbano occupare?

Suvvia, siamo seri! Il male non teme l’estinzione e nemmeno la competizione. Nello scenario socio-politico tutte le peggiori pulsioni umane sono ampiamente rappresentate e occupano orgogliosamente la parte sbagliata senza ritegno né pudore. La sfrontatezza è tale che, nella comune vulgata e, soprattutto grazie ai social esse sono spacciate per “libera espressione del pensiero”a fronte della ridicolizzazione dei comportamenti socialmente virtuosi. Questo ci induce a pensare che, contrariamente a quanto teme Walter Siti – lo vogliamo rassicurare – non è il male ad essere in pericolo, ma il bene. E’ il bene che rischia di essere messo in minoranza, è il bene che rischia l’emarginazione, la discriminazione e l’estinzione.

Siamo in democrazia e anche il bene ha diritto di esistere! Da ciò si deduce che i veri anticonformisti oggi, anche in letteratura, non sono coloro che si schierano dalla parte sbagliata, ma coloro che scelgono di stare dalla parte giusta. Questo perché il male si avvale di una campagna pubblicitaria che manipola i dati della realtà “invertendo l’ordine dei fattori” ribaltandone il senso e il valore ed influenzando l’opinione pubblica che, nel caos valoriale scambia il bene per il male ed il male per il bene. Si assiste così al paradosso che fa più scandalo chi denuncia il male – vedi Fedez – di chi lo compie – vedi i leghisti omofobi. Il conformista non è colui che si schiera dalla parte giusta, se questo corrisponde alla sua intima convinzione, ma colui che si uniforma in modo acritico e subalterno al pensiero dominante , qualunque esso sia.

Non mi pare che questo sia il caso degli scrittori presi di mira da Walter Siti. E’ il bene, oggi, la vera forza sovversiva e rivoluzionaria che può minacciare il disordine mondiale, all’interno del quale intellettuali “liberi” come Walter Siti si trovano così a proprio agio. Per ora tuttavia, la loro preoccupazione mi sembra prematura. A parte uno sparuto gruppo di valorosi intellettuali animati da un sincero – e forse donchisciottesco – spirito rivoluzionario, il male gode di ottima salute e tutto fa pensare che vivrà ancora e felicemente a lungo.

Anna Maria Guideri, 06-05-2021

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